Se gli scontrini non c’entrano…
Autore : Redazione
Carteinregola non partecipa a nessun referendum “proMarino”/”controMarino”. La questione che continuiamo a porre è se un Sindaco eletto dai cittadini possa essere mandato a casa in seguito a una decisione presa dai vertici del suo partito. E anche se un partito possa fare un simile passo senza dare spiegazioni delle sue scelte ai suoi elettori. Perchè quello che è chiaro, leggendo le recenti dichiarazioni del capogruppo PD Panecaldo, è che lo “scontrini gate”, con la crisi capitolina, non c’entra proprio niente…
A parte Rita Paris (1) (lista civica Marino) nessun consigliere capitolino ha risposto finora alla nostra lettera, tantomeno quei 19 consiglieri del PD (2) a cui viene attribuita “d’ufficio” la compatta intenzione di votare la sfiducia al Sindaco o di dimettersi in massa qualora Marino ritirasse le dimissioni. Ma i motivi per cui i rappresentanti dei cittadini che hanno votato PD non vogliono più saperne del Sindaco, continuano ad essere alquanto oscuri. Ieri una nuova intervista del capogruppo Panecaldo sul Manifesto non ha apparentemente aggiunto molto al “non ci sono le condizioni politiche” detto in precedenza (3), anzi, per certi aspetti ha aumentato la confusione: “Noi non ti sfiduciamo, caro sindaco, continueremo a tifare per questa amministrazione da semplici cittadini». Cioè: ti mandiamo a casa, ma continuiamo a stare con te? E alla domanda:”Non potete semplicemente spiegare in Aula i motivi che hanno portato alla rottura del rapporto?” La risposta è davvero sorprendente: “Io ho a cuore Roma e il mio gruppo. E non voglio scrivere una brutta pagina in consiglio comunale“(4). Cioè: si adotta la solita tecnica del lavare i panni sporchi in famiglia? E, prosegue Panecaldo, rispondendo sull’ ipotizzato baratto proposto ai consiglieri tra sfiducia a Marino/ricandidatura: “Mettiamola così: come fai a dire ai colleghi, che hanno lavorato a testa bassa, che non possono ricandidarsi?”(4). Una affermazione decisamente poco rassicurante per quegli elettori del PD che ancora speravano che la scelta delle candidature potesse essere il frutto di un confronto sui territori e di un processo democratico, e non l’iniziativa dei singoli, magari con la benedizione delle alte sfere del partito. E comunque alla fine, a leggere bene quello che dice il capogruppo PD, qualcosa si capisce anche dei motivi della rottura con il Sindaco:” Già a giugno, in 14 o 15 consiglieri avevamo chiesto al sindaco di cambiare fase e chi gli stava attorno. E gli avevamo chiesto di riattivare un canale politico con il gruppo consiliare per ragionare insieme sulle strategie per la città. Già allora eravamo disposti a dimetterci.”(4) E alla domanda: La procura forse archivierà il fascicolo “scontrini”. Per voi il caso è chiuso o no?” Panecaldo risponde: ” Vedremo, mi auguro che si risolva, so che Marino è persona onesta (…) Il nodo però non è sugli scontrini: Marino non ha mai cercato un confronto con la maggioranza e non ha saputo farsi comprendere dai cittadini“(4) . Se ne evince quindi che lo “scontrini gate” non sia la vera causa che ha spinto il PD a staccare la spina al Sindaco, ma che i motivi siano da ricercarsi nel difficile rapporto che c’è sempre stato tra Marino e il partito che l’ha candidato. Infatti la richiesta di maggiore “spazio” per i consiglieri di maggioranza da parte del Sindaco e della sua giunta è un leit motiv del PD capitolino fin da quando Marino si è insediato. Lo stesso Panecaldo l’ha ribadito spesso, l’ultima volta l’8 giugno scorso (4 giorni dopo la seconda ondata di arresti di mafia capitale, tra cui quelli dei consiglieri PD Coratti e Pedetti), quando dichiarava:“dobbiamo tornare a funzionare come un’orchestra, non ci può essere solo il tamburo che suona la Giunta”. (5). Per questo non sembri così paradossale l’ipotesi, ventilata da alcune fonti giornalistiche (6), che si stiano tentando vie diplomatiche per evitare il bagno di sangue di un confronto in Aula (7) ricorrendo all’ennesimo rimpasto di Giunta gradito al gruppo e ai vertici DEM (6).
Di tutte, questa è l’ipotesi più avvilente per i cittadini, perchè sarebbe l’ennesima manovra di palazzo, guidata da logiche partitiche e operata nelle segrete stanze, senza nessun dibattito democratico alla luce del sole, davanti ai cittadini. Perchè se non sono gli scontrini la causa – ed è ormai assodato – noi cittadini abbiamo il diritto di sapere tutti i motivi per cui il Partito Democratico boccia – o voleva bocciare – Marino e la sua Giunta. Possibilmente distinguendo tra gli eventuali errori del Sindaco, l’operato della sua amministrazione e quelli che sembrano sempre di più calcoli opportunistici, che niente hanno a che fare con il bene della città e dei cittadini.
Anna Maria Bianchi Missaglia
Post scriptum: forse non c’entra molto, ma il capogruppo Panecaldo, come tutti gli altri capigruppo e consiglieri capitolini, non ha mai risposto ai 150 comitati di Spiazziamoli che chiedevano un’assemblea capitolina aperta su Mafia capitale (a oggi sono 198 giorni senza risposta)
Aggiornamenti: su Repubblica del 23 ottobre l’intervista al Sindaco: Marino: “Mai rubato un euro, Roma vuole che resti” Parla il sindaco dimissionario: “Miei errori sugli scontrini. Primarie? Correrò pure io” di SEBASTIANO MESSINA
Leggi anche: Consiglieri capitolini: spiegate il perchè ai cittadini – Lettera aperta di Carteinregola ai Consiglieri Capitolini (del Partito Democratico e non solo)
PD capitolino
On. Fabrizio Panecaldo capogruppo PD e coordinatore maggioranza
Membri
On. Valeria Baglio
On. Erica Battaglia
On. Orlando Corsetti
On. Athos De Luca
On. Michela Di Biase
On. Cecilia Fannunza
On. Alfredo Ferrari
On. Valentina Grippo
On. Liliana Mannocchi
On. Dario Nanni
On. Marco Palumbo
On. Giovanni Paris
On. Ilaria Piccolo
On. Laura Pastore
On. Maurizio Policastro
On. Antonio Stampete
On. Giulia Tempesta
On. Daniela Tiburzi
(3) http://www.romatoday.it/politica/ritiro-dimissioni–marino.html
(4) Il manifesto 22 ottobre 2015
Panecaldo (Pd): «Nessun diktat da Renzi, ma non voteremo la sfiducia: abbandoneremo l’Aula»
Intervista. Il consigliere dem: «Ci dimetteremo in blocco» Il manifesto 22 ottobre 2015
D: Fabrizio Panecaldo, capogruppo dei consiglieri Pd a Roma, è vero che Matteo Orfini (e quindi Renzi) vi ha chiesto di dimettervi in blocco e di lasciare l’aula Giulio Cesare nel caso il sindaco Marino ritiri le dimissioni e si presenti per una verifica di maggioranza?
R: No, smentisco che sia stato un diktat imposto dall’alto. Lo abbiamo deciso autonomamente: c’è stato un ragionamento collettivo dei 19 consiglieri che hanno condiviso il nostro percorso, sia pure con tante amarezze. Persone senzienti che non usano parole vuote quando parlano di mancanza di fiducia.
E allora perché non votate una mozione di sfiducia?
Perché gran parte del lavoro fatto è stato anche grazie ai consiglieri. E quindi non voto contro il nostro stesso lavoro. Però la fiducia sul domani non c’è più. Nessuno ce lo ha imposto: abbiamo tratto le nostre conclusioni e a Marino diciamo: «Noi non ti sfiduciamo, caro sindaco, continueremo a tifare per questa amministrazione da semplici cittadini».
D:Non potete semplicemente spiegare in Aula i motivi che hanno portato alla rottura del rapporto?
R:Io ho a cuore Roma e il mio gruppo. E non voglio scrivere una brutta pagina in consiglio comunale.
D: La brutta pagina è il voto con Fratelli d’Italia o avete paura del voto segreto?
R: Vorrei evitare di dare man forte alle opposizioni — per fortuna non tutte — che hanno trasformato l’Aula Giulio Cesare in un circo anziché un luogo del confronto.
D: È vero che Orfini ha offerto ai consiglieri la possibilità di ricandidarsi?
R: Mettiamola così: come fai a dire ai colleghi, che hanno lavorato a testa bassa, che non possono ricandidarsi? E lo dico io che sono tra coloro che non potranno ricandidarsi perché ho già fatto cinque consiliature. Però sia chiaro: sono io che ho chiesto ad Orfini di incontrarci e lui ha accettato subito. Insieme abbiamo fatto il punto per valutare se qualcosa fosse cambiato e abbiamo convenuto che la sostanza non era mutata: si è logorato, anche per incapacità del sindaco, il rapporto con la città. Perché si è alzato troppo il livello dello scontro e si è abbassato il livello del confronto. Già a giugno, in 14 o 15 consiglieri avevamo chiesto al sindaco di cambiare fase e chi gli stava attorno. E gli avevamo chiesto di riattivare un canale politico con il gruppo consiliare per ragionare insieme sulle strategie per la città. Già allora eravamo disposti a dimetterci.
D: E infatti a luglio c’è stato un rimpasto di giunta e attorno al sindaco sono state messe figure di chiara fede renziana. Non è bastato?
R: Qualcosa è cambiato, ma no, non è bastato. Noi gli avevamo chiesto di cambiare non solo la giunta ma anche quelli che gli stanno attorno.
D: Faccia i nomi.
R: I suoi collaboratori più stretti: il capo gabinetto, Luigi Fucito, l’assessore Alessandra Cattoi…il cosiddetto cerchio magico, insomma.
D: La procura forse archivierà il fascicolo “scontrini”. Per voi il caso è chiuso o no?
R: Vedremo, mi auguro che si risolva, so che Marino è persona onesta. Ma se ci vogliono dieci giorni per trovare la verità, la questione diventa stucchevole. Il nodo però non è sugli scontrini: Marino non ha mai cercato un confronto con la maggioranza e non ha saputo farsi comprendere dai cittadini.
D: Ha avuto contro quasi tutti i gruppi editoriali, con un’amplificazione mediatica delle sciocchezze senza precedenti. E voi non avete nulla da dire?
R: Abbiamo vissuto due anni con i media contro, ma credo che anche Marino abbia responsabilità in questo. Per esempio: ripetere solo che abbiamo chiuso la discarica di Malagrotta ma senza riuscire a spiegare ai cittadini quale fase si stava aprendo, senza avvertirli che la pulizia della città sarebbe necessariamente stata più carente e quindi chiedere loro comprensione e contributi, è stato un errore tragico. Nell’immaginario collettivo la città appare più sporca di quello che è realmente. La comunicazione è parte integrante della politica. Anche all’interno della maggioranza.
D: Allora perché non lo avete fatto cadere su questo, anziché sugli scontrini?
R: Perché a luglio sembrava che ci fosse un cambio di passo, ma non c’è stato. Il sindaco si è chiuso in sé. Ma la politica è il luogo del confronto.
D: Marino è stato il peggior sindaco di Roma?
R: No.
D: È stato l’unico però che non è riuscito a finire la consiliatura.
R: Sì. Ma io l’ho sempre difeso, anche nei momenti peggiori. Solo che il mare è fatto di gocce. Mi auguro ora che il sindaco usi il suo buon senso e non ascolti coloro che vogliono aumentare ancora il livello del conflitto.
D: Nel giudizio sul sindaco siete in compagnia di una parte di Sel.
R: A me pare che la posizione di Sel sia un po’ schizofrenica. È inaccettabile il loro doppiogiochismo: per mesi ci hanno costretto ai salti mortali per tenere la maggioranza, e alcuni non chiedevano altro che di mandare a casa il sindaco. Ora ci ripensano. Noi ci mettiamo la faccia in questa storia, il Pd ha fatto quello che altri partiti non hanno fatto, ripulendo i circoli e voltando pagina. E io ho sempre lavorato solo per la coalizione, perché crediamo sia importante il ruolo della sinistra.
D: Con Sel stavate già lavorando al dopo Marino?
R: È ancora prematuro: siamo ancora in una fase dove il cuore sovrasta la testa.
(5)Repubblica 8 giugno 2015 http://cartadiroma.waypress.eu/RassegnaStampa/LeggiArticolo.aspx?codice=SI81518.TIF&subcod=20150608&numPag=1
(6) I DEM CI PENSANO: NO A SFIDUCIA IN AULA, UNICA ALTERNATIVA È
”DIPLOMAZIA” (DIRE) Roma, 22 ott. – Una ”Giunta del Giubileo”
composta anche da consiglieri comunali che allo stesso tempo
eviterebbe al Pd un “bagno di sangue” in aula Giulio Cesare e
consentirebbe al dimissionario Ignazio Marino di restare al suo posto,
almeno fino alla fine dell”Anno Santo. Sarebbe questa la proposta del
sindaco di Roma, un vero e proprio ”coup de theatre” che il primo
cittadino avrebbe gia” fatto arrivare all”attenzione dei consiglieri
dem. E a cui, pare, molti di loro non sarebbero affatto contrari. Il
motivo e” semplice. I democratici non ci stanno a votare una
eventuale mozione di sfiducia a Marino insieme al centrodestra e
all”ex primo cittadino Gianni Alemanno, una mossa che accomunerebbe
tutti i partiti coinvolti in un modo o nell”altro nel calderone di
Mafia Capitale, dando l”impressione di una coalizione per abbattere
il ”nemico dei poteri forti”. Allo stesso tempo, pero”, al Pd non
basterebbero le dimissioni in blocco dei suoi 19 consiglieri, che al
massimo potrebbero diventare 20 se si dovesse aggiungere Daniele
Parrucci, esponente di Centro democratico: il minimo per arrivare allo
scioglimento automatico del Campidoglio e” fissato a 25, e nessun
altro schieramento, men che meno nell”opposizione, e” disposto a
dare una mano ai dem per evitare lo scontro finale tra il sindaco e la
sua maggioranza.(SEGUE)
Per i democratici capitolini, quindi, si tratta di “un cul de sac
senza soluzioni”, come spiega un consigliere Pd che vuole restare
anonimo e che dipinge anche un Matteo Orfini “confuso e disarmato”.
Ecco perche” il gruppo capitolino starebbe rivolgendo proprio in
queste ore un appello ai piani alti del Nazareno per uscire dal
pantano: o si mette in campo la diplomazia, “con Lotti o chi per lui a
fare una proposta seria al sindaco”, oppure, sono convinti, Marino
ritirera” le dimissioni e “saremo costretti al bagno di sangue in
Aula”. Eventualita” quest”ultima rafforzata dalla richiesta
ufficiale di convocazione dell”Assemblea capitolina protocollata
intorno all”ora di pranzo da Fabrizio Ghera e Lavinia Mennuni,
esponenti del gruppo di Fdi-An, proprio coloro che hanno presentato in
Procura l”esposto sugli scontrini del primo cittadino. Per tutti
questi motivi la proposta di Marino, che conta di uscire molto
rafforzato dalla manifestazione di domenica in sua difesa (sono
previste almeno 3-4mila persone, tra cui potrebbero esserci anche
Rosario Crocetta e Michele Emiliano), non sarebbe cosi” osteggiata
dai democratici del Campidoglio, che ora ci stanno pensando
seriamente. Tanto che, tra i dieci assessori da sostituire – quelli
che avevano ”scaricato” il sindaco il giorno delle dimissioni –
sarebbe gia” spuntato un nome, quello di Amedeo Piva, presidente
dell”Ipab Sant”Alessio, che potrebbe tornare nel ruolo di assessore
alle Politiche sociali gia” ricoperto per otto anni a cavallo proprio
dell”ultimo Giubileo, dal 1993 al 2001, quando il primo cittadino era
Francesco Rutelli. (Mgn/ Dire)
(7) L’ipotesi che va per la maggiore è che i 19 consiglieri PD si dimettano (secondo le indiscrezioni giornalistiche schierati con il Sindaco sarebbero invece, oltre ai 4 consiglieri della Lista Marino, i 4 consiglieri di SEL e forse un consigliere d’opposizione)