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Se gli scontrini non c’entrano…

campidoglio 18 marzo 2014 Carteinregola  non partecipa a nessun referendum  “proMarino”/”controMarino”. La  questione che continuiamo a porre    è se un Sindaco eletto dai cittadini possa essere mandato a casa in seguito a una  decisione presa dai vertici del suo  partito. E anche se un  partito possa  fare un simile passo senza  dare spiegazioni  delle sue scelte  ai suoi elettori. Perchè quello che è chiaro, leggendo le recenti dichiarazioni del capogruppo PD Panecaldo, è che lo “scontrini gate”, con la crisi capitolina, non c’entra proprio niente…

A parte Rita Paris (1) (lista civica Marino) nessun consigliere capitolino ha risposto finora  alla nostra lettera, tantomeno quei 19 consiglieri del PD (2) a cui viene attribuita “d’ufficio” la compatta intenzione di votare la sfiducia al Sindaco o di dimettersi in massa qualora Marino ritirasse le dimissioni. Ma i motivi per cui i rappresentanti dei cittadini che hanno votato PD non vogliono più saperne del Sindaco, continuano ad essere alquanto oscuri. Ieri una nuova intervista del capogruppo Panecaldo sul Manifesto non ha apparentemente aggiunto molto al “non ci sono le condizioni politiche” detto in precedenza (3), anzi,  per certi aspetti ha aumentato la confusione: “Noi non ti sfiduciamo, caro sindaco, continueremo a tifare per questa amministrazione da semplici cittadini». Cioè:  ti mandiamo a casa, ma continuiamo a stare con te? E alla domanda:”Non potete semplicemente spie­gare in Aula i motivi che hanno portato alla rottura del rapporto?” La risposta è davvero sorprendente: “Io ho a cuore Roma e il mio gruppo. E non voglio scrivere una brutta pagina in consiglio comunale(4). Cioè:  si adotta la solita tecnica del lavare i panni sporchi in famiglia?  E, prosegue Panecaldo, rispondendo sull’ ipotizzato baratto proposto  ai consiglieri tra sfiducia a Marino/ricandidatura: “Mettiamola così: come fai a dire ai colleghi, che hanno lavorato a testa bassa, che non possono ricandidarsi?”(4). Una affermazione decisamente  poco rassicurante per quegli elettori del PD che ancora speravano che la scelta delle candidature potesse essere il frutto di un confronto sui territori e di un processo democratico, e non l’iniziativa dei singoli, magari con la benedizione delle alte sfere  del partito. E comunque  alla fine, a leggere bene quello che dice il capogruppo PD, qualcosa si capisce anche dei motivi della rottura con il Sindaco:” Già a giugno, in 14 o 15 consiglieri avevamo chiesto al sindaco di cambiare fase e chi gli stava attorno. E gli avevamo chiesto di riattivare un canale politico con il gruppo consiliare per ragionare insieme sulle strategie per la città. Già allora eravamo disposti a dimetterci.”(4) E alla domanda: La procura forse archivierà il fascicolo “scontrini”. Per voi il caso è chiuso o no?” Panecaldo  risponde: ” Vedremo, mi auguro che si risolva, so che Marino è persona onesta (…) Il nodo però non è sugli scontrini: Marino non ha mai cercato un confronto con la maggioranza e non ha saputo farsi comprendere dai cittadini(4) . Se ne evince quindi che lo “scontrini gate” non sia  la vera causa   che ha spinto il PD a staccare  la spina al Sindaco, ma che i motivi siano da ricercarsi nel difficile rapporto che c’è sempre stato tra Marino e il partito che l’ha candidato. Infatti la richiesta di  maggiore “spazio” per i consiglieri di maggioranza da parte del Sindaco e della sua giunta è un leit motiv del PD  capitolino fin da quando Marino si è  insediato.  Lo stesso  Panecaldo l’ha ribadito spesso, l’ultima volta  l’8 giugno scorso (4 giorni dopo la seconda ondata di arresti di mafia capitale, tra cui quelli dei consiglieri PD Coratti e Pedetti), quando  dichiarava:“dobbiamo tornare a funzionare come un’orchestra, non ci può essere solo il tamburo che suona la Giunta”. (5). Per questo non sembri così paradossale l’ipotesi, ventilata da alcune fonti  giornalistiche (6), che si stiano tentando vie diplomatiche per evitare il bagno di sangue di un confronto in Aula (7) ricorrendo all’ennesimo rimpasto di Giunta gradito al gruppo e ai vertici DEM (6).

Di tutte, questa è l’ipotesi più avvilente per i cittadini, perchè sarebbe  l’ennesima manovra di palazzo, guidata  da logiche partitiche e operata nelle segrete stanze,  senza nessun dibattito democratico alla luce del sole,  davanti  ai cittadini. Perchè se non sono gli scontrini la causa – ed è ormai assodato – noi cittadini abbiamo il diritto di sapere tutti i motivi per cui il Partito Democratico  boccia – o voleva bocciare – Marino e la sua Giunta. Possibilmente distinguendo tra gli eventuali errori  del Sindaco, l’operato della sua amministrazione e quelli che sembrano sempre di più calcoli opportunistici, che niente hanno a che fare con il bene della città e dei cittadini.

Anna Maria Bianchi Missaglia

Post scriptum: forse non c’entra molto, ma il capogruppo Panecaldo, come tutti gli altri capigruppo e consiglieri capitolini, non ha mai risposto ai 150 comitati di Spiazziamoli che chiedevano un’assemblea capitolina aperta su Mafia capitale (a oggi sono 198 giorni senza risposta)

Aggiornamenti: su Repubblica del 23 ottobre l’intervista al Sindaco: Marino: “Mai rubato un euro, Roma vuole che resti” Parla il sindaco dimissionario: “Miei errori sugli scontrini. Primarie? Correrò pure io” di SEBASTIANO MESSINA

Leggi anche: Consiglieri capitolini: spiegate il perchè ai cittadini – Lettera aperta di Carteinregola ai Consiglieri Capitolini (del Partito Democratico e non solo)

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