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A margine del seminario sulla legge urbanistica della Regione Toscana

Simone_Martini GuidoriccioIl convegno di mercoledì 5 febbraio sulla Legge Urbanistica della Regione Toscana è stato ricco di indicazioni sostanzialmente per due ragioni: la prima riguarda l’interesse suscitato dalla filosofia e dalla profonda cultura urbanistica che ispira lo strumento toscano presentato dall’assessore regionale all’Urbanistica Anna Marson; la seconda ragione, invece, consiste nello stimolo alla massima attenzione che dobbiamo prestare di fronte ai lavori in corso in Regione Lazio che hanno come oggetto strumenti urbanistici accennati nella sua relazione dall’assessore regionale all’Urbanistica Michele Civita.

> vai alla pagina “Stop al consumo di suolo: cominciamo dalla Toscana” con i materiali e la legge regionale

Cominciamo dalla Toscana. Non si tratta dell’Utopia fatta Storia, né del modello di Regione ideale, ma sta di fatto che alcuni concetti ed alcuni strumenti vorremmo tanto che fossero introdotti anche nella legislazione della nostra Regione: permesso di costruire in zone urbanizzate; conferenza di co-pianificazione di area vasta come sintesi tra programmazione e pianificazione del territorio e per garantire una progettazione unitaria e multisettoriale delle trasformazioni a livello d’area metropolitana; cooperazione tra i Comuni e non competizione; conferenza paritetica interistituzionale per dirimere e governare i conflitti tra la Regione e i Comuni; partecipazione dei cittadini ai procedimenti urbanistici; concetto di patrimonio territoriale fondamento dell’identità territoriale prevista dal decreto legislativo 42/2004 Codice dei Beni Culturali; integrazione della pianificazione territoriale da parte dei piani di protezione civile; trasformazioni assentite in aree rurali per semplici interventi  e trasformazioni governate con piani urbanistici attuativi; concessione di un tempo massimo di due anni per la conclusione da parte dei Comuni dell’iter della formazione, dell’adozione e dell’approvazione dello strumento urbanistico.

La relazione dell’assessore all’Urbanistica della Regione Lazio non ci ha sciolto invece alcuni dubbi che avevamo intorno alla formazione di leggi e  strumenti  quali il Testo Unico dell’Urbanistica, il Piano territoriale Paesistico Regionale (PTPR), la Legge regionale sulla casa, la partecipazione e la trasparenza nel corso della formazione degli strumenti stessi.

Il PTPR prima di essere approvato dal Consiglio regionale dovrà stabilire definitivamente, in uno dei tavoli di concertazione con il Mibac, il sistema vincolistico e paesistico su tutto l’ambito territoriale di competenza. Si tratta di importanti vincoli sovraordinati che non comportano ricorsi al Tar per ottenere compensazioni urbanistiche devastanti per il territorio. A questo proposito, dietro specifica domanda, l’assessore ha risposto solamente che il 70% del territorio regionale secondo il PTPR non è trasformabile, il restante 30% sì.

Ebbene, i vincoli che possono decretare la non trasformabilità di un’area possono essere di vari tipi ed i caratteri di trasformabilità o di non trasformabilità di un territorio possono essere molto diversi tra di loro. Siccome secondo l’art. 117 della Costituzione “lo Stato ha legislazione esclusiva in materia di tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali” sarebbe utile sapere quanti territori regionali sono vincolati da leggi specifiche meno attaccabili derivanti dalla tutela dei beni culturali e paesaggistici, dalla tutela dei terreni sottoposti a fenomeni di erosione, instabilità ed esondazione, dal distacco da corsi d’acqua, dai pozzi di captazione di acque potabili, dalla protezione dall’esposizione ai rumori ed ai campi elettromagnetici.

Il citato decreto legislativo 42/2004 Codice dei Beni Culturali recita testualmente all’art. 145 comma 4: “I comuni, le città metropolitane, le province e gli enti gestori delle aree naturali protette, conformano o adeguano gli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale alle previsioni dei piani paesaggistici, secondo le procedure previste dalla legge regionale, entro i termini stabiliti dai piani medesimi e comunque non oltre due anni dalla loro approvazione. I limiti alla proprietà derivanti da tali previsioni non sono oggetto di indennizzo”.

Altri vincoli sono di carattere urbanistico ed edilizio e riguardano gli strumenti dei Comuni e, come si sa, sono suscettibili di decadimento, di impugnazioni al Tar e di richieste di compensazioni urbanistiche.

Quindi occorre che i soggetti statali di tutela del territorio svolgano pienamente il ruolo ad essi assegnato dalla Costituzione della Repubblica Italiana. Ma, sulla natura del riordino del sistema vincolistico sovraordinato non abbiamo avuto risposta. Così non ci basta sapere che il 70% del territorio regionale non è trasformabile.

Ma ci rendiamo conto che l’Urbanistica non è solo un sistema di vincoli ma anche governo del territorio. E’ fondamentale la rapida approvazione di un Testo Unico sull’Urbanistica che ordini la materia, semplifichi le procedure e gli iter amministrativi e che innovi profondamente immettendo strumenti agili per la rigenerazione urbana di ambiti vasti, per la sostituzione e la ristrutturazione edilizia ed urbanistica, per l’housing sociale non speculativo, per il recupero delle aree dismesse. Alla base del Testo Unico ci deve stare la certezza del governo del territorio assumendo ad elemento strategico la presa d’atto della fine dell’espansione dei centri urbani a favore della rigenerazione urbana e della ristrutturazione e riqualificazione urbanistica ed edilizia, costruendo procedure di partecipazione consapevole dei cittadini dove l’intreccio virtuoso tra programmazione e pianificazione si basi su un continuo confronto con i cittadini e sui bisogni reali espressi dai territori.

In realtà questo Testo Unico dell’Urbanistica ancora in itinere è per tutti noi un mistero e nessun processo partecipativo o almeno informativo è stato attivato.

Infine, sulla legge sulla casa regionale l’assessore non ci ha affatto rassicurato quando ha detto che non sarà consumato neanche un metro quadrato di suolo. Ci avrebbe invece dovuto parlare dei metri cubi delle premialità degli ampliamenti edilizi che non risparmiano totalmente neanche il centro storico di Roma patrimonio Unesco dell’umanità proclamato ma non recepito né dalla Regione né dal Comune. Inoltre ci avrebbe dovuto rassicurare circa il rispetto degli standard di piano secondo il D.M. 1444 del 1968 e circa il rispetto dei Piani settoriali della Mobilità sostenibile. Inoltre ci saremmo aspettati una parola sul cambio di destinazione d’uso delle volumetrie di terziario che diventano residenze e dei capannoni industriali che diventano centri commerciali. Altro che 70% di aree non trasformabili! Anche quella del cambio di destinazione d’uso è una trasformazione che comporta gravi ripercussioni sugli standard delle infrastrutture primarie e secondarie del territorio e sulla sostenibilità ambientale a cominciare da quella legata alla mobilità.

Proprio in questo periodo stiamo partecipando ai processi partecipativi sul Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU) per discutere in questa fase degli obiettivi da perseguire. L’impressione è che mentre con una mano si creano le condizioni per una migliore mobilità legata ad un impulso quantitativo e qualitativo del trasporto pubblico e della mobilità dolce, dall’altra parte si creano i presupposti per vanificare quelle condizioni.

Urbanistica, mobilità, ambiente, paesaggio, beni culturali si debbono parlare tra di loro ed agire di concerto con obiettivi comuni, strategie forti ed azioni concrete di programmazione e pianificazione. Questo avremmo voluto sentirci dire dall’assessore Civita. Ma non pare che questo sia stato detto. Non crediamo più ai titoli dei temi. Vogliamo partecipare al loro svolgimento.

A proposito di partecipazione solo poche parole: la moltiplicazione dei tavoli con le forze sociali, culturali ed economiche del territorio può non bastare se diventa contrattazione separata. La partecipazione strutturata ed informata è un’altra cosa. E la Regione Lazio non ha ancora una Legge sulla partecipazione ai processi di trasformazione urbanistica del territorio.

Paolo Gelsomini

Progetto Celio – Coord. Residenti città Storica – Carteinregola

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