Al Presidente del Consiglio Matteo Renzi
Al Sindaco di Roma Capitale Ignazio Marino
Al Commissario del Partito Democratico di Roma Matteo Orfini
Per rendere credibile la volontà di cambiamento, la politica (e il PD) faccia un passo indietro
Roma, 14 luglio 2015
Riferiscono i giornali di un incontro tra Ignazio Marino e Matteo Orfini, in cui il commissario del PD romano avrebbe chiesto al Sindaco di “dare l’idea di un nuovo inizio, una ripartenza vera” invitandolo a creare una “super giunta” formata da assessori “scelti di preferenza fra i parlamentari, ai quali – vista la situazione d’emergenza – verrà concessa una deroga, potranno cioè continuare a fare i deputati o i senatori pur lavorando nel nuovo governo cittadino.” Il tutto “concordando tabella di marcia e condizioni della rivoluzione”.
Ma se le indiscrezioni giornalistiche corrispondessero al vero, non si tratterebbe di una rivoluzione bensì di una restaurazione, che riporterebbe ancora una volta la Capitale sotto lo stretto controllo del partito di maggioranza, in barba a quanto sta emergendo dalle indagini giudiziarie e soprattutto alla faccia delle promesse di cambiamento fatte ai cittadini.
Ripercorriamo la cronologia degli avvenimenti degli ultimi 8 mesi. Le indagini di Mafia Capitale mettono a nudo stretti e ramificati legami tra politica e soggetti criminali, e una corruzione che dire “diffusa” non rende abbastanza l’idea, che attraversa svariati settori del mondo politico della Capitale e della Regione Lazio. Vengono arrestate e indagate decine di persone, tra cui Daniele Ozzimo, un assessore eletto consigliere PD dal 2008, ma che ha cominciato la sua carriera politica nel 2000, come segretario DS del V Municipio, Mirko Coratti, Presidente dell’Assemblea Capitolina (traghettato nel PD dall’ UDEUR di Mastella come Marco Di Stefano, ex consigliere regionale arrestato per altre vicende non meno pesanti), il Presidente della Commissione Patrimonio Pier Paolo Pedetti, una militanza cominciata nella Sinistra Giovanile che lo porta alla presidenza dell’ associazione che si occupa della costruzione del programma del Partito Democratico di Roma e, dal 2012, a entrare nella direzione regionale del PD. E ancora: Andrea Tassone, Presidente del Municipio X con un passato nella segreteria giovanile della Democrazia Cristiana, poi nella Margherita, e dal 2008 nella Direzione Romana del Pd. E’ indagato l’ex presidente della federazione romana PD Eugenio Patanè, oggi consigliere regionale. Tantissimi i nomi di politici PD che ricorrono nelle intercettazioni (la maggior parte non indagata): alcuni si autosospendono dal partito, come il presidente PD della Commissione bilancio Francesco Ferrari (in Campidoglio dal 2006) e il capogruppo PD in Regione Marco Vincenzi (prima consigliere e assessore alla Provincia), e come Luca Giansanti, oggi lista civica Marino ma già consigliere della Margherita con Veltroni. Francesco D’Ausilio, ex capogruppo PD in Campidoglio, si dimette anche da consigliere. Rassegna le sue dimissioni anche il capogabinetto in Regione del presidente Zingaretti Venafro (già capogabinetto di Veltroni e dello stesso Zingaretti alla Provincia).
A occhio possiamo dire che la maggior parte dei politici coinvolti nelle indagini e nelle intercettazioni (molti non indagati) hanno mediamente alle spalle una lunga carriera politica e/o amministrativa di nomina politica (naturalmente anche quelli di area centrodestra). E pochi giorni dopo lo scoppio di Mafia Capitale il Presidente-Segretario nazionale del Partito Democratico commissaria il partito di Roma incaricando Matteo Orfini di fare pulizia. Si promuove anche un’indagine ad ampio raggio sulla base PD affidata a Fabrizio Barca, arrivando a scandagliare fino l’ultimo circolo di periferia, per compilare la classifica che va dai circoli che lavorano davvero nel territorio a quelli del “potere per il potere”, di cui si ventila la chiusura. Un’indagine parallela si occupa delle tessere gonfiate. E nella relazione stilata dalla Commissione prefettizia che ha lavorato per mesi passando al setaccio tutti i documenti relativi ad appalti e affidamenti del Comune di Roma, si mette in evidenza un passaggio dell’ordinanza del gip: «Il polimorfismo dell’approccio alla dimensione pubblica da parte di mafia capitale si coglie ove si considerino i protagonisti interni ed esterni alla struttura, rigorosamente bipartisan, appartenenti per storia e per scelte politiche ad aree diverse, spesso anche opposte, nelle quali al radicalismo delle posizioni ideali professate fa da contrappunto l’assenza totale di remore a comporre, con soddisfazione e apprezzamento reciproci, affari illeciti»
Tutto questo avrebbe dovrebbe spingere i decisori del PD a cambiare rapidamente aria e sistema, avanzando per eventuali nuovi assessori la candidatura di facce nuove, gente scelta per capacità e competenze, senza la zavorra della carriera politica e quindi libera da alleanze, debiti, gratitudini e finanziamenti per le campagne elettorali. Invece, a quanto pare, l’orientamento va esattamente nella direzione opposta, quella degli assessori-deputati o degli assessori-senatori. Così per “dare l’idea di un nuovo inizio, una ripartenza vera” si nominerebbe gente che ha storie politiche ancora più lunghe, molte cominciate proprio sui banchi del Campidoglio o del Consiglio Regionale e poi passate al Parlamento. Parlamento che non si trova su un altro pianeta, ma a Roma, con tutti i legami mai allentati che si sono formati in decenni di correnti, tribù e cordate PDS-DS-PD (e Margherita, UDEUR, UDC…), che hanno da sempre fatto il bello e il cattivo tempo, a Roma come nel Lazio. Oltretutto la proposta sembrerebbe all’insegna del “prendi uno paghi due”, dato che gli assessori-parlamentari non rinuncerebbero alla doppia carica e al doppio stipendio. Ed bisogna dire chiaramente che chi ha ricevuto un mandato dagli elettori di rappresentanza nazionale, non deve venir meno al suo compito sommando ulteriori e impegnativi incarichi. Se siamo arrivati a questo punto, è anche per il disinvoltura con cui si aggirano le regole più elementari.
E non fa onore alla gloriosa tradizione di un Partito nato per difendere i diritti dei lavoratori e dei più deboli, il cui leader indimenticato, Enrico Berlinguer, aveva avuto il coraggio di sollevare la questione morale fin dal 1981, promuovere la sacrosanta spinta moralizzatrice solo per le ultime ruote del carro, anziché, come sarebbe stato doveroso, cominciare la verifica dai vertici, valutando l’impegno per l’interesse collettivo e per il buon nome del partito di consiglieri, dirigenti, funzionari. Probabilmente molti sarebbero assegnati alla categoria del “potere per il potere”. E se l’indagine fosse stata fatta prima, molti degli arrestati e degli indagati forse non sarebbero mai stati candidati.
Mafia Capitale è un punto di non ritorno che ci saremmo augurati di non raggiungere mai.
Presidente Renzi, Sindaco Marino, Commissario Orfini: è il momento di prendere le vostre responsabilità davanti ai cittadini. Vogliamo che, se ci saranno avvicendamenti nella Giunta, sia rafforzata la presenza di qualificati esponenti della società civile in grado di avviare l’indispensabile ristrutturazione della macchina comunale, che rappresenta il vero ostacolo a qualsiasi tentativo di riportare la Capitale sui binari della buona amministrazione.
Non accetteremo nessun gioco di prestigio che fa spuntare dal cappello sempre lo stesso coniglio. Non accetteremo nessun “nuovo inizio” che faccia la solita fine.
Il tempo del cambiamento è ora.
Laboratorio Carteinregola
laboratoriocarteinregola@gmail.com