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Carteinregola e i Comitati NO PUP: sul Piano Urbano Parcheggi vogliamo il parere dell’ANAC

via imera 3

FOTO DEL 2012

Abbiamo partecipato alla Commissione Mobilità di  Roma Capitale convocata oggi 8 febbraio insieme a molti rappresentanti dei Comitati  NO PUP  del nostro Coordinamento (presenti anche molti costruttori di parcheggi)e siamo intervenuti a nome di tutti i cittadini che  da 7 anni si battono  per un Piano parcheggi che rispetti le regole e l’interesse pubblico. In calce la nota consegnata alla Commissione con le nostre osservazioni, una sintesi della storia del Piano Urbano Parcheggi e le nostre richieste per un nuovo PUP .

Il nostro obiettivo,  chiedere che la annunciata Delibera di espunzione di alcuni  interventi del PUP – che approderà a giorni  in Commissione –  si adegui finalmente a quanto dichiarato dall’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici, oggi ANAC, nella  Deliberazione del 30 maggio 2012 , cioè che  i parcheggi realizzati da privati su suolo pubblico in diritto di superficie sono opere pubbliche a tutti gli effetti e che  il Comune di Roma deve  adeguarsi  alle normative vigenti, sottoponendo a gara pubblica l’assegnazione degli interventi e adottando tutte le prescrizioni del Codice degli appalti. 

In particolare chiediamo  che sia  Raffaele Cantone a pronunciarsi su tutti quegli interventi che non hanno mai perfezionato l’iter procedurale,  non arrivando quindi neanche alla stipula della Convenzione, interventi che, in molti casi,  in questi 27 anni  (dalla Legge Tognoli del 1989) hanno cambiato ditta di riferimento e anche  localizzazione del parcheggio, ma che nessuna amministrazione ha avuto il coraggio di cancellare dal Piano.

La nostra battaglia tuttavia non si esaurisce nella richiesta di adeguamento alle normative per l’assegnazione degli interventi,  ma comprende la richiesta della  pianificazione dei Pup in funzione delle esigenze della mobilità (come previsto anche dal PGTU), l’adozione delle linee guida stilate dai geologi del Lazio insieme al Comune nel 2012,  maggiori  tutele per i residenti, il coinvolgimento dei  cittadini con processi partecipati per le  sistemazioni superficiali, la totale  trasparenza su atti e procedure.  E anche la richiesta di soluzioni per i cantieri aperti da anni e diventati  oasi di degrado, i parcheggi ultimati ma non utilizzati,  quelli  in funzione e mai collaudati, le  sistemazioni superficiali non riconsegnate all’uso pubblico per  la mancata presa in carico da parte degli uffici comunali e molto altro.

(Anna Maria Bianchi Missaglia e il Gruppo PUP di Carteinregola)

Per osservazioni e precisazioni info@carteinregola.it

> Vai a Deliberazione del 30 maggio 2012 dell’Autorità Vigilanza sui Contratti Pubblici

 > Vai a Cronologia e materiali del PUP

> scarica il Dossier del 14 settembre 2014  “Piano urbano Parcheggi voltiamo pagina” 16-settembre2016-piano-urbano-parcheggi-voltiamo-pagina-2016

QUESTO PIANO PARCHEGGI NON RISPETTA LE NORMATIVE VIGENTI

Documento di Carteinregola e del Coord. dei Comitati NO PUP/Sosta sostenibile per la Commissione Mobilità dell’8 febbraio 2017

Una Deliberazione del 30 maggio 2012 dell’Autorità Vigilanza sui Contratti Pubblici, oggi ANAC , che riprende una precedente Determinazione della stessa AVCP del 13 ottobre 2005, dichiara definitivamente che i parcheggi realizzati da privati su suolo pubblico in diritto di superficie sono opere pubbliche a tutti gli effetti e invita il Comune di Roma ad adeguarsi alle normative vigenti.

Riteniamo quindi che qualunque Delibera che intervenga sul  Piano Urbano Parcheggi vigente (OC n 129 del 27-11-2008) debba rispettare le normative vigenti in materia di codice degli appalti, per tutti quegli interventi il cui iter procedurale non sia stato ancora perfezionato.

Chiediamo quindi che Roma Capitale sottoponga il quesito che noi poniamo all’Autorità Nazionale Anti Corruzione, poiché riteniamo che l’approvazione di atti formali – Delibere e Convezioni – che contrastano con le normative vigenti, costituisca un grave danno per l’interesse pubblico esponendo l’Amministrazione e coloro che ricoprono ruoli istituzionali a serie conseguenze.

Di seguito una sintesi delle principali tappe del Piano urbano Parcheggi che hanno portato alla situazione attuale e una disamina dei punti della Deliberazione del maggio 2012 che dovrebbero essere approfonditi definitivamente per riportare il Piano parcheggi nel perimetro della legalità e dell’interesse pubblico.

Ma le nostre richieste per il Piano Urbano Parcheggi – che riportiamo in sintesi – non si esauriscono solo nelle regole per l’assegnazione degli interventi, spaziano dalla pianificazione dei Pup in funzione delle esigenze della mobilità, alle sistemazioni superficiali, dalle linee guida stilate dai geologi del Lazio insieme al Comune e mai adottate, a maggiori tutele per i residenti, alla trasparenza e al coinvolgimento dei cittadini con processi partecipati.

Inoltre riteniamo necessario che l’Amministrazione si attivi per trovare soluzioni per tutti quegli interventi già avviati o completati che presentano criticità, dai cantieri aperti da anni che si sono trasformati in oasi di degrado, ai parcheggi ultimati ma non utilizzati, ai parcheggi in funzione e mai collaudati, con sistemazioni superficiali non riconsegnate all’uso pubblico per la mancata presa in carico da parte degli uffici comunali.

STORIA DEL PUP in sintesi

I parcheggi sotterranei realizzati da privati su suolo pubblico per offrire box pertinenziali ai condomini che ne erano sprovvisti, nascono dalla Legge 122, “Legge Tognoli”, nel 1989.

La legge prevede agevolazioni fiscali ed economiche, grazie a finanziamenti statali,  e anche  urbanistiche, tuttavia, per evitare speculazioni, a fronte delle facilitazioni,  inserisce il vincolo di pertinenzialità, specificando che tali  parcheggi non possono  essere “ceduti separatamente dall’unità immobiliare alla quale sono legati da vincolo pertinenziale” e possono essere acquistati solo da proprietari di immobili nella “zona d’influenza del parcheggio”. Due condizioni che saranno successivamente cancellate, portando l’area di influenza da un raggio di 500 mt, a 1000 e poi a tutta la città e introducendo (Governo Monti) la possibilità di rivendere i box senza più vincoli pertinenziali con l’immobile originario.

A Torino e Milano è principalmente il Comune a individuare le aree dove realizzare i parcheggi, che fin dall’inizio vengono messi a gara con criteri che contemplano anche un prezzo vantaggioso per i residenti (circa la metà del prezzo di mercato). A Roma invece si lascia il prezzo libero e si arriva persino a dare degli incentivi pagati con soldi pubblici per incoraggiare gli acquirenti dei box.

Quanto all’individuazione delle localizzazioni degli interventi, sono affidate alle proposte dei privati – i “proponenti” – e alle successive richieste di rilocalizzazione, per la maggior parte avanzate sempre dai dei privati, che faranno sì che i parcheggi comincino a decollare e ad atterrare per tutta la città senza alcun criterio né pianificazione pubblica.

E nemmeno si promuovono gare di evidenza pubblica per l’individuazione dei concessionari: vengono pubblicati 2 trafiletti sui principali quotidiani (nel 1990/91), e una commissione – non si sa composta da chi e con quali criteri – screma le centinaia di   proposte fino a creare un primo schema di Piano Parcheggi in cui sono abbinati i luoghi degli interventi con i nomi delle ditte proponenti.

Nel 2006 entra in vigore il Codice degli Appalti, ma il Sindaco Veltroni ottiene dal Presidente del Consiglio Prodi i poteri speciali per l’emergenza traffico e mobilità, che gli permettono, per il PUP, di derogare a 37 normative, tra cui quella sugli appalti pubblici.

E soprattutto anziché rifare il Piano parcheggi con nuovi criteri – considerando che la scarsa pubblica utilità e  le forti criticità  degli interventi erano già state dettagliatamente illustrate persino da un documento del Comune di Roma “Patto della Mobilità”, che affermava già nel 2004 quello che da anni andiamo ripetendo – riorganizza sì il Piano, ma ripartendo dagli stessi interventi, e ricollocandoli, ridistribuendoli e perfino accorpandoli senza cambiare le modalità di assegnazione, nonostante molti proponenti non fossero neanche più quelli che avevano partecipato al bando iniziale. Infatti i box negli anni passano di mano in mano attraverso la “cessione del ramo d’azienda”, trattando i costruendi box come con una sorta di assegno circolare. E con le Ordinanze commissariali di Veltroni gli interventi privati su suolo pubblico vengono ulteriormente aumentati, coinvolgendo ulteriori soggetti sempre con affidamenti che non passano da gare di evidenza pubblica. In seguito, nonostante i poteri speciali dovessero durare un solo anno, l’emergenza traffico viene prorogata di anno in anno, fino al 31 dicembre 2012, quando il Governo Monti la “sospende” vincolandola a un nuovo piano emergenziale che dovrebbe essere approvato dal Governo (ma finora non è stato più presentato).

La consiliatura Alemanno non cambia sensibilmente il PUP di Veltroni – seppure si debbano al centrodestra le delibere di allargamento dei potenziali acquirenti a tutta la città – inserendo alcuni nuovi interventi e cancellandone altri che erano stati oggetto di promesse elettorali (il più noto è il parcheggio del Pincio). La successiva amministrazione Marino, nonostante le promesse elettorali di una revisione del Piano parcheggi insieme ai cittadini e ai comitati, non prende decisioni, mandando avanti gli interventi in corso e non stipulando nuove convenzioni. L’Assessore Improta effettua una ricognizione degli interventi preparando una bozza di delibera che pensa di portare in Giunta nei giorni che saranno poi quelli delle sue dimissioni e la delibera non viene approvata . Una Delibera che abbiamo visionato e contestato duramente, in quanto si limitava a espungere dal Piano solo gli interventi con controindicazioni specifiche (interferenze con sottoservizi, pareri contrari della Soprintendenza etc) continuando a lasciare alle decisioni dei proponenti il prosieguo anche di interventi che non avevano raggiunto la convenzione, molti addirittura ancora in fase istruttoria.

Questa è la situazione ereditata dall’attuale Amministrazione. A settembre, anche nel corso di una commissione mobilità, l’attuale direttore dell’ufficio parcheggi aveva annunciato la predisposizione di una Delibera che avrebbe espunto anche   gli interventi non convenzionati.

Apprendiamo, nel corso della riunione della Commissione dell’8 febbraio, che, da allora, la bozza di Delibera ha passato il vaglio della Ragioneria comunale e del Segretariato Generale e che quindi a giorni dovrebbe essere portata in Commissione in vista dell’approvazione in Assemblea Capitolina.

Vorremmo sperare che si sia deciso di fermare l’iter anche degli interventi che non hanno ancora perfezionato il procedimento, in vista dell’ introduzione di procedure compatibili con il Nuovo Codice degli Appalti.

Ma abbiamo purtroppo verificato in questi anni che è difficile mettere la parola “fine” a un film che in questa città sembra ripetersi all’infinito.

Per questo chiediamo che le osservazioni che seguono diventino oggetto di un’interrogazione specifica all’ANAC, per appurare a quale livello procedurale scatti l’obbligo di adeguamento a  normative vigenti ormai da più di 10 anni.

QUELLO CHE DICE L’ AVCP/ANAC

Nel 2012 l’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici, a proposito di un parcheggio in costruzione a  Roma (Via Albalonga) il cui proponente è fallito, con la conseguenza che l’amministrazione gli ha revocato la Convenzione, firma la Deliberazione n. 57 Adunanza 30 maggio 2012  – che riguarda anche in generale il Piano parcheggi della Capitale e alcuni punti che , a nostro parere, non possono più essere ignorati.

I PARCHEGGI SONO OPERE PUBBLICHE “Con la citata determinazione, l’Autorità ha ritenuto che i parcheggi …disciplinati dal comma 4, … non possono ritenersi tali [privati] in quanto pur previsti – previa determinazione dei criteri di cessione del diritto di superficie – per essere destinati a pertinenza di immobili privati, gli stessi vengono realizzati su aree comunali o nel sottosuolo delle stesse”. Quindi “i parcheggi in questione in quanto opere di interesse generale, realizzate su aree pubbliche destinate a tornare in regime di “piena proprietà” nel patrimonio dell’ente interessato allo scadere del termine di durata del diritto superficiario, rientrano nella nozione di “opere pubbliche”, e quindi sono soggette all’applicazione della normativa sugli appalti pubblici

In tutti questi anni l’Amministrazione romana non ha considerato   i parcheggi “opere pubbliche”, con il risultato che non venivano applicate molte normative, dall’obbligo di indire un bando di evidenza pubblica per l’individuazione dei concessionari, ai requisiti delle ditte prescritti dal Codice degli Appalti, a più stringenti garanzie per i cittadini (compresi i residenti dei palazzi contermini) e per il Comune (caratteristiche delle fideiussioni etc).

Lo stesso schema di Convenzione inserito nell’ultima ordinanza (novembre 2008) non era coerente con le normative vigenti allora, a maggior ragione non lo è con quelle entrate in vigore successivamente, come il Nuovo Codice degli appalti. E quindi, a nostro avviso, in ogni caso, non è ipotizzabile di stipulare, nel 2017, una convenzione con un privato che non rispetti ad esempio il SOA e altre prescrizioni per le opere pubbliche[3]

LE ATTUALI PROCEDURE DEL COMUNE DI ROMA NON SONO COERENTI CON LE NORME VIGENTI  [l’Autorità] “… pur riscontrando che il quadro normativo allora vigente [all’epoca dell’inserimento nel piano dell’intervento di via Albalonga] possa far ritenere che gli avvisi pubblicati nel 1990 e nel 1991 per aggiornamento del P.U.P. abbiano soddisfatto i requisiti di pubblicità della procedura che si stava avviando e che le proposte dei privati siano state legittimamente inserite nel piano medesimo, non può non rilevarsi il tempo eccessivamente lungo impiegato per l’attuazione dei parcheggi, che protrae nel tempo procedure non più coerenti con l’attuale quadro normativo. A distanza di oltre venti anni continuano, infatti, a realizzarsi parcheggi, da ritenersi rientranti nella nozione di “opera pubblica”, sulla base della proposta di un privato presentata in risposta ad un semplice avviso, senza tener conto della profonda evoluzione della normativa sugli appalti di lavori pubblici intervenuta nel medesimo periodo .Inoltre il P.U.P. 89-91 è stato, negli anni 2006-2008, ampiamente rimodulato, con accorpamento e sostituzione dei parcheggi all’epoca proposti, con unico vincolo il numero complessivo dei posti auto a suo tempo ritenuto ammissibile, con la destinazione a rotazione di parcheggi fino al 40% del totale e, in alcuni casi, con eliminazione del vincolo della pertinenzialità.

GLI INTERVENTI STRETTAMENTE RICONDUCIBILI ALL’AVVISO PUBBLICO DEL 1990 E IL PUNTO DI NON RITORNO DELLA CONVENZIONE [l’Autorità]“ rileva, tuttavia, come il Comune di Roma continui a realizzare parcheggi, da ritenersi rientranti nella nozione di opera pubblica, sulla base delle semplici proposte presentate dai privati oltre venti anni fa, protraendo fino all’attualità l’effetto di procedure ormai non più coerenti con l’attuale quadro normativo;

ritiene, pertanto, opportuno che il Comune di Roma proceda ad una ricognizione complessiva degli interventi strettamente riconducibili al citato avviso pubblico ancora da realizzare e al completamento degli stessi in tempi limitati, al fine di poter procedere, nel caso di nuovi ulteriori interventi, con modalità coerenti all’attuale quadro normativo

“ Con riferimento allo stato attuale dell’intervento [il parcheggio interrato in via Albalonga ], si ritiene opportuno evidenziare che, qualora il Commissario delegato dia seguito alla proposta di decadenza della convenzione sottoscritta con la società Edilizia …. s.r.l., la concessione del diritto di superficie per la realizzazione di parcheggi a un nuovo soggetto non potrà che avvenire nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica previste dalle norme vigenti, in ragione di quanto già espresso dall’Autorità con la citata Determinazione n. 8/2005.

La ricognizione degli interventi del Piano Parcheggi “ancora da realizzare” secondo la bozza di Delibera Improta (che ricalca la relazione inviata nello stesso periodo all’ANAC, giugno 2015, 3 anni dopo la richiesta del 2012)  è stata evidentemente interpretata come riguardante esclusivamente i casi di riaffidamento di interventi del PUP in seguito alla decadenza della Convenzione già stipulata – la situazione proposta all’attenzione dell’Autorità dal Comitato Cittadini di Via Albalonga – o, eventualmente, i nuovi interventi che fossero individuati da un nuovo Piano Urbano Parcheggi, da varare dopo la conclusione di tutti gli interventi previsti nel precedente. Infatti all’interno di tali liste si trovano interventi molto diversi tra loro dal punto di vista procedurale: ad interventi per i quali è stata già sottoscritta la Convenzione tra Comune e proponenti privati (come era il caso del parcheggio di Via Albalonga, prima della decadenza della convenzione stessa) si affiancano interventi per cui non è stato ancora concesso alcun atto autorizzativo. E   il criterio di selezione di tali interventi, poiché non presenta   alcuna evidenza connessa a necessità trasportistiche, poggia evidentemente sull’ipotesi che tutti gli interventi previsti dal Piano Urbano Parcheggi ancora vigente (OC 129/2008) siano da considerarsi “riconducibili” all’ avviso pubblicato il 29 luglio 1990 (e ancora l’8 luglio 1991). Ma la pressoché totalità degli interventi non sono affatto riconducibili (tantomeno “strettamente”) agli interventi selezionati ormai venticinque anni fa, in quanto nel luglio del 2007 il P.U.P. è stato completamente rimodulato (e ancora modificato più volte successivamente), e gli stessi “proponenti” odierni sono in molti casi soggetti subentrati in seconda o ennesima battuta ai proponenti originali, attraverso ripetute “cessioni di ramo d’azienda”. Inoltre le stelle collocazioni dei PUP sono cambiate più volte nel tempo, così da rendere assai opinabile il collegamento tra gli attuali proponenti di molti interventi e le proposte e i proponenti del 1990.

Ci appare quindi necessario e urgente stabilire una volta per tutte il limite che distingue gli interventi che devono essere realizzati o completati con quelle “procedure   non più coerenti con l’attuale quadro normativo” in quanto “strettamente riconducibili al citato avviso pubblico”, da quelli   che invece   richiedano una revisione in funzione delle normative europee vigenti ormai da molti anni. In particolare riteniamo necessario valutare la posizione di tutti gli interventi che non abbiano raggiunto neanche la stipula della Convenzione, e che di fatto si trovano in una condizione a nostro avviso assimilabile ai casi come quello   di Via Albalonga, dove “la decadenza delle convenzioni in atto, l’affidamento della concessione del diritto di superficie a un nuovo soggetto non potrà che avvenire nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica previste dalle norme vigenti”.

UN CONTRIBUTO

http://www.anticorruzione.it/portal/public/classic/AttivitaAutorita/AttiDellAutorita/_Atto?ca=6541

Delibera  n.  763  del 16 luglio 2016

Oggetto: :  Regione Lombardia  – viabilità speciale di Segrate – realizzazione della c.d. “ Cassanese-bis” – applicabilità art. 20 d.lgs. 50/2016 – richiesta di parere.
AG 25/2016/AP

Art. 20 d.lgs. 50/2016 – realizzazione di opere pubbliche a cura e spese del privato
L’istituto contemplato nell’art. 20 del Codice non può trovare applicazione nel caso in cui la convenzione stipulata tra amministrazione e privato abbia ad oggetto la realizzazione di opere pubbliche da parte di quest’ultimo in cambio del riconoscimento in suo favore di una utilità, con conseguente carattere oneroso della convenzione stessa.
Il carattere oneroso della convenzione deve ritenersi sussistere in qualunque caso in cui, a fronte di una prestazione, vi sia il riconoscimento di un corrispettivo che può essere, a titolo esemplificativo, in denaro, ovvero nel riconoscimento del diritto di sfruttamento dell’opera (concessione) o ancora mediante la cessione in proprietà o in godimento di beni. In tal caso la convenzione ha natura contrattuale, disciplinando il rapporto tra le parti con valore vincolante, sulla base di uno scambio sinallagmatico. Simili fattispecie sono da ricondurre nella categoria dell’appalto pubblico di lavori, da ciò derivando, come necessario corollario, il rispetto delle procedure ad evidenza pubblica previste nel Codice.

 

Vogliamo Regole e Legalità anche per il Piano Urbano Parcheggi [1]

A cura del Coordinamento dei Comitati NO PUP e di Carteinregola

Smentiamo il luogo comune per cui i parcheggi sono una risposta efficace ai problemi della mobilità perché “tolgono le auto dalla strada”. La causa principale della disastrosa mobilità della Capitale è un rapporto auto private/abitanti che non ha uguali in nessuna città d’Europa, a fronte di un servizio di trasporto pubblico fortemente inadeguato, con conseguenti nefaste ricadute sull’economia della città e sulla qualità della vita dei cittadini. Senza un intervento strutturale sulla mobilità, qualunque Piano Parcheggi sarà sempre un palliativo.

A più di vent’anni dall’entrata in vigore della Legge 122/89 (Legge “Tognoli”) e nonostante i sei anni di Emergenza Traffico e Mobilità, con relativi poteri speciali del Sindaco, il Piano Urbano Parcheggi si è rivelato un totale fallimento:

  • Non sono stati realizzati  i nodi e parcheggi di scambio: di quelli previsti dal 2006 a oggi (arrivati a 17 nel 2008) ci risulta che ne sia stato completato solo uno
  • Molti box sono invenduti da anni
  • I cittadini non sono stati informati, né consultati, né tanto meno coinvolti rispetto agli       interventi, nemmeno rispetto  ai progetti delle sistemazioni superficiali*: la maggior parte dei parcheggi realizzati o in corso ha invece scatenato proteste e azioni legali da parte dei residenti

I PARCHEGGI DEL PUP SONO OPERE PUBBLICHE E DEVONO RISPETTARE LE REGOLE DELLA CONCORRENZA. Anche i Pup, che non abbiano già sottoscritto una convenzione, devono seguire le direttive per le opere pubbliche, come scritto nella Deliberazione n.57 del 30 maggio 2012 dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici (ora Anac). La legalità, insieme alla pubblica utilità e alla valorizzazione delle risorse pubbliche, devono essere i criteri guida della scelta degli interventi

IL PIANO DEVE ESSERE UN PIANO. È necessaria un’accurata pianificazione che integri il Piano Parcheggi con un piano generale della mobilità. La decisione su numero, tipo e localizzazione degli interventi, deve essere effettuata sulla base di uno studio dello stato attuale e della sua proiezione nel medio e lungo periodo, attraverso l’individuazione “caso per caso” della soluzione di sosta più utile alle esigenze del territorio e della mobilità cittadina. Gli uffici comunali, prima di  autorizzare la realizzazione di nuovi interventi, devono verificare che la ditta non sia inadempiente riguardo altre realizzazioni  in corso, sia sul rispetto delle prescrizioni e dei tempi, sia sul versamento degli oneri concessori.

LO SPAZIO PUBBLICO SOPRA I PARCHEGGI E’ DI TUTTI. Non si devono più realizzare parcheggi sotto aree verdi con alberature di prima e seconda grandezza o alberi di pregio, che quindi comportino il loro abbattimento. Le sistemazioni che contemplano la realizzazione di un nuovo giardino pubblico sopra i parcheggi devono prevedere una zolla di almeno 2,5 m di terra per permettere la piantumazione di alberi di prima e seconda grandezza. I progetti di sistemazione devono comprendere elaborati dettagliati e capitolati con la minuziosa indicazione dei materiali utilizzati. La manutenzione dell’area pubblica superficiale deve essere effettuata dal Comune, a spese del condominio dei proprietari dei box.

PARCHEGGI PER CHI. I parcheggi pertinenziali devono essere destinati al ricovero delle auto e non devono diventare cantine e magazzini, e devono essere effettivamente destinati ai proprietari di immobili dell’area limitrofa (“l’area di  influenza”), incentivati all’acquisto attraverso un prezzo favorevole definito attraverso i parametri del bando pubblico e comunque inferiore al valore di mercato. I parcheggi rotazionali devono essere prevalentemente collocati fuori dal perimetro della città storica e regolati da una politica tariffaria che scoraggi l’afflusso delle auto verso il centro premiando chi abbandona il mezzo privato nelle fasce più lontane.

PIU’ GARANZIE AI CITTADINI. I parcheggi non possono comportare il danneggiamento o il ridimensionamento di beni pubblici come siti archeologici, ville e giardini, vincolati e non. Gli oneri concessori da versare alle casse pubbliche devono essere proporzionati al prezzo finale di vendita dei posti auto. Il Comune deve garantire la sicurezza e il benessere di coloro che vivono e lavorano nelle aree degli interventi e la tutela degli edifici di contorno, adottando prescrizioni piú stringenti (come ad esempio quelle elaborate all’Ordine dei Geologi del Lazio insieme all’Ufficio Parcheggi) e soprattutto vigilando sul rispetto delle prescrizioni, in particolare per quanto riguarda le indagini preliminari e la congruità e la durata delle polizze assicurative per gli eventuali danni ai fabbricati limitrofi, durante la costruzione del parcheggio e per i dieci anni successivi al collaudo.

Chiediamo:

1) Elaborazione di un nuovo Piano Urbano Parcheggi collegato a un nuovo piano della mobilità, stilato sulla base di uno studio effettuato da un soggetto pubblico, in cui siano inseriti solo interventi di pubblica utilità, in sinergia con un tavolo di soggetti interessati della società civile

2) Conseguente Revisione del Piano Parcheggi e, sulla base della Deliberazione n.57 della Autorità di Vigilanza sui contratti pubblici (oggi ANAC) del 30 maggio 2012, messa a gara di evidenza pubblica di tutti gli interventi – quelli che rispondono ai criteri di pubblica utilità – di cui non sia stata stipulata la convenzione

3) Pubblicazione on line degli interventi del PUP, con lo stato delle procedure e tutte le informazioni e i documenti relativi, a disposizione dei cittadini

4) Modifica dello Schema di Convenzione per la realizzazione di parcheggi interrati pubblici, con integrazioni anche tratte dalle convenzioni di altre città italiane, riguardanti in particolare le indagini preliminari e  le coperture assicurative

5) Verifica sistematica della situazione degli interventi già ultimati   – per controllare che siano stati effettuati i collaudi previsti[2] – e dei cantieri con lavori in corso o in abbandono, per assicurarsi che le aree non presentino rischi per la sicurezza dei cittadini e per intervenire sulle tante aree superficiali che versano nel degrado .

[1] L e richieste sono state elaborate in occasione delle ultime elezioni amministrative di giugno 2016 scarica versione stampabile PIANO PARCHEGGI richieste Carteinregola 3 maggio 2016

[2] ci risulta che per molti parcheggi da tempo utilizzati dagli acquirenti non siano stati mai effettuati tutti i collaudi prescritti anche – sembrerebbe – per l’incompletezza del progetto depositato

[3] La SOA è una Certificazione che qualifica l’impresa a partecipare agli appalti pubblici in categorie di opere e classifiche di importo, entrambe commisurate alle capacità ed all’esperienza che l’azienda ha dimostrato all’Organismo di Attestazione http://www.attestazionesoa.it/certificazione-soa/

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