Do.Co.Mo.Mo scrive al Mibact: l’Ippodromo Tor di Valle va tutelato
Autore : Redazione
Da http://atlante.iuav.it/
L’associazione Do.Co.Mo.Mo. Italia onlus – che ha come obiettivo la documentazione, la conservazione e la valorizzazione degli edifici e dei complessi urbani del Novecento in Italia – ha scritto agli Uffici dirigenziali del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo in merito alla proposta di vincolo per l’Ippodromo di Tor di Valle (1959), avanzata tre mesi fa dall’allora Soprintendente Margherita Eichberg, su cui lo stesso Ministero dovrà esprimersi entro il 15 giugno. Publichiamo ua sintesi a cura di Anna Maria Bianchi
L’opera dell’architetto Lafuente e degli ingegneri Rebecchini, Benedetti e Birago è considerata, infatti, parte del rilevante patrimonio architettonico italiano del ‘900 e, dunque, l’associazione ne auspica il corretto inserimento nel pur complesso programma di rigenerazione dell’area. D’altra parte, comunque la si consideri, la ‘dichiarazione d’interesse’ è stata avviata sull’opera e, contemporaneamente, sull’antistante area di pertinenza, cosa non frequente in Italia, dove opera e contesto sono sottoposti a procedure di tutela generalmente distinte. Come tale, il provvedimento costituirebbe, per la pianificazione dell’intera area, un preciso riferimento dettato da interessi di natura pubblicistica, rispetto a una programmazione che, viceversa, è stata già sottoposta a numerose varianti pensate in deroga agli strumenti urbanistici.
Come già in altre circostanze, Do.co.mo.mo. Italia rileva che in questo caso l’interesse dell’opera non può essere ridimensionato dalle modifiche intervenute successivamente, sostanzialmente reversibili; né dal deterioramento del cemento armato, tecnicamente rimediabile. E che, indipendentemente da considerazioni sul carattere inedito della struttura, la qualità di questa architettura può essere immediatamente percepita anche da chi non sa nulla di elementi ‘a ombrello’ e a ‘paraboloide iperbolico’. Do.co.mo.mo. Italia, dunque, auspica che ne resti tutelato il messaggio espressivo che, pienamente congruente con la cultura architettonica italiana del periodo in cui fu realizzata, sembra provenire da uno spazio rarefatto i cui elementi, figurativamente autonomi, sembrano quasi privi di gravità.