I Piani di Zona, un’ingiustizia che viene da lontano
Autore : Redazione
Pubblichiamo la lettera dell’Assessore Caudo, che prendendo spunto dalle osservazioni del Comitato di Quartiere Pian Saccoccia*, fa il punto sui problemi nei cosiddetti “Piani di Zona”. E come Carteinregola facciamo una proposta all’Assessore e ai comitati. [in calce una nota pervenuta il 30 settembre dall’ex assessore della giunta Alemanno Marco Corsini]
NOTA: stiamo ricevendo molti commenti e materiali da cittadini e comitati, e diventa indispensabile dare un senso e un ordine ai contributi, per offrire un servizio, oltre ai comitati, anche ai cittadini che ci seguono. Abbiamo aperto una sezione dedicata per permettere a chiunque di farsi rapidamente un’idea delle criticità e delle proposte. Provvederemo a breve a elaborare insieme ai comitati una scheda standard per le segnalazioni (> vai alla sezione Pianidizona)
L’origine dei Piani di zona ha una storia gloriosa che rimanda alla legge 167 del 1962. L’unica legge che in Italia ha inciso sulla rendita fondiaria e che dava ai comuni la possibilità di acquisire il suolo da urbanizzare per realizzare alloggi popolari e di edilizia agevolata (cooperative e imprese). Dopo la stagione d’oro che ha consentito solo a Roma di realizzare in circa venti anni, tra il 1969 e il 1989, oltre 100 quartieri, una città pubblica dentro la città, gli anni a seguire hanno registrato un progressivo travisamento degli obiettivi originari. Un intervento nato per andare incontro alle tante famiglie con un reddito basso e, nel caso dell’edilizia agevolata, con un reddito medio insufficiente per trovare soluzioni abitative a prezzi di mercato, si è tramutato in un affare solo per gli operatori. Sulla carta, una buona idea: l’amministrazione metteva a disposizione i terreni (1), mentre le case e tutte le opere di urbanizzazione necessarie (urbanizzazione primaria: strade, fognature, illuminazione pubblica etc; secondaria: scuole, mercati, centri d’incontro etc) venivano costruite dai “soggetti attuatori” per conto del Comune (le imprese o le cooperative che avevano risposto al relativo bando comunale), che tra l’altro ricevevano dei contributi dalla Regione per mantenere i prezzi bassi. E i prezzi di acquisto o di affitto venivano fissati secondo tabelle che tenevano conto dei costi di costruzione, del valore delle opere di urbanizzazione effettivamente realizzate, dei contributi regionali ricevuti. Fatto il calcolo, si sarebbe dovuto applicare per gli acquirenti o gli affittuari un favorevole “prezzo minimo di cessione”. Le cose però non sono andate così. Anzi, è stato un vero disastro, perché gli obblighi di legge spesso non sono stati rispettati. In molti casi gli acquirenti hanno pagato prezzi anche del 30% superiori a quelli dovuti perché le cooperative non hanno mai fornito la documentazione obbligatoria con cui si sarebbero dovuto fare i calcoli finali. Le opere di urbanizzazione realizzate sono in genere molto inferiori a quanto stabilito (e prospettato agli acquirenti). In certi Piani di Zona non sono stati finiti neanche i servizi indispensabili, neanche l’illuminazione stradale. E non sono stati spesso rispettati neanche i criteri per l’assegnazione degli alloggi agli aventi diritto. E, come se non bastasse, adesso alcune famiglie, come a Castelverde (Lunghezza), che hanno già pagato quasi per intero il mutuo al costruttore, rischiano di essere buttate fuori casa dalle banche perché nel frattempo il costruttore è fallito senza mai versarlo.
Una vera ingiustizia, che è il risultato della pluriennale mancanza di vigilanza dell’amministrazione e, diciamo la verità, della pluriennale mancanza di volontà nel far rispettare i patti ai costruttori, che è continuata per varie amministrazioni comunali e regionali di vari colori.
L’Assessore Caudo ha ereditato questa situazione e ha cominciato a metterci mano, cambiando le regole e affrontando i guasti del passato, cominciando su questo fronte un braccio di ferro che non può che passare per i tribunali amministrativi, con i tempi che ciò comporta, e le insidie, anche se finora il Comune ha vinto tutti i ricorsi promossi dai costruttori inadempienti.
Con la lettera dell’Assessore – che assicura che convocherà gli abitanti di Pian Saccoccia, allo stesso modo di come è accaduto con altri quartieri – come Carteinregola vogliamo aprire uno spazio di confronto che speriamo possa accogliere un dialogo costruttivo per risolvere i problemi dei cittadini e spronare e sostenere l’impegno dell’amministrazione a portare avanti fino in fondo questa battaglia contro i diritti calpestati. Premettendo due considerazioni.
La prima: ancora prima dei diritti calpestati, i cittadini subiscono spesso l’ingiustizia del silenzio dell’amministrazione. Dopo tutto quello che è successo, le risposte tempestive e esaurienti ai cittadini non sono mai abbastanza. Se l’amministrazione subisce rallentamenti nella sua azione di cambiamento, deve fare lo sforzo di tenere aggiornati passo passo i cittadini, condividere con loro gli sforzi e le difficoltà. Questo è l’unico modo per provare a superare la diffidenza (e l’impazienza).
La seconda: se l’amministrazione deve essere corretta e trasparente con i cittadini, anche i cittadini devono essere corretti con l’amministrazione: certo, segnalare (e criticare) quello che non è ancora stato fatto, ma anche riconoscere i passi avanti, soprattutto riconoscere – quando ci sono – differenze e discontinuità. E rendersi conto che gli assessori non hanno la bacchetta magica. Perché dire che va tutto male, e che è tutto come prima, soddisferà forse i giornalisti in cerca di tinte forti, ma non fa un buon servizio a nessuno, né a chi sta cercando di cambiare le cose, né a chi ha interesse che le cose cambino.
E’ difficile, fare gli assessori, ed è difficile fare i cittadini. Noi di Carteinregola vogliamo costruire uno spazio in cui si mettono insieme le informazioni e magari le forze. Lo proponiamo come esperimento. Se qualcuno è interessato, cittadini e amministrazione, batta un colpo (2). (AMBM)
*Vedi Pian Saccoccia, il lavoro dell’assessore e la città che ha finito la pazienza pubblicato il 23 settembre 2015
Una città desolata.
di Giovanni Caudo
Gentile laboratorio Carteinregola, accolgo la sollecitazione di poter avere qualche ulteriore informazione sulla questione dei Piani di Zona.
Già in altre occasioni ho avuto modo di segnalare la giungla che avvolge la gestione dei quartieri di edilizia economica e popolare a Roma e soprattutto dell’edilizia agevolata. Una storia che parte dal disagio di abitare in palazzi circondati da lande desolate e finisce nei raggiri e, in alcuni casi, in vere e proprie truffe che hanno tolto i risparmi a molte famiglie romane. Verifiche dei lavori effettuati, applicazioni delle sanzioni e tutela degli inquilini, tutte cose che Roma Capitale dovrebbe fare e che per anni sono state fatte in modo blando. Per questo nell’ottobre 2013 ho assegnato un nuovo dirigente all’ufficio Edilizia sociale, in sostituzione di quello che ho trovato e che era part time. Un ufficio che doveva garantire compiti di vigilanza importanti e che, non certo casualmente, era stato abbandonato negli anni della giunta Alemanno.
Da soli 21 mesi c’è un dirigente a tempo pieno. L’indirizzo politico è assolutamente chiaro: stare dalla parte dei cittadini, degli inquilini e dei proprietari che hanno acquistato le case e mettere gli operatori davanti alle loro responsabilità, ottemperare agli obblighi assunti per la realizzazione delle opere di urbanizzazione e nell’applicazione di prezzi di affitto e vendita congrui, e quindi depurati dal contributo pubblico [i finanziamenti regionali che spesso gli operatori hanno “dimenticato” di scontare sul prezzo finale NDR] e gravati dalle sole migliorie effettivamente realizzate e concordate con gli inquilini/proprietari. E i primi risultati già si vedono, anche se molto resta da fare e non è facile rimettere in modo giuridicamente solido percorsi amministrativi che risultano frammentati e a volte contraddittori. I primi interventi ci hanno permesso di essere a fianco di quegli inquilini che grazie alla notifica in autotutela delle tabelle con i prezzi massimi di cessione (dal novembre 2013 li abbiamo inviati a 150 operatori) hanno finalmente potuto pagare un affitto inferiore a quello che veniva loro chiesto. Siamo a fianco degli inquilini che in sede di contenzioso con l’impresa o la cooperativa hanno potuto far valere quanto fatto in questi pochi mesi per non essere sfrattati. Proprio qualche giorno fa a Castelverde abbiamo evitato lo sfratto di 38 famiglie dalle case per cui hanno versato congrui anticipi senza ancora riuscire ad esserne proprietari.
L’edilizia sociale a Roma è diventata negli ultimi quindici-venti anni un terreno di scambio che ha apportato anche danni economici per Roma Capitale ancora da valutare ma importanti e per i cittadini i danni sono ancora più gravi. Nella questione dei prezzi massimi di cessione si annidano vaste zone grigie. Per affrontarle finalmente in modo efficace e non prestare il fianco a ricorsi e blocchi del TAR, stiamo ricostruendo il percorso giuridico per applicare senza sconti le sanzioni. E a chi ci accusa di fare accordi con i costruttori e le imprese ricordo che è l’operato di questa amministrazione, a tutela dei cittadini, ad essere stato contestato dinnanzi al TAR dalle imprese, sono oltre 80 i ricorsi presentati al TAR, e ad oggi, su quaranta ricorsi esaminati Roma Capitale li ha vinti tutti (sentenza del TAR del 22 aprile 2015). E ora in virtù di questa sentenza abbiamo intimato agli operatori di applicare i nuovi prezzi agli abitanti, ad oggi le lettere inviate agli operatori sono oltre 120 e a chi non si adegua o non risponde stiamo comunicando l’applicazione della sanzione massima prevista fino alla risoluzione della convenzione stessa e la conseguente revoca del diritto di superficie stando attenti però a non danneggiare le famiglie che hanno comprato le case.
Come mai per molti anni tutto è stato sotto silenzio e i cittadini sono stati lasciati soli e abbandonati a se stessi? Perché dell’indagine aperta dalla Finanza nel 2012 non se n’è saputo più nulla fino a quando nel giugno scorso abbiamo rimandato in procura i verbali di quel sequestro?
Stare dalla parte dei cittadini è il solo motivo della nostra azione quotidiana. Per questo ci teniamo lontani dai polveroni mediatici e cerchiamo di fare quello che serve ai cittadini. Tanti anni di abbandono non si risolvono in pochi mesi ma siamo convinti che stiamo realizzando una svolta radicale e abbiamo cancellato anche solo le tentazioni alle prassi collusive. L’unica cosa che non possiamo fare è cancellare i tanti disagi, a volte la disperazione, le paure, e la frustrazione di tanti cittadini che hanno visto calpestati i loro diritti. Una città che ha perso la pazienza dei suoi cittadini e anche la loro fiducia, la cosa più difficile da ricostruire.
Sulle urbanizzazioni mancanti abbiamo istituito un gruppo di lavoro con tutti i soggetti che hanno assunto gli obblighi di realizzare le urbanizzazioni al fine di svolgere quel ruolo di vigilanza e monitoraggio che è mancato negli anni passati. Abbiamo messo intorno allo stesso tavolo tutti gli operatori, cooperative, imprese e consorzi, con la partecipazione dei fornitori di servizi come Acea (rete idrica e pubblica illuminazione), Italgas, Ama, e nei casi in cui è necessario, lo abbiamo aperto agli altri enti coinvolti, il Cbtar o l’Autorità di bacino. Il tavolo è aperto a tutte le sollecitazioni che vengono dai cittadini e dai comitati. Molti sono i risultati conseguiti, anche se sempre insufficienti rispetto a quanto necessario. Ricordo che i quartieri, solo quelli del secondo piano di edilizia economica e popolare, sono circa 60. Come spiegare agli abitanti che l’asfalto nelle strade è stato considerato una finitura da fare quando il quartiere fosse quasi finito? Qualcuno pensa che lo abbiamo deciso adesso? E’ colpa di questa amministrazione, o di chi negli anni passati, e ancora nel 2006 o nel 2007, ha firmato le convenzioni con gli operatori, prevedendo questa evidente assurdità? Realizzare l’illuminazione o un ponte, atteso da anni, per far passare i servizi è ancora troppo poco, ma lo abbiamo fatto insieme agli abitanti e costringendo tutti a fare quanto si erano obbligati a fare, senza speculare sui tempi o sugli imprevisti, o sulla crisi economica che pure ha inciso nel determinare molti dei disagi. Non si dimentichi infine che, in molti di questi quartieri, anche se si raccogliessero tutti gli oneri che gli operatori privati devono pagare per realizzare strade, fogne e quant’altro, questi non basterebbero a coprire i costi di tutte le opere di urbanizzazione, soprattutto di quelle secondarie, come le scuole. Ancora una volta bisogna andare indietro, tornare al momento in cui negli anni Novanta si avviarono questi programmi, nonostante già si sapesse che si sarebbero costruiti quartieri incompleti, pezzi di città desolate.
Il gruppo di lavoro per il monitoraggio sulla realizzazione delle urbanizzazioni, avviato nel gennaio 2015, tratta tutte le questioni che ci vengono segnalate, e non c’è nessuna esclusione. Come ricordano gli abitanti nella conferenza urbanistica municipale del XIV Municipio, avevamo promesso di costituire una task force sui quartieri di edilizia pubblica, e abbiamo mantenuto la promessa. Posso assicurare che convocheremo gli abitanti di Pian Saccoccia, allo stesso modo di come abbiamo fatto con gli altri quartieri. Fino ad ora si sono svolte con loro tre commissioni urbanistiche municipali ed una comunale. Il rapporto tra il comitato ed il municipio é costante, ed il presidente Barletta, proprio in seguito ad un’assemblea con gli abitanti del piano, ha interessato anche il prefetto. Se é necessario rivederci nuovamente tutti insieme lo faremo senza problemi. E se lo hanno già chiesto e non sono stati convocati ci scusiamo.
A Pian Saccoccia però, anche dando seguito alle segnalazioni degli abitanti e del Municipio, non siamo stati fermi. Abbiamo sbloccato lavori fermi da anni, avviando numerosi interventi che hanno cominciato a dare un nuovo segnale. Ricordo che la maggior parte degli edifici sono stati ultimati tra il 2008 e il 2010. Il 18 Giugno 2015, con una delibera di Assemblea Capitolina, abbiamo sbloccato l’annosa questione del depuratore a servizio del quartiere. Le case erano costruite, ma le fogne non potevano funzionare Un problema risolto, ma, per realizzare le opere di urbanizzazione del terzo stralcio, abbiamo scoperto che era necessario rifare la conferenza di servizi e acquisire nuovamente i pareri dati nel 2007, perché nel frattempo erano scaduti e quindi non più utilizzabili, dato che i pareri valgono cinque anni. Ecco a chi i cittadini dovrebbero chiedere conto. E anche chiedendosi: perché sono trascorsi cinque anni senza fare nulla? Dov’erano in quei lunghi cinque anni tutti quelli che oggi chiamano in causa questa amministrazione, che in 21 mesi non ha fatto in realtà nulla di eccezionale, solo il proprio dovere al servizio dei cittadini. Ma prima non si era fatto neanche questo.
Nel ringraziarvi, ricordo infine che, appena insediato, ho rimosso la porta blindata con codice numerico dietro al quale si barricava lo studio dell’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale che mi ha preceduto. Oggi questa barriera non c’è più: tutti possono venire e chiedere, possono presentare le loro istanze e chiederci conto se non abbiamo fatto il nostro dovere. Ma siamo affezionati solo ad alcuni principi, il primo è quello del rispetto delle regole e della certezza dello stato di diritto, il secondo è che non accettiamo le strumentalizzazioni che si nascondono dietro a rappresentazioni parziali, se non addirittura falsate, di come stanno le cose. Siamo sempre aperti al dialogo, ma non ci facciamo coinvolgere in strumentalizzazioni a danno degli stessi cittadini. Siamo a disposizione di tutti i cittadini che vogliono segnalarci i loro problemi e che hanno bisogno di avere a fianco l’amministrazione.
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Dall’Avv. Marco Corsini, ex assessore all’Urbanistica di Roma Capitale, in risposta della lettera dell’assessore Caudo
L’esperienza politica e amministrativa a servizio della città di Roma è stata per me pesantissima, e forse a causa della grande stanchezza e della forte amarezza che essa mi ha lasciato non seguo molto le vicende della politica cittadina. Ugualmente non mi appassionano più di tanto le prodezze dell’attuale urbanistica capitolina (anche perché è difficile appassionarsi del nulla…). Tuttavia, leggendo una lettera dell’assessore ai cittadini sulla nota questione dei Piani di Zona, che ho trovato sul sito “Carte in Regola”, ho deciso di intervenire perché tutto posso capire, ma non il mancato rispetto della verità. Tutte le amministrazioni che si avvicendano nel governo della città – più o meno – tendono a non riconoscere le positività, che sempre comunque ci sono, di chi li ha preceduti. È una piccola “scortesia” che però, nel gioco della politica, ci siamo abituati a considerare normale.Ma se è inelegante attaccarsi delle medaglie da soli, è proprio scorretto attaccarsi delle medaglie di altri. E purtroppo non è la prima volta…
Il riesame ai fini dell’autotutela dei provvedimenti comunali di determinazione dei canoni e dei prezzi massimi di cessione nei contratti relativi agli alloggi nei Piani di Zona è stato avviato da me, quando ne venni sollecitato dalle denuncie di cittadini esasperati. È stata un’azione lunga e faticosa, che ha impiegato tempo e generato tensioni sia con la struttura (chiusasi a riccio per proteggere la propria assenza nei controlli e restia a far uscire i necessari documenti, peraltro quasi sempre carenti) che con il mondo dei costruttori (terrorizzati che venisse messa in discussione una rendita fino ad allora indisturbata). Ho però avuto a fianco dirigenti e collaboratori corretti e coraggiosi. Sono state fatte riunioni con gli uffici, con l’avvocatura capitolina, con i cittadini giustamente adirati per anni di non ascolto, con le cooperative e con i costruttori.
I primi provvedimenti di autotutela risalgono alla mia amministrazione (nel marzo 2013) e le prime sentenze favorevoli del TAR riguardano miei provvedimenti. Mi spiace ma non posso tollerare che l’attuale assessore si appropri indebitamente di questi meriti, che ben dovrebbe conoscere, e voglia ammantarsi di una veste – quella di ripristinatore della legalità – che, grazie alla mia estrazione e ai miei valori (modestamente indiscussi), non sono disposto a riconoscergli. Assolutamente buffa è poi la storia della porta dell’assessorato, che Caudo rivendica di aver rimosso perché simbolo di barriera invalicabile tra l’assessore e i cittadini. La porta in questione non era affatto blindata e protetta da un codice numerico; era una semplice porta a vetri con telaio in alluminio anodizzato munita di citofono (certamente brutta, ma che avevo trovato quando all’inizio presi possesso della mia sede); non mi “barricavo” affatto, la porta che era più spesso aperta che chiusa, e veniva chiusa le poche volte che desideravo lavorare con un minimo di tranquillità. Non mi ha mai impedito di incontrare e di ricevere tutti coloro che l’hanno chiesto. L’importante non sono le porte, ma coloro che vi lavorano dietro. Mi dispiace dirlo, e lo dico con profonda delusione personale ed umana, ma quanto a bugie e mistificazioni, l’attuale inquilino di via del Turismo è degno assessore di tanto sindaco……
Marco Corsini
NOTA DELLA REDAZIONE: Sul sito della Regione Lazio sono pubblicate le TABELLE CALCOLO MASSIMI DI CESSIONE, con le tabelle riepilogative dei canoni di cessione in riferimento ai Piani di Zona del Comune di Roma, trasmesse da Roma Capitale (> vai alla pagina). Stiamo studiando i documenti per monitorare le attività degli uffici nel corso del tempo. Nella sezione Pianidizona pubblicheremo anche i contributi giuridici e le sentenze dei tribunali amministrativi relativi ai casi romani.
(1) Per un maggiore approfondimento vedi Piani di Zona, cosa sono http://www.carteinregola.it/index.php/urbanistica/piani-di-zona/
(2) NOTA BENE: Pubblicheremo i contributi che i comitati e i cittadini vorranno inviarci, a condizione che contengano una sintesi circostanziata e aggiornata dei fatti principali, e soprattutto un chiaro elenco di punti su cui si sollecitano risposte o azioni dell’amministrazione (e non lettere discorsive, articoli di giornale, comunicati o materiale da rielaborare, non abbiamo risorse sufficienti per affrontare anche un lavoro redazionale): scrivere a laboratoriocarteinregola@gmail.com oggetto: Pianidizona]
QUESTA LA SCHEDA /TIPO CHE PROPONIAMO:
[TITOLO] nome del luogo – municipio – categoria (ev. allegare FOTO)
Scheda a cura di (comitato o persona) (con riferimenti email da pubblicare)
1) Sintesi in tre righe : prendiamo a prestito dal giornalismo inglese la regola delle “5 W”, considerati punti irrinunciabili che devono essere presenti nella prima frase (l’attacco o lead) di ogni articolo, come risposta alle probabili domande del lettore che si accinge a leggere il pezzo.
WHO («Chi»)
WHAT («Cosa»)
WHEN («Quando»)
WHERE («Dove»)
WHY («Perché»)
2) cronistoria dei fatti più salienti (i fatti)
3) Le criticità – I Punti controversi (i fatti)
4) Le soluzioni/richieste/proposte avanzate dai Comitati (le opinioni)
5) Per approfondire: link a siti di comitati e/o associazioni o ad articoli sull’argomento
Tutto dovrebbe essere contenuto in una pagina (con un eventuale link a un dossier più approfondito sul blog o sul sito del comitato). Si possono allegare eventuali documenti in formato word o PDF (delibere, atti, dossier etc)
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