In nome della partecipazione si vorrebbero eliminare dallo statuto le regole per la democrazia paritaria
Autore : Redazione
Il nuovo statuto della capitale proposto dal M5S: in nome della partecipazione si eliminano le regole per la democrazia paritaria (rischiando di riaprire la strada alle vecchie logiche spartitorie)
Di Rosanna Oliva de Conciliis*
(da “Raggi X” – 2 luglio 2017)
NOTA: articolo si riferisce alla bozza di delibera di giugno 2017, ma sui punti la Delibera ha mantenuto le stesse modifiche NDR]
“Devono essere cancellate dalla delibera proposta da diciotto consiglieri del M5S le modifiche allo Statuto di Roma Capitale (1) che in nome della partecipazione e in contrasto con le Linee programmatiche prevedono la soppressione del criterio del 50 e 50 per la composizione delle Giunte della Capitale e dei Municipi. Rimane valida la percentuale minima del 40% di rappresentanza di genere prescritto dall’articolo 1, comma 137 della legge 7 aprile 2014, n. 56 (2), , ma il passaggio dal criterio della presenza paritaria a una quota di genere non è dovuto e costituisce un passo indietro inaccettabile.
Altrettanto inaccettabile la proposta di eliminare la Commissione delle elette e di creare due nuove Commissioni (per le Pari Opportunità e Roma Capitale, Statuto e Innovazione tecnologica), nelle quali sarebbe garantita la presenza di un solo appartenente al sesso sottorappresentato, dato che nulla al riguardo è previsto nella legge di cui sopra.”
La proposta di delibera per la Modifica dello Statuto di Roma Capitale, presentata da diciotto consiglieri del M5S, ha lo scopo dichiarato, accentuato dal richiamo alla parte delle linee programmatiche a ciò dedicata, di assicurare all’interno dell’Open Government, la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali con strumenti di democrazia partecipativa e diretta.
Mi limito ad approfondire le parti della proposta di delibera che nulla hanno a che fare con tali strumenti e tendono a eliminare le norme di garanzia di genere. Sono le proposte di modifica allo Statuto che prevedono la soppressione delle Commissioni delle elette, nella Capitale e in ciascun Municipio, e l’istituzione delle Commissioni per le Pari Opportunità, nelle quali, se la modifica fosse approvata, sarebbe garantita la presenza di un solo appartenente al sesso sottorappresentato. Lo stesso tipo di composizione è previsto per la istituenda Commissione Roma Capitale, Statuto e Innovazione tecnologica.
Cosa ancora più strabiliante, e anche questa spuria rispetto al tema della partecipazione, la soppressione del criterio del 50 e 50 per la composizione delle Giunte della Capitale e dei Municipi.
Queste modifiche, che riguardano organi di governo, quindi i rappresentanti e non i rappresentati, e nulla hanno a che fare con la partecipazione, vengono motivate con il richiamo alle Linee programmatiche della Sindaca Virginia Raggi. E invece le Linee programmatiche, in modo diametralmente opposto a quanto potrebbe far pensare il richiamo da parte dei diciotto consiglieri del M5S, dopo aver definito il principio delle pari e eque opportunità “modalità trasversale dell’azione dell’amministrazione” contengono l’impegno a costruire “ una città per tutte e per tutti, senza alcuna discriminazione, nel pieno rispetto dell’articolo 3 della Costituzione e dello Statuto di Roma Capitale”.
Le parti della proposta di delibera che modificano le norme di garanzia di genere sono da cancellare non soltanto perché disattendono le Linee programmatiche, ma perché in contrasto con principi costituzionali e disposizioni europee e internazionali. Nel concreto, la mancanza delle norme di garanzia di genere potrebbe favorire accordi su uomini scelti in base a vecchie logiche spartitorie partitocratiche e impedire l’arrivo di donne competenti.
Un inaccettabile ritorno all’indietro rispetto a una conquista che ha una storia collettiva che va rispettata. La quota del 50% fu introdotta nel 2013 (Giunta Alemanno) nello Statuto di Roma Capitale dall’emendamento firmato da Monica Cirinnà (PD) e Gemma Azuni (SEL) – “Fra i nominati è garantita la presenza, di norma in pari numero, di entrambi i sessi, motivando le scelte difformemente operate con specifico riferimento al principio di pari opportunità” .
Il M5S cerca giustificazioni postume sostenendo che nelle Giunte comunque deve essere rispettata la percentuale minima del 40% di rappresentanza di genere prescritto dall’articolo 1, comma 137 della legge 7 aprile 2014, n. 56, la cosiddetta legge Delrio.”.
Posizione da respingere, dato che si tratta di un aggiornamento che non è per niente “dovuto” perché la legge dispone che “nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento”, e quindi nulla vieta ai Comuni di prevedere il criterio paritario, come quello ora vigente per Roma Capitale.
Un criterio che supera le quote di genere, perché prevedere la presenza paritaria di uomini e donne dove si decide, in particolare all’interno delle amministrazioni territoriali, assicura un apporto equilibrato di uomini e donne, in proporzione corrispondente alla composizione anagrafica.
Inoltre la norma invocata non si applica alla composizione delle Commissioni, in cui per le sedici Commissioni delle elette, dalla presenza di tutte le consigliere (che favorisce proposte che superino gli schieramenti politici) si passerebbe a Commissioni senza garanzia di una presenza almeno equilibrata di donne e uomini.
Comunque nell’intera proposta di delibera manca del tutto la visione di genere. Quella visione di genere raccomandata dalla Carta europea della parità e dell’uguaglianza di donne e uomini nella vita locale (3)
Visione di genere proclamata nelle Linee guida, ma che si tenta di cancellare, e rinnegata nelle azioni da un Movimento che, anziché porsi l’obiettivo della democrazia paritaria, considera evidentemente i cittadini come un agglomerato indistinto e non come un insieme di persone appartenenti all’uno o all’altro sesso.
E non convince il M5S quando porta, a conferma della non necessità di norme di garanzia di genere, gli esempi delle tante donne elette nel Movimento: primo perché le donne, in un Movimento che non ha un passato, non devono confrontarsi, almeno per i primi anni, con uomini che già presidiano i posti di comando, e anche perché, a ben vedere, anche nel M5S si trovano “due uomini al comando” ( Grillo e Casaleggio) e il candidato leader in pectore ( Di Maio) è un uomo.
La proposta di delibera dedicata alla partecipazione, è stata esaminata a livello comunale soltanto in alcune audizioni con gruppi di associazioni invitate, tra le quali non mi risulta siano state incluse associazioni che si occupano di questioni di genere.
Nei Municipi la proposta non è stata sottoposta ad alcuna forma di confronto con i cittadini. In molti Municipi non è neanche stata esaminata in Commissione. Il M5S dimostra cosi scarsa coerenza, proprio nella fase in cui si presenta come impegnato a favorire la partecipazione.
Anche dall’esame dell’iter che riguarda il parere obbligatorio e non vincolante dei Municipi, nulla di entusiasmante: su quindici Municipi, soltanto otto (tra i quali i due non a maggioranza M5S ), quindi meno del cinquanta per cento di quelli a guida M5S, hanno emesso il parere (4)
In particolare il Primo e il Secondo Municipio hanno espresso parere contrario con osservazioni, soltanto il VII e il XV hanno espresso, a maggioranza, parere favorevole senza osservazioni, gli altri (IV, XI, XIII e XIV ) parere favorevole ma con osservazioni.
I Municipi Primo e XIII hanno approfondito molto anche la parte riguardante gli strumenti di partecipazione.
Comunque la nuova composizione della Giunta di Roma Capitale e delle Giunte dei Municipi sono state oggetto, salvo in un caso, di tutte le osservazioni.
In conclusione, l’eventuale approvazione della proposta di modifiche dello Statuto nel testo in corso di esame comporterebbe un passo indietro grave e inaccettabile rispetto a conquiste democratiche della democrazia partecipativa e paritaria in cui finora Roma Capitale è stata capofila, a prescindere dalle maggioranze politiche.
Per fortuna siamo ancora a livello di tentativo e qualche speranza è legata alla recente attribuzione da parte della Sindaca della delega alle Pari Opportunità proprio alla stessa Assessora competente per la partecipazione.
Rosanna Oliva de Conciliis
*Aspettare stanca, associazione di promozione sociale che aderisce a Carteinegola info@aspettarestanca.it www.aspettarestanca.wordpress.com
(1) Scarica la bozza dal sito di Roma Capitale Proposta di deliberazione di revisione dello Statuto di Roma Capitale testo con modifiche a cura di Carteinregola
(2) legge 7 aprile 2014, n. 56 art. 1 comma 137. Nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi puo’ essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico.
http://www.altalex.com/documents/news/2014/04/08/riordino-province-e-citta-metropolitane-la-legge-in-gazzetta
(3) Carta europea della parità e dell’uguaglianza di donne e uomini nella vita locale https://aspettarestanca.wordpress.com/2013/02/04/per-saperne-di-piu-sulla-carta-europea-della-parita-e-delluguaglianza-delle-donne-e-degli-uomini-nella-vita-locale/
(4) dal sito di Roma Capitale abbiamo scaricato i pareri http://www.comune.roma.it/servizi/DeliberazioniAttiWeb/
nuovo statuto Delib. n.13 8 Giugno 2017 I Mun
nuovo statuto Delibera_23_2017 II Mun
nuovo statuto Del. IV M
nuovo statuto Del VII CM n. 17 del 2017-1
nuovo statuto delibera n. 15 anno 2017 XIII M
nuovo statuto delib_n_21_12_06_2017 XIV M
nuovo statuto delibera XV Mun