Il 26 ottobre il Senato della Repubblica ha approvato definitivamente il testo di legge elettorale (il via libera della Camera dei deputati era arrivato due settimane prima) che regolerà il voto delle Elezioni Politiche 2018. In base al nuovo sistema, denominato Rosatellum (legge n. 165 del 3 novembre 2017), sul quale hanno raggiunto un’intesa i principali partiti di centrodestra e centrosinistra ma non il Movimento 5 Stelle, siamo chiamati a scegliere i 630 deputati e i 315 senatori che dovranno rappresentarci in Parlamento con un meccanismo elettorale misto, in parte maggioritario e in parte proporzionale. Le norme passate in Parlamento prevedono l’elezione dei membri di Camera e Senato per due terzi (il 64% dei seggi) con un metodo proporzionale e collegi plurinominali e per un altro terzo (il 36% dei seggi) attraverso un metodo maggioritario e collegi uninominali.
Per quanto riguarda la Camera dei deputati è prevista l’elezione di 232 onorevoli in collegi uninominali (di cui 6 in Trentino Alto Adige, 2 in Molise e uno in Valle d’Aosta) con sistema maggioritario, di 386 deputati in piccoli collegi plurinominali con sistema proporzionale e di altri 12 nella circoscrizione Estero, sempre con ripartizione proporzionale dei seggi. Per il Senato della Repubblica, invece, è prevista l’elezione di 109 senatori in collegi uninominali maggioritari (di cui 6 per il Trentino Alto Adige, uno per il Molise e uno per la Valle d’Aosta), 200 in collegi plurinominali proporzionali e altri 6 nella circoscrizione Estero, anche qui con metodo proporzionale. Nei collegi uninominali, quelli in cui vale il metodo maggioritario, viene eletto in Parlamento il candidato che ottiene un solo voto in più degli altri. Nei collegi plurinominali i seggi vengono attribuiti proporzionalmente ai voti ottenuti.
COLLEGI ELETTORALI
I collegi uninominali e plurinominali del Rosatellum e il numero dei seggi per ogni collegio sono stati determinati da un decreto legislativo approvato in Consiglio dei Ministri il 23 novembre, due settimane dopo l’entrata in vigore della nuova legge elettorale, e poi trasmesso al Parlamento per il parere consultivo. La nuova mappa prevede un distribuzione diversa dei collegi rispetto alle precedenti elezioni Politiche e in particolare rispetto al Mattarellum (il sistema di voto in vigore nel 1994, 1996 e 2011 che prevedeva l’elezione del 75% dei parlamentari con metodo maggioritario). La commissione che ha lavorato al decreto, guidata dal presidente dell’Istat Giovanni Alleva, ha ridisegnato i collegi tenendo conto del cambiamento del numero di abitanti nelle varie regioni, di una diminuzione al Sud e un incremento al Centro Nord. Per quanto riguarda la Camera (escludendo i 12 deputati da eleggere all’Estero) le circoscrizioni sono 28: Piemonte 1 (23 seggi), Piemonte 2 (22), Valle d’Aosta (un solo seggio, un solo collegio uninominale), Lombardia 1 (40), Lombardia 2 (22), Lombardia 3 (23), Lombardia 4 (17), Trentino Alto Adige (11), Veneto 1 (20), Veneto 2 (30), Friuli Venezia Giulia (13), Liguria (16), Emilia Romagna (45), Toscana (38), Umbria (9), Marche (16), Lazio 1 (38), Lazio 2 (20), Abruzzo (14), Molise (3), Campania 1 (32), Campania 2 (28), Puglia (42), Basilicata (6), Calabria (20), Sicilia 1 (25), Sicilia 2 (27), Sardegna (17).
Al Senato invece (senza considerare i 6 senatori da eleggere all’Estero) le circoscrizioni sono 20, una per ogni regione: Piemonte (22 seggi), Valle d’Aosta (un solo seggio, un solo collegio uninominale), Lombardia (49), Trentino Alto Adige (7), Veneto (24), Friuli Venezia Giulia (7), Liguria (8), Emilia Romagna (22), Toscana (18), Umbria (7), Marche (8), Lazio (28), Abruzzo (7), Molise (2), Campania (29), Puglia (20), Basilicata (7), Calabria (10), Sicilia (25) e Sardegna (8).
PLURICANDIDATURE
Con il Rosatellum sono previste pluricandidature, candidature multiple. I candidati alla carica di deputato o senatore possono presentarsi in un solo collegio uninominale maggioritario e in più collegi plurinominali dove vale la regola del proporzionale (in questo caso fino a 5 collegi) e possono presentarsi sia in un collegio maggioritario che in un uno o più collegi proporzionali (sempre con il limite di 5). Se il candidato riesce a farsi eleggere sia in un collegio uninominale che in uno o più collegi plurinominali andrà ad occupare il seggio del sistema maggioritario. Se vince invece in diversi collegi della parte proporzionale otterrà il seggio corrispondente al collegio in cui la sua lista ha ottenuto la percentuale di consensi più bassa.
LISTINI BLOCCATI
La nuova legge elettorale prevede per la parte proporzionale liste bloccate. Ciò significa che gli elettori non possono esprimere una preferenza: vicino al simbolo trovano un breve elenco di candidati, da 2 a 4, che vengono eventualmente eletti nell’ordine. Sono previste anche quote rosa, le quote di genere. Nei collegi uninominali a livello nazionale nessuno dei due generi può essere rappresentato in misura superiore al 60% (e quindi non inferiore al 40%). Anche nel complesso delle liste dei collegi plurinominali presentate a livello nazionale, nessuno dei due generi può essere rappresentato nella posizione di capolista in misura superiore al 60%. Nella successione interna delle liste nella parte proporzionale, i candidati devono essere collocati secondo un ordine alternato uomo-donna o donna-uomo.
SOGLIA DI SBARRAMENTO
Il Rosatellum prevede anche le coalizioni. Quindi favorisce alleanze tra più formazioni politiche. Diversi partiti, diverse liste, all’interno di un collegio uninominale possono aggregarsi per sostenere un unico candidato. Anche in caso di coalizione nella parte maggioritaria le forze politiche competono singolarmente nella parte proporzionale. È poi vietato il voto disgiunto, gli elettori non possono scegliere uno dei candidati nel collegio uninominale e poi votare per una lista a lui non collegata nella parte proporzionale. La soglia di sbarramento nazionale per le liste, sia alla Camera che al Senato, è fissata al 3% su scala nazionale, nel proporzionale. C’è poi una soglia di sbarramento al 10% per le coalizioni, e in questo caso almeno una lista deve aver superato il 3%. Un caso diverso è quello delle minoranza linguistiche, per le quali è prevista una soglia al 20% nella regione di riferimento.
Con il nuovo sistema si vota con un’unica scheda elettorale per la Camera e un’unica scheda per il Senato. Per quanto riguarda il collegio uninominale maggioritario, sotto il nome e il cognome di ogni candidato alla carica di deputato o di senatore vengono indicate le liste a lui collegate. Su ognuna delle due schede l’elettore indica la sua preferenza sia per la parte proporzionale che per quella maggioritaria. Ogni scheda è dotata di un apposito tagliando antifrode rimovibile, dotato di un codice progressivo alfanumerico generato in serie, che è rimosso e conservato negli uffici elettorali prima dell’inserimento della scheda nell’urna.
COME SI VOTA ELEZIONI POLITICHE 2018
L’elettore può esprimere il proprio voto in due modi: tracciando un segno sul simbolo della lista (in questo modo la preferenza si trasferisce anche al candidato nel collegio uninominale sostenuto dalla lista votata) o tracciando un segno sul nome del candidato nel collegio uninominale. In questo secondo caso il voto si trasferisce anche alla lista se il candidato è sostenuto da una sola lista. Se invece il candidato è sostenuto da una coalizione il voto viene distribuito tra le liste che lo sostengono proporzionalmente ai risultati in quella circoscrizione. In questo caso si parla di voto disperso. Ovviamente il voto è valido anche se l’elettore decide di tracciare due segni, uno sul nome del candidato e una sulla lista o una delle liste a suo sostegno. Si tratta di voto nullo quando l’elettore traccia un segno sul rettangolo contenente il nome del candidato nel collegio uninominale e un segno su un rettangolo contenente il contrassegno di una lista il cui candidato non è collegato. Non è possibile quindi il voto disgiunto.
Va poi ricordato che per partecipare al voto è necessario presentarsi al proprio seggio elettorale muniti di un documento di riconoscimento, come la carta d’identità o la patente di guida, e della tessera elettorale. I documenti per votare vanno esibiti agli scrutatori prima di ricevere la scheda elettorale ed esercitare il proprio diritto.