Lo Stadio delle cose
Autore : Redazione
La vicenda del Nuovo Stadio della Roma, che va avanti ormai da due anni (1), da due mesi è arrivata sul tavolo dei nuovi amministratori pentastellati, che dopo aver condotto una strenua lotta contro l’operazione dai banchi dell’opposizione, adesso tentennano, palleggiando con la Regione Lazio la responsabilità della decisione finale.
Carteinregola fa parte dei tanti (2) che da subito si sono dichiarati contrari (3), soprattutto per quelle tre torri di uffici e spazi commerciali, che non c’entrano nulla con lo Stadio e le strutture annesse, e che servono a generare il plus valore necessario a garantire l’equilibrio economico delle infrastrutture e delle opere pubbliche messe a condizione della dichiarazione di interesse pubblico. Tuttavia la questione, a questo punto, più che la coerenza della Sindaca Virginia Raggi e del suo Assessore Paolo Berdini, riguarda il coraggio della nuova amministrazione nel prendere una decisione, dicendo chiaramente ai cittadini come stanno le cose. Carteinregola chiede a Comune e Regione di pubblicare tutti i documenti, compresi quelli relativi alle segnalazioni degli uffici comunali delle criticità presenti nel progetto, riportate da un documentato articolo di Fernando Magliaro [Il tempo
: “Il Comune fa melina sullo Stadio” (dal blog Athos o della limpidezza] (anche in calce). E anche di dire chiaramente quali siano i rischi economici per la città in caso di risarcimenti, e i possibili “esautoramenti” che il privato potrebbe chiedere in base ai commi sugli stadi (4)
Non ci interessa sapere se ha ragione il Comune, che ha trasmesso gli elaborati del progetto definitivo alla Regione Lazio non ritenendo necessaria alcuna declaratoria di accompagnamento, o se ha invece ragione la Regione a sollecitare una dichiarazione di conformità degli elaborati consegnati dal proponente privato con quanto elencato nella delibera approvata dall’Assemblea e con quanto richiesto ulteriormente dagli uffici del Dipartimento urbanistica (5). Il vero punto in discussione è se il nuovo governo di Roma ritiene che l’operazione sia di pubblico interesse – e nella conferenza decisoria regionale intende cercare di risolvere criticità e difetti che dovessero emergere – o se invece la ritiene da respingere al mittente a priori, come ha sempre detto, per la stessa natura della sua impostazione, viziata dalla scelta di inserire un Business center facendo lievitare le cubature per garantire l’equilibrio economico. In questo caso dovrebbe deciderlo subito, anche per non far perdere tempo a un’amministrazione che ha già pochi mezzi per seguire le tante vicende cittadine che dovrebbe seguire con il massimo impegno.
Il problema è che si tratta di una scelta assai difficile: il M5S fino a poco tempo fa ha sostenuto a gran voce che tutta l’operazione era una mera speculazione privata, sollevando dubbi sulla sua legittimità, tanto da avanzare denunce, poi archiviate (1). Ma il problema non è legale, è politico. Si tratta cioè di scelte che si possono non condividere e contestare aspramente ma che, fino a prova contraria, sono legittime. E se sono legittime, si potrebbero azzerare solo con una decisione politica, che molto probabilmente provocherebbe una richiesta di risarcimento da parte del proponente privato per quanto – parecchio – finora investito nel progetto. E per un movimento che ha ottenuto molti consensi con la lotta agli sprechi, sarebbe una bella patata bollente da gestire. Anche perché, escludendo i cittadini attivi e le associazioni ambientaliste, a una moltitudine di romani importa assai poco (e ne capisce assai poco) delle tre torri date in compensazione, o se il prolungamento della metro B rischi di essere inutile o altro. Raggi e Berdini si trovano quindi in una posizione comunque scomoda: se non fermano il progetto dello Stadio, dovranno rispondere della mancata coerenza e fare i conti con i militanti, i cittadini e i comitati che rinfaccerebbero giustamente il voltafaccia; se lo fermano, dovranno spiegare alla città l’eventuale prezzo da pagare, ai cittadini poco sensibili alle questioni urbanistiche i mancati investimenti (con il corredo dei soliti “posti di lavoro”), ai tifosi la mancata costruzione dello Stadio della Roma. In questo scenario, la migliore tattica è senz’altro prendere tempo, anche perchè nella conferenza dei servizi potrebbero anche emergere criticità in grado di dare una motivazione tecnica sufficientemente consistente anche dal punto di vista legale e di fermare il progetto senza esporre la città a risarcimenti milionari. Tra l’altro, a quanto pare, gli uffici comunali hanno già individuato alcune problematiche, che dovranno essere tenute nel dovuto conto (vedi articolo in calce).
Tuttavia, anzichè tirare in lungo tra pareri, interpretazioni procedurali e palleggi tra Comune e Regione, anche alla luce di quanto sta accendo, sarebbe molto meglio che la nuova amministrazione mandasse alla città un segnale forte, prendendosi da subito le sue responsabilità e spiegando ai cittadini quali decisioni intende prendere e perché.
La maggior parte degli elettori romani ha scelto un movimento con una storia lontana dalla politica tradizionale anche per sentire finalmente un parlare che fosse “sì, sì, no, no”. Il “ni”, per chi promette il cambiamento, è comunque una sconfitta.
Anna Maria Bianchi Missaglia
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinegola@gmail.com
Il coup de théâtre è arrivato martedì sera, intorno alle ore 20.
A quell’ora, tramite posta elettronica certificata, il Campidoglio ha spedito in Regione non il sospirato parere di conformità del progetto alla delibera di pubblico interesse ma un’integrazione documentale di 16 pagine con le relazioni di Dipartimento Mobilità e Trasporti, Urbanistica, Tutela Ambientale, Lavori Pubblici e Acea.
Una melina, di certo meno elegante di quella di Liedholm, ma sufficiente ad allungare, come in un grande gioco dell’oca, i tempi. La Regione, infatti, ha comunicato che “si ritengono differiti i tempi di indizione della Conferenza di Servizi” e ha annunciato che “entro questa settimana avrà luogo un incontro tra gli Uffici competenti di Comune e Regione per definire il prosieguo dell’iter amministrativo, con l’obiettivo di indire la Conferenza dei Servizi nei tempi previsti”. Tempi ufficialmente mai comunicati ma che, secondo gli uffici regionali, saranno comunque brevi.
Leggendo la lettera di accompagnamento, firmata da Annamaria Graziano, direttore dell’Urbanistica, e dall’architetto Vittoria Crisostomi, direttore della Trasformazione urbana, però, oltre che le carenze documentali nel progetto presentato, emerge anche la posizione della Giunta Raggi proprio sulla questione del pubblico interesse.
È scritto, infatti: “si è valutato che solo in sede di Conferenza di Servizi, componendo le questioni di merito individuate dai dipartimenti nel corso dell’istruttoria, anche con eventuali modifiche poste dagli altri Enti convocati, sarà possibile configurare per intero e in forma definitiva […] i caratteri della variante e di conseguenza il permanere dei profili di interesse pubblico, che saranno confermati o meno da un atto del medesimo organo che si è già espresso con la Delibera 132/2014 (quella del consiglio comunale proprio sul pubblico interesse, ndr)”.
In sostanza, la posizione della Giunta Raggi è: aspettiamo quello che esce della Conferenza di Servizi, soprattutto i pareri degli altri Enti. Finito l’esame delle carte, vediamo che ne esce prima di dire se il pubblico interesse viene confermato oppure no. E, nel caso, gli uffici dicono anche: spetta alla politica, nel caso, cambiare l’interesse pubblico in Consiglio comunale.
E, finalmente, siamo in grado anche di verificare quali sono le carenze documentali che gli uffici capitolini hanno ravvisato nel progetto.
AMBIENTE
Si parte con il servizio cavi stradali che chiede l’esatta indicazione, numero e specie delle alberature da abbattere. Si passa poi al servizio aree fluviali che chiede “un puntuale approfondimento progettuale delle aree golenali e del Tevere che, benché esterni al perimetro, rappresentano un unicum territoriale”. Per il servizio “sostenibilità e energie” manca la previsione dei consumi energetici su base annua. Per gli “scarichi idrici” manca una “risposta chiarificatrice” sul problema dello smaltimento delle acque industriali; mentre esprime parere negativo all’impianto di evapotraspirazione (per lo smaltimento di acque domestiche tramite le piante) perché è previsto “solo dove non sono presenti reti fognarie”; infine, “pur non essendo di competenza” del servizio scarichi idrici, si chiedono chiarimenti sull’”impatto della maggiore affluenza delle acque meteoriche”. Il servizio cave e rifiuti inerti chiede un piano per la “gestione dei rifiuti prodotti” da scavi e demolizioni e di un “piano per l’utilizzo delle terre di scavo”; mentre il servizio gestione acustica chiede di “precisare numericamente l’incremento dei treni sulla Roma-Lido” e di “valutare l’impatto acustico” con le “opportune simulazioni”. Inoltre, lo stesso servizio chiede un calcolo dei livelli sonori degli effetti di mitigazione del suono operati dalle barriere acustiche sulla Roma-Fiumicino. Alcune prescrizioni, poi, più che carenza documentale, entrano proprio nel merito di quanto dovrà essere discusso in Conferenza di Servizi. È il caso del “parcheggio 03” che, per il servizio autorizzazioni ambientali va spostato “al fine di evitare la compromissione delle aree (ambientali) di medio livello” o, per gli altri parcheggi a raso, viene richiesta una incrementazione delle opere a verde. Infine verifiche vengono chieste dal servizio inquinamento olfattivo in relazione alla caratterizzazione chimica delle sostanze e alla necessità di mitigazioni olfattive.
MOBILITÀ
Per il servizio “trasporto privato” mancano alcune carte, come la relazione tecnica specialistica del ponte pedonale dalla stazione Magliana della ferrovia Roma-Fiumicino Aeroporto, la documentazione sugli studi di traffico nell’ambito delle attività di vendita e i progetti sulle modalità di accesso alle “aree pertinenziali” (carico e scarico, parcheggi) dei negozi, gli elaborati definitivi della pista ciclabile e quelli dell’accessibilità allo Stadio dai parcheggi e dalla Stazione.
Per il servizio “trasporto pubblico”, ovviamente, manca il progetto sul potenziamento della Roma-Lido che, però, non era fra quelli previsti, data la preferenza per lo sfioccamento della Metro B.
LAVORI PUBBLICI
Per il dipartimento “sono stati integrati tutti gli elaborati mancanti richiesti (a giugno 2015,ndr), eccetto gli elaborati stato di fatto (quelli inerenti a com’è oggi la situazione), che necessitano di relazione generale o specialistica”.
Va invece integrata “la connessione del sistema Stadio con il Ponte dei Congressi. Al riguardo – si legge nella relazione – nonostante il nuovo ponte venga citato nella relazione trasportistica, esso non compare tra gli interventi da attuare. Non è quindi mai simulato il sistema delle infrastrutture di viabilità dello Stadio con quello del Ponte”. Altra indicazione, poco preliminare e molto da discussione in Conferenza, è quella di “considerare l’opportunità di realizzare l’unificazione di via Ostiense e via del Mare fino a Viale Marconi e, in ogni caso, adottare soluzioni che non precludano la futura eventuale unificazione”. Va ricordato che l’unificazione dell’asse via del Mare/Ostiense è previsto dal Raccordo allo Stadio, rimanendo, salvo normale messa in sicurezza, con l’attuale conformazione dallo Stadio a viale Marconi.
ACEA
Per Acea, a parte alcune richieste di integrazioni progettuali su fogne e acque meteoriche, si chiedono approfondimenti di analisi sulle emissioni di odori incrementando nel numero quelle già fatte dai progettisti perché, pur se in linea con le rilevazioni di Acea stessa, non sono considerate sufficienti a fornire un quadro completo.
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(3) Le posizioni dei membri del nostro laboratorio sono in realtà piuttosto articolate, da quelle favorevoli – in netta minoranza- a quelle totalmente contrarie, passando per una maggioranza che boccia soprattutto l’operazione immobiliare e ha forti dubbi sulla validità – a livello cittadino – di infratrutture che sembrano quasi esclusivamente al servizio dello Stadio privato e del centro direzionale stesso.
(in particolare, è previsto che... il soggetto proponente presenta al comune il progetto definitivo… Ove il progetto comporti atti di competenza regionale, la conferenza di servizi e’ convocata dalla regione, che delibera entro centottanta giorni dalla presentazione del progetto. Il provvedimento finale sostituisce ogni autorizzazione o permesso comunque denominato necessario alla realizzazione dell’opera e determina la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell’opera medesima...in caso di superamento dei termini di cui alle lettere a) e b), …Relativamente agli impianti omologati per un numero di posti pari o superiore a 4.000 al coperto e 20.000 allo scoperto, decorso infruttuosamente l’ulteriore termine di trenta giorni concesso all’ente territoriale, il Consiglio dei ministri, al quale e’ invitato a partecipare il presidente della regione interessata, previo parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, da esprimere entro trenta giorni dalla richiesta, adotta, entro il termine di sessanta giorni, i provvedimenti necessari;
(5) Si veda lo scambio di dichiarazioni tra l’Assessore di Roma Berdini e l’Assessore regionale Civita: