Si è svolta giovedì 14 dicembre 2017 la seduta della Commissione Sport con all’ODG l’illustrazione della Proposta di deliberazione di iniziativa del consigliere Diario, nuovo Regolamento per gli Impianti Sportivi di proprietà Comunale. (Prot. N. RC/34353/2017) e nuovo Regolamento per i Centri Sportivi Municipali. (Prot. N. RC/34791/2017), che si è conclusa con la previsione di effettuare alcuni approfondimenti giuridico amministrativi e con un ulteriore appuntamento con gli operatori del settore, che chiedono garanzie per gli investimenti fatti in passato o per interventi urgenti che da tempo chiedono di effettuare, anche per le nuove normative della sicurezza, a cui gli uffici in ceerti casi non hanno dato ripsosta. In calce il nostro post pubblicato prima della riunione della Commissione.
Sta faticosamente concludendo il suo iter il nuovo Regolamento per gli impianti sportivi comunali che Carteinregola sollecita e segue da anni, inviando osservazioni e proposte, che questa volta sono state in parte recepite dall’attuale Amministrazione. Il risultato finale è un testo che finalmente fissa delle regole per la gestione da parte dei privati di un patrimonio che è di tutti i cittadini. Suscitando le critiche di alcuni operatori del settore, come il presidente della COGISCO, una delle associazioni di categoria, che in un’intervista a Cinquequotidiano* parla di “astratta legalità”, lamentando che la normativa sul Codice degli Appalti – peraltro nazionale – non consenta prolungamenti delle concessioni. Proviamo a fare un po’ di chiarezza anche noi, cominciando proprio dalle regole, presidio di trasparenza e democrazia, contro l’opacità delle promesse e dei favori che da troppo tempo improntano la vita della Capitale.
Di quali regole parliamo. Come Vittorio Gassman nell’episodio “La strada è di tutti” (film I Mostri di Dino Risi) (1), nei panni del pedone e dell’ automobilista, troppo spesso le regole sono a corrente alternata. Obblighi per gli altri, eccezioni per se stessi. E se esistono molte regole che non funzionano e che devono essere cambiate – con criteri democratici che tengano conto della complessità delle esigenze – non può cambiare la loro natura: le regole devono essere uguali per tutti. A cui va aggiunto, quando parliamo di beni pubblici, che le regole devono perseguire l’interesse collettivo: le piazze e i marciapiedi, i locali di proprietà pubblica, gli impianti sportivi, le spiagge e molto altro sono un patrimonio di tutti, che deve essere gestito nell’interesse generale e assegnato con criteri trasparenti che li rendano accessibili a tutti coloro che legittimamente possono aspirarvi.
E gli ambulanti, i balneari o, in questo caso, i gestori di impianti sportivi comunali, cioè i privati che ne hanno avuto – provvisoriamente – l’assegnazione (non parliamo qui dei beni pubblici “indisponibili”, da affidare ad associazioni senza fini di lucro, che è un tema diverso e ulteriormente complesso), che attaccano la famosa direttiva Bolkestein (2) e il nuovo Codice degli appalti (3), dimenticano che si tratta di normative poste a tutela della collettività, degli utenti dei centri sportivi e anche degli altri operatori, spesso esclusi a vita a causa di assegnazioni che premiano le rendite di posizione. E se è giusto condividere il più possibile i nuovi criteri con le categorie interessate, non bisogna mai dimenticare che l’interesse principale, quando si parla di beni pubblici, deve essere quello di tutti i cittadini (4).
Regole per gli impianti sportivi di proprietà comunale
Carteinregola ha spesso sollecitato le istituzioni cpaitoline affinchè fossero istituite regole più stringenti , applicate con maggiore rigore e controlli. Non vogliamo certo fare di ogni erba un fascio, mettendo sullo stesso piano impenditori che portano avanti con serietà le attività sportive, anche in zone della città dove le strutture sono scarse o troppo costose, e quei concessionari che non rispettano gli accordi presi con il Comune, usufruendo di canoni ultrascontati e non fornendo i dovuti servizi alla cittadinanza (o addirittura non pagando i canoni, anche infimi).
E’ quindi necessario stabilire le regole, a partire da quella che le concessioni devono avere una durata limitata, e dopo un certo numero di anni devono essere rimesse a gara. Nè i lavori di migliorie o gli investimenti possono essere usati come mezzo per prolungare l’assegnazione oltre ogni ragionevole (e a norma di legge) limite.
Leggiamo nella citata intervista (*) che il Presidente del COGISCO (5) critica il nuovo Regolamento elaborato dall’attuale maggioranza – in particolare dal Presidente della Commissione sport Angelo Diario in sinergia con l’Assessore allo Sport Daniele Frongia – in quanto emergerebbe una “sfiducia nei confronti dei concessionari che, quindi, devono essere sottoposti a una serie di controlli preventivi e di vincoli autorizzativi” aggiungendo che “in nome di un’astratta legalità ed aderenza alle norme, si apre la strada allo sport commerciale gestito da imprenditori privati“(al link in calce l’intervista integrale*). Ma ci si chiede, guardandosi intorno e vedendo come è ridotta la Capitale, soprattutto a causa della latitanza dei controlli e del bypassamento delle regole con pratiche spesso clientelari, come si possa definire “astratto” il bisogno di legalità.
In questi ultimi 4 anni, Carteinregola (tramite istanze di accesso agli atti e sopralluoghi) ha riscontrato diverse irregolarità: in alcuni circoli, si trattava di concessioni scadute da tempo; in altri, di ristrutturazioni effettuate in assenza delle autorizzazioni di rito; in altri ancora, di canoni con importi irrisori rispetto alle tariffe richieste per le discipline sportive; in altri casi, infine, dell’esercizio (anche in ore notturne) di una serie di attività, prettamente commerciali e non statutarie, che beneficiavano comunque del regime fiscale agevolato in nome della finalità Non Profit dei circoli sportivi comunali.
Per questo noi di Carteinregola troviamo questo nuovo Regolamento decisamente “rivoluzionario”, quantomeno rispetto a quanto abbiamo visto sino a oggi. Certo non è facile accordare una regola generale con i tanti casi specifici, specialmente quelli che riguardano quei concessionari che, all’entrata in vigore di questo Regolamento, si trovano in condizioni particolari (per es. con concessione scaduta ma in attesa di nuovo affidamento per via di lavori iniziati ecc. ecc.), che tuttavia sono stati ampiamente considerati nelle norme transitorie, che hanno confermato le proroghe promesse (ma mai autorizzate) dalle precedenti amministrazioni, ponendo solo la condizione di una verifica puntuale dei lavori effettuati.
Quindi, nel suo complesso, questo Regolamento è un notevole passo avanti. Basti solo la parte in cui si dice che: La modalità di affidamento degli Impianti sportivi è disciplinata dal D.Lgs. n. 50/2016 e s.m.i. (Codice dei Contratti Pubblici) ed avviene a seguito dell’espletamento di procedure ad evidenza pubblica. Che sarà anche un elemento di complicazione e di dilatamento dei tempi, però è l’unico vero baluardo per la difesa dei diritti e il tramonto dei favori.
Un passo avanti anche che il Regolamento preveda controlli senza preavviso da parte dell’Amministrazione comunale e anche della Polizia urbana (prima non se ne parlava proprio), oltre a regole ferree sulla durata della Concessione e sulla decadenza della medesima.
Per questo pensiamo che il nuovo Regolamento, senz’altro perfettibile, dovrebbe essere sostenuto, oltre che da tutti i cittadini e utenti, anche da tutti gli imprenditori degli impianti che intendono operare nella trasparenza e nell’interesse pubblico, come è doveroso per chi ha in affidamento un bene di tutti.
Il consiglio straordinario sullo sport del 2 novembre è stata un’occasione per fare un primo bilancio del lavoro svolto da inizio consiliatura, per riflettere sulle principali difficoltà incontrate, sui tempi necessari a vedere i primi risultati concreti.
Il baricentro intorno al quale ruotano le considerazioni che desidero condividere è costituito dalla seguente domanda: la forza politica che governa una città può decidere cosa vuole e realizzarlo quando vuole? La storia recente della Capitale dimostra che la risposta é negativa. Chi firma gli atti amministrativi sono i dirigenti, e non i consiglieri. É per questo che occorre governare insieme agli uffici. Perchè l’alternativa, indipendentemente dal fatto che gli errori siano dell’uno oppure dell’altro, è l’immobilismo.
Il consiglio del 2 novembre è stato convocato con la richiesta di audire il Presidente dell’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione), Cantone, per avere chiarimenti circa l’applicazione del Codice dei Contratti pubblici (D. Lgs. 50/2016) agli impianti sportivi comunali e alle palestre scolastiche e, nella premessa dell’intervento che potete ascoltare, non ho potuto fare a meno di esprimere lo sconcerto, di fronte a questa richiesta dei consiglieri di minoranza, per due motivi: in primo luogo perché l’ANAC si è già espressa chiaramente sull’argomento, con numerose delibere e pareri interpretativi che ho illustrato personalmente in diverse sedute della Commissione sport (ad esempio vi invito a leggere il verbale del 7 febbraio 2017); in secondo luogo perché se ogni comune italiano chiedesse a Cantone di intervenire personalmente in Consiglio per fornire chiarimenti, non gli basterebbero 20 anni per fare il giro d’Italia (e Cantone non si occupa solo di Codice dei Contratti, che a sua volta non si applica solo ai servizi sportivi). Insomma pura follia.
Forse i consiglieri di minoranza, sebbene siano quelli esperti e competenti, non sanno che, oltre all’ANAC, possono rivolgersi alle strutture capitoline che hanno il compito di offrire un supporto tecnico e giuridico ai consiglieri. Per quanto mi riguarda, ho scritto spesso al Segretariato Generale e all’Avvocatura Capitolina per chiedere dei pareri sugli aspetti più dibattuti circa l’applicazione del Codice dei Contratti. A differenza dei miei colleghi che siedono nei banchi dell’opposizione, infatti, sono consapevole di aver bisogno del supporto degli uffici ed è grazie a loro che anche io, inesperto e non titolato in materia di giurisprudenza, sono in grado di comprendere quanto è stabilito dal Codice.
Il rapporto tra politica ed amministrazione non si esaurisce qui. Come ho scritto all’inizio, infatti, la politica da sola non può decidere ciò che vuole. Nel corso di questo anno e mezzo ci siamo imbattuti in decine di casi concreti che lo dimostrano. Ad esempio, l’impianto sportivo di Via Como è incompiuto per colpa della mancanza di volontà politica? No. La colpa è stata della variante al progetto presentata dalla Giunta Alemanno? Nemmeno. L’impianto è incompiuto perchè il Segretariato ha avanzato dei dubbi sulla legittimità della scelta fatta dalla parte politica, non condivisa con la parte amministrativa, dell’affidamento diretto alla società CAM: questa scelta, giusta o sbagliata che fosse, ha comportato il blocco del cantiere per anni. La politica, quindi, non può decidere ciò che vuole senza il parere favorevole degli uffici.
Un altro esempio è costituito dalle Schede Merloni, riferite agli investimenti negli impianti sportivi comunali: nel 2015 il Consiglio decise di inserirle nella programmazione triennale del Comune, la Ragioneria Generale successivamente non diede seguito a tale inserimento, bloccando tutti i progetti. L’attuale amministrazione, diversamente, ha concordato una procedura e dei criteri per l’inserimento dei progetti, a seguito di una serie di incontri con Segretariato, Ragioneria e Dipartimento Sport e, finalmente, il prossimo anno queste opere potranno essere realizzate e/o acquisite al patrimonio pubblico.
Un ulteriore esempio lo troviamo nei prolungamenti delle concessioni. La politica può decidere di prolungare una concessione, anche se il Segretariato sostiene che la legge lo vieti? No, non può. E, infatti, ciò non è mai avvenuto. Con la Commissione Sport abbiamo affrontato decine di casi di questo tipo. Sembra quasi una strategia: da una parte la promessa di prolungamento ai concessionari da parte dei politici, dall’altra l’impegno a realizzarla, sì, ma solo nella consiliatura successiva . Abbiamo discusso di numerosissimi casi che, da oltre un decennio, attendono una soluzione definitiva. Naturalmente non penso che sia andata così. La verità è che in passato non si usava studiare le leggi prima di fare promesse e quindi si prendevano impegni non realizzabili, seppure in buona fede. Atti che si pensavano leciti, in realtà erano illegittimi e quindi non si sono mai potuti formalizzare. A prescindere dal fatto che la Città sia stata governata da furbetti in malafede oppure da ignoranti in buona fede, il risultato è lo stesso: un periodo troppo lungo di mal governo.
Il nostro modo di governare si basa, quindi, sulla condivisione. Con il Segretariato ho avuto due incontri per discutere della cd. “delibera ponte” tra vecchio e nuovo regolamento per gli impianti sportivi comunali, in quelle due occasioni mi è stato spiegato che non si possono modificare solo due o tre articoli dell’attuale regolamento ma è necessario aggiornarlo interamente. Di conseguenza, la delibera ponte revisionata è confluita nelle norme transitorie del nuovo Regolamento, che ho depositato il 9 novembre. Norme transitorie che costituiscono l’articolo più critico di tutto il testo. Anche in questo caso, le maggiori difficoltà per il lavoro che è stato portato avanti dall’attuale Amministrazione sono consistite nel dover rimediare agli errori lasciati in eredità da chi ha governato in passato, che non ha avuto la capacità (ignoranti in buona fede) o il coraggio (furbetti in malafede) di affrontare.
La condivisione è avvenuta con esperti del settore, dai quali abbiamo accolto contributi importantissimi. Approfitto per ringraziarli tutti, in particolare coloro che non sono vicini all’attuale maggioranza ma che, per amore della città, hanno messo le proprie competenze a disposizione delle istituzioni, indipendentemente dal colore politico. Ai nostri tavoli di lavoro hanno partecipato elettori che non hanno votato e che mai voteranno il Movimento 5 Stelle ma che, per la prima volta, sono stati ascoltati ed hanno creduto alla partecipazione vera che stiamo realizzando.
Anche grazie a loro, i regolamenti che approveremo ci permetteranno di disincagliare una situazione ferma non da un anno e mezzo, non da 5 anni, ma da più di un decennio.
vedi i nostri post precedenti
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Vedi anche:
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