Roma 2024, viRAGGI in corso
Autore : Redazione
L’assessore all’urbanistica Paolo Berdini, ieri in tv ad Agorà, ha rilasciato dichiarazioni a favore della candidatura olimpica di Roma, confermando i timori espressi nel nostro post del 30 agosto: «Se le Olimpiadi servono per fare quattro linee della metro o la messa in sicurezza degli impianti sportivi che stanno andando a pezzi a Roma dico di sì, entro dieci giorni decideremo». Pubblichiamo il commento di Eddyburg all’ articolo Berdini apre sulle Olimpiadi a Roma: «Difficile dire di no a certe condizioni»di Matteo Bartocci ( Manifesto 31 agosto)
(da Eddyburg)
Governare significa scegliere. Compito abbastanza facile quando la decisione riguarda progetti e risorse propri, più difficile quando i progetti e le risorse vengono da fuori, come nel caso delle olimpiadi romane. E nella logica delle politiche tradizionali (quelle caratterizzate dalla visuale corta e dell’attenzioni spasmodicamente rivolta al prossimo risultato elettorale) è molto più facile dire si (a Roma si direbbe “abbozzare”) che dire no, anche quando si sa che la saggezza imporrebbe di dire un sonoro NO. Non meravigliano quindi le esitazioni e i passetti da balletto di Raggi e di Berdini. Testimoniano quanto sia difficile cambiare rispetto al vecchio modo di fare politica: accorciano la distanza tra il modo in cui si poteva pensare che governasse il M5S e quello in cui governa il PD di Renzi. Ciò che invece stupisce è che ancora vi sia chi crede, o mostra di credere, che i grandi eventi spettacolari costituiscano una occasione e una risorsa. E’ un errore identico a quello che compie chi affida le sorti alle Grandi opere. Le Grandi opere e i grandi eventi potrebbero, forse, avere utilità laddove vi fosse un’elevata capacità, maturità, autorevolezza della rappresentanza politica e, soprattutto, una macchina amministrativa (la cosiddetta “burocrazia”) competente, interamente volta al rispetto delle regole e all’interesse generale, rodate da una lunga esperienza e tale da aver meritato la fiducia degli amministrati). A Roma, e forse in tutt’Italia, siamo ben lontani dall’aver raggiunto queste condizioni: da almeno un quarto di secolo si sta lavorando nella direzione opposta.