A giorni si compirà l’ “autonomia differenziata” di alcune Regioni ricche dal resto del Paese, una sorta di “secessione dei ricchi”.
Autore : Redazione
Immagine della petizione “No alla Secessione dei ricchi”
Nel pressochè totale disinteresse generale il 14 febbraio il ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie del Governo Conte, la leghista Erika Stefani, porterà in Consiglio dei Ministri le intese che conferiranno una maggiore autonomia ad alcune Regioni. Autonomia che per il Veneto e la Lombardia, che l’hanno chiesta con un referendum popolare (in Lombardia hanno votato il 38% degli aventi diritto), ha un contenuto prevalentemente economico: trattenere il cosiddetto residuo fiscale nella misura di 9/10 dei tributi riscossi. Solo per la Lombardia si tratta di 27 miliardi di euro che verranno trattenuti e sottratti al bilancio statale. Una decisione che non riguarda solo i cittadini di quelle regioni, ma che è una grande questione politica, che riguarda tutti gli italiani. Che può portare ad una vera e propria “secessione dei ricchi”: spezzettare la scuola pubblica italiana, creare cittadini con diritti di cittadinanza di serie A e di serie B a seconda della regione in cui vivono. “In pratica i diritti (quanta e quale istruzione, quanta e quale protezione civile, quanta e quale tutela della salute) saranno come beni di cui le Regioni potranno disporre a seconda del reddito dei loro residenti. Quindi, per averne tanti e di qualità, non basta essere cittadini italiani, ma cittadini italiani che abitano in una regione ricca. Tutto ciò è in aperta violazione con i principi di uguaglianza scolpiti nella Costituzione”(1). Una riforma che deriva da quella del Titolo V , che regola il rapporto tra stato centrale e autonomie locali, voluta nel 2001 da un governo di centro sinistra, e che ha avuto come “apripista” il Governo Gentiloni, nella persona del sottosegretario Gianclaudio Bressa – allora del Partito Democratico (2)– che nel febbraio 2018 ha firmato a Palazzo Chigi una pre-intesa sulla cosiddetta “autonomia differenziata” tra il Governo e le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Oggi quella autonomia arriva a dama con la Lega di Salvini. E una volta approvata sarà senza ritorno (3).
Gianfranco Viesti, professore ordinario di economia all’Università di Bari, ha lanciato un grido d’allarme con un saggio “Verso la secessione dei ricchi?” scaricabile gratuitamente sul sito Editori Laterza (in calce il link) . Pubblichiamo un commento di Marcello Paolozza al dibattito che si è svolto il 9 febbraio scorso, nell’ambito degli incontri “Conversazioni su Roma” promossi da alcuni anni dal prof. Giovanni Caudo (4) a cui hanno partecipato Viesti, Peppe Provenzano e Claudia Pratelli, con il coordinamento di Mattia Diletti (in calce il video dello streaming dell’incontro e vari materiali sul tema, insieme al link alla petizione “No alla secessione dei ricchi”, primo firmatario il prof. Viesti ) (AMBM)
Clicca qui per scaricare gratuitamente il volume “Verso la secessione dei ricchi?
15 febbraio 2019, verso la secessione dei ricchi?
di Marcello Paolozza
Tra pochissimi giorni, il 15 febbraio 2019 è previsto un accordo fra il Governo e le regioni che chiedono il regionalismo differenziato: il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna.
Se ciò avverrà non riguarderà solo i cittadini delle tre regioni, bensì tutto il Paese. Infatti si avvierà un processo poitico decisivo per il suo futuro, che rischia di trasformarlo profondamente, prima di tutto nella sua Costituzione materiale, inarrestabile nella direzione della sua definitiva disgregazione economico, sociale, culturale e politica.
I Tg e le trasmissioni di approfondimento televisivo e radiofonico tacciono. I quotidiani solo negli ultimi giorni hanno iniziato
timidamente a parlarne, sui social non è certo al centro del dibattito.
La stragrande maggioranza dei cittadini sembra esserne completamente all’oscuro.
L’argomento resta tabù e la Lega sta per ottenere la sua vittoria più importante, nel disinteresse generale.
Giovedì pomeriggio ho avuto la fortuna di poter assistere al I dibattito del nuovo ciclo di “Conversazioni su Roma” (iniziativa promossa da alcuni anni dal prof. Giovanni Caudo) nel corso della quale il prof. Gianfranco Viesti, professore ordinario di economia all’Università di Bari, ha presentato il suo saggio “Verso la secessione dei ricchi?” (scaricabile gratuitamente sul sito Editori Laterza). Vi consiglio di leggerlo, è prezioso, e fatelo conoscere.
Con voi voglio condividere il link dove potete anche rivedere la registrazione del dibattito:
https://www.facebook.com/conversazionisuroma/videos/977303189127474/ .
> vai alla petizione on line NO ALLA SECESSIONE DEI RICCHI
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> vai alla Pagina Facebook di Conversazioni su Roma
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IL LIBRO DI GIANFRANCO VIESTI IN DOWNLOAD GRATUITO
Questa pubblicazione è gratuita e fornita esclusiva- mente in versione digitale perché il tema delle au- tonomie regionali è passibili di forti cambiamenti in breve torno di tempo. D’intesa con l’Autore è pos- sibile che il testo venga aggiornato e che, in futuro, possa essere base per una pubblicazione ordinaria sia in digitale sia su supporto cartaceo.(Nota dell’editore)
(Dalla presentazione del libro dal sito dell’editore Laterza) Si sente dire che Veneto e Lombardia vogliono l’autonomia regionale differenziata. Ma pochissimi italiani sanno di che cosa si tratta effettivamente: anche perché se ne parla poco, e in modo volutamente molto vago. Questo breve saggio racconta le origini di questo processo, le richieste regionali e le loro possibili implicazioni. Mostra così che non si tratta di una piccola questione amministrativa, che riguarda solo i cittadini di quelle regioni, ma di una grande questione politica, che riguarda tutti gli italiani. Che può portare ad una vera e propria “secessione dei ricchi”; spezzettare la scuola pubblica italiana; creare cittadini con diritti di cittadinanza di serie A e di serie B a seconda della regione in cui vivono.
Gianfranco Viesti insegna Economia applicata presso l’Università di Bari. Si occupa di economia internazionale, industriale e regionale e di politica economica. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Una nuova politica industriale in Italia (a cura di, con F. Onida, Passigli 2016); Università in declino. Un’indagine sugli atenei da Nord a Sud (a cura di, Donzelli 2016); Viaggio in Italia (a cura di, Il Mulino 2017). Per Laterza è autore di Come nascono i distretti industriali (2000), Abolire il Mezzogiorno (2003), Mezzogiorno a tradimento (2009), “Il Sud vive sulle spalle dell’Italia che produce”. Falso! (2013) e La laurea negata. Le politiche contro l’istituzione universitaria (2018).
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MATERIALI
Il contratto di Governo Lega/M5S : scrica 20. RIFORME ISTITUZIONALI, AUTONOMIA E DEMOCRAZIA DIRETTA CONTRATTO lega m5s riforme istituzionali pag 35
scarica contratto_governo Lega Cinquestelle
I DOCUMENTI (SEGRETI) PUBLICATI DA ROARS (Return of Academy ReSearch)
(da ROARS 11 Febbraio 2019) Ecco le bozze segrete del regionalismo differenziato. Quale futuro per scuola e università
Mettiamo a disposizione i file delle bozze di intesa per Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. In particolare, riportiamo sul nostro blog le parti che riguardano la scuola, la ricerca e l’università. Per Lombardia e Veneto, i cambiamenti, soprattutto per la scuola, sono rilevanti sia per il futuro degli insegnanti, ma ancor più per il futuro del sistema scolastico nazionale, se ancora potrà dirsi tale. Pur potendo conservare ruoli statali (probabilmente meno soldi, per cui tanti cambieranno ruolo) gli insegnanti già assunti dovranno rispettare la disciplina regionale. I nuovi assunti avranno ruoli regionali, come pure i dirigenti scolastici e il personale ausiliario e amministrativo. Tutto sarà competenza regionale: finalità e programmazione dell’offerta formativa, anche in funzione del territorio, la valutazione (si parla di nuovi indicatori regionali), l’alternanza scuola-lavoro, i rapporti con le scuole paritarie. L’intesa con l’Emilia Romagna (che comunque contribuisce a legittimare le spinte centrifughe) interviene solo nell’istruzione tecnico professionale e non struttura rigidamente il sistema di assunzioni e ruoli, lasciando più vaga e aperta la formulazione (“garantire una organizzazione della rete scolastica e dell’offerta formativa adeguate alle politiche educative e di welfare regionali attraverso la programmazione della dotazione degli organici e la sua attribuzione alle autonomie scolastiche“). Fa una certa impressione che cambiamenti di questa portata -si parla ormai di “Secessione dei ricchi”– vengano introdotti nella pressoché totale assenza di un dibattito pubblico. Le pre-intese tra Governo e le tre Regioni interessate erano state firmate il 28 febbraio del 2018 dal Sottosegretario Bressa del PD, per il Governo Gentiloni*.
(Da ROARS.IT 12 febbraio 2019) Abbiamo pubblicato i documenti segreti, di cui inesorabilmente sembra avvicinarsi la formale adozione, con i quali sarà perfezionato il disegno dell’autonomia regionale differenziata di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Ognuno ha potuto finalmente toccare con mano cosa implicherà l’attuazione di questa autonomia differenziata sul mondo della Scuola e su quello dell’Università e della Ricerca scientifica nelle tre regioni interessate e, indirettamente, e per effetto del correlativo taglio delle risorse destinate ad alimentare la fiscalità generale dello Stato, sui restanti sistemi regionali italiani. Ma non si tratta di un colpo di Stato. Siamo stati, infatti, spettatori inerti e fin qui in larga misura inconsapevoli di una dinamica riformista che è partita da lontano. Vediamo perché le bombe ad orologeria, se qualcuno le confeziona con mani tecnicamente sapienti e poi ne cura la manutenzione, prima o poi sono destinate a deflagrare. Anche a distanza di molti anni dal loro confezionamento. E senza perdere nemmeno un po’ del loro potenziale distruttivo. Leggi tutto su Regionalismo differenziato: l’antefatto e i suoi protagonisti (Redazione ROARS 12 Febbraio 2019)
Documento del Servizio Studi della Camera dei Deputati: L’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario 30 gennaio 2019 (scarica PDFcamera Autonomia differenziata Accordi preliminari con le Regioni1104705)
L’articolo 116, terzo comma, della Costituzione prevede la possibilità di attribuire forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario (c.d. “regionalismo differenziato” o “regionalismo asimmetrico”, in quanto consente ad alcune Regioni di dotarsi di poteri diversi dalle altre), ferme restando le particolari forme di cui godono le Regioni a statuto speciale (art. 116, primo comma).
Il testo del terzo comma dell’articolo 116 recita: “Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all’articolo 119”.
L’ambito delle materie nelle quali possono essere riconosciute tali forme ulteriori di autonomia concernono: tutte le materie che l’art. 117, terzo comma, attribuisce alla competenza legislativa concorrente;
un ulteriore limitato numero di materie riservate dallo stesso art. 117 (secondo comma) alla competenza legislativa esclusiva dello Stato:
- organizzazione della giustizia di pace;
- norme generali sull’istruzione;
- tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.
Il tema del riconoscimento di maggiori forme di autonomia alle Regioni a statuto ordinario, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, si è imposto al centro del dibattito a seguito delle iniziative intraprese dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, che nel febbraio 2018 hanno sottoscritto un accordo preliminare con il Governo per l’attuazione di condizioni speciali di autonomia.
L’attribuzione di tali forme rafforzate di autonomia deve essere stabilita con legge rinforzata, che, dal punto di vista sostanziale, è formulata sulla base di un’intesa fra lo Stato e la Regione, acquisito il parere degli enti locali interessati, nel rispetto dei princìpi di cui all’art. 119 Cost. in tema di autonomia finanziaria, mentre, dal punto di vista procedurale, è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti. Dall’introduzione di tali disposizioni in Costituzione, avvenuta con la riforma del Titolo V prevista dalla legge cost. n. 3/2001, il procedimento previsto per l’attribuzione di autonomia differenziata non ha mai trovato completa attuazione.
Con la legge di stabilità per il 2014, il Parlamento ha approvato alcune disposizioni di attuazione dell’art. 116, terzo comma, Cost., relative alla fase iniziale del procedimento per il riconoscimento di forme di maggiore autonomia alle Regioni a statuto ordinario. In particolare, la legge ha previsto un termine di sessanta giorni entro il quale il Governo è tenuto ad attivarsi sulle iniziative delle regioni presentate al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per gli affari regionali ai fini dell’intesa(art. 1, comma 571, L. n. 147/2013). Il termine decorre dalla data del ricevimento delle iniziative e l’obbligo di attivazione si traduce nel dare seguito all’impulso conseguente all’iniziativa regionale finalizzata all’intesa. Tali disposizioni si collocano quindi “a monte” del procedimento delineato dall’art. 116, terzo comma, Cost., ferma restando, a tal fine, la fonte ivi prevista, costituita da una legge rinforzata, il cui contenuto è determinato in base ad un intesa tra regione e Stato e al parere degli enti locali interessati, approvata a maggioranza assoluta dalle Camere.
In particolare, nel documento conclusivo la Commissione ha evidenziato come il percorso autonomistico delineato dall’articolo 116, terzo comma, miri ad arricchire i contenuti e completare l’autonomia ordinaria, nell’ambito del disegno delineato dal Titolo V della parte II della Costituzione e come l’attivazione di forme e condizioni particolari di autonomia presenti significative opportunità per il sistema istituzionale nel suo complesso, oltre che per la singola Regione interessata. La valorizzazione delle identità, delle vocazioni e delle potenzialità regionali determinano infatti l’inserimento di elementi di dinamismo nell’intero sistema regionale e, in prospettiva, la possibilità di favorire una competizione virtuosa tra i territori. L’attuazione dell’articolo 116, terzo comma, non deve peraltro essere intesa in alcun modo come lesiva dell’unitarietà della Repubblica e del principio solidaristico che la contraddistingue. Uno dei punti più delicati del dibattito riguarda il tema delle risorse finanziarie che devono accompagnare il processo di rafforzamento dell’autonomia regionale. Al riguardo, nell’ambito dell’indagine conoscitiva è emersa come centrale l’esigenza del rispetto del principio, elaborato dalla giurisprudenza costituzionale, della necessaria correlazione tra funzioni e risorse.
L’implementazione dell’autonomia differenziata
Il tema del riconoscimento di forme di «autonomia differenziata» ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione si è di nuovo imposto al centro del dibattito sul rapporto tra Stato e Regioni a seguito delle iniziative intraprese dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, che si sono registrate nella parte conclusiva della XVII legislatura.
Il 28 febbraio 2018, il Governo all’epoca in carica ha sottoscritto con le regioni interessate tre distinti accordi preliminari** che hanno individuato i principi generali, la metodologia e un (primo) elenco di materie in vista della definizione dell’intesa. Gli Accordi preliminari del 28 febbraio 2018 prevedono (art. 2 delle Disposizioni generali) che l’intesa abbia una durata decennale, potendo comunque essere modificata in qualunque momento di comune accordo tra lo Stato e la Regione, “qualora nel corso del decennio si verifichino situazioni di fatto o di diritto che ne giustifichino la revisione”.
Gli Accordi preliminari prevedono (art. 2 delle Disposizioni generali) che l’intesa abbia una durata decennale, potendo comunque essere modificata in qualunque momento di comune accordo tra lo Stato e la Regione, “qualora nel corso del decennio si verifichino situazioni di fatto o di diritto che ne giustifichino la revisione”.
Le modalità con cui le tre regioni hanno attivato il percorso ex art.116, terzo comma, sono diverse. Si ricorda che
le Regioni Lombardia e Veneto hanno svolto il 22 ottobre 2017, con esito positivo, due referendum consultivi sull’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia. La Regione Emilia-Romagna si è invece attivata, su impulso del Presidente della Regione, con l’approvazione da parte dell’Assemblea regionale, il 3 ottobre 2017, di una risoluzione per l’avvio del procedimento finalizzato alla sottoscrizione dell’intesa con il Governo richiesta dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
In tutti e tre gli Accordi preliminari le materie di prioritario interesse regionale oggetto del negoziato nella prima fase della trattativa sono le seguenti:
Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema Tutela della salute
Istruzione
Tutela del lavoro
Rapporti internazionali e con l’Unione europea.
Tutte e tre le regioni si sono riservate la possibilità di estendere il negoziato – in un momento successivo – ad altre materie.
L’Accordo preliminare con la Lombardia, a differenza di quelli con l’Emilia-Romagna e con il Veneto, fa espressa menzione – quale oggetto di un eventuale successivo accordo – di materie di interesse delle autonomie locali, quali: – il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario;
– il governo del territorio.
Gli Allegati (che costituiscono parte integrante e sostanziale degli Accordi preliminari) hanno ad oggetto le
materie in relazione alle quali alle regioni sono conferite ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia amministrativa e legislativa. Resta comunque aperta la possibilità che il negoziato si estenda ad ulteriori profili delle materie indicate e ad altre differenti materie (art. 6). Ciascun allegato riguarda una materia a cui si aggiunge un Addendum sui rapporti internazionali e con l’Unione europea.
Con l’inizio della XVIII legislatura e l’insediamento del nuovo Governo, tutte e tre le regioni con le quali sono state stipulate le c.d. pre-intese hanno manifestato al Governo l’intenzione di «ampliare il novero delle materie da trasferire» (giugno 2018), come emerso dalle dichiarazioni del Ministro per gli affari regionali, rese nel luglio scorso intervenendo alla Camera per il question time (Camera dei deputati, Interrogazione a risposta immediata n. 3-00065, 11 luglio 2018). Nel frattempo, altre regioni, pur non avendo firmato alcuna preintesa con il Governo, hanno espresso la volontà di intraprendere un percorso per l’ottenimento di ulteriori forme di autonomia.
La Nota di aggiornamento al DEF 2018 dedica un specifico paragrafo al programma di riforme istituzionali che il Governo intende attuare. In tale contesto il Governo ha indicato tra le priorità il completamento dei percorsi avviati dalle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna nel 2017 in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
Nel corso dell’audizione sulle linee programmatiche del 18 settembre 2018 presso le Commissioni Affari costituzionali della Camera e del Senato il Ministro per gli affari regionali, Erika Stefani, ha fornito ulteriori aggiornamenti sul tema e definito il percorso lungo il quale il Governo intende procedere. In particolare il Ministro ha ricordato che, stante l’assenza sotto il profilo procedurale di una disciplina attuativa, il Governo si sta muovendo su un terreno nuovo cercando di standardizzare una procedura unica per tutte le regioni interessate. Viceversa, i contenuti dell’intesa varieranno a seconda delle richieste avanzate dalle singole regioni. L’istruttoria da parte del Governo sulle domande relative alle competenze ha comportato la richiesta alle regioni interessate di una documentazione particolareggiata. Sulla base della documentazione fornita si svolgono, presso la sede del Dipartimento per gli affari regionali, degli incontri tecnici, in cui le strutture regionali competenti nelle singole materie, a mezzo del Dipartimento per gli affari regionali, si confrontano con i tecnici del Ministero cui appartiene la competenza di cui si tratta. Sono incontri «trilaterali», in cui vengono analizzate le singole richieste.
Per quanto riguarda l’aspetto economico-finanziario, il Ministro ha dichiarato di aver avviato degli incontri con il Ministero dell’economia e delle finanze. In relazione alla possibilità di utilizzare lo strumento della legge delega (proposta avanzata dalla Regione Veneto nel mese di luglio 2018), il Ministro ha sottolineato che si tratta di una questione tecnico-giuridica ancora aperta. Tuttavia, ha sottolineato di preferire la costruzione di un’intesa senza ricorrere al meccanismo della delega, in quanto ciò rafforza la stessa autonomia attribuita.
Nella riunione del Consiglio dei ministri n. 33 (21 dicembre 2018) è stata condivisa l’informativa svolta dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie Erika Stefani in merito al percorso di attuazione dell’autonomia differenziata richiesta dalle Regioni Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. È stato delineato il percorso per il completamento dell’acquisizione delle intese citate, che prevede la definizione della proposta da sottoporre ai Presidenti delle Regioni interessate entro il 15 febbraio 2019. Dal punto di vista dell’iter è stata ricordata, una volta raggiunta l’intesa sulle materie, la necessità del passaggio parlamentare con l’approvazione della legge rinforzata che recepisce l’intesa tra Stato e Regione. Successivamente sono previsti provvedimenti attuativi della legge. In tale sede, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie ha ricordato che, oltre alle regioni che hanno sottoscritto le pre-intese, sono pervenute ufficialmente al Governo le richieste di Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria e Marche.
Focus Le iniziative regionali per l’attivazione di particolari forme di autonomia
https://temi.camera.it/leg18/post/pl18_le_iniziative_regionali_per_l_attivazione_di_ulteriori_forme_di_autonomia
Dossier Senato della Repubblica – Servizio Studi
IL REGIONALISMO DIFFERENZIATO CON PARTICOLARE RIFERIMENO ALLE INIZIATIVE DI EMILIA- ROMAGNA, LOMBARDIA E VENETO n°1057305 http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/1057305/index.html
Senato della Repubblica – Servizio Studi
Il regionalismo differenziato e gli accordi preliminari con le regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto n °1067303
NOTE
(1) Dalla Petizione on line NO ALLA SECESSIONE DEI RICCHI
(2) Dal sito Regioni.it Il 28 febbraio 2018 è stato firmato a Palazzo Chigi l’accordo sulla cosiddetta autonomia differenziata tra il Governo, rappresentato dal sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa, e le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna > leggi l’articolo
Vedi scheda Gianclaudio BRESSA XVII Legislatura PD XVIII Legislatura Aut (SVP-PATT, UV)
http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/Attsen/00004351.htm
(3) (da Verso la secessione dei ricchi? di Viesti) (…)Se le Intese sono approvate dal Parlamento, tutto il potere di definizione degli specifici contenuti nor-mativi e finanziari del trasferimento di competenze e risorse è demandato a Commissioni paritetiche Stato-Regione, sottratte a qualsiasi controllo parla- mentare. Non è possibile tornare indietro, per dieci anni. Queste decisioni non possono essere oggetto di referendum abrogativo. Parlamento e Governo non possono modificarle se non con il consenso delle regioni interessate; ed è assai difficile immaginare che esse, una volta ottenute competenze, risorse, personale, accettino di tornare indietro.(…)
(4) Giovanni Caudo è ex assessore all’Urbanistica di Ignazio Marino, dall’estate scorsa Presidente del III Municipio. vedi LA SECESSIONE DEI RICCHI E ROMA SVUOTATA sulla pagina Fb Giovanni Caudo Presidente
(5) Dal sito del Governo – Affari Regionali http://www.affariregionali.gov.it/comunicazione/notizie/2018/giugno/autonomia-differenziata-accordi-preliminari-con-le-regioni-emilia-romagna-lombardia-e-veneto/
(6) Autonomia differenziata: Accordi preliminari con le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto
Lo scorso 28 febbraio 2018, presso la sala Verde di Palazzo Chigi, sono stati firmati gli Accordi preliminari in merito all’Intesa prevista dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, tra il Governo e le Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto.
Di seguito i testi degli accordi:
>>> Accordo preliminare tra il Governo e la Regione Emilia-Romagna (file .pdf)
>>> Accordo preliminare tra il Governo e la Regione Lombardia (file .pdf)
>>> Accordo preliminare tra il Governo e la Regione Veneto (file .pdf)
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