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Uno Stadio dell’altro mondo

da www.stadiodellaroma.com 7

rendering dal sito www.stadiodellaroma.it

 

Intervento di Anna Maria Bianchi Missaglia

coppa bn profiliIl  progetto del Nuovo  Stadio di Tor di Valle, come già  le Olimpiadi Roma2024, in questi giorni monopolizza  il dibattito perfino più del  gossip sulla Sindaca e delle vicende giudiziarie. Si fronteggiano molti interessi e due passioni:  quella per la propria squadra dei romani romanisti  e quella di tanti cittadini e comitati che in quei  tre grattacieli che irromperebbero nello skyline della Capitale vedono l’ennesima resa della città al potere del cemento. Eppure  meriterebbe per un momento cambiare  lo sguardo sulla vicenda , come in quei disegni  in bianco e nero dove lo sfondo rivela altre figure.

Perchè i rendering dello Stadio e delle torri  si sono presi il centro della scena, spingendo nel back stage la città reale,  sovrapponendo un luminoso futuro a un irrisolto presente, come  nel gioco del “prima e dopo”, cancellando nobili architetture non più desiderate e  spazi incolti  per sostituirli con  un ordine virtuale adatto a visitatori felici e impiegati modello.

Tavola in mostra alla Casa della Città: il rendering propone l'immagine di "selfie" davanti sllr nuove avveniristiche strutture

Tavola in mostra alla Casa della Città: il rendering propone l’immagine di “selfie” davanti alle nuove avveniristiche strutture

Eppure è proprio lo sfondo che ci può dire  molto sulla nostra città. Basta  scorrere quell’elenco di opere   – impianti e strutture per la mobilità e non solo –  che  la delibera capitolina di Marino e Caudo (1) hanno messo come condizione  per  il pubblico interesse all’operazione e che sono pagate con il surplus immobiliare di un Business center (i tre grattacieli di uffici e il centro commerciale), per capire che qualcosa non va.   Perchè molte sono   infrastrutture indispensabili per la qualità della vita – ma forse sarebbe più giusto dire per la sopravvivenza – dei cittadini,  che in altre metropoli  europee sono di ordinaria amministrazione  pubblica, mentre nella Capitale d’Italia devono invece essere racimolate nelle maglie delle operazioni del  “business privato”, come in questo caso,  o di grandi eventi come le Olimpiadi. Faccio  tre esempi.

PAI AREA TOR DI VALLE 2015

Primo quadro:  cosa si vede in questa mappa del rischio idraulico del PAI (Piano Assetto Idrogeologico) (2) dell’area di Tor di Valle e Torrino/Decima? Qualcuno vi trova i motivi per non realizzare lo Stadio, altri, come l’Autorità di Bacino del Fiume Tevere, i motivi per inserire la messa in sicurezza  del Fosso del Vallerano tra le rischio idraulico su mappacondizioni per realizzare lo Stadio (3).  Anche perchè, secondo il PAI  l’area di Tor di Valle è a rischio R3 (area azzurra),  mentre  l’area rossa, quella che secondo le Norme Tecniche di Attuazione del PAI è classificata come  R4, cioè a massimo rischio, riguarda una zona densamente abitata (4). E viene  da chiedersi: da quanti anni  quella zona è esposta a un  rischio così grave? E come mai in questo florilegio pluriennale di Vele di Calatrava, Nuove Fiere di Roma, Nuvole di Fuskas, piscine poi mai finite o finite male per i Mondiali di nuoto, nessuno ha pensato di investire soldi pubblici per mettere al sicuro gli abitanti della zona?

Secondo quadro: da vari anni (3) ad ogni tornata elettorale i candidati si premurano di ricordarsi dei pendolari della Roma Lido, promettendo  di trasformare la linea in Metropolitana leggera, trasferire al Comune la linea (oggi della Regione gestita da ATAC), potenziare i treni, aumentarne la frequenza. L’ha detto Veltroni, l’ha detto Alemanno, l’ha detto Marino.  E tutto è rimasto uguale. Un servizio che è più degno di una città del quarto mondo che della Capitale d’Italia. E che (forse) potrebbe essere adeguato  se si fa lo Stadio. Ma la domanda è: e se lo Stadio non si fa, ciccia?

Promesse elettorali Roma-Lido

Terzo quadro: stesso discorso per l’unificazione della Via Ostiense con la Via del Mare, una delle tratte  urbane più trafficate e con più vittime per incidenti stradali. Non sappiamo se i benefici dell’intervento, che interessa il tratto  dal Nodo Marconi al raccordo anulare, non rischino  di essere  annullati  dall’aumento del flusso automobilistico  per lo Stadio e per il Business center. Si può scoprire facilmente attraverso i relativi studi trasportistici. Ma possiamo ancora una volta chiederci se nei decenni  passati, prima di fare gli investimenti sopra elencati, non sarebbe stato  il caso di occuparsi della sicurezza stradale dei cittadini romani. E anche  se, nel caso che il progetto dello Stadio fosse cancellato o la sforbiciata alle cubature comportasse anche la sforbiciata di  questa come di altre infrastrutture della mobilità, per quanto tempo rimarrebbe ancora questo micidiale  status quo.

E se  trovo inacettabile l’operazione Tor di Valle soprattutto a causa di quelle torri,  che a mio avviso  sono l’ennesima riproposizione dello scambio tra  servizi pubblici indispensabili e cubature ai privati (4),  che  lo Stadio si faccia o  non si faccia, sarà sempre una sconfitta o, meglio,  una resa. Quella di chi, anche con le migliori intenzioni, per mettere in cantiere opere che il pubblico non può pagare (ma anche questo è  tutto da dimostrare) continua a cercare di approfittare di  occasioni che – ce lo dice la storia della città – troppo spesso perdono poi per strada ogni utilità collettiva. Anche perchè troppo spesso nessuno fa patti chiari prima,  controlli durante e verifiche dopo.

Ma anche se si rispettassero fino in fondo  le prescrizioni sulle opere e sui tempi, non mi convince la solita “narrazione”  dei posti di lavoro e dello sviluppo economico   che la nuova centralità annessa allo Stadio porterebbe alla città. E’ un discorso lungo, ci sono anche studi dell’università, ma quello che voglio dire è  che, anche in questo caso,  mi sembra che si continui ad inseguire  una modernità che non è moderna per niente. Perchè continua a puntare su un modello che sta implodendo, che continua a mettere avanti il settore edilizio e a proporre nuovi centri direzionali e commerciali in una città in cui  gli uffici non trovano affittuari e  i negozi di prossimità come  le grosse catene chiudono i battenti per mancanza  di clienti.

E una città in cui la povertà e le disuguaglianze sono impresse nella superficie sgualcita  degli spazi pubblici,  nelle periferie come nel centro, ha bisogno di altro.

In questi giorni è tornata al centro del dibattito anche  Mafia Capitale.  Per molti si è trattato  di un’esagerazione, o non è mai esistita. Eppure basta cambiare sguardo e se ne possono vedere le tracce  in ogni anfratto  della nostra città, nelle strade senza manutenzione, nelle aree verdi non curate, negli autobus scalcinati, negli abusi edilizi, nella  gente  che dorme in macchina , nei tavolini che occupano illegalmente i marciapiedi, nelle liste d’attesa per un esame medico urgente. E anche nel “si salvi chi può” del cittadino arreso, che  difende il suo spazio da chiunque, senza solidarietà e sguardo al futuro. Neanche per i suoi figli.

E quelle tre torri svettanti in scenari notturni con ponti e passerelle luminose  sembrano un’astronave aliena atterrata provvisoriamente in un pianeta tornato allo stato selvaggio.

Anna Maria Bianchi Missaglia

 > Vai a Stadio della Roma cronologia e materiali

(1) Scarica la  Delibera  n.132 approvata il 22 dicembre 2015 scarica stadio della roma DACDelib. N 132 del 22.12.2014

(2) La mappa è  l’ultimo aggiornamento del  PAI del giugno 2015

(3) Conosciamo la nota della Conferenza preliminare, per quella più recente del gennaio 2017, citata nel parere  favorevole con riserva del PAU (Programmazione e attuazione urbanistica), sappiamo solo quanto riportato dal giornalista – sempre ben informato – Fernando Magliaro nel virgolettato nell’articolo  su Il tempo dell’8 febbraio “Così il campidoglio affonda lo Stadio” http://fmmagliaro.blogspot.it/search?updated-max=2017-02-09T08:11:00%2B01:00&max-results=2

(4) scarica http://www.abtevere.it/sites/default/files/datisito/Norme_tecniche_di_attuazione_aggiornate_Deliberazione_n127_2013.pdf

(5)  abbiamo trovato la documentazione dal 2006, ma probabilmente si può risalire molto più indietro

(6) è certamente una sintesi troppo semplicistica e riduttiva dell’operazione, ma, alla fine, il nocciolo è comunque  questo.

 

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