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I registri per la trasparenza delle attività di lobbying funzionano davvero?

da The Good Lobby

Pubblichiamo un articolo di The Good Lobby Italia (da Instagram)

La trasparenza nelle attività di lobbying è fondamentale per tenere sotto controllo l’influenza, spesso sproporzionata, delle lobby più potenti e spregiudicate. È importante, dunque, conoscere i rappresentanti di chi e quali interessi vengono ascoltati dai decisori pubblici. In quest’ottica molti Paesi si sono dotati di un registro per la trasparenza per segnalare gli incontri tra #lobbisti e funzionari pubblici, le motivazioni degli incontri, gli interessi perseguiti e l’ammontare dei soldi spesi per le attività di lobbying.

Ma questi registri funzionano?

Per cercare di rispondere a questa domanda l’Istituto internazionale per la democrazia e l’assistenza elettorale, organizzazione intergovernativa per il supporto e il rafforzamento delle istituzioni e dei processi democratici nel mondo, ha recentemente pubblicato uno studio, intitolato “Mappatura e Analisi dei Registri di Lobbying” (“Mapping and Analysing Lobbying Registers”), che osserva e valuta 16 registri di lobbying in tutto il mondo, compreso il Registro per la trasparenza dell’ Unione Europea (scaricabile in calce).

Il documento esamina le prestazioni di questi registri delle lobby in base a tre dimensioni interconnesse:

1) trasparenza, ovvero la portata delle informazioni sul lobbismo raccolte dal registro e il modo in cui tali informazioni vengono gestite e successivamente divulgate;

2) capacità normativa, che si riferisce al modo in cui un registro viene attuato e alla misura in cui richiede agli attori di riferire informazioni su aspetti normativi come le donazioni politiche e gli appalti pubblici;

3) interoperabilità, che valuta se e come un registro è progettato per consentire controlli incrociati con altri set di dati pubblici nello stesso Paese e in altre giurisdizioni.

Pur riconoscendo il potenziale dei registri per la trasparenza per far luce sulle attività di lobbying, l’analisi mette in guardia da quei registri “minimal” che forniscono informazioni limitate sui lobbisti che hanno avuto accesso a una particolare istituzione in un determinato periodo di tempo.

Simili condizioni, infatti, potrebbero favorire un falso senso di trasparenza: in particolare, lo studio sottolinea come la maggior parte di questi registri non raccolga abbastanza informazioni sul fenomeno delle cosiddette “porte girevoli” (o “revolving doors”): con questa espressione ci si riferisce a quei lobbisti che precedentemente hanno ricoperto cariche di rilievo nel settore pubblico, o viceversa. Il Registro per la trasparenza dell’UE, ad esempio, non prevede l’obbligo di fornire tali informazioni.

E in Italia?

Il nulla cosmico. Nel nostro Paese, infatti, una legge per la regolamentazione delle attività di lobbying manca del tutto, incluso il registro della trasparenza, nonostante se ne discuta da 50 anni e siano stati presentati oltre 100 disegni di legge!

Scarica Mapping and Analysing Lobbying Registers Discussion Paper 1/2024

Vai alla campagna di The Good Lobby Italia, si può sostenere firmando la petizione e condividendo!

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

17 marzo 2024

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