Convegno sui Fori e la Via Alessandrina
Autore : Redazione
Il tema di un convegno al Palazzo delle Esposizioni era la demolizione di via Alessandrina, ma la riflessione è andata ben oltre
Area archeologica centrale: il risveglio delle coscienze?
di Paolo Gelsomini
Sullo scenario di fondo del TAR che ha bocciato l’istituzione del Parco Archeologico del Colosseo voluta dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, si è svolto martedì 13 giugno il Palazzo delle Esposizioni un pubblico confronto sul destino della via Alessandrina e dell’intero complesso dei Fori, con al centro lo stradone degli anni ’30 oggetto di una diatriba infinita ed improduttiva tra chi vuole conservarlo e chi è favorevole al suo abbattimento per poter riunificare tutta l’area dei Fori.
L’iniziativa è partita dal sen. PD Walter Tocci, ed è stata portata avanti dal vicesindaco di Roma Capitale e Assessore alla Crescita culturale Luca Bergamo*.
Riportiamo il dibattito attraverso le riflessioni emerse dagli interventi.
La demolizione della via Alessandrina può avere un interesse storico ma il tema non può essere esaurito solo all’interno di questa categoria ma deve essere inserito in un quadro complessivo con una strategia architettonica ed archeologica. Certo è che non si può continuare a muoversi per azioni puntuali scollegate tra di loro e con il sistema complessivo, come se la scelta generale fosse stata già fatta. Occorre scavare pensando ad un nuovo paesaggio urbano, creando una vasta area di libero uso cittadino prodotta dall’allargamento dell’area dei Fori. Potrebbero essere vitalizzati collegamenti alle quote attuali e, all’interno di una piazza dei cittadini del terzo millennio che nasce dall’antico, la via Alessandrina potrebbe funzionare come asse di percorrenza tra via Cavour e piazza Venezia e come diaframma di collegamento tra il Foro di Traiano e il Foro di Augusto. (Adriano La Regina)
Non è la temuta demolizione di via Alessandrina ad affossare l’idea di allargamento dell’area e dell’abbattimento della via dei Fori, ma il vuoto di progetto, di visione generale, dell’idea urbanistica. E’ la frammentazione delle competenze contenuta nella cultura che ha accompagnato l’istituzione del Parco Archeologico del Colosseo. E’ stata dimenticata la Commissione paritetica MiBACT-Roma Capitale per l’elaborazione di uno studio per un Piano strategico per la sistemazione e lo sviluppo dell’Area Archeologica Centrale di Roma, istituita nel 2014.E nella parte finale questa Commissione raccomanda di “evitare grandi progetti”; ma oggi in quell’area c’è bisogno proprio di un grande progetto. Che cosa fare dunque oggi dei Fori Imperiali?Si potrebbe abbandonare l’idea degli assi viari storicamente consolidati se si operasse con un grande progetto architettonico. All’interno di una grande concezione architettonica ed urbanistica anche la demolizione di via Alessandrina perderebbe di drammaticità. (Carlo Pavolini)
La via Alessandrina nega la visione unitaria del Foro di Augusto. Un progetto urbano esiste. Manca un progetto delle istituzioni. La Commissione paritetica MiBACT-Roma Capitale per l’area monumentale ha rivestito solo un’importanza culturale senza rilevanza giuridica perché il Piano non è stato adottato. (Clementina Panella)
Per procedere con una visione unitaria è indispensabile riunificare le competenze archeologiche ed architettoniche. E’ inutile cristallizzarsi sulla via Alessandrina. La Civitas deve essere avvicinata alle grandi questioni culturali che debbono ispirare il dibattito e le scelte. Occorre rimettere in scena la grande narrazione affidandola agli elementi ed ai luoghi che detengono la Storia; riaprire le porte alla libera fruizione; realizzare architetture piccole capaci di raccontare architetture molto grandi. Con una metafora, la Cultura ha il compito di ricostituire un reticolo di tendini per dare energia nuova e vita ai muscoli giacenti. Un sistema museale diffuso ed aperto, come quello fiorentino, ha rimesso in moto un racconto e una storia. Questo occorre fare nell’area dei Fori. (Oreste Carpenzano)
Ora, dopo la bocciatura da parte del TAR di un progetto istituzionale come quello del Parco Archeologico del Colosseo, che metteva in crisi la complessa unitarietà dell’area dalla via Appia, al Colosseo, al Parco dei Fori, il Comune deve rilanciare l’idea dei Fori e deve finalmente metter mano ad una sistemazione dell’area archeologica centrale che oggi presenta un aspetto desolante. Via dei Fori non è più uno spazio urbano. Non è niente. Una brutta stazione della nuova metropolitana puramente funzionale incomberà in uno spazio irrisolto per sempre. C’è ancora tempo per realizzare un grande progetto? Un grande progetto in questa Città, in questo luogo, è necessario. La Città piomba in basso o si tiene in alto con un grande progetto. Non ci sono vie di mezzo. Nel lavoro della Commissione paritetica MiBACT-Roma Capitale per l’area monumentale c’è solo un elenco di opere; ma un elenco di opere non fa un progetto. Occorre ricreare la piazza del terzo millennio, la piazza dell’oggi sulle tracce di un passato da far rivivere e fruire. (Walter Tocci)
Operare per una sistemazione archeologica ed urbanistica coerente: via in Miranda, Foro della Pace, Tempio della Pace ed oltre, debbono costituire una serie di azioni coerenti fra di loro e con l’impostazione di una sistemazione generale ottenuta dall’incontro di saperi e competenze di diverse discipline che debbono lavorare insieme. (Francesco Prosperetti)
C’è una progettualità continuamente interrotta. Una Commissione di studio sull’area già c’era stata nel 2006, ben prima di quella del 2014. La politica forniva alle soprintendenze capitoline delle linee guida da tradurre in atto. Ora, la pedonalizzazione di via dei Fori ha riaperto il dibattito. E’ l’occasione per ricercare un rapporto tra la città antica e quella contemporanea, per restituire una visione antica all’architettura, per ricreare permeabilità tra i percorsi, le piazze, le aree antiche e moderne. A Roma c’è una grande concentrazione di sapere che può e deve mettere in campo piani, progetti, visioni. L’allargamento dello scavo del Foro di Cesare sarà una prima occasione del restringimento della sede di via dei Fori Imperiali. Si può considerare come uno dei tanti microprogetti che debbono però essere tenuti uniti da una visione generale d’insieme. (Claudio Presicce)
E’ tempo di riprendere la riflessione sulla funzione del patrimonio archeologico centrale all’interno della quale si pone la questione degli assi storici come via dei Fori e via Alessandrina. E’ tempo di stabilire un diverso rapporto tra la città e i propri cittadini non solo per la rappresentazione dell’oggi ma per il modello urbano ed economico del domani. Intellettuali e politici hanno fatto segnare grandi ritardi e per questo hanno responsabilità grandissime. Occorre dare struttura ad un discorso da sviluppare e che deve coinvolgere una platea internazionale. Questa è l’occasione per riprendere un discorso sulla Città, sul suo presente, sul suo futuro. E’ un grande progetto che deve coinvolgere le istituzioni, gli intellettuali, i cittadini. (Luca Bergamo)
*Erano stati invitati ad intervenire: Orazio Carpenzano, Giovanni Caudo, Adriano La Regina, Eugenio La Rocca, Tomaso Montanari, Luca Montuori, Clementina Panella, Carlo Pavolini, Claudio Parise Presicce e Francesco Prosperetti.
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