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Perchè no: Vincenzo Vita Autonomia differenziata e Ordinamento della Comunicazione

Perchè no, vocabolario dell’Autonomia Differenziata: VINCENZO VITA giornalista, già sottosegretario al Ministero delle Comunicazioni Autonomia differenziata e Ordinamento della Comunicazione con Anna Maria Bianchi Missaglia e Pietro Spirito – registrato 21 febbraio 2024

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Anna Maria Bianchi Questa sera l’Italia non si taglia c’è Vincenzo

Vita che è un giornalista di Articolo 21 con cui collaboriamo in questa serie, ma è anche stato a lungo sottosegretario del Ministero delle comunicazioni. Parleremo di ordinamento delle comunicazioni nel caso che le regioni con l’autonomia differenziata ne facciano richiesta per averne l’esclusiva potestà.

Pietro Spirito Noi viviamo nell’epoca delle comunicazioni globali, la nostra vita è diventata digitale ed è fatta a immagine e somiglianza delle grandi piattaforme che governano le nostre vite. E noi invece come italiani decidiamo che la comunicazione deve essere territorializzata, micronizzata faremo la comunicazione di quartiere, tra un pochino. Non è un po’ in contraddizione questa autonomia differenziata con l’evoluzione delle comunicazioni globali?

Vincenzo Vita Certo che è in contraddizione. Facciamo un passo indietro: persino nella discussione sul titolo V della Costituzione, che poi è alle origini di questa iniziativa, nel 2000 – 2001, ero sottosegretario e mi ricordo che quando ci fu il primo testo della revisione del titolo V – improvvida revisione che fu immaginata per condiscendere alla Lega  allora di Bossi- si prevedeva già una  forma di autonomia pressoché  totale per le telecomunicazioni. Corsi da Franco Bassanini e Giuliano Amato che coordinavano quei lavori, dicendo: ma vi rendete conto che se passasse così questo testo, con la delega di fatto alle Regioni di costruire le reti, noi avremmo  una rete “a pois” per citare una canzone famosa di Mina,  cioè una rete di un tipo da una parte,   anche tecnologicamente, e di un altro da un’altra parte. E allora ottenni una soluzione di compromesso, cioè che la questione delle reti appartenesse a quella zona ibrida che è la materia “di concorrenza”, cioè che non è né prerogativa tout court dello Stato ma nemmeno tout court delle regioni. Concorrenza che vuol dire che si apre ogni volta un negoziato, come è stato poi in questi anni. Uno dei motivi per cui in Italia non c’è – non solo questo intendiamoci – una rete in banda larga, ora ultra larga, è pure per il “pasticcio” che emerse da quelle disposizioni.

Se passasse questo testo, torneremmo da capo, in pejus. Ora la condizione tecnologica, rispetto al 2000 – qui gli anni contano molto più di un anno solare – è ancora più delicata, perché c’è il tema enorme degli Over The Top; per cui. se non c’è una statualità democratica, se non c’è una capacità pubblica orientata al massimo di accesso libero, di open source, il rischio non è solo della “rete a pois”, ma quello di svendere le reti italiane, come sta avvenendo con Tim, a qualche fondo di investimento. Lo spezzatino di Tim, le altre società che si arrabattano. Oggi in Italia, in buona sostanza, alla fine di tale percorso non abbiamo più una rete nazionale, degna di questo nome, di telecomunicazioni. Siamo di fatto una costola di potentati più grandi.

Se non si blocca il progetto dell’autonomia differenziata, oltre che a sanità, scuola e tutte le cose che voi dite con grande cura e io aderisco a questa lotta politica, culturale e morale che è in corso, avremmo un vero e proprio pasticcio con la cessione di ogni sovranità nazionale.

Pietro Spirito Io vorrei sottolineare un punto che non conosco, ma l’assegnazione delle frequenze avverrà sulla base di quali criteri dopo la Calderoli?

Vincenzo Vita Oggi non c’è più quella che un tempo chiamavamo nell’età analogica l’“assegnazione delle frequenze”. Ora c’è il sistema delle licenze e delle autorizzazioni generali. Nel nuovo quadro si dovrebbe arrivare ad una sorta di combinazione algoritmica, per cui sulla base delle tracce nazionali ogni regione metterebbe a regime il suo piano, con esiti molto verosimilmente problematici. Saranno privilegiate le regioni più forti. Per più forti cosa si intende? In questo caso si intende le regioni che possono autorizzare con maggiore disponibilità finanziaria la posa dei cavi e la costruzione delle torri di collegamento. Con il dispositivo di Calderoli passeremmo dalla modernità globale al Medioevo.

Pietro Spirito Sì ma nel medioevo di Calderoli, le licenze del 5G che sono  l’appuntamento prossimo come funzionano? 

Vincenzo Vita Tu hai colto un punto di potere. Quelle se le tiene il ministero perché seguono le decisioni europee. Del resto, sono il business. Per quelle che poi sono la nuova telefonia mobile 5G, domani 6G, hanno appena alzato con un decreto il limite di inquinamento elettromagnetico: un’altra storica lotta che adesso questa destra sta seppellendo.

AMB Ecco io vorrei chiedere invece che cosa cambia per  il cittadino utente dei servizi della comunicazione, ad esempio penso alle emittenti locali che forse potrebbero comunque avere  un tipo di rapporto diverso secondo le regioni. Cosa cambia anche rispetto all’informazione che viene veicolata da questi canali di comunicazione?

Vincenzo Vita L’emittenza locale è ormai una terminologia già impegnativa, perché le emittenti locali, con l’abbandono della banda 700 MHz, per il 5G, sono in parte uscite di scena, con una sorta di remunerazione a mo’ di contentino. Quelle che sono rimaste devono fare i conti con le telecomunicazioni, per cui nel futuro saranno più che altro dei poli connettivi e crossmediali..

Ora però vorrei fare una battuta secca rispetto alla domanda su cosa succederà per l’utenza. Ecco, se va in porto il progetto Calderoli, non essendoci un vero coordinamento nazionale, può benissimo accadere che si possano determinare conseguenze nella normalità della fruizione domestica.

Pietro Spirito   Ma mi viene un dubbio: non è che in questa storia i contributi all’editoria finiscono alle regioni in modo tale che le riviste padane possano avere il loro sostegno?

Vincenzo Vita Quello è un fondo previsto da una legge nazionale Lì Calderoli non c’è ancora arrivato, potrebbe accadere anche questo. Il cosiddetto Milleproroghe ha appena prorogato per altri due anni l’inizio dei tagli del fondo per l’editoria, per cui prima che arrivi lì … Ma chi può escludere che la divisione dell’Italia tra ricchi e poveri comporti di fatto pure una presenza distorta delle testate.

Anna Maria Bianchi Quindi, l’ordinamento della comunicazione non è una delle tante materie concorrenti che se passano alle regioni aumentano il potere di decisione, di scelta, di assunzione eccetera da parte dei presidenti di regione? Quali poteri

Vincenzo Vita   I presidenti di Regione formalmente assumono un potere in più, perché avrebbero la possibilità di influire sulla costituzione delle reti. Però mi viene da ridere e da piangere: qual è il presidente di Regione che ha il potere di andare dal fondo americano KKR a trattare? O a fare un accordo con Google? Appena appena uno Stato nazionale ha qualche margine negoziale,

Pietro Spirito Ma l’Europa, nei confronti di un tale disegno nelle comunicazioni, non ha nulla da dire, non può orientare i comportamenti del legislatore nazionale ?

Vincenzo Vita    Se dovessi fare un dibattito a Bruxelles potrei sostenere che questa robaccia, a occhio, contravviene decisamente alle direttive europee che sono tutte centrate sulla regolazione europea. Infatti, penso che se non riusciremo per la via maestra a bloccare questa pessima autonomia differenziata, ci saranno probabili ricorsi.

Anna Maria Bianchi Ringrazio Vincenzo Vita che ci ha dato anche una nuova prospettiva su una materia di cui si parla poco, visto che, giustamente, hanno la prevalenza sanità e scuola e materie che hanno un impatto diretto sulla vita dei cittadini. Però anche questa materia ha aspetti da non trascurare.

Pietro Spirito Grazie per la chiarezza con la quale ci ha fatto capire che nessuna questione è un dettaglio e tutte queste questioni hanno delle spine, magari non subito visibili

Vincenzo Vita    In questo caso ci sono delle spine molto serie, neanche valutate con cura, perché vi è in questa vicenda molto dilettantismo.

PER OSSERVAZIONI e precisazioni laboratoriocarteinregola@gmail.com

ultima modifica 28 aprile 2024