Un’esplorazione insieme a cittadine e cittadini, associazioni e comitati di un quartiere nel VI Municipio, costruito in appena tre anni, dal 1981 al 1983, un luogo che spesso viene immaginato con il bianco e nero delle periferie e dei fatti di cronaca. Invece Tor Bella Monaca è anche uno spazio vivo e in trasformazione, dove sono attive da tempo moltissime realtà civiche, e dove sono in corso iniziative che possono cambiare la vita degli abitanti ma anche la percezione degli spazi e della comunità.
Largo Mengaroni è stato da poco riqualificato nell’ambito del progetto CRESCO (Cantiere di rigenerazione educativa scuola cultura occupazione) dopo una fase di coprogrammazione e coprogettazione, e poi affidata a una sessantina di abitanti, insieme a undici associazioni, all’istituto scolastico Acquaroni e alla parrocchia di Santa Rita, il VI Municipio e AMA, con un patto di collaborazione intitolato La piazza siamo noi. Adesso un campo di basket e una pista per lo skateboard per i ragazzi sono accanto a tavoli per giocare a carte e all’area giochi per i più piccoli, in una piazza dove si affacciano lo storico El Chentro Sociale e il Cubo libro, un locale occupato sedici anni fa che gestisce una piccola biblioteca. Il percorso è proseguito fino all’altro capo del quartiere, via dell’Archeologia, dove si sviluppa su settecento metri e otto piani l’edificio battezzato comparto R5: 1.257 alloggi tutti uguali, che da quando sono stati costruiti non hanno mai avuto manutenzioni. Adesso sono in corso dei lavori che dovrebbero restituire agli abitanti non solo appartamenti riqualificati, ma una nuova dimensione degli spazi, aree verdi, ambienti comuni, servizi e anche garantire più sicurezza, per esempio spostando verso l’esterno le scale e i ballatoi, oggi invisibili e dunque luogo privilegiato per lo spaccio. Una trasformazione complicata, che richiede anche lo spostamento di alcune famiglie per poter fare i lavori, che è da tempo accompagnata dallo Spazio cantiere, un laboratorio nato per affiancare l’Amministrazione Capitolina nell’attuazione del progetto di riqualificazione del comparto.
Nel percorso si sono alternate tante voci delle persone, delle associazioni e delle realtà che si impegnano anche per un racconto diverso di Tor Bella Monaca: Carlo Cellamare e Francesco Montillo del Laboratorio Spazio Cantiere, Giulio Cederna e Michela Diodato della Fondazione Paolo Bulgari –Elisabetta Salvatorelli, Labsus, Progetto Cresco, Giorgio De Finis, Museo delle Periferie, Claudia Bernabucci Cubo libro, Mario Cecchetti El CHEntro , Giancarlo Storto, urbanista e vice presidente di Carteinregola, Giada De Cesaris Sant’Egidio, Giancarlo Marinelli Olympic Sport Gym, Federica Pesce Melting Pro, Marco Genovese Libera contro le mafie. L’iniziativa è in collaborazione con Territori dell’Abitare – Sapienza Università di Roma
IL PERCORSO E LE SCHEDE a cura di Thaya Passarelli
Dal tetto di una delle torri di Tor Bella Monaca, facendosi largo tra la selva di antenne e saltando il basso parapetto, lo sguardo può spaziare su tutta Roma, sfondando gli argini di una periferia grigia e opprimente. C’è chi sostiene che da lassù si intraveda addirittura il mare. Ma forse è solo la sua promessa. Una speranza tra le tante che scandiscono la storia di Tor Bella Monaca e la vita dei suoi abitanti, da sempre. Era il 1983 quando vennero consegnate le prime chiavi degli alloggi popolari appena realizzati: Tor Bella Monaca sembrava la concretizzazione di un sogno, una terra promessa per tante famiglie senza casa. La realtà si rivelò fin da subito molto diversa, perché nel nuovo e ambizioso quartiere non c’era nulla o quasi, tutto andava conquistato, lotta dopo lotta. Da quassù si vede il mare ripercorre questi quattro decenni sofferti e vitali, seguendo il filo rosso che li tiene insieme: il carattere indomabile di una comunità decisa a far valere il proprio diritto a una vita dignitosa. Lo fa attraverso la formula del web-doc immersivo e interattivo, che chiede allo spettatore di uscire dalla propria passività per trasformarsi in esploratore del passato e del presente di un quartiere che vuole liberarsi dai pregiudizi. Il documentario si snoda lungo quattro capitoli, che dalla nascita del quartiere arrivano fino al ritratto dell’attuale comunità educante, mettendo insieme video, foto, interviste, testimonianze e materiale di archivio. Un affresco corale che restituisce a Tor Bella Monaca una tridimensionalità troppo spesso negatagli dalle cronache.
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