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Tony Effe, non è un problema di censura ma di cultura (di chi guida la città)

di Anna Maria Bianchi Missaglia

Come spesso accade, di tutte le drammatiche vicende che ci circondano in uno dei Natali più tristi degli ultimi decenni, l’argomento del giorno è la presunta censura a Tony Effe, cantante rap di testi violenti e offensivi verso le donne, chiamato dal Campidoglio come protagonista del rituale concerto di Capodanno. 

Merita senz’altro approfondimenti il successo del cantante tra molti giovani con testi come «Sono Tony, non ti guardo nemmeno – A novanta così neanche ti vedo – Mi dici che sono un tipo violento – però vieni solo quando ti meno» , ma per ora l’aspetto che mi interessa è la gestione politica della vicenda. Prima, nella scelta dei vertici capitolini dei cantanti per un evento pubblico piuttosto  identitario, dopo, nella imbarazzata marcia indietro del Sindaco a causa  delle generalizzate contestazioni, anche in seno alla stessa maggioranza al governo della città.

Certamente l’errore è stato nella scelta a monte, e il tardivo ripensamento un autogol clamoroso. Ma una domanda è d’obbligo: chi decide/ ha deciso i nomi per la manifestazione a spese del Comune? L’Assessore ai grandi eventi Onorato? L’Assessore alla cultura Smeriglio, o il suo predecessore Gotor? Qualcuno dello staff comunicazione del Sindaco? E il Sindaco ha sottoscritto la proposta senza curarsi di approfondire a chi affidava l’evento dell’anno? Un Sindaco ancora una volta acritico “passacarte” che, come nel servizio di Report, dopo aver inserito un Porto per grandi navi a Fiumicino  in qualità di Commissario straordinario si è chiamato fuori da ogni responsabilità,  così come per il progetto di un parcheggio privato a Castel Sant’Angelo (che fin dall’inizio non sarebbe servito al Giubileo),  che ora lascerà una voragine accanto alla nuova Piazza Pia per tutta la durata del Giubileo? 

Ma soprattutto l’episodio è ancora una volta la dimostrazione che, nonostante le buone intenzioni della segretaria del Partito Demcoratico Schlein per un ritorno ai valori della tradizione della sinistra, un bel pezzo della nomenclatura del suo partito, fino al primo cittadino della Capitale d’Italia, ha ristretto buona parte del suo orizzonte a una visione improntata al risultato di “ marketing”, inteso come successo economico e di consenso per grandi numeri.    Eppure quando è un soggetto istituzionale e politico  a organizzare un evento culturale e di popolo, la scelta di chi invitare a cantare sul palco non dovrebbe essere solo dettata dal criterio dei nomi di richiamo,  come farebbe qualsiasi soggetto privato che mira al profitto e/o alla visibilità del marchio, ma dovrebbe  rispecchiare una precisa linea culturale e politica. Invitare un cantante che si esprime con testi che offendono le donne non dimostra solo superficialità da parte del Sindaco e di un pezzo di Amministrazione, ma sintetizza molto bene la linea  di chi punta sui grandi eventi, sull’attrarre  investimenti, sul turismo di lusso, sui grandi affari immobiliari – e su un porto per grandi navi a Fiumicino. Certo, questa Amministrazione ha avviato anche virtuosi interventi in periferia e progetti per il patrimonio storico, soprattutto grazie alla pioggia di fondi del PNRR. Ma la visione politica di sinistra, o quantomeno di centrosinistra, è sempre più appannata. Altro che censura. Questa è una resa politica e culturale. 

Post scriptum: forse il Sindaco dovrebbe ridurre un po’ le sue quotidiane esibizioni sui social per magnificare le proprie gesta e dedicare più attenzione alle carte che gli sottopongono per la firma.

Anna Maria Bianchi Missaglia

22 dicembre 2024

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com