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Progetto Flaminio: la lettera dei comitati

ex caserme via reni  light marzo 2014 13Ritorniamo sulla questione del Progetto Flaminio, promosso dall’Assessorato alla Rigenerazione Urbana di Roma Capitale e da Cassa Depositi e Prestiti SGR, che ha acquistato l’area degli ex stabilimenti militari dal Demanio, dove dovrebbero sorgere per metà appartamenti, un albergo e una parte commerciale con negozi, per metà la Città della Scienza, una piazza pubblica e servizi per il quartiere. Cittadini e associazioni hanno aderito a un tavolo partecipato, che per mesi ha lavorato alla stesura delle linee guida per il masterplan, cioè l’assetto del nuovo quartiere,  e qualche settimana fa è stato presentato ufficialmente il concorso indetto da CDP per individuare i progettisti. In merito si è scatenato un acceso dibattito, a partire  dalle modalità del concorso, contestate  dall’associazione Amate l’architettura, di cui   pubblichiamo in calce un nuovo articolo  che commenta l’iniziativa dell’ Ordine degli architetti, che  anche in seguito alla segnalazione di Amate, di scrivere a Cassa Depositi e Prestiti Investimenti SGR  invitandola ad “attivare una procedura ad evidenza pubblica secondo quanto stabilito dall’attuale normativa” (nell’articolo le risultanze del carteggio e le considerazioni di Amate l’architettura*). Alla discussione si è aggiunto nei giorni scorsi un nuovo documento, a firma delle associazioni del tavolo partecipato, che chiedono all’Assessore alla Rigenerazione Urbana Giovanni Caudo più garanzie sulla valorizzazione  del lavoro portato avanti sulle linee guida, avanzando delle precise richieste

Lettera delle Associazioni del Tavolo partecipato a proposito del Concorso internazionale di progettazione per il quartiere della Città della Scienza

A seguito della pubblicazione del bando di Concorso per il Masterplan nell’area dell’ex Stabilimento Militare Materiali Elettrici di Precisione (SMMEP) di via Guido Reni, la maggior parte delle Associazioni che hanno redatto il documento di sintesi della partecipazione, durata da febbraio a luglio 2014, desiderano sottolineare a questo riguardo alcuni aspetti di metodo e di relazione con la Pubblica Amministrazione.

Le Associazioni intendono, in tal modo, evidenziare rischi che potrebbero scaturire per gli effetti che il Masterplan vincitore potrebbe avere sull’area e sull’interesse pubblico che si lega alle relazioni tra Pubblica Amministrazione e Cittadini.
L’Assessore Caudo, d’altra parte, ha più volte sottolineato come il lavoro di partecipazione delle Associazioni fosse di “fondamentale importanza” per la redazione del bando e del concorso stesso. Inoltre l’ampliamento del processo partecipativo è stato sempre identificato con la fase di confronto tra progettisti selezionati (sei)  e cittadini, fase garantita da flussi informativi ed incontri pubblici in cui i progettisti stessi avrebbero assunto informazioni direttamente anche dai diretti interessati.

Di fatto, nel bando di gara della prima fase – fondamentale scrematura tra i numerosi prevedibili concorrenti e sei selezionati per la seconda fase – non appare nulla di tutto ciò ed ancor meno nel Protocollo di Intesa, siglato tra Comune di Roma – Assessorato alla Trasformazione Urbana e CDP Investimenti SGR, all’articolo 3 – Concorso di progettazione. Nel bando di Concorso si dice anzi che il Documento Preliminare per la Progettazione – che non sappiamo cosa conterrà, se terrà conto o meno delle osservazioni espresse in 5 mesi di lavoro congiunto Comune/Associazioni – verrà consegnato ai sei concorrenti selezionati all’inizio della seconda fase (punto 2 del bando di gara). Con quale criterio saranno selezionati i sei, questo non è dato sapere visto che il bando non accenna, nella prima fase, a criterio alcuno e nella seconda si riportano alcuni criteri di selezione senza, per altro, attribuire a questi punteggio di merito alcuno. Ciò appare come una revisione progettuale connessa al libero arbitrio del giurato, più che una valutazione concorsuale ed elimina quel controllo/tutela dei pubblici interessi che l’Amministrazione è tenuta, per Legge e per mandato, ad esercitare esprimendo formalmente gli indirizzi urbani prescrittivi dell’area.
L’esiguità dello spazio legato al progetto, “tre fogli formato A3 orizzontale,contenenti rispettivamente una proposta planimetrica dell’area interessata, una immagine tridimensionale a scelta del Concorrente e una descrizione della lunghezza massima di 4.000 battute, spazi inclusi”, limita le possibilità espressive di un ragionamento molto complesso su un’area di circa 5 ha.

Poiché CDP Investimenti SGR è soggetto privato la pubblicazione del concorso non sarebbe stata dovuta. Tuttavia si evidenzia che nel momento stesso che CDP Investimenti SGR ha deciso di bandire il masterplan è, per legge che prevede criteri chiari per garantire “parità di partecipazione”, tenuta a redigere una gara corretta nell’approccio e, sopratutto, nella previsione dei risultati legati alla scelta dei vincitori ed alla realizzazione del progetto vincente. Altrimenti si limiterebbe la trasparenza della selezione stessa e la si renderebbe agevolmente impugnabile riproducendo rischi che la recente normativa sugli appalti, sia pure nell’ambito esclusivo dei lavori pubblici, sta cercando vigorosamente di evitare.
Inoltre l’esito del bando costituisce la base su cui verrà elaborato il piano di recupero in variante previsto dalla delibera di C.C. n° 54 del 6-8-2014.

Ciò che preoccupa le Associazioni, quindi, è la modalità di selezione di un possibile concorrente che ponga una demolizione totale a base del suo progetto versus un altro che conserva interamente tutti i fabbricati: con quale criterio si intende procedere e, principalmente, come è possibile fornire una valutazione “sostenibile” dell’uno o dell’altro? Come è tutelato, nel rispetto della proprietà privata e del diritto di CDP Investimenti SGR ad ottenere un giusto profitto, il pubblico interesse da parte della Pubblica Amministrazione ?

Per tali motivi le Associazioni chiedono:

– di elaborare e rendere pubblici i criteri, i parametri ed i pesi ad essi attribuiti che il gruppo di lavoro adotterà per la selezione nella prima fase subito dopo i termini di consegna dei documenti per la prima candidatura ma prima dell’apertura delle buste;
– di attribuire fra criteri e parametri della prima fase un valore = 0 per gli elaborati relativi a qualsivoglia proposta formale architettonica e non metodologica, senza valore in questa fase sia relativamente al Masterplan che per la effettiva realizzabilità edilizia (cosa oggi non precisabile data la lontananza dagli atti di concessione edilizia), i quali dovranno assumere esclusivamente il carattere di pura ricognizione di metodo sulle idee maturate dai progettisti concorrenti;
– che nella seconda fase, nel “confronto intermedio” di cui al punto 6.1 del bando, sia inserita la partecipazione di cittadini o di membri delle Associazioni;
– di pubblicare sul sito del Progetto Flaminio, subito dopo i termini di consegna dei documenti della prima fase, tutti gli elaborati presentati dai concorrenti al fine di offrire uno strumento condivisibile di informazione e discussione sulla qualità candidature pervenute, fatte salve le prerogative del gruppo di lavoro.

Certi che l’Amministrazione vorrà tenere conto di quanto sopra espresso.

Roma 7 febbraio 2015

Le Associazioni
Amici dell’Auditorium – Amuse – Associazione Cittadini Flaminio – Associazione rionale Romana – Carte in Regola – Cittadinanza attiva Flaminio – Cromas Flaminio – Italia Nostra Roma – Movimento Cittadino Flaminio Parioli Villaggio Olimpico – Progetto Roma Insieme – Villaggio dei Bambini – Villaggio Olimpico 1960

* (da Amate l’Architettura ) Concorso area ex Caserme Flaminio: si è mosso l’Ordine degli Architetti 

La vicenda del concorso dell’area cosiddetta “ex caserme” al quartiere Flaminio di Roma, un’area, lo ricordiamo ai nostri lettori, di 5,1 ettari in una zona centralissima e perciò strategica, è paradigmatica della prassi che si è instaurata nella Pubblica Amministrazione, progressivamente, da circa venti anni. Ce ne siamo già occupati in una lettera aperta all’Assessore Caudo (Assessore alla Trasformazione Urbana del Comune di Roma) del 6 novembre 2014 e in un articolo del 19 gennaio 2015. La logica è questa: Io (P.A.) devo agire e per questo motivo mi riservo, a mio insindacabile giudizio, di decidere chi dovrà progettare. Ovvero non privilegio il progetto migliore bensì il progettista che ritengo più idoneo secondo un mio imperscrutabile criterio di valutazione, ergo devo avere le mani libere da tutti i lacci della procedura pubblica.

Questo è quello che è accaduto nel caso in questione: è stata acquisita un’area demaniale (soldi pubblici) da un organismo di natura giuridica privata (Cassa Depositi e Prestiti Investimenti sgr), di cui tuttavia l’azionista di maggioranza (CDP) è una s.p.a. ed è pubblico; è stata promossa dal comune un procedimento di progettazione partecipata con la popolazione residente (soldi pubblici), ma quest’Ente si rifiuta di mettere in atto una procedura concorsuale aderente a quella prevista per gli appalti pubblici.

Qual è il problema? Alcuni colleghi faticano a capire il perché della nostra levata di scudi, altri, addirittura, ne sono infastiditi.

l problema nasce dal fatto che è stata messa in atto una procedura concorsuale – palese e non anonima – nella quale i termini di valutazione non sono definiti (si sono chiesti, nella prima fase curricula e progettini senza spiegare quale sarà il criterio decisionale), i componenti della commissione giudicatrice slittano da una fase del processo all’altra (fatto assai irrituale!), il Documento di Progettazione Partecipata, che dovrebbe essere alla base del Concorso non è ancora pubblico ma intanto questo stato indetto.

Forti di queste argomentazioni e di altre, ci siamo rivolti all’istituzione territoriale preposta al controllo di queste procedure: l’Ordine degli Architetti di Roma.

L’Ordine, con apprezzabile solerzia, ha valutato anche la nostra segnalazione e ha immediatamente scritto a Cassa Depositi e Prestiti Investimenti sgr (e in copia al Comune di Roma ed al CNA) invitandola ad “attivare una procedura ad evidenza pubblica secondo quanto stabilito dall’attuale normativa”.

C.D.P.I sgr, il 28 gennaio 2015, ha risposto che la sua natura giuridica è privatistica “non rientrando, sotto alcun profilo, nella nozione di “amministrazione aggiudicatrice” (cioè non si sentono sottoposti all’obbligo del rispetto dei bandi pubblici), ma che, per graziosa concessione, “ha comunque deciso di procedere ai fini dell’affidamento della progettazione del masterplan dell’Area, a un concorso internazionale di progettazione, caratterizzato dalla massima trasparenza e apertura alla concorrenza” (sic!).

Perciò l’Ordine il 6 febbraio 2015, preso atto della volontà di CDPI sgr di procedere ad “un concorso internazionale di progettazione” chiede che questo venga organizzato come previsto dalla legge. Vero (aggiungiamo noi) e non finto.

Contestualmente (seconda nota di merito per il suo operato), l’Ordine segnala all’A.N.A.C., l’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone, tutta la vicenda riassumendone il contesto e le motivazioni per le quali è stato indotto a prendere posizione.

Sono tre le considerazione che desideriamo evidenziare al termine di questa esposizione:
la prima: se l’Ordine di Roma ha valutato questo procedimento come noi vuol dire che proprio infondate le nostre osservazioni non erano. Questo aspetto lo abbiamo messo in evidenza già dallo scorso maggio 2014, nel corso del laboratorio di Partecipazione, chiedendo già allora che venisse approntato un concorso pubblico sul modello di quello del Guggenheim di Helsinki.
La seconda: attenzione, cari colleghi, a partecipare a questo bando, così strutturato, perché rischiate di perdere il vostro lavoro.
La terza: attendiamo la valutazione dell’A.N.A.C. Se questa Autorità decidesse che CDPI sgr non è tenuta al rispetto di una procedura pubblica per un’area demaniale che nelle previsioni sarà per 27.000 mq privata con residenze e attività turistico-ricettive-commerciali, ma sarà anche pubblica per 24.000 mq, con servizi, spazi pubblici ed un Museo della Scienza allora vuol dire che c’è un gigantesco vulnus legislativo che va colmato quanto prima possibile.

> Leggi anche

Progetto Flaminio: critiche, domande e preoccupazioni

Carteinregola ha sostenuto fin dall’inizio il progetto per il quartiere della Città della Scienza, perchè è un’operazione che recupera un’area abbandonata da anni, e che, nonostante sia stata ceduta dal Demanio a Cassa Depositi e Prestiti per ricavarne un  profitto (1), in seguito ad un accordo con Roma Capitale,  restituisce  all’uso pubblico metà della superficie, dove dovrebbero essere realizzati, a fianco di  residenze,  negozi e  un albergo, la Città della Scienza,  una piazza pubblica,  servizi per il quartiere e una quota di alloggi per housing sociale. E per la stesura delle linee guida del masterplan da mettere a base  del concorso internazionale,  il Comune ha avviato, esattamente un anno fa, un tavolo partecipato a cui hanno aderito  cittadini e associazioni, del quartiere e non solo – alcuni del Laboratorio Carteinregola – che si è concluso a luglio con un documento molto dettagliato di proposte condivise (2). Tuttavia all’uscita ufficiale del bando  si sono levate molte voci critiche, a partire da quella di Amate l’Architettura, che fa parte del nostro laboratorio, che riguardano le modalità del concorso internazionale, ma che finiscono  con il rimettere  in discussione la stessa esperienza del tavolo partecipato. Come è nello stile di Carteinregola,  apriamo un confronto sul tema, “mettendo in chiaro” le diverse posizioni  del nostro gruppo di lavoro e anche  i contributi  di chi vorrà partecipare al dibattito. Continua a leggere

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> Vai alla scheda cronologica del progetto Flaminio

Vai al sito del Dipartimento Urbanistica con la Presentazione del progetto del Quartiere della Città della Scienza  e i resoconti degli incontri 

e la documentazione dei vari step del percorso  fino ai Documenti finali processo partecipativo Quartiere Città della Scienza – Via Guido Reni

 

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