IL PROGRAMMA DI ALEMANNO SULL’URBANISTICA
C1.5 Rilancio degli investimenti
Il rilancio degli investimenti è la principale leva per superare la crisi economica. Una
forte spinta alla ripresa è stata impressa dal nuovo Piano Investimenti approvato
dall’Amministrazione Capitolina a fine mandato. L’attuale Piano prevede infatti investimenti
complessivi per 1,451 miliardi di euro, di cui 800 milioni di opere in corso e 651 di nuovi
investimenti già finanziati e programmati a partire dal 2013.
1.5.1 Immediata approvazione delle delibere urbanistiche
Attiveremo immediatamente 4,7 miliardi di euro di investimenti previsti dalle delibere
urbanistiche bloccate in Aula dall’ostruzionismo praticato dall’opposizione in questi
anni che generano 1 miliardo di opere pubbliche attraverso gli oneri di urbanizzazione e i
contributi straordinari. Tali investimenti produrranno un importante effetto sull’economia
di Roma Capitale (+3.8% di incremento del PIL e oltre 60mila posti di lavoro). È
pertanto nostra ferma intenzione accelerare il più possibile l’iter approvativo delle 106
delibere urbanistiche che saranno poste in votazione entro i primi 100 giorni della nostra
attività amministrativa.
1.5.2 Fondo immobiliare per l’alienazione e la valorizzazione del patrimonio
di Roma Capitale
In aggiunta alle opere già finanziate nel Piano Investimenti, saranno attivati ulteriori
400 milioni di euro di investimenti utilizzando, a tal fine, anche le risorse derivanti
dall’alienazione del patrimonio.
La delibera n° 43 del 2012, con la quale è stata autorizzata l’alienazione del patrimonio
residenziale e non residenziale di proprietà di Roma Capitale, sarà attuata attraverso
la costituzione di un Fondo Immobiliare in coerenza con le procedure previste dagli
articoli 33 e 33-bis del decreto legge n° 98 del 2011.
Ciò consentirà di imprimere un forte impulso all’alienazione del patrimonio anche a
seguito della recente costituzione della Società di Gestione del Risparmio (SGR) da
parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a cui potremmo affidare la gestione
del Fondo immobiliare previsto dalla delibera n.43
1.5.3 Piano Casa e Agenzia Unica per l’Edilizia Popolare
Il Piano Casa, approvato nel 2010, per fronteggiare il fabbisogno abitativo a Roma ha
previsto la realizzazione di 25.700 alloggi, di cui 6.000 destinati all’ Edilizia Residenziale
Pubblica (ERP). In questi anni abbiamo finalmente attivato la vendita del patrimonio
indisponibile (case popolari, ERP) e consegnato, fino a questo momento, 1.954
alloggi popolari. A oggi sono in iter di cessione agli attuali affittuari 3.034 unità
immobiliari e per i prossimi cinque anni ci proponiamo di portare a 7.000 il numero
degli immobili di ERP da cedere agli aventi diritto (attuali affittuari) .
L’attuazione del Piano Casa – in particolare il programma di Housing Sociale con alloggi
in vendita a prezzi agevolati o in affitto a canone calmierato – costituisce una grande
opportunità per il rilancio dell’economia locale, in particolare per ridare ossigeno al settore
dell’edilizia che più di altri ha subito ripercussioni dalla crisi economica. I programmi
urbanistici che permetteranno un’efficace e rapida attuazione del Piano sono:
• La densificazione dei Piani di Zona precedenti alla deliberazione di Consiglio
Comunale 65 del 2006 (cosiddetti Extra Standard), per i quali si prevede la realizzazione
di circa 2.400 alloggi (pari a 650mila mc) distribuiti in 20 Piani di Zona, su aree già
nella disponibilità dell’Amministrazione Capitolina. Tale “riserva” di alloggi può
essere utilizzata in parte per la realizzazione di alloggi di edilizia sovvenzionata e in parte in Housing Sociale nelle diverse tipologie di offerta abitativa (affitto a canone convenzionato a 6 euro/mq al mese per 25 anni; prezzo convenzionato ad esempio mutuo Roma 1.700 euro/mq). Il programma di densificazione genera un gettito di oneri ordinari e straordinari pari a circa 60 milioni di euro, da destinare alla riqualificazione e al completamento dei singoli contesti urbani di riferimento.
• L’individuazione di nuovi Ambiti di riserva a trasformabilità vincolata, (delibera di Giunta Comunale 315 del 2008 scarica la delibera delibera di Giunta Comunale 315 del 2008) finalizzati al reperimento di aree per l’attuazione del Piano di Housing Sociale. La Commissione preposta ha concluso i lavori esaminando nel complesso 334 proposte pervenute e individuandone 160 compatibili.
• La modifica delle destinazioni d’uso di zone urbanistiche non residenziali
(delibera di Giunta Capitolina 74 del 2011 scarica la delibera del_gc_74_2011) finalizzato anch’esso a incrementare il numero di alloggi da destinare ad Housing Sociale e ad edilizia residenziale pubblica, mediante cambi di destinazione d’uso di zone urbanistiche
prevalentemente non residenziali del PRG o di Piani attuativi già approvati o in
corso di approvazione.
• La modifica delle destinazioni d’uso di fabbricati non residenziali (delibera di Giunta Capitolina 74 del 2011 scarica la delibera del_gc_74_2011) finalizzato ad incrementare il numero di alloggi da destinare ad Housing Sociale e a edilizia residenziale pubblica mediante cambi di destinazione.
Infine, promuoveremo la costituzione di un’Agenzia unica per pianificare e gestire gli
interventi di edilizia popolare, conferendo in un unico ente le proprietà dell’ATER della
Regione Lazio e quelle dell’ERP di Roma Capitale. È evidente che una simile proposta è
legata a una gestione condivisa con la Regione Lazio.
(…)
1.6 Il Piano Strategico di Sviluppo
Prima della nostra Amministrazione è mancata del tutto una visione strategica della
città, fondata su una prospettiva di lungo termine e che cercasse nelle vocazioni del suo
territorio le direttrici per uno sviluppo duraturo e omogeneo.
La Giunta Alemanno è stata quindi la prima in assoluto a dotare la città di questo
innovativo strumento di programmazione. Uno strumento fondamentale per tutte le aree
metropolitane che intendono competere nel mercato globale.
L’idea di dotare la Capitale di un Piano Strategico di Sviluppo (PSS) era il primo punto del
nostro Programma di governo della Città del 2008, e a pochi mesi dell’insediamento della
Giunta, era già stata costituita la Commissione per il futuro di Roma Capitale, presieduta
da Antonio Marzano. A partire dal Rapporto finale della Commissione, presentato nel maggio del 2009, sono state formulate le linee guida di quello che poi sarebbe diventato il primo Piano Strategico di Sviluppo della Città di Roma, presentato nel corso degli Stati Generalidella Città, il 22 e il 23 febbraio del 2011 al Palazzo dei Congressi dell’Eur.
I progetti chiave del PSS sono stati presentati in diversi meeting nazionali e internazionali
con l’obiettivo di attrarre risorse private, riscuotendo grande interesse da parte di
numerosi potenziali investitori. Recentemente, Roma Capitale ha aderito ufficialmente
alla Rete delle Città Strategiche, il network composto dalle città italiane che si sono
dotate di un Piano Strategico di Sviluppo. Questa Rete dialoga con il Ministero per la
Coesione Territoriale per un utilizzo mirato e selettivo dei fondi comunitari.
Il PSS è un documento in continuo aggiornamento, per permettere alle centinaia di
progetti integrati contenuti al suo interno di essere rimodulati in maniera tale da attrarre
risorse, pubbliche e private, nazionali e internazionali. Gli investimenti mobilitati dai
progetti contenuti nel PSS ammontano a 22 miliardi in 10 anni. Per reperire tali risorse,
Roma Capitale si è dotata di un’agenzia di sviluppo dedicata, Roma City Investment
(un patrimonio dedicato di Risorse per Roma), che lavora all’aggiornamento del Piano e
svolge tutte le attività di marketing territoriale e di progetto.
Inoltre, continueremo a lavorare affinché Roma entri a far parte del gruppo NUTS 2
(Nomenclatura Statistica delle Unità Territoriali, elaborata da Eurostat), ossia l’unità di
riferimento dei Fondi Strutturali europei.
Gli oltre 200 progetti contenuti nel PSS sono organizzati su tre livelli di riferimento:
Obiettivi Strategici, Temi Progettuali, Progetti Pilota.
Gli Obiettivi Strategici hanno lo scopo di individuare, in una formula sintetica, le
caratteristiche fondamentali della Roma del futuro e sono declinati in temi progettuali in
corso di realizzazione:
• Città della sostenibilità ambientale:
– Sviluppo della mobilità sostenibile.
– Recupero del Tevere come asse vitale della Città.
– Piano d’azione per l’energia sostenibile.
• Città policentrica e solidale:
– Nuovo modello di integrazione sociale.
– Nuove Centralità Urbane.
– Rigenerazione Urbana delle Periferie.
• Città nella competizione globale:
– Centri di eccellenza per la salute.
– Accessibilità intermodale alla Città.
– Cooperazione tra Università e Imprese.
• Città della cultura e dell’entertainment:
– Valorizzazione delle aree dismesse.
– Secondo Polo Turistico.
– Tutela e valorizzazione di Roma Antica.
I Temi Progettuali prevedono, a loro volta, l’individuazione di uno o più Progetti Pilota,
che costituiscono la declinazione operativa, una sorta di “interventi volano” dei Temi
Progettuali. Tramite l’individuazione dei Progetti Pilota abbiamo voluto marcare con
decisione il carattere di concretezza e di fattibilità delle opzioni di sviluppo strategico
individuate, senza rinunciare al respiro ampio e ambizioso del Piano Strategico. Non un
“libro dei sogni”, quindi, ma un percorso chiaro e condiviso di selezione degli investimenti
e delle iniziative che offrono le migliori garanzie di giungere a maturazione in tempi
ragionevoli.
Al fine di supportare efficacemente il percorso di definizione e di attuazione dei Progetti
Pilota, sono stati individuati due strumenti diversi:
• Il Portafoglio di Offerta Territoriale: un pacchetto iniziale di iniziative a valenza
strategica metropolitana per le quali è stata avviata un’intensa attività di informazione
e sensibilizzazione del mercato;
• Una Cabina di Regia Interistituzionale che mira a raccordare il Governo, anche
per il tramite di CIPE e CIPU (Comitato Interministeriale per le Politiche Urbane),
Regione Lazio e Roma Capitale, nel contesto del processo di delega di funzioni al
nuovo Ente Territoriale Speciale nato dalla legge 42 del 2009.
I quattro progetti inseriti nel “Portafoglio di offerta territoriale” sono i seguenti:
• Ricostruzione di Tor Bella Monaca.
• Riqualificazione di Ostia e del Waterfront di Roma.
• Sistemazione dell’Area Archeologica Centrale e recupero del complesso di via dei
Cerchi per la realizzazione del Museo di Roma.
• Realizzazione di un programma integrato di interventi nell’area Est di Roma.
La descrizione di questi progetti e di altri Progetti Pilota è contenuta nei capitoli tematici
del Programma Elettorale.
9. UNA NUOVA URBANISTICA NEL SEGNO DELLA QUALITÀ E DELLA PARTECIPAZIONE
Prima di elencare le nostre proposte in materia urbanistica, occorre fare un’importante
precisazione per rispondere a presunte “colate di cemento” attribuite all’Amministrazione
Alemanno dal centrosinistra e da alcuni organi di stampa. Nei cinque anni in cui abbiamo
governato, sono state approvate delibere per 5,5 milioni di nuove cubature, a fronte
dei 38 milioni di metri cubi approvati dalla Giunta Veltroni (riduzione pari all’85,4%).
Inoltre, una parte dei 5,5 milioni di metri cubi da noi deliberati sono serviti a recuperare aree ex abusive (26 Piani di Recupero dei Toponimi) e hanno permesso di generare 450 milioni di euro di investimenti in opere pubbliche. Dunque, nessuna colata di cemento da parte nostra, bensì regole, servizi e nuovi investimenti.
Fatta questa doverosa premessa, il primo nodo da affrontare in materia urbanistica nei
prossimi anni è quello della semplificazione specie in termini di competenze e livelli di
governo sovrapposti. Occorre intervenire in maniera decisa, definendo una volta per tutte
compiti, poteri e funzioni. La legge regionale di devoluzione dei poteri a Roma Capitale
può e deve essere l’occasione giusta per realizzare questo obiettivo.
In ogni caso, la specificità del territorio compreso all’interno dei confini di Roma Capitale
richiede un’articolazione degli strumenti governo del territorio non adeguatamente
presa in considerazione al momento dell’approvazione del Piano Regolatore Generale
vigente (PRG) nel 2008.
Questo strumento di pianificazione si presenta, infatti, rigido, con strumenti attuativi
complessi e poco flessibili, che non hanno dato un adeguato sostegno ai processi di
trasformazione urbana e di sviluppo della Capitale.
Per questa ragione, è indispensabile una revisione generale del PRG che ridisegni le
procedure di attuazione dei progetti di trasformazione urbana, sia pubblici che privati,
nell’ottica di una maggiore flessibilità procedurale e dell’efficacia e dell’effettività delle
scelte finalizzate al perseguimento dell’interesse generale.
Occorre, pertanto, una nuova struttura di Piano per il governo del territorio che si
articoli in un livello strategico e strutturale e in uno attuativo.
Il primo livello, rappresentato dal Piano Strategico di Sviluppo, ha la funzione di
riconoscere gli elementi strutturali del territorio romano e di prefigurare le strategie
di trasformazione socio-economico e territoriale; il secondo livello individua e
programma, in modo coordinato, i progetti di trasformazione e di riuso della città
esistente e ne definisce le relative modalità attuativa e le norme.
È inoltre fondamentale modificare le norme tecniche di attuazione del Piano Regolatore
Generale (PRG) e conseguentemente il Regolamento Edilizio per accelerare le
procedure urbanistiche relative ai progetti di demolizione e ricostruzione, in modo che
iter procedurali che oggi implicano attese medie di oltre cinque anni, possano essere
conclusi in un anno.
Tempi certi, procedure semplificate e competenze chiare permetteranno il rilancio
del settore dell’edilizia e l’avvio concreto di opere di rigenerazione urbana che Roma
attende da troppo tempo.
In generale, dobbiamo imporre un nuovo modello di sviluppo per le città fondato sul
riuso degli immobili esistenti e degli spazi urbani utilizzati male.
Queste le priorità urbanistiche per il prossimo mandato:
Sostituzione edilizia, rottamazione, riuso e riqualificazione del patrimonio
esistente.
Approvazione di una nuova variante “verde e servizi” per il recupero degli standard
delle aree verdi.
Preservare il territorio di Roma Capitale a destinazione agricola, proteggendolo
da interventi urbanistici di trasformazione.
Il nostro programma urbanistico per la prossima consiliatura confermerà l’obiettivo di
fondo della qualità urbana e del territorio capitolino, che è questione di assoluto rilievo
per la città di Roma. Un obiettivo da intendersi sia come miglioramento della qualità
urbana nella città esistente, sia come introduzione di alti livelli di qualità urbana nelle nuove urbanizzazioni.
Il programma urbanistico per la città sarà fondato su tre direttive:
- Il soddisfacimento di esigenze per un buon abitare nello spazio urbano.
- La partecipazione e la concertazione come metodo e principio per ogni trasformazione urbana.
- L’individuazione e il perseguimento dell’attuazione di progetti prioritari per lo sviluppo della città di Roma.
9.1 Il “buon abitare” nello spazio urbano
La qualità urbana si basa sul soddisfacimento di esigenze per un buon abitare nello
spazio urbano: esigenze di accoglienza (coesione sociale, qualità ambientali, sicurezza),
di socialità (incontro e scambio, partecipazione), di urbanità (i servizi, le attrezzature e il
decoro urbano) e di bellezza (in particolare, la bellezza nello spazio pubblico).
In quest’ottica, andranno definiti e utilizzati strumenti e procedure per il controllo di
adeguati livelli della qualità, quali:
L’uso della matrice della qualità urbana e delle linee guida (linee guida che Roma Capitale
fornirà ai progettisti all’inizio del processo di progettazione di interventi da definire come
tipo e dimensioni).
Le raccomandazioni e gli indirizzi provenienti dalla Commissione Piazze. L’utilizzo di concorsi di idee.
9.2 Partecipazione e concertazione
Due fattori chiave per incrementare la qualità sociale sono la partecipazione e la
concertazione. La partecipazione deve essere praticata nelle sue diverse modalità
(informazione, consultazione e progettazione aperta), ma sopratutto deve essere promossa
come partecipazione attiva degli abitanti, in primis intesa come cura e manutenzione di
spazi pubblici da parte di associazioni e comitati. La partecipazione attiva contribuisce,
inoltre, a creare e a sostenere il sentimento di appartenenza degli abitanti nei confronti dei
quartieri e della città.
Partecipazione e concertazione devono essere assunti come principio e metodo
per tutti gli interventi, dalla prima all’ultima fase delle procedure che riguardano
trasformazioni urbane.
9.3 I progetti prioritari per Roma
Occorre definire quali siano i progetti prioritari da mettere in campo fin dal principio della
prossima consiliatura per concretizzare l’obiettivo della qualità urbana. Occorre anche
comporli tra loro, costruendo un vero e proprio sistema dei progetti prioritari come sistema unitario e integrato.
I progetti prioritari per la qualità urbana che proponiamo sono i seguenti:
Definizione dei margini della città.
Consolidamento e valorizzazione delle aree agricole.
Risoluzione dell’emergenza abitativa su aree del patrimonio pubblico acquisite tramite cessioni compensative.
Mobilità sostenibile e adeguamento infrastrutturale.
Miglioramento della qualità dell’abitare nei quartieri esistenti.
Miglioramento della qualità dell’abitare nel Centro Storico e della sua fruizione.
Riuso del patrimonio pubblico esistente.
Riorganizzazione della fruizione turistica della città anche tramite il completamento del Secondo Polo Turistico.
Il sistema degli interventi strutturali richiede l’elaborazione di uno strumento in grado
di fornire il quadro di insieme e di fungere da motore di sviluppo economico, ossia un
Piano Quadro Strategico Strutturale per Roma. Il Piano Quadro Strategico Strutturale
è un Programma di interventi che individua i progetti prioritari per la qualità. Sarà
adottato in Giunta come Documento Programmatico, a seguito di processi partecipativi
e concertativi e conterrà localizzazione, tipo, dimensionamento, linee guida, procedure e
modalità di attuazione per i progetti prioritari.
Ci impegniamo ad adottare il Piano Quadro Strategico Strutturale entro il primo anno del nuovo mandato, dopo averlo discusso con la cittadinanza nei primi sei mesi.
Andando nello specifico, i contenuti principali dei Progetti Prioritari per la qualità
urbana e del territorio di Roma Capitale sono i seguenti:
1. Definizione dei margini della città, consolidamento e valorizzazione delle aree
agricole, mediante:
• Acquisizione di aree al Patrimonio pubblico mediante compensazioni.
• Destinazione immodificabile ad aree agricole, salvo per quelle da utilizzare per
l’emergenza abitativa.
• Politiche di incentivazione per le attività di produzione agricola, con particolare
riferimento alle aree acquisite al patrimonio pubblico. Occorre un vero e proprio
piano per le aree agricole: procedure per la concessione delle aree a cooperative
e giovani imprenditori, regole e incentivi per attività di agricoltura integrata, fattorie
sociali, agricoltura specializzata, agricoltura urbana, orti urbani, mercati a km zero,
agriturismo, ecc.
2. Risoluzione dell’emergenza abitativa su aree del patrimonio pubblico acquisite
tramite cessioni compensative, attraverso:
• Emissioni di bandi rivolti a operatori privati, con compensazione di diritti
immobiliari, ma con valori di vendita controllati, a coprire i costi per la costruzione
di alloggi a canone ridotto su aree del patrimonio pubblico (per questo progetto
occorrerà concordare politiche fiscali ed incentivanti, anche attraverso contributi in
conto capitale, adeguate a livello governativo).
3. Mobilità sostenibile e adeguamento infrastrutturale, attraverso:
• Il potenziamento del trasporto pubblico in sede propria (corridoi del trasporto
pubblico, tram, sistemi a fune, etc.).
• L’incentivazione per la “mobilità dolce”, in particolare per la ciclabilità, su percorsi
sistematici casa-lavoro o casa-studio utilizzabili quotidianamente.
• L’incentivazione della mobilità dolce a scala di quartiere: ristrutturazione del
traffico e della sosta secondo il concetto delle isole ambientali.
• La realizzazione dei nodi di scambio intesi come poli o centri di servizi e
attrezzature.
• La realizzazione degli snodi Pontina – Civitavecchia, Pontina-A1 e A24.
4. Miglioramento della qualità dell’abitare nei quartieri esistenti, con particolare
attenzione ai quartieri periferici, attraverso:
• Il completamento della manovra urbanistica sulle periferie, mediante
l’approvazione delle 60 proposte dei “Piani Particolareggiati di Recupero
urbanistico dei nuclei ex abusivi” (cosiddetti Toponimi) e della progettazione
degli ulteriori 11 nuclei che completano l’intera previsione del PRG vigente.
• L’utilizzo delle procedure di partecipazione e concertazione per definire sia
le Linee Guida, sia la gestione del procedimento del Concorso di Idee che
attribuisca ai cittadini residenti nel Toponimo l’individuazione della migliore
proposta ideativa.
• La definizione di nuove procedure che consentano di affidare ai consorzi dei
Piani di recupero delle zone ex abusive la manutenzione degli spazi pubblici.
• L’uso sistematico dei “Concorsi di Idee” per elevare il livello di qualità dei
progetti e per le procedure di partecipazione e concertazione con i cittadini, ai quali è
demandata la scelta dell’idea progettuale migliore.
• L’elaborazione di “Piani di quartiere” in tutta la città, per il miglioramento
dello spazio pubblico e della mobilità nei quartieri esistenti e per incoraggiare
la partecipazione attiva degli abitanti. Il Piano di quartiere è un programma degli
interventi da attuare per la ristrutturazione del traffico e della sosta, per la pedonalità e
l’utilizzo dello spazio pubblico.
• L’operazione“Parchi ben tenuti”: parchi pubblici di quartiere dotati di piccole
attrezzature (ristorazione, tempo libero, etc.) con affidamento della manutenzione delle
aree di parco ai concessionari delle attrezzature stesse.
• L’operazione “Piazzette verdi”: aree di piccole dimensioni, all’incirca tra 50 e 250 mq,
per costruire piccoli luoghi di incontro nei quartieri periferici, ma non solo, che saranno
dotate di alberi, panchine, una pavimentazione tipo terra o ghiaia stabilizzata, e adeguati
arredi. I finanziamenti necessari possono essere reperiti tramite sponsorizzazioni o
donazioni e la manutenzione dell’area stessa sarà affidata a Comitati e Associazioni di
abitanti dei quartieri.
• La definizione di regole per incentivare le demolizioni e ricostruzioni (sostituzioni
edilizie), in funzione del miglioramento di spazi pubblici nei quartieri attraverso la
ricomposizione fondiaria privata, favorita attraverso la premialità edificatoria, politiche
di detrazioni fiscali e di finanziamento agevolato (mutui a tasso agevolato garantiti dallo
Stato).
• La definizione di “Nuovi standard per la qualità urbana” intesi come strumenti per
il controllo della qualità degli interventi urbanistici, da elaborare come linee guida per
la costruzione di spazi pubblici nei nuovi quartieri,o per il miglioramento degli spazi
pubblici esistenti.
5. Miglioramento della qualità dell’abitare nel Centro Storico e della sua fruizione,
mediante:
• Il Piano degli spazi pubblici per la Città Storica, all’interno delle Mura Aureliane,
con definizione di interventi sulla viabilità per la ristrutturazione del traffico, che miri
alla realizzazione di una rete interna di trasporto pubblico di superficie in sede propria
quali filobus, trambus su rotaie, autobus elettrici, eccetera, integrata con un sistema
di parcheggi di scambio esterno e contiguo alle Mura, nonché alla realizzazione di una
rete di pedonalizzazioni, per costruire un sistema continuo e coordinato della “mobilità
dolce” con il trasporto pubblico e i parcheggi di scambio.
6. Riuso del patrimonio pubblico esistente in funzione della creazione di qualità
urbana nella città. Massima priorità sarà data all’insediamento di servizi e attrezzature
pubbliche e private, per i quali è indispensabile l’intervento del Governo mediante
politiche fiscali che prevedano l’abbattimento delle aliquote delle imposte dirette e
indirette e l’intervento di investimenti pubblici sotto forma di facilitazioni nell’accesso
al credito, garantito dallo Stato, sia direttamente che indirettamente attraverso Cassa
Depositi e Prestiti.
9.4 Gli interventi di trasformazione urbanistica in corsoLa definizione e l’attuazione dei progetti prioritari e il completamento delle operazioni di trasformazione urbanistica avviate – e di seguito descritte – si concretizzeranno anche grazie al supporto di un rinnovato Sistema Informativo Territoriale (SIT) in grado di offrire una lettura integrata delle previsioni pianificatorie e delle normative generali e di settore vigenti, delle trasformazioni programmate e in corso di attuazione e dunque di rinnovare profondamente le relazioni tra cittadini/operatori e la Pubblica Amministrazione.
I principali provvedimenti relativi agli interventi di trasformazione urbanistico-edilizia –
frutto di un lungo e prezioso lavoro istruttorio arricchito anche dalla partecipazione della
cittadinanza – che saranno portati a compimento sono:
Housing Sociale (interventi illustrati nel primo capitolo all’interno del paragrafo
dedicato al piano casa):
Valorizzazione del patrimonio pubblico:
• Valorizzazione del Patrimonio ATAC. L’approvazione del “Programma generale
per la riconversione funzionale degli immobili non strumentali al Trasporto Pubblico
Locale”, avvenuto con deliberazione dell’Assemblea Capitolina 39 del 2011 (scarica Deliberazione39_giugno11 ) ha portato all’elaborazione di un primo “Programma unitario di valorizzazione territoriale”relativo al riutilizzo funzionale e la rigenerazione della ex Rimessa “Vittoria Bainsizza” di proprietà di ATAC Patrimonio Srl (decisione di giunta n° 37 del 18 luglio 2012).
• Controdeduzioni della variante urbanistica riguardante la valorizzazione delle
aree delle caserme militari. Il Ministero della Difesa, di intesa con Roma Capitale, ha
promosso la costituzione di un Fondo comune di investimento immobiliare allo scopo
di reperire le risorse necessarie per le esigenze infrastrutturali e alloggiative delle Forze
Armate. Roma Capitale, al fine di avviare il processo di alienazione e valorizzazione
dei beni militari, ha adottato la Variante al Piano Regolatore Generale rimuovendo
la destinazione di servizio pubblico con l’attribuzione di una nuova destinazione
urbanistica. L’obiettivo dell’Amministrazione è quello di portar avanti contestualmente
sia la progettazione attuativa sia l’approvazione definitiva della variante. A Roma
Capitale, una volta valorizzati gli immobili, sarà riconosciuta una quota del ricavato tra
il 10 e il 20%.
• Accordo di Programma “Velodromo”. Il progetto ha come obiettivo quello di attribuire
alle strutture pubbliche un valore prevalente e di grande pregio e prevede la rilettura in
una SUL pubblica pari a circa 15mila mq, che sviluppa risorse per il finanziamento di
interventi infrastrutturali nel quadrante dell’EUR e, mediante la valorizzazione dell’area
EUR Spa potrà completare la Nuvola (Nuovo Centro Congressi).
Valorizzazione nell’ambito del Litorale-Waterfront di Roma
• Il programma riguarda il progetto, già richiamato, della riqualificazione di Ostia e del
Lungomare: 11 km di costa per un totale di circa 27mila mq di superficie. Gran parte
delle nuove costruzioni devono essere destinate alla creazione di attività ricettive
(34% del totale). Il progetto prevede la realizzazione di nuovi alberghi e l’edificazione
di 50mila mc di residenziale, 13mila mc di uffici, 34mila mc di commerciale, 66mila
mc di servizi privati e congressuali. La riqualificazione di Ostia mobilita circa 600
milioni di euro di risorse private di cui circa 150 da destinare alla bonifica del
territorio e all’adeguamento dei servizi pubblici e dell’infrastrutture.
9.5 Emergenza abitativa e Piano Casa
Oltre al Piano Casa, approvato nel 2010, (vedi capitolo 1), per i prossimi cinque anni ci
proponiamo di:
• Adottare un Regolamento generale dei Residence per regolare diritti e doveri
dei soggetti bisognosi di ricovero temporaneo e urgente. Su questo fronte
l’Amministrazione si è già impegnata per un riordino delle regole con una memoria di
Giunta del 2012 con cui è stato dato mandato al Dipartimento delle Politiche Abitative di
avviare, in accordo con il Corpo di Polizia Roma Capitale, un censimento aggiornato
delle famiglie attualmente in assistenza alloggiativa temporanea e di disporre che
si proceda alla rinegoziazione dei contratti di locazione delle strutture temporanee.
Nella stesura dei nuovi contratti di locazione sarà previsto che i costi relativi ai consumi
per le utenze siano posti a carico delle famiglie assistite che, in caso di bisogno,
potranno rivolgersi ai servizi sociali municipali per un eventuale sostegno economico.
• Creare un Tavolo di coordinamento tra Dipartimento Patrimonio e Dipartimento
Politiche Sociali che funga da raccordo per i casi più urgenti che necessitano di
interventi sociali prima che di interventi abitativi.
• Sviluppare un piano di informatizzazione che colleghi l’utenza dell’ERP con la
società che gestisce i servizi al fine di garantire una comunicazione immediata sulle
problematiche sia dei ricoverati che degli stessi operatori dei servizi, attraverso un
controllo di flusso e delle richieste da parte di Roma Capitale.
• Sul fronte della casa la nostra ambizione è costruire un modello per l’Italia: il mutuo
sociale per l’acquisto a riscatto della prima casa. Riserveremo, negli ambiti dei
diversi Piani di Zona, quote di cubatura per l’edilizia sociale, agevolata o convenzionata,
con canoni prefissati e “patto di riscatto” finale, da destinare a coloro che non possono
permettersi un affitto a canoni di mercato. In più, costoro possono diventare proprietari
dell’immobile al prezzo del costo risultante a Roma Capitale. Il mutuo sociale è una
forma avanzatissima di giustizia sociale in favore di chi proviene da famiglie che versano
in condizioni svantaggiate.
• Promuovere la costituzione di un’Agenzia Unica per pianificare e gestire gli interventi
di edilizia popolare, conferendo in un unico ente le proprietà dell’ATER della Regione
Lazio e quelle dell’ERP di Roma Capitale. È evidente che una simile proposta è legata
a una gestione condivisa con la Regione Lazio.
10. LO SVILUPPO DELLE PERIFERIE
10.1 I grandi progetti di rigenerazione urbana: Tor Bella Monaca
Per le periferie, l’amministrazione Alemanno ha fatto, in cinque anni, ciò che non era stato
fatto in decenni di giunte precedenti. Si è trattato di una lavoro intenso, svolto su più piani, da quello della riqualificazione urbanistica a quello della rigenerazione sociale e culturale (sipensi ad esempio all’apertura dei centri culturali Elsa Morante, Aldo Fabrizi e Gabriella Ferri, rispettivamente al Laurentino, a San Basilio e in Via delle Cave di Pietralata).
In particolar modo, abbiamo avviato e proseguiremo nel prossimo mandato progetti
importanti e ambiziosi, il più importante dei quali è senz’altro il Programma di Riqualificazione Urbana di Tor Bella Monaca, non a caso inserito tra i “progetti pilota” del Piano Strategico di Sviluppo della Città.
L’intervento consiste nella trasformazione del tessuto urbano esistente, sviluppando una
nuova visione di una periferia caratterizzata da situazioni di degrado edilizio e sociale.
L’obiettivo è creare un nuovo quartiere a misura d’uomo attraverso l’utilizzo di aree
libere limitrofe al quartiere, al fine di sviluppare un modello abitativo che preveda
tipologie meno dense (non più palazzoni brutti e anonimi, ma case di 3-4 piani) e una
maggiore attenzione alla qualità e alla gestione degli spazi pubblici, contribuendo alla
trasformazione della periferia in un nuovo centro di attività.
Il Programma complessivo, sulla base del Concept Plan redatto dall’architetto e urbanista
Léon Krier, prevede:
• La definizione dei margini naturalistici e del limite del quartiere con l’introduzione di
vaste aree a parco a vocazione agricolo-archeologica.
• La valorizzazione dei beni di qualità e dei valori paesaggistici.
• La riconfigurazione delle componenti infrastrutturali con l’introduzione di nuove funzioni
attrattive.
• La riorganizzazione del traffico veicolare e del trasporto pubblico (Metro Linea C, Metro leggera Anagnina-Tor Bella Monaca).
• La trasformazione dei luoghi, salvaguardando lo stato sociale, attraverso un nuovo
approccio tecnico e procedurale, in grado di riqualificare il quartiere.
• La sostenibilità economica dell’operazione attraverso accordi tra pubblico e privato e
con investimenti di natura pubblica e comunitaria.
Si tratta di un progetto rivoluzionario, e per questo ambizioso, che si è scontrato con
il “no” ideologico dell’opposizione che ha di fatto bloccato l’iter approvativo in
Assemblea Capitolina, privando così la città di uno dei più importanti progetti di
rigenerazione urbana. Tutto il percorso di costruzione, demolizione e ricostruzione si
sta svolgendo in modo aperto e partecipato con gli abitanti del quartiere. L’obiettivo è il
coinvolgimento dei residenti in tutte le fasi del progetto: modalità, tempi, fasi e priorità
sono totalmente concertati. Presso il Municipio è stato istituito un ufficio specifico che
ha raccolto osservazioni e proposte e ha fornito indicazioni e chiarimenti.
Noi crediamo fortemente in questo progetto e nella sua idea di fondo, vale a dire la
riqualificazione e la rigenerazione urbanistica e socio-culturale delle aree periferiche di
Roma. Per questa ragione, l’approvazione in Assemblea Capitolina della delibera
relativa al progetto di Tor Bella Monaca sarà una delle nostre priorità assolute e
contiamo di farla approvare nei primi mesi della prossima consiliatura.
Inoltre, convinti della bontà del progetto, estenderemo questa proposta anche ai quartieri
di Corviale e Laurentino 38.
La riqualificazione di Tor Bella Monaca procederà per singoli comparti. Il progressivo
processo di costruzione, demolizione e ricostruzione seguirà una procedura di
attuazione che definisce:
• I comparti di prima attuazione (Comparto R8), tutti interni al perimetro del Piano di
Zona con il recupero della capacità insediativa residua dello stesso Piano.
• La previsione di nuova edificazione nei comparti liberi con il successivo trasferimento
della capacità insediativa esistente dai comparti destinati alle prime operazioni di
demolizione con ricostruzione.
• Una quota di nuova edificazione premiale prevista per la fattibilità economico-finanziaria dell’operazione.
10.2 Programmi di recupero urbano ex art. 11 legge 493/1993
Sempre a Tor Bella Monaca dobbiamo attuare la variante all’articolo 11 del Programma
di Recupero Urbano (PRU), che prevede un cambio di destinazione d’uso (da non
residenziale a residenziale) pari a circa 22mila mq, nonché una densificazione complessiva
pari a circa 30.500mq. La proposta di variante genera risorse economiche aggiuntive
pari a circa 29 milioni di euro, di cui 20 milioni di contributo straordinario e 9 milioni di
oneri ordinari. Tali risorse sono destinate sia al finanziamento delle opere pubbliche del
PRU, sia alla realizzazione di nuove opere aggiuntive rese necessarie dalle mutate esigenze
del contesto da riqualificare. In questo contesto vi è il concorso al finanziamento dello
svincolo del GRA e delle complanari (per un importo pari a circa 12 milioni di euro).
Gli articolo 11 sono Ambiti relativi ad aree periferiche della città, da sottoporre a un recupero urbano attraverso una procedura che prevede la realizzazione di opere pubbliche mediante investimenti pubblici e finanziamenti privati che derivano dagli interventi urbanistici proposti.
Sono interventi mirati a migliorare le condizioni di vita di oltre 440 mila persone
che vivono nei quartieri a cavallo e all’esterno del Grande Raccordo Anulare.
Complessivamente, si tratta di 11 Programmi che prevedono la realizzazione di 126
interventi privati soggetti a convenzione e circa 350 opere pubbliche la cui realizzazione
è finanziata con fondi pubblici e privati.
Da aprile 2008 ad oggi sono state stipulate 33 convenzioni per oltre 870 milioni di euro di
investimenti con oneri per 213,5 milioni di euro, a fronte di nuove realizzazioni per 2 milioni di metri cubi.
10.3 Programmi Integrati di Intervento (PRINT)
I Programmi Integrati di Intervento (PRINT) mirano a promuovere, coordinare e integrare
iniziative e risorse pubbliche e private, per migliorare la qualità urbana e la dotazione di
servizi e infrastrutture di quartieri individuati dal PRG e che ne sono carenti. Non comportano
consumo di suolo, bensì determinano una migliore organizzazione funzionale delle aree
libere, integrando il sistema edificato col sistema dei servizi e delle infrastrutture.
Il PRG vigente prevede 169 PRINT con un’estensione pari a 8.968 ettari con destinazione
residenziale o per altre attività.
La Giunta Capitolina ha approvato nuovi schemi di assetto preliminare relativi ai seguenti
PRINT:
• Pietralata
• Santa Palomba
• Tor Bella Monaca.
Inoltre, su iniziativa dei Municipi sono in corso di approvazione da parte della Giunta gli
Schemi di assetto preliminare relativi ai seguenti PRINT:
• Ciampino
• Tomba di Nerone
• Morena
• Infernetto.
Sono infine in fase di istruttoria avanzata i PRINT Alessandrino e Macchia Saponara.
10.4 Le nuove Centralità Urbane
Un altro progetto importante, anch’esso inserito nel Piano Strategico di Sviluppo e da avviarenel prossimo mandato, è quello relativo alla Centralità Urbana Romanina. La proposta si basa sui contenuti di due memorie di Giunta, entrambe dell’ottobre 2010, e prevede la localizzazione di una funzione urbana di eccellenza, coerente con la localizzazione in un settore della città caratterizzato dalla presenza dell’Università di Tor Vergata e della futura Città dello Sport, e di funzioni connesse e complementari a quelle sopra richiamate, grazie anche ad una adeguata accessibilità garantita dalla previsione di un tracciato di metropolitana leggera che parte dalla stazione di Anagnina e arriva a Torre Angela, intercettando il previsto tracciato della Linea C della metropolitana di Roma. Nell’ottica dello sviluppo delle centralità urbane, coerente con l’identità e le potenzialità insite in ogni territorio, questo quadrante diventerà dunque un centro multifunzionale in grado di valorizzare ricerca e università, attività sportive, artistiche e ludico-ricreative.
Sempre in tema di nuove centralità urbane, vi è poi il progetto “Porta Est – Sistema
Direzionale Orientale (SDO) di Pietralata”.Un programma integrato di interventi
per rendere il settore Est di Roma un fondamentale fattore di sviluppo economico e
di riqualificazione urbana. Anche questo progetto fa parte del portafoglio di offerta
territoriale del Piano Strategico di Sviluppo, ossia dei 4 progetti per i quali è già iniziata
l’operazione di marketing di progetto per il reperimento di investitori nazionali e
internazionali.
L’area è interessata da numerose e rilevanti vie di comunicazione (A24 con le nuove
Complanari, Tangenziale Est, Linea B della Metropolitana, Nuova Stazione Tiburtina per
l’Alta Velocità) pertanto rappresenta in prospettiva un quadrante importantissimo per lo
sviluppo della città.
La Centralità di Pietralata, in particolare, si propone come fondamentale fattore di
riqualificazione morfologico e ambientale del settore Est di Roma: un frammento di città
storica nella città contemporanea che diventerà un nuovo snodo dell’intelligenza collettiva
di Roma.Un quadrante tecnologico, totalmente cablato, ricco di funzioni culturali e di
centri di ricerca.
Il programma di interventi prevede, tra le altre cose:
• Un centro direzionale-terziario
• Il polo biotecnologico dell’Università “La Sapienza”
• Un centro per attività artigianali
• 555 alloggi per Housing Sociale
• La sede della Fondazione Teatro dell’Opera
• Campi sportivi e palestre
• Parcheggi per circa 2.000 posti auto
• Orti urbani
• Nuove sedi dedicate al culto religioso.
10.5 I Piani di recupero dei Toponimi
Quando si pensa alle periferie romane, tuttavia, viene in mente prima di tutto lo sviluppo
spontaneo e disomogeneo di numerose aree di edilizia ex abusiva (i cosiddetti
Toponimi).Aree connotate da un diffuso abusivismo edilizio, al centro del tema del
recupero urbanistico fin dagli anni Settanta. Dopo decenni di inerzia e di propositi
mai realizzati, siamo riusciti finalmente ad avviare un serio programma per
ricondurre tali aree ad un livello dignitoso di vivibilità, dotandole nel contempo
dei servizi essenziali.
A seguito delle deliberazioni dell’Assemblea Capitolina del 2009 e del 2011, sono
pervenute 58 proposte di Piani Esecutivi relative a 60 nuclei (che rappresentano in
termini di superficie più del 96% di tutti i 71 Toponimi approvati nel PRG), presentate
nella maggior parte dei casi da Consorzi-Associazioni di Autorecupero. Gli Uffici del
Dipartimento Urbanistica hanno approfondito l’istruttoria di 44 Piani Esecutivi (relativi
a 46 nuclei) e dal dicembre 2012 sono stati adottati dall’Assemblea Capitolina 26
Piani Esecutivi di Recupero Urbanistico. La manovra dei “Toponimi” sarà un grande
stimolo per l’economia locale, coinvolgendo imprese artigiane prevalentemente a
carattere familiare e attiverà risorse economiche che esulano dal normale circuito del
credito. In tal senso, sarà certamente una manovra “anticiclica” capace di incidere
positivamente sul PIL cittadino. A fronte di un investimento di 2,2 miliardi di euro,
scaturiti da tutti i proventi (oneri concessori ordinari, straordinari e vendita SUL pubblica,
stimati in oltre 459 milioni di euro circa) e dal costo delle nuove edificazioni private e
pubbliche (stimati in oltre 1.698 milioni circa al costo di euro/mq 1.500), prevediamo
una ricaduta positiva di oltre 7,3 miliardi di euro sull’intero sistema economico e la
creazione di oltre 36mila nuovi posti di lavoro.
Nel prossimo mandato, continueremo ad approvare i rimanenti Piani di recupero
e valorizzeremo il ruolo dei consorzi per trasformare quanto prime tutte le ex aree
abusive in quartieri veri e propri.
[ 11. LAVORI E OPERE PUBBLICHE PER UNA CITTÀ
PIÙ VIVIBILE
In questi anni i tagli ai trasferimenti statali e i vincoli imposti dal patto di stabilità
hanno profondamente limitato gli investimenti legati al patrimonio stradale e scolastico della nostra città. Di conseguenza, i finanziamenti indirizzati a questi capitoli sono stati necessariamente limitati rispetto ai reali fabbisogni, soprattutto se pensiamo ai numeri della nostra città: 5.600 km di strade (di cui 800 km relativi alla Grande Viabilità e 4.800
km di competenza municipale) e 1.400 scuole (di cui circa il 40% costruite prima del 1975 e pertanto non conformi alle normative sulla sicurezza successivamente emanate).
La manutenzione delle strade e delle scuole è riconosciuta dai cittadini come prioritaria per garantire sicurezza, salvaguardia del decoro urbano e adeguata qualità della vita. La nostra Amministrazione ha compiuto grandi sforzi in questi cinque anni, nonostante i tagli
ai trasferimenti statali e i vincoli del patto di stabilità. A tale proposito, continueremo a sensibilizzare il Governo nazionale per escludere le spese per la manutenzione delle strade e degli edifici scolastici dal patto di stabilità.
Per la manutenzione stradale e l’annoso problema delle “buche”, in questi cinque anni abbiamo investito 344 milioni di euro. Tuttavia, sarà opportuno coinvolgere i capitali privati, per compensare il difficile quadro di finanza pubblica. Pubblicità e sponsorizzazioni, come è stato fatto per il restauro di alcuni importanti monumenti, possono essere una soluzione utile ed efficace per garantire una manutenzione stradale adeguata.
È quindi nostra intenzione lanciare due Piani Straordinari:
• Piano Straordinario per la manutenzione stradale, comprensivo delle opere necessarie al ripristino degli arredi urbani e della segnaletica stradale, su cui stanziare 150 milioni di euro l’anno per tre anni, da aggiungere a quanto già stanziato nei lotti di manutenzione della viabilità principale.
• Piano Straordinario per la manutenzione degli edifici scolastici, su cui stanziare 200 milioni di euro l’anno per due anni.
Le risorse necessarie per questi due Piani devono derivare prioritariamente dagli oneri di urbanizzazione e dai contributi straordinari delle Delibere di attuazione urbanistica, da contributi privati, da trasferimenti speciali per Roma Capitale e da un contributo straordinario da parte di tutte le imprese che operano sulle reti di servizi installati sotto
il manto stradale. In particolare, per la manutenzione degli edifici scolastici, dovranno essere utilizzati i proventi delle dismissioni del patrimonio immobiliare residenziale e non residenziale.
Nonostante le difficoltà finanziarie, sono numerose le opere e i lavori pubblici avviati nei
primi cinque anni e in via di completamento. L’impegno per portarli a termine in tempi
rapidi sarà massimo.
Tra le altre opere, ricordiamo:
L’allargamento di Via Tiburtina (i cui lavori sono in corso).
Il Ponte della Scafa.
L’allargamento di Via Boccea (i cui lavori in corso).
Il collegamento viario Fidene – Villa Spada (a breve partiranno le procedure di
esproprio).
Il sottopasso Colombo-Malafede (appalto in fase di aggiudicazione provvisoria).
Il completamento delle rotatorie Via Ardeatina (appalto in fase di aggiudicazione
provvisoria).
Il collegamento viario Prati Fiscali – Olimpica (bando di gara in pubblicazione).
L’allargamento di via Rustica (lavori quasi terminati).
Completeremo inoltre il “Piano Luce”: un investimento di 180 milioni di euro per installare 52.964 nuovi punti luce. Ad oggi abbiamo già installato oltre 30mila impianti al LED con risparmio consumi del 51%.
Allo stesso modo, completeremo il Piano Fogne, portando a termine i seguenti lavori, già
avviati:
Via Tiburtina (area SDO)
Via Dante da Magnano
Via Baccanello
Via di Grottarossa
Via di Due Ponti
Via Cermenati.
Proseguiremo infine i lavori relativi alla messa in sicurezza di Via Galatea (lavori quasi
ultimati) e della Collina dei Parioli (in fase di aggiudicazione lavori) in merito alle emergenze idrogeologiche e completeremo la messa in sicurezza di 17 plessi scolastici (lavori in corso).
Sono inoltre in corso i lavori per le seguenti opere di riqualificazione e valorizzazione:
Circo Massimo e annessi spazi pubblici di Via dei Cerchi e Piazza di Porta Capena.
Area esterna e tre Padiglioni dell’Ex Mattatoio di Testaccio, uno dei quali ospiterà il
Centro per la Fotografia di Roma.
Tutta l’area degli ex Mercati Generali, che si propone come una nuova centralità
compresa tra i quartieri di Testaccio e della Garbatella. In particolare, sono previsti: spazi
per uffici (pubblici e privati), per il tempo libero (fitness e benessere), per la ristorazione,
per la cultura (biblioteca e mediateca) e sale polifunzionali per eventi;
Ambito di Via di Tor di Nona.]
>SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO Programma_Alemanno
> SCARICA IL PROGRAMMA DI ALEMANNO ALLE ELEZIONI 2008 Programma_Alemanno 2008 ROMA CAMBIA
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IL PROGRAMMA DI MARINO SULL’URBANISTICA:
5. CAMBIAMO IL VOLTO DELLA CITTÀ. URBANISTICA, ABITARE, DECORO E SPAZI VERDI
Il Comune di Roma è al centro di dinamiche
territoriali che si estendono ben oltre i suoi
confini amministrativi e che interessano i
comuni di cintura, il territorio della provincia
e aree extraregionali, come quelle di Terni e
dell’Aquila. Un insieme territoriale che coinvolge una popolazione molto più ampia dei 2,8 milioni di residenti della città e che, a seconda delle analisi, arriva a superare i 4,8 milioni di abitanti e 1,8 milioni di addetti. La diffusione insediativa residenziale è il fenomeno principale che ha caratterizzato queste dinamiche. Tra i primi 100 comuni italiani per intensità di crescita di popolazione ben 11 sono nella provincia di Roma (Fiano Romano è al 13° posto, Capena al 17°). Nel corso degli ultimi venti anni è avvenuto un processo di saldatura con i comuni limitrofi lungo alcuni degli assi storici di comunicazione
che ha dato luogo ad una vera conurbazione che presenta una sua fisionomia specifica: quella dello sviluppo radiale, della forma a stella con ampi spazi vuoti che separano i vari settori radiali. Un modello insediativo di area vasta che ha intaccato la campagna romana per migliaia di ettari e che costituisce il negativo del grande sistema ambientale.
Un territorio costituitosi a seguito della diffusione residenziale e che comincia a presentare dei capisaldi funzionali polarizzati sui centri abitati, sui nodi di trasporto ferroviario, sui principali nodi di accesso alla rete stradale e attorno ai luoghi del commercio e della distribuzione a grande scala.
Un’indagine dell’Unioncamere ha evidenziato che sei dei tredici poli produttivi regionali sono distribuiti in forma centripeta attorno a Roma. È qui che l’economia romana registra le dinamiche di maggiore crescita: il commercio all’ingrosso, l’attività di trasporto e la logistica, l’ICT e l’hi-tech e ancora il manifatturiero e il farmaceutico ma anche l’entertainment. Il peso quantitativo di questi poli è ancora poca cosa rispetto al peso di
Roma, ma la loro costituzione è da considerare un segnale importante.
Cambiare rotta è indispensabile e urgente. Per farlo occorre arrestare l’espansione e prendersi cura del territorio e della città esistente.
Poiché, come abbiamo accennato, la città si estende ben oltre i confini amministrativi ed
esercita la sua influenza a scala regionale, il rapporto con l’area vasta svolge un ruolo cruciale.
Riequilibrio e policentrismo sono le parole chiave e la Città metropolitana è il livello istituzionale adeguato per perseguirlo. Trasporti, ambiente, turismo, attività produttive e servizi sono i campi di intervento principali attorno ai quali perseguire il
coordinamento delle iniziative locali.
In questo contesto e in considerazione del nuovo assetto che si avrà con la costituzione della città metropolitana, tornerà utile rifarsi a quanto già indicato nel PTPG della Provincia di Roma approvato nel Gennaio del 2010 e in particolare quando afferma: “è centrale la ricerca di coerenza reciproca tra le previsioni del nuovo Prg di Roma,
nei ruoli strategici scelti per lo sviluppo della città capitale e della città mondiale e nell’articolazione policentrica interna per municipi, e l’assetto complessivo e per sistemi locali di comuni del territorio della provincia capitale, perseguendo un obiettivo che miri all’integrazione stretta tra le due realtà (doppio policentrismo), valorizzando la
diversità di risorse e di ruoli”.
Le nuove centralità saranno individuate anche nei comuni di seconda cintura, definendo così le polarità di sviluppo strategico anche in termini di produttività e di riduzione del consumo di suolo, con l’obiettivo di arginare le tendenze spontanee ancora presenti del processo di periferizzazione e rafforzare programmaticamente il processo di metropolizzazione dell’area.
5.1. TRASFORMARE LA CITTÀ ESISTENTE
Roma ha conosciuto negli ultimi cinquant’anni una crescita vertiginosa, dilatandosi in tutte le direzioni per decine di chilometri, ben oltre il raccordo anulare. Un cambiamento di sostanza, oltre che di forma. La città dentro le mura aureliane – il centro
storico più grande del mondo – occupa oggi meno del 3% del territorio urbanizzato. L’arcipelago o la costellazione sono le figure che nella letteratura su Roma sono ritornate con frequenza per descriverne la forma, figure con cui si restituisce una città per pezzi, per frammenti, per isole.
Roma ora deve ricominciare a prendersi curadel proprio territorio. Questa crescita senza fine e senza qualità è un danno per il paesaggio, l’ambiente e la città, e non reca alcun vantaggio duraturo né per i suoi abitanti, né per le imprese.
Le città europee sono da anni impegnate nel mettere in campo modelli di sviluppo urbano
alternativi a quelli della continua espansione e del consumo di suolo. A Roma, invece, le
espansioni rappresentano ancora all’incirca l’80% delle potenzialità. La giunta Alemanno ha utilizzato l’espansione urbanistica solo come “moneta”, continuando a consumare suolo. Un modello fallimentare tutto orientato all’offerta e distante dai bisogni reali della città che è stata trasformata in una sorta di “sottoprodotto” del mercato finanziario. In questi anni si è fatta urbanistica ma non per la città. Il proliferare di
comitati e di associazioni attivi nella città, che non nascono più per contrastare ciò che minaccia “il giardino di casa” (la sindrome nimby) ma per difendere l’interesse generale, testimonia un diffuso malessere. Forme di cittadinanza attiva si sono opposte in questi anni, e ancora in queste settimane, ai programmi urbanistici che erano
considerati ignari dei bisogni e lesivi degli interessi generali della città.
Mettere fine al consumo di suolo agricolo, significa affermare che esiste un’alternativa: ri-abitare la città esistente. Attraverso la rigenerazione del costruito, vogliamo affermare una nuova condizione urbana, salvaguardando l’identità e la funzionalità dei luoghi e ponendo attenzione prioritaria ai vantaggi in termini di servizi e vivibilità. Prendersi cura dell’esistente: è questo il terreno sul quale si sta ridefinendo la nuova prospettiva della città europea. Saper valorizzare la città storica, con le sue qualità straordinarie;
restituire funzionalità e vivibilità alla città compatta, ricca di aree dismesse e sottoutilizzate; conferire un carattere compiutamente urbano alle aree a bassa densità, agendo su frammenti, interstizi, spazi inutilizzati e tutto quello che oggi appare come uno spreco. Un complesso processo di recupero e trasformazione, di contrazione e densificazione, di demolizione e ricostruzione, che può essere intrapreso solo modificando alla radice il modo di governare le trasformazioni della città.
Cambiamo tutto a partire da:
◊ Cancellare e ritirare tutti gli atti dell’amministrazione Alemanno che aggravano il consumo di nuovo suolo agricolo. La città deve sapere con assoluta chiarezza che quel modello di sviluppo urbano è definitivamente concluso.
◊ Riportare la residenza nella città all’interno del Gra. Fermare il processo di espulsione dei romani verso l’esterno, determinato dall’insostenibile costo degli alloggi. Occorre
invertire la tendenza a espellere le fasce di abitanti economicamente più deboli e le
vogliamo riportare in città, dove esiste una rete di servizi e infrastrutture, contrastando
il progressivo calo di popolazione e il conseguente invecchiamento a cui abbiamo
assistito negli ultimi anni. Una perdita anche economica per Roma, cui ha fatto riscontro
un’enorme consumo di suolo nei comuni confinanti e una crescente spesa, sempre più insostenibile per il bilancio comunale, in infrastrutture e mezzi di mobilità all’affannosa
rincorsa del fenomeno.
5.2. LA STRATEGIA PER LA RIGENERAZIONE
URBANA
“Riqualificazione” e “riorganizzazione funzionale” sono due connotati del Piano urbanistico vigente, quello predisposto dalle giunte di centro sinistra e approvato nel 2008 (pag. 12-13 della Relazione di Piano) che costituisce il quadro di riferimento programmatico con cui opera l’amministrazione e il sistema di certezze per le forze economiche.
La normativa attuativa dettata in proposito è finalizzata a favorire processi di rinnovo urbano, riqualificazione e demolizione e ricostruzione in un quadro di vantaggi pubblici in termini di contribuzione straordinaria per realizzare opere e servizi molto stringente. Purtroppo l’amministrazione Alemanno ha agito al di fuori di questo sistema normativo, impostando operazioni di trasformazione urbana in variante e in deroga a tale normativa che hanno garantito il raggiungimento di interessi privati speculativi e hanno alimentato fenomeni di vantaggio per la rendita fondiaria. Da quei caratteri bisognerà ripartire per adeguarlo e dare seguito alla strategia di rigenerazione urbana che intendiamo
perseguire.
Un cambio di modello di sviluppo è necessario anche per affrontare la crisi in cui è precipitato il settore edilizio che a Roma rappresenta una parte importante dell’economia cittadina. Chiameremo gli imprenditori ad aiutarci a perseguire un modello di sviluppo nuovo per Roma ma in atto da anni in molte città europee, concentrando le occasioni di lavoro e di impresa nella trasformazione urbana dell’esistente. In questo quadro bisogna mettere in campo una nuova strategia del fare per rendere concreta la possibilità di realizzazione di progetti di rigenerazione urbana che contribuiscano a dare qualità alla città, una maggiore qualità della vita e maggiori servizi per i cittadini.
I processi di rigenerazione devono avvenire promuovendo il più ampio coinvolgimento dei soggetti interessati al fine di assicurare che gli interventi migliorino la vivibilità e la qualità delle parti di città coinvolte e ne sia garantita la sostenibilità sociale ed economica. A tal fine istituiremo i Laboratori di Città che descriviamo più avanti con i quali promuoviamo non la solita partecipazione ma il protagonismo di cittadini e anche delle imprese che in forme civiche prendono parte ai processi di rigenerazione.
Queste trasformazioni devono avvenire in un quadro di certezze e di rispetto delle regole vigenti con un’amministrazione trasparente che si faccia garante dei tempi e delle procedure amministrative e contestualmente sappia pretendere il rispetto dei tempi di realizzazione da parte degli operatori.
La città già costruita dentro alla quale avvieremo gli interventi di rigenerazione urbana ha una estensione di circa 15 mila ettari, il 25% di tutto il costruito, ed è composta: dalla città da ristrutturare, come già individuata dal PRG; dai quartieri dell’edilizia residenziale pubblica (i 114 quartieri realizzati con il primo e secondo PEEP) e dagli immobili del demanio statale e militare dismessi e dismittibili.
Inoltre un altro settore di intervento è legato al recupero delle periferie ex abusive, in parte già avviato, dove abitano circa 300 mila romani.
Si tratta di una parte consistente della città che si trova per lo più dentro al Gra e dispone, in molti casi, di infrastrutture e di servizi.
Cambiamo tutto a partire da:
◊ Un censimento straordinario delle aree in abbandono. Avviare un censimento insieme ai Municipi e chiederemo ai cittadini di segnalare gli spazi abbandonati nei propri quartieri. In questo modo si otterrà il censimento di tutte gli immobili, aree ed edifici, che possono contribuire alla rigenerazione urbana e su cui impegnare gli uffici nelle verifiche di fattibilità.
◊ Una strategia d’insieme per la rigenerazione urbana. Evitare la proliferazione di progetti non coordinati di impronta prevalentemente edilizia e promuovere la definizione di regole e di obiettivi chiari che costituiranno la base di riferimento per la collaborazione con gli operatori privati, con le imprese e con gli investitori, per garantire una migliore qualità dei progetti e tempi attuativi più brevi. Non ci saranno più delibere in variante a seguito di accordi parziali e puntuali con singoli operatori.
◊ Sottoscrivere un patto per la rigenerazione.
L’amministrazione e il mondo delle imprese insieme possono siglare un Patto civico per
la “terza città”, quella della rigenerazione, alternativa all’espansione e alla sola cosiddetta conservazione, recependo anche le proposte che provengono dalle imprese stesse.
◊ Completare e aggiornare la Carta della Qualità del PRG e costruire un sistema
comunale per la conoscenza dei beni e degli immobili soggetti a tutela per agevolare la trasformazione dell’esistente.
Tre sono le direttrici lungo cui svilupperemo la strategia per la rigenerazione urbana. La
prima riguarda i numerosi quartieri di edilizia residenziale pubblica costruiti qualche decennio fa. La città pubblica è spesso accompagnata da uno stigma insopportabile, legato al degrado fisico e ai problemi sociali, particolarmente evidenti negli insediamenti più grandi. Si citano solo i quartieri più famosi ma si dimentica che questi quartieri, in tutto sono 114, ospitano il 16% della popolazione romana sul 7% del territorio e contengono circa il 40% degli spazi pubblici di tutta la città. Si tratta di una parte importante e decisiva per la vivibilità di Roma. A questi aggiungeremo gli interventi per il risanamento dei quartieri della periferia di prima generazione – Quarticciolo, San Basilio, Primavalle, Trullo, Gordiani, Pietralata, solo per citarne alcuni – che sono sul piano della sicurezza, del recupero urbano, le priorità nel complesso universo della variegata galassia periferica
metropolitana.
Una seconda direttrice riguarda le grandi strutture dismesse realizzate o ristrutturate
in epoca otto-novecentesca, agli albori della grande trasformazione urbana: caserme
e carceri, ospedali e manicomi, mattatoi e gasometri, ex depositi, mercati, ex fiera. La sottocultura dominante ha guardato a questi beni, che generalmente hanno perso l’originaria funzione, con un unico scopo: massimizzare il valore di scambio o, in modo del tutto equivalente, considerare la consistenza edilizia come asset patrimoniale da iscrivere a bilancio. L’amministrazione Alemanno ha praticato in modo sistematico questa sottocultura a cominciare dalla svendita dei mercati e ha portato avanti la proposta di dismissione dei depositi Atac, sottovalutando le potenzialità di questi beni connesse al
valore d’uso: dall’abitare al lavoro, dai servizi pubblici all’accoglienza, alla cultura e all’arte.
Raccoglieremo e stimoleremo tutti i contributi e le proposte per la loro riqualificazione e per restituire questi spazi a una piena utilizzazione.
La vendita del patrimonio immobiliare pubblico non è una strada obbligata. In alcuni casi e a precise condizioni l’alienazione degli immobili pubblici può costituire un vantaggio pubblico, in molti altri questo vantaggio può essere perseguito
mantenendo al Comune la proprietà che può essere direttamente utilizzata, o può essere concessa in uso ai privati per incentivare progetti di sviluppo che devono conseguire precise finalità sociali o ancora per promuovere forme di economia sociale o del cosiddetto “terzo settore”. In ogni caso, le valorizzazioni del patrimonio immobiliare pubblico saranno realizzate in coerenza con la strategia di rigenerazione urbana e garantendo che i progetti apportino al territorio una nuova e migliore qualità urbana, oltre che un giusto ritorno economico.
Una terza direttrice concerne i circa 9.000 ettari di città da ristrutturare già individuata dal Prg e su cui insistono le previsioni dei programmi integrati
di intervento (PRINT) di cui bisognerà facilitare la formazione e l’attuazione, partendo dalle prime esperienze già in corso.
Riuso, densificazione, sostituzione. È dentro queste direttrici strategiche e dalle possibilità di densificare, di riusare e di sostituire, che si definiranno i progetti di rigenerazione che contribuiranno anche ad aumentare l’offerta di alloggi sociali.
Densificare non è un tabù. Promuoveremo la qualità architettonica e urbanistica degli interventi perché non vogliamo rischiare di riproporre forme urbane stereotipate. Alla qualità progettuale affidiamo anche il compito di rimuovere l’ostilità
preconcetta verso la densificazione. Densificare non vuol dire necessariamente costruire palazzi e grattacieli, ma piuttosto aumentare l’intensità d’uso degli spazi ad esempio misurando la densità degli alloggi e non quella degli abitanti.
L’amministrazione comunale, pur non avendo risorse economiche da mettere in campo, ha
la possibilità, con l’uso sapiente del patrimonio pubblico, di governare questa strategia e di accompagnare i processi di rigenerazione. L’uso accorto dell’enorme patrimonio immobiliare del Comune di Roma – fabbricati e terreni – può essere una leva formidabile per mettere in moto migliaia di attività e posti di lavoro nel campo dei servizi, della cultura e dell’agricoltura, della green economy e aumentare l’offerta dei servizi.
5.3. UNO SVILUPPO URBANO PIÙ CONCENTRATO
La città è ormai diffusa su un territorio sempre più vasto che va ben oltre il grande raccordo anulare e si estende verso i comuni confinanti. Realizzare uno sviluppo urbano a maggiore concentrazione di funzioni e di edificato in alcune aree strategiche è fattore essenziale per uno sviluppo della città ordinato e meno dissipativo in termini di risorse.
L’armatura di questa strategia sarà il sistema di trasporto su ferro, a partire da quello già esistente, sia interno al territorio comunale che a scala di città metropolitana. Uno sviluppo urbano più ordinato e un sistema di trasporto pubblico più efficiente non possono che essere conseguiti attraverso la loro integrazione, soprattutto in una città come Roma già particolarmente estesa.
Densificare nei nodi del ferro è la strategia di sviluppo urbano che intendiamo perseguire per ottenere un duplice vantaggio: l’efficienza della rete di trasporto pubblico su ferro e il rafforzamento della struttura policentrica della città.
Interventi nei nodi di scambio. Tra gli oltre 100 nodi del trasporto su ferro che sono oggi
all’interno del grande raccordo anulare se ne possono individuare almeno 14 da utilizzare per definire questo disegno strategico. Interventi di densificazione dove concentrare residenze sociali, dotazione di servizi locali e, in alcuni dei nodi a maggiore valenza urbana e metropolitana, funzioni direzionali e amministrative. In alcune aree si potranno ricollocare delle funzioni pubbliche pregiate di livello urbano e/o di servizi privati di rilievo. L’utilizzazione delle aree dei nodi di scambio, trattandosi di aree
pubbliche o riconducibili a soggetti partecipati dal pubblico, consentirà all’amministrazione comunale di guidare il processo di trasformazione coinvolgendo gli operatori privati e di assicurare il conseguimento degli interessi generali.
Nuove funzioni nei nodi di scambio: dall’area metropolitana al quartiere. Gli interventi di concentrazione funzionale nei nodi di scambio del trasporto su ferro, oltre ad avere una importanza alla scala urbana e metropolitana, hanno una rilevanza anche alla scala locale, di quartiere.
L’intervento a cui pensiamo non deve essere visto come la saturazione di un’area oggi sottoutilizzata ma come il contributo offerto al miglioramento della vivibilità dei quartieri prossimi ai nodi stessi.
Dovrà risultare evidente il sistema di relazioni funzionali che l’intervento realizza con i quartieri circostanti, ad esempio con la localizzazione di attrezzature pubbliche locali (gli asili, le scuole, biblioteche ecc.).
Nell’ambito di questo sviluppo urbano a maggiore concentrazione e ad integrazione del programma di densificazione nei nodi si segnalano già ora alcune aree strategiche.
Tiburtina-Pietralata. L’avvio della realizzazione del comprensorio di Pietralata (l’ultimo comparto rimasto tra quelli del sistema direzionale orientale che era l’idea cardine del Prg precedente), la nuova stazione Tiburtina, con tutte le criticità che oggi presenta e, ancora, lo spostamento del traffico veicolare nel tunnel realizzato nel lato esterno del fascio ferroviario, e la conseguente possibilità di declassare a viabilità locale la ex Tangenziale Est compresa tra il Verano e Batteria Nomentana, descrivono un comprensorio particolarmente significativo per il quale sarà necessario un aggiornamento del piano di assetto e delle scelte urbanistiche, anche in relazione all’interconnessione trasporto aereo e ferroviario ad alta velocità, uno dei presupposti dello sviluppo turistico della città. In questo senso il Comune di Roma dovrà impegnarsi a svolgere un ruolo di indirizzo e coordinamento degli investimenti, già programmati da Aereoporti di Roma e FFS, perché le strategie aziendali siano armonizzate con gli interessi della città e contribuiscano ad una più elevata qualità urbana. A questo sistema si collega poi l’area dello scalo di San Lorenzo e la possibilità di riuso dell’ex scalo merci e la dismissione del traffico veicolare sull’attuale sopraelevata. Verso il centro ci sono poi le aree di via Lega Lombarda e la direttrice verso il Policlinico, e l’asse direzionale di Corso d’Italia, Muro Torto fino a Prati. Si tratta
di un complesso sistema urbanistico di valenza strategica per la città che offre la possibilità
di spostare verso est funzioni e servizi con accessibilità diretta dai treni veloci. Un progetto
che deve contribuire a migliorare la vivibilità dei quartieri limitrofi a partire dalla riconversione della ex Tangenziale, oggi ridotta a un “ibrido” stradale, in un grande spazio pubblico lineare attrezzato e configurato.
Roma-Fiumicino. La direttrice tra Roma, l’Eur, e l’Aeroporto di Fiumicino è infrastrutturata dalla Ferrovia regionale (la FR1) e dall’omonima autostrada. Negli ultimi venti anni questa direttrice è stata oggetto di un progressivo consolidamento edilizio e funzionale (Commercity, la Fiera di Roma, Parco Leonardo) che ha portato alla formazione di quello che è l’asse direzionale-produttivo- commerciale più importante della città. Alcune di queste realizzazioni e alcune previsioni di sviluppo,
a distanza di tempo e in uno scenario economico profondamente mutato, richiedono la messa in campo di un nuovo progetto di rifunzionalizzazione e di ristrutturazione insieme alla salvaguardia dell’importante sistema ambientale fluviale e del litorale romano.
Il Tevere e l’Aniene. La presenza dei due fiumi all’interno dell’ecosistema urbano ha una importante valenza sotto i profili, naturalistico, storico culturale, paesaggistico, ed ecologico. Insieme alla Regione daremo impulso al funzionamento della Riserva naturale della valle dell’Aniene parte del sistema di Roma Natura e d’intesa con l’Autorità di bacino del fiume Tevere e con gli altri soggetti interessati, definiremo un
programma di tutela e valorizzazione complessivo del Tevere per il tratto che ricade nel comune di Roma che, attraverso degli accordi con i comuni confinanti e con l’aiuto della Regione, possa aiutare a definire l’istituzione del Parco Fluviale del Tevere. L’obiettivo prioritario da perseguire, oltre ad assicurare il preminente interesse della tutela, del controllo del rischio e della integrità e salubrità delle acque, è di agevolare la fruizione
delle aree agli abitanti. Creando, ad esempio, un unico sistema integrato ambiente, cultura e sport che, nel tratto fluviale nord del Tevere fino al ponte Duca d’Aosta, preveda la riqualificazione del Foro Italico e la realizzazione del Museo dello Sport (già programmati dal Coni) e lo sviluppo del Parco della Musica e delle Arti che, lungo l’asse riqualificato
di via Guido Reni, connetterà il parco di Villa Glori, l’Auditorium, lo stadio Flaminio e il Palazzetto dello Sport, il MAXXI e le nuove funzioni culturali da localizzare nell’area delle ex caserme di via Guido Reni. Il ponte della Musica potrà ritrovare, così, la funzione per la quale era stato concepito: connettere questo asse col Museo dello Sport e il Foro Italico, facilitando la mobilità sostenibile, pubblica e pedonale, a servizio di questo nuovo sistema ambientale, culturale e sportivo di rilievo internazionale.
Lo sviluppo urbano tra Roma e il mare. Quest’area rappresenta la direttrice di sviluppo urbano più connotata da un punto di vista della stratificazione storica e per la presenza di importanti sistemi ambientali ancora integri (Castel Porziano, Decima, la Pineta) oltre che per la presenza della ferrovia Roma-Lido, che dovrà essere riqualificata
e potenziata. Il riconoscimento dei diversi quartieri all’interno di questa città diffusa sul territorio, a partire da quello storico di Ostia, sarà la premessa per riordinare lo spazio urbano e definire il“Progetto Ostia”. Il mare è una risorsa importante
per questa parte di città e per Roma capitale, per questo bisognerà evitare ogni tentativo di
stravolgerne l’assetto e la fruizione e si dovrà, invece, recuperare, ovunque è possibile il suo carattere naturale di ecosistema marino. Una via da percorrere è quella di valorizzare e dare nuovo impulso alla Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, che da diversi anni è ormai dimenticata dall’Amministrazione capitolina, e di integrare in questo progetto l’importante sito archeologico della città di Ostia antica.
5.4. LA RESIDENZA NELLA CITTÀ STORICA
Dentro le mura Aureliane vivono poco più di 120 mila abitanti, la metà di quelli di 50 anni fa.La polarizzazione sociale causata soprattuttodai vertiginosi incrementi immobiliari è moltoaccentuata e in molte parti del centro, le aree storicamente più deboli, si registrano processi di gentrification e di espulsione della popolazione originaria. La fruizione turistica e la fruizione dei residenti, per lo più anziani, spesso entrano in conflitto e fanno crescere il degrado insieme al disagio dei residenti per l’invasione degli spazi pubblici e per il rumore.
◊ Ci impegniamo a difendere la residenza.
Favoriremo il ritorno della residenza attraverso politiche pubbliche rivolte a prevedere anche una quota di alloggi sociali in tutti gli interventi di trasformazione urbana e di riuso del patrimonio pubblico in aree interne al centro storico.Un programma graduale e progressivo di pedonalizzazione e sistemazione degli spazi pubblici. Vogliamo accrescere l’accessibilità prevalentemente pedonale e del trasporto pubblico (anche attraverso una differente sistemazione dei Lungo Tevere) con l’obiettivo di liberare dalle auto più aree del centro storico a partire dal tridente. Modificheremo a questo scopo il Piano urbano parcheggi per integrarlo con le scelte della mobilità. Realizzeremo la sistemazione di Piazza Augusto Imperatore.
◊ Regoleremo l’uso degli spazi pubblici. Con la
collaborazione dei commercianti che hanno a
cuore la città e che contribuiranno con noi e
con il Municipio alla ricchezza della città ma
non alla sua mercificazione, adotteremo una
regolamentazione più rigorosa dell’uso degli
spazi pubblici.
◊ Aumenteremo l’offerta di trasporto pubblico con bus navetta nell’area centrale del centro storico, i tragitti saranno studiati in modo da collegarsi con le stazioni della metro A e B dell’area centrale (Repubblica, Barberini, Spagna, Flaminio, Lepanto, Ottaviano, Circo Massimo, Colosseo, Cavour).Regolarizzeremo l’accesso dei motorini e la sosta. Costruiremo degli itinerari privilegiati per i soli turisti consentendo ai residenti di poter scegliere percorsi alternativi.
◊ D’intesa con la Soprintendenza promuoveremo un progetto per il monitoraggio delle Mura Aureliane e definiremo un programma pluriennale per il loro restauro. Negli ultimi mesi casi di crolli e cedimenti hanno riportato l’attenzione sul tema della manutenzione: siamo pienamente d’accordo con l’idea che la cura del patrimonio storico debba essere intrapresa coinvolgendo il Ministero e tutte le soprintendenze e puntando ad ottenere, in aggiunta alle risorse che la città di Roma pure
dovrà garantire, finanziamenti europei a fronte di un piano serio e credibile di intervento.
5.5. L’APPIA ANTICA E IL PROGETTO FORI
Il rapporto tra Archeologia e Città è costitutivo della Roma moderna, il progetto Fori ha rappresentato fin dalla sua prima proposizione nel 1979 l’insegna del rinnovamento urbanistico della capitale. Leonardo Benevolo, storico dell’architettura e urbanista, così descrive questo rapporto:
“A Roma abbiamo un’immensa fortuna: una delle zone archeologiche, più grandi e pregiate del mondo è collocata esattamente nel centro della città moderna.
Un’area viva, che fa parte del tessuto più vitale della città e che contemporaneamente documenta la sua continuità storica, che procede ininterrotta da secoli “ (…) Il centro monumentale della città antica, quello dei Fori, del Colosseo e del Teatro Marcello, del Palatino, del Circo Massimo, del Celio e del Colle Oppio, si trova al limite fra la zona costruita nei secoli successivi all’età classica e il verde della campagna che sfila verso l’Appia Antica e che, è a tutti gli effetti, una campagna intra moenia. È un immenso spazio libero che si incunea nella compagine edificata fino alla sistemazione michelangiolesca del Campidoglio. Quest’area funziona come raccordo fra i due paesaggi della città, quello vivo
e quello morto.” Rispondendo poi alla domanda su come far convivere le diverse città che si sono stratificate nel tempo dice: “Il mito culturale di Roma si fonda su un doppio confronto. Di tipo diacronico, il primo: la magnificenza del passato si confronta con la rovina del presente. E di tipo sincronico: da una parte la dimensione urbana colossale, perduta e silenziosa, dall’altra la dimensione ordinaria, quotidiana e vissuta. Il confronto ha sempre suggerito l’idea di quanto le imprese umane avessero dei limiti. Roma da questo punto di vista non è la città eterna. È anzi il luogo di meditazione sull’impossibilità dell’eterno nel mondo di qua. Queste sono le riflessioni di Goethe, di Stendhal e di Mommsen; le ritroviamo persino in quel rispetto popolare per le rovine che viene colto da Gioacchino Belli e da Trilussa”. (da: Leonardo Benevolo, La fine della Città, Laterza 2011, pp.97-98)
Per la Roma di oggi e di domani, la fruizione collettiva dei beni culturali e ambientali può essere ritenuta un elemento peculiare della dimensione pubblica, attraverso la quale rafforzare l’idea stessa di cittadinanza: i beni culturali e ambientali
devono essere “vissuti” non devono essere percepiti come “estranei” e non devono essere
recintati. Per questo, ci impegniamo a fare di questo luogo magnifico e unico un luogo vissuto da tutti, il cuore del futuro della città.
La storia al posto delle auto. Cominceremo con allontanare le automobili e poi proseguiremo con il progetto di sistemazione. Realizzeremo l’integrazione culturale, simbolica e funzionale dell’area archeologica centrale con l’Appia Antica.
Il più grande parco archeologico del pianeta. Il parco sarà gestito ricercando la massima
cooperazione tra i tanti soggetti che operano per la tutela e la conservazione, proprio perché le importanti ricadute socio-economiche che questo progetto può avere per la città, sono più che evidenti. Per la sua realizzazione rafforzeremo le sinergie tra Stato, Regione e Comune anche alla luce del decreto che fissa i poteri di Roma Capitale.
In questo ambito sarà necessario in coordinamento con la Regione Lazio e il Ministero dei Beni culturali rafforzare gli strumenti di pianificazione del territorio con una visione complessiva capace di dare continuità all’azione amministrativa.
5.6. L’ABITARE E IL BISOGNO DI CASA
La difficoltà di trovare un alloggio è all’origine della condizione di insicurezza di molte famiglie romane. Un problema rilevante che si è ulteriormente accentuato a seguito della crisi finanziaria ed economica in corso. A Roma si calcola che sono circa 40-50 mila le famiglie in emergenza abitativa.
Nella città sono aumentate a vista d’occhio le sistemazioni precarie. L’emergenza abitativa coinvolge sia i nuovi “baraccati” che le famiglie “normali”, quelle che sono in affitto e che hanno visto aumentare l’incidenza del canone di locazione sul loro reddito a livelli insostenibili. Per le famiglie monoparentali poi, una casa a costi sostenibili è un vero e proprio miraggio. Tra il 1999 e il 2008 gli affitti hanno fatto registrare un aumento del 145%, il canone medio richiesto per un monolocale è di 805 euro e per un bilocale è di 1.010 euro. In questi numeri si trova anche la spiegazione del perché sempre meno giovani vivono dentro i confini di Roma e dello spostamento verso le fasce più esterne e i comuni dell’hinterland. La casa, oggi ancor più che in passato, rappresenta una parte importante del welfare con cui si può sostenere la coesione sociale, la crescita economica e lo sviluppo della nostra città. Com’è evidente non si tratta solo di una questione edilizia e ancora meno
di una questione relegata a problema delle fasce sociali marginali e deboli della nostra città. La giunta Alemanno ha usato strumentalmente il crescente disagio abitativo dei romani per far lievitare il cemento nell’Agro Romano senza risolvere l’emergenza alloggiativa di migliaia di persone. Noi la pensiamo diversamente, sappiamo che per affrontare la questione abitativa bisogna mettere in campo una politica dell’abitare complessiva che guardi ai differenti aspetti del problema e corrisponda alle specifiche domande provenienti dai diversi soggetti. Imposteremo una politica per l’abitare su quattro assi: la casa pubblica, l’alloggio sociale, l’incremento degli
alloggi privati in affitto, la casa di proprietà per i giovani. Lo faremo attivando i dispositivi legislativi regionali e nazionali come la legge 21/2009 che ha previsto strumenti attuativi che coinvolgono i soggetti pubblici, il privato sociale e i privati.
Cambiamo tutto a partire da:
◊ La casa popolare. È necessario aumentare e non ridurre il patrimonio di case pubbliche sia attraverso interventi diretti e indiretti, sia bloccando la cartolarizzazione e procedendo ad una profonda ristrutturazione delle modalità di gestione fin qui utilizzate. Su questo bisognerà lavorare assieme alla Regione e all’ATER, che gestisce nella città un ingente patrimonio pubblico per avere una visione quanto più possibile d’insieme e coordinata.
Lavoreremo con tutti per rendere più efficace la gestione del patrimonio di case popolari,
per rimuovere gli sprechi e le utilizzazioni illegittime e per aumentare la rotazione degli
affittuari, avendo come obiettivo di arrivare a circa 2-3 mila alloggi l’anno (oggi sono
circa 300). Stimiamo di poter aumentare nei prossimi cinque anni l’offerta di circa 9.000
alloggi. Di cui 3.000 attraverso un intervento straordinario destinato al disagio abitativo più grave e 1.500 alloggi ogni anno dal 2015 al 2018. Li otterremo principalmente riutilizzando meglio il patrimonio esistente, compresol’invenduto, incrementando, come detto, il turn over, e in parte attraverso nuove costruzioni (riprendendo anche la cosiddetta manovra di chiusura del Peep) e nell’ambito della strategia di rigenerazione.
◊ L’alloggio sociale. L’alloggio sociale unisce alloggi e servizi, azioni e strumenti rivolti a
coloro che non riescono a soddisfare il proprio bisogno abitativo sul mercato, per ragioni
economiche, per assenza di una offerta adeguata o anche per difficoltà di accesso al
credito. Pensiamo di realizzare circa 15 mila alloggi sociali, destinati a individui e nuclei familiari svantaggiati che non sono in grado di accedere alla locazione in libero mercato,
utilizzando anche i fondi immobiliari e tutte le opportunità offerte dagli interventi di
rigenerazione, nei Laboratori di Città, negli interventi di concentrazione e di densificazione dei nodi di scambio e incentivando il convenzionamento con il privato negli ambiti di trasformazione. Una prima concreta attuazione può arrivare attuando la cosiddetta manovra di chiusura del Peep.
◊ L’incremento dell’offerta di alloggi privati in
affitto. Costituiremo l’Agenzia comunale per la Casa con l’obiettivo di aumentare l’offerta
sul mercato di alloggi in affitto a canone calmierato. A Roma la proprietà immobiliare è molto parcellizzata e con l’agenzia ci ripromettiamo di agevolare l’incontro tra le tante case senza persone (compreso l’invenduto) e le tante persone in cerca di case, anche in affitto. Lo faremo dando degli incentivi al privato che affida il suo alloggio all’agenzia casa, come la fidejussione a carico del Comune sul rischio morosità e danni, o gli sgravi dell’IMU o della Tares. Promuoveremo un registro dei proprietari sociali a cui potranno iscriversi i soggetti no profit per la gestione degli alloggi sociali o di immobili pubblici.
◊ La casa di proprietà per i giovani.
Ci impegneremo a siglare un accordo con gli istituti di credito per avere delle agevolazioni
a sostegno delle giovani coppie per l’acquisto della prima casa attraverso convenzioni per la riduzione delle spese per l’acquisto e per l’accesso al mutuo.
◊ Particolare attenzione va dedicata al patrimonio degli enti pubblici e privatizzati, sul quale è necessario intervenire nell’immediato mediante la moratoria degli aumenti degli
affitti, delle procedure di vendita e degli sfratti per procedere poi, di concerto con i
ministeri competenti e con la Regione Lazio, a una profonda revisione della sua gestione
complessiva.
Agli interventi sopra esposti, che sappiamo urgenti e necessari, ci impegniamo ad affiancare anche altre iniziative.
Sosterremo le forme dell’abitare solidale e collaborativo che apportano un cambiamento radicale nel trattare la questione abitativa: passare dalla casa come fabbisogno all’abitare come bisogno e desiderio di condivisione. Sosterremo il cohousing, la coabitazione, i condomini solidali le esperienze di autocostruzione e autorecupero e tutte quelle forme di abitare che rispondono non solo al bisogno primario della casa ma anche al desiderio di aderire a determinati stili di vita.
Soluzioni abitative dove il vicinato si costruisce prima ancora dell’alloggio, dove si mantiene la dimensione dell’individuo ma dove l’attenzione si sposta sulle relazioni tra le persone e tra queste e lo spazio da abitare.
Renderemo più agevole la parcellizzazione degli alloggi grandi. Il progressivo invecchiamento da un lato e la rigidità del mercato immobiliare dall’altro hanno creato le condizioni perché nella città ci sia un consistente numero di alloggi grandi o medio grandi, abitati da una sola persona. Spesso è una persona anziana che ha difficoltà a sostenere i
costi di gestione dell’immobile. Una conseguenza di questa condizione è l’aumento delle
compravendite con la formula della nuda proprietà e dell’usufrutto, tra il 2008 e il 2011 questo tipo di compravendite sono passate da 2.300 a 8.700 (+278%). In molti di questi casi sarebbe possibile, ferme restando le regole di legge, procedere a una suddivisione dell’unità abitativa facilitando l’immissione nel mercato dell’affitto o in quello
della vendita dell’alloggio ottenuto in più, che a seguito di opportune forme di convenzionamento, potrebbe anche essere collocato sul mercato a un prezzo calmierato.
Supereremo la fase dei residence e degli alloggi d’emergenza. I residence istituiti nel 2005 e confermati dalla giunta Alemanno costano ogni anno al comune di Roma circa 26 milioni di euro per ospitare circa 1.400 famiglie. Ci impegniamo a superare il ricorso all’assistenza alloggiativa e a disdire i contratti di affitto. Con gli stessi soldi introdurremo forme di sostegno più efficienti e qualificate e daremo una sistemazione più dignitosa alle famiglie anche riutilizzando il patrimonio pubblico inutilizzato e gli alloggi pubblici vuoti da ristrutturare.
5.7. LA CITTÀ DEI QUARTIERI
Roma è oggi una città fortemente diseguale. Una diseguaglianza diffusa che non è semplicemente di reddito ma che riguarda soprattutto le diverse opportunità. Occorre tornare a vedere la città nella sua reale eterogeneità ed impegnarsi per fare di
Roma una città che cerca di offrire a tutti lo stesso ventaglio di opportunità. Ciò significa lavorare per ridurre le distanze esistenti tra i quartieri, a partire da qualità e disponibilità dei servizi di base: sono infatti la bassa qualità dell’offerta scolastica, il degrado degli spazi pubblici, la carenza di luoghi di aggregazione sociale, culturale e sportiva, di
spazi verdi, la mancanza di collegamenti veloci con il centro della città, a penalizzare ulteriormente le zone più povere e marginali della città. A Roma, pur a fronte di trasformazioni rilevanti degli stili di vita e della composizione sociale, in molti casi la dimensione di quartiere ha ancora una notevole importanza nel determinare riferimenti
e senso di appartenenza per gli abitanti. Anche le associazioni locali, i gruppi di volontariato, le parrocchie, le stesse scuole rappresentano “luoghi” importanti di coesione a scala locale. Persino i mercati rionali, assai più che in altre città, per larghissimi strati della popolazione sono il punto di riferimento. Per tali ragioni investire nella dimensione di quartiere, significa, in termini positivi, lavorare al rafforzamento della coesione
sociale, tanto più in una città in cui oltre il 44% delle persone vive da sola.
Investire nel quartiere. Il Prg vigente ha individuato 52 “centralità locali”, alle quali daremo un nuovo senso, quello di punti di riferimento per la comunità, di fulcri della “città dei quartieri”. Il progetto una strada, un quartiere”. Individueremo insieme agli abitanti di ogni quartiere una strada da trasformare e riprogettare in modo da far tornare la vita in strada. La strada viva sarà una sorta di ricucitura urbana dentro al quartiere in grado di unire e collegare. Li faremo coincidere per quanto possibile con la promozione dei centri
commerciali naturali.
Cambiamo tutto a partire da:
◊ Spazi per il coworking. In ogni quartiere individueremo un immobile pubblico, esistente o da ottenere all’interno dei processi di rigenerazione, da riusare e da destinare al lavoro condiviso per i giovani del quartiere.
◊ Progetto biblioteche. Rilanceremo il progetto per far diventare le 40 biblioteche di Roma Capitale un presidio non solo culturale ma anche sociale, una palestra per le arti e per mettere all’opera le capacità dei singoli.
◊ Accessibilità ai servizi. Faremo, insieme aiMunicipi, una verifica dei raggi di influenza dei principali servizi e attrezzature pubbliche. Ciporremo l’obiettivo che si dovrà raggiungere mediamente un giardino entro i 400 metri a piedi e i servizi scolastici primari e secondari mediamente entro il raggio di un chilometro. Rimuoveremo ogni barriera per rendere accessibile al pedone, alle mamme con il passeggino, ai portatori di handicap e soprattutto alla popolazione anziana, la fruizione dello spazio pubblico e, ancora, per
favorire lo spostamento a piedi dei bambini nel tragitto casa-scuola.Per tutti quelli che
non usano l’automobile. Realizzeremo circuiti specializzati per la mobilità alternativa,
essenzialmente ciclopedonale, della percorrenza max di 3 km, integrati nella più vasta rete di piste ciclabili a scala comunale, per risolvere il cosiddetto ultimo miglio, cioè il
tragitto tra casa e il punto di accesso alla rete di trasporto pubblico locale allo scopo di ridurre gli spostamenti in auto sul tragitto breve e medio.
◊ Spazi per la socialità e la produzione culturale.
Le scuole, le biblioteche, la casa del welfare che vogliamo istituire, i mercati rionali, i
teatri di cintura e gli spazi per coworking costituiranno una rete di spazi pubblici diffusi
con cui vogliamo favorire l’incontro e la socialità e affermare il diritto alla città inteso come
emancipazione culturale e sociale degli abitanti.
Per quanto di competenza del Comune ci opporremo all’apertura di nuove sale da gioco e
punteremo alla riconversione di quelle già aperte.
◊ Incentivare modelli di gestione co-partecipativi. Fare in modo che gli abitanti possano prendere parte nella gestione e nell’uso di servizi, attrezzature e spazi verdi. Verificheremo la possibilità di promuovere queste iniziative introducendo degli incentivi, ad esempio riduzione dei tributi locali, per quei cittadini che consorziandosi decidano di gestire autonomamente e direttamente il verde del proprio quartiere.
Lo spazio pubblico è lo spazio privilegiato della città, il luogo dell’incontro e dello scambio, dove cultura e storia, simboli e tradizioni, rivivono quotidianamente in una forma armonica la cui essenza è possibile rintracciare nell’idea di sicurezza e di felicità che una città deve sapere offrire ai suoi abitanti. Questa immagine, nella città che viviamo, ha perso via via il suo significato: spazi senza qualità si susseguono in una sequenza
indifferente a qualsiasi contesto. Lo spazio pubblico non è più uno spazio progettato ma è
uno spazio residuale, abbandonato, che diventa lo spazio dell’insicurezza e dell’imprevedibilità, a volte invaso da automobili, privo di verde, spesso non illuminato, difficile da raggiungere.
Il costo di realizzazione e l’aggravio sulle finanze pubbliche, la frammentazione della realizzazione del progetto in tempi diversi perché condizionata dalla disponibilità di finanziamenti, la conseguente perdita di qualità e unitarietà del progetto e i problemi di manutenzione, gestione e messa in sicurezza dello spazio pubblico, hanno provocato
un’inversione di tendenza: ora la produzione di spazio pubblico avviene sempre meno da parte del settore pubblico e sempre più per intervento di privati.
Prendersi cura della città significa realizzare e gestire spazi comuni di buona qualità ed interventi immediati nel paesaggio urbano: le piazze, le strade storiche, le aree pedonali, le aree sportive, i parchi, le aree verdi, le zone vicino al mare, al fiume, ai canali, al patrimonio archeologico, alle biblioteche, ai centri culturali sono i luoghi ideali
su cui intervenire. Restituire la città al suo senso originario di centro di aggregazione richiede di estendere le forme di organizzazione relazionale: è questa la vera scommessa di una buona amministrazione di centro sinistra.
Riconquistare spazi al loro uso comune. Sul punto, grazie alla manovra ambientale delle
compensazioni edificatorie approvata tra gli anni 2003 e 2006, l’amministrazione comunale ha in corso di acquisizione gratuita circa 1.300 ettari di aree di elevato pregio naturalistico all’interno dei parchi e riserve naturali. Ciò rappresenta una straordinaria occasione per creare nuove possibilità di lavoro connesse alla gestione delle aree da parte di associazioni, comitati e cooperative sociali legate ai territori e favorirne la fruibilità.
5.8. IL DECORO URBANO. PER UNA CITTÀ
ORDINATA E PIÙ BELLA
In questi anni di gestione Alemanno, il decoro urbano della città è stato un vero disastro.
La chiusura dell’ufficio Decoro Urbano, il passaggio delle competenze all’Ama, l’abbandono di un servizio di pronto intervento nei Municipi, i minori controlli su tutti i tipi di affissioni abusive, il tavolino selvaggio ed altro hanno alterato il volto della città contribuendo anche ad abbassare il senso civico dei cittadini e degli stessi turisti.
Cambiamo tutto a partire da:
◊ Tavolo di coordinamento. Ci impegniamo a migliorare il coordinamento tra assessorati e Direzioni e a costituire un tavolo comune di
coordinamento per affrontare le emergenze per accelerare le decisioni ed i tempi di
attuazione degli interventi di ripristino del decoro.Rimettere mano anche alla iniziativa
pasticciata della Giunta Alemanno per la Cosap (la tassa di occupazione del suolo
pubblico) relativa ai ponteggi dei lavori di ristrutturazione e riqualificazione solo lungo le
strade principali: la tassa sarà sospesa per dueanni, in ogni parte della città, sia per i lavori di riqualificazione edile che per l’impiantistica.
L’esenzione varrà solo per i cantieri che concludono i lavori nel termine stabilito e
concordato.
◊ Presidi territoriali. Istituiremo, in stretto rapporto con i Municipi dei presidi territoriali
per gestire la programmazione delle azioni di riqualificazione e di ripristino del decoro
dei luoghi (rimozione manifesti e locandine, cancellazione di scritte, piccoli interventi edilizi per riparazione buche, ripristino dell’arredo urbano) impegnando anche le cooperative sociali.
◊ Educazione civica. Campagne di sensibilizzazione e di educazione civica a
partire dalle scuole in cui coinvolgere esperti e tecnici dell’amministrazione per istruire i
ragazzi al rispetto della città’. Coinvolgeremo le associazioni di volontariato, scuole, centri
anziani e i writers nella programmazione di attività di educazione civica al decoro e di segnalazione delle situazioni di degrado.
◊ Incentivare modelli di gestione decentrati. Vogliamo razionalizzare, puntando ad una
strategia di specializzazione, tutte le attività oggi gestite in modo indipendente dalle società di Roma Capitale e riconducibili, direttamente e indirettamente, alla “cura della città”: manutenzione generale, aree verdi, ville storiche, decoro urbano, pulizia. La gestione del verde dovrà essere affidata ai Municipi i quali, nello specifico, dovranno occuparsi della pulizia e sfalcio dell’erba, della potatura degli alberi, della pulizia delle caditoie, della rimozione dei manifesti abusivi e delle piccole manutenzioni del verde pubblico (riparazioni cancelli, reti di protezione).
◊ Approveremo un nuovo Piano Regolatore degli impianti e mezzi pubblicitari che preveda la riduzione della superficie massima consentita.
La gestione del servizio di affissione e pubblicità deve essere svolta congiuntamente
ad altre funzioni di decoro e arredo della città, come avviene in altre capitali europee; contrastando la cartellonistica abusiva anche grazie alle moderne tecnologie informatiche.
◊ Pianteremo nuovi alberi, a partire dalla sostituzione dei tronchi d’albero mozzati presenti nei marciapiedi di Roma: sono oltre 4.000 gli alberi persi in questi ultimi due anni.
Questa iniziativa prevede la predisposizione di un progetto pilota “Gli alberi di Roma”
attraverso il quale i nuovi alberi oltre ad avere una funzione urbana contribuiscono
ad assorbire il carbonio della CO2 con effetti benefici sulla salute e di riduzione dell’effetto
serra.
◊ Wi-Fi nei parchi. Vogliamo aumentare la fruizione da parte dei cittadini e delle cittadine
romane dei parchi e delle ville storiche della città: pensiamo ad interventi semplici e poco
costosi quali la realizzazione di aree Wi-Fi, l’installazione di tavoli da pic-nic e di attrezzi
per lo sport e il divertimento, l’ampliamento delle piste ciclabili
5.9. EDIFICI ENERGETICAMENTE PIÙ EFFICIENTI
La nostra città dovrà essere conosciuta, in tutto il mondo, per la sua azione di contrasto ai
cambiamenti climatici. Dovranno essere messi in campo interventi diversi, combinati tra loro, ricorrendo ad una pluralità di soluzioni, come quelle offerte dalle tecnologie per il risparmio energetico e per aumentare l’efficienza della produzione e dei sistemi, mezzi, apparecchiature utilizzate negli usi finali, fino a quelle che consentono l’impiego delle fonti energetiche naturali distribuite, rinnovabili e sostenibili.
Occorre avere chiaro che non è assolutamente sostenibile lasciare inalterata la attuale domanda di energia. Gli sforzi per favorire la diffusione delle fonti rinnovabili avranno tanto più successo quanto più si provvederà a ridurre le potenze oggi richieste
per soddisfare i vari utilizzi finali combattendo gli sprechi energetici e gli usi irrazionali di energia.
Il rapporto energia-territorio dovrà essere ripensato in modo integrato, nella sua complessità, dato che le filiere delle fonti rinnovabili sono molto più corte di quelle relative alle fonti fossili visto che riducono la necessità di predisporre l’energia primaria sul territorio e di distribuirla per l’approvvigionamento.
Roma dovrà giocare una partita più ambiziosa nell’ambito della generazione di energia distribuita da fonti rinnovabili, con la diffusione di nuovi impianti di medie-piccole dimensioni, anche in ambito domestico, che presuppongono un vero e proprio ripensamento nel modello di distribuzione dell’energia.
Il principale strumento per rendere Roma una moderna capitale metropolitana sarà
l’assunzione di sistemi costruttivi ecosostenibili e la promozione dell’efficienza energetica degli edifici. Promuoveremo un’azione complessiva nella
città finalizzata all’efficientamento energetico- climatico degli edifici anche per rilanciare il
settore dell’edilizia e quindi l’occupazione. Gran parte dello stock edilizio realizzato a Roma dal dopoguerra agli anni Settanta è stato costruito con materiali e tecnologie obsolete o comunque in epoca precedente all’entrata in vigore dei primi provvedimenti sull’efficienza energetica.
Oggi la politica europea impone il rispetto di alti livelli prestazionali per l’efficienza energetica degli edifici, soprattutto se collocati in un contesto urbano, assegnando alle Pubbliche Amministrazioni e al loro patrimonio immobiliare un ruolo molto rilevante.
La Direttiva 2010/31/EU identifica l’edificio a “energia quasi zero” come un edificio ad altissima prestazione energetica, con un fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo che dovrebbe essere coperto in misura molto significativa da energia da fonti rinnovabili e dispone che:
a) entro il 31 dicembre 2020 tutti gli edifici di nuova costruzione siano edifici a energia quasi zero;
b) a partire dal 31 dicembre 2018 gli edifici di nuova costruzione occupati da enti pubblici e di proprietà di questi ultimi siano edifici a energia quasi zero.
Per assicurare il rispetto del Piano Europeo per l’efficienza energetica la pubblica amministrazione a partire dal 2014 dovrà riqualificare ogni anno dal punto di vista energetico il 3% della superficie del proprio patrimonio edilizio.
Inoltre per gli edifici di nuova costruzione si dovranno garantire sistemi di fornitura
energetica decentrati – la generazione distribuita dell’energia – basati su energia da fonti
rinnovabili, cogenerazione, teleriscaldamento o teleraffreddamento urbano o collettivo, pompe di calore.
Il Comune dovrà quindi essere un propulsore di innovazione sostenibile, volta principalmente a ridurre consumi energetici e idrici, oltre alla produzione di rifiuti e dovrà estendere progressivamente all’insieme dei suoi approvvigionamenti di beni e servizi i Criteri Ambientali Minimi previsti dal Green Public Procurement.
Per attuare una politica di diffusione degli edifici ad energia quasi zero occorrerà risolvere
alcuni problemi, quali i vincoli con i gestori delle infrastrutture energetiche locali, per poter programmare politiche energetiche a medio termine e rielaborare reti e sistemi locali di accumulo dell’energia.
Nell’amministrazione comunale di Roma servirà quindi un coordinamento trasversale tra lavori pubblici, attività produttive, ambiente, mobilità, politiche agricole con lo scopo di mettere in pratica il Piano di Azione dell’Energie Sostenibili del Patto dei Sindaci.
5.10. L’AGENDA URBANA EUROPEA E NAZIONALE
C’è un ritorno di interesse per le politiche urbane sia a livello europeo che nel nostro Paese. Il comune di Roma non può restare marginale rispetto a questo rinnovato interesse. L’agenda urbana nazionale proposta dal Ministero della coesione territoriale e dal Comitato interministeriale per le politiche urbane (Cipu) propone metodi, contenuti e priorità attraverso i quali individuare i progetti da candidare al finanziamento dei Fondi strutturali europei ma anche di quelli ordinari pubblici.
Dalla nuova programmazione comunitaria 2014-2020 emergono importanti opportunità per le aree urbane. È necessario prepararsi per rafforzare la regia, semplificare le procedure e attivare forme di coordinamento e cooperazione tra l’amministrazione comunale e i diversi soggetti impegnati nella progettazione comunitaria, affinché si determini una convergenza strategica che amplifichi gli effetti dei singoli interventi. Il
programma Smart Cities promosso dall’Unione Europea rappresenta una ulteriore opportunità per le aree urbane.
Candidare i progetti pilota di rigenerazione. L’obiettivo che ci prefiggiamo è di individuare nei primi quattro mesi di governo i primi progetti di rigenerazione che intendiamo candidare per l’Agenda urbana nazionale con cui costruire l’intesa con il Ministro della coesione. In questo senso, anche in considerazione dei tempi ridotti per la presentazione dei progetti al Governo nazionale e alla Commissione Europea, sarà indispensabile
sperimentare nuove forme di organizzazione del lavoro comunale che prevedano il superamento della frammentazione delle competenze attraverso nuove forme operative interdisciplinari, da organizzare “su progetto”, con tempi, risorse e obiettivi prefissati e certi
5.11. GLI STRUMENTI DELL’URBANISTICA
Negli ultimi anni l’amministrazione pubblica è apparsa debole dinanzi alle pretese del mercato e talvolta ha subito le regole della trasformazione urbanistica dettate dagli interessi di pochi. La centralità delle scelte urbanistiche deve tornare nella potestà del pubblico e non rispondere più alla sola logica dell’offerta.
La rendita immobiliare in questi anni è diventataappropriazione senza crescita e il valore del capitale fisico della città non è mai cresciuto così tanto. Però le città si sono ritrovate povere di infrastrutture e con bilanci disastrati. Lo scambio tra pubblico e privato è stato ineguale, le infrastrutture necessarie per i nuovi quartieri costano molto di più degli oneri ricevuti e hanno come effetto l’aumento del deficit comunale alimentando una spirale perversa e sempre più dannosa.
Oltre ad avere una visione strategica è necessario adeguare di molto le competenze tecnico- progettuali. Occorre che l’amministrazione pubblica sappia valutare con rigore e senza ambiguità l’utilità sociale che ci deve essere in ogni trasformazione urbanistica per costruire la città pubblica (attrezzature pubbliche, infrastrutture ecc.).
Definiremo un quadro di regole per il governo della rendita per scoraggiare gli interventi edilizi che comportano ulteriore consumo di suolo e agevolare, invece, quelli di rigenerazione. Renderemo più chiari e trasparenti gli strumenti convenzionali che stabiliscono i rapporti tra pubblico e privato intervenendo in particolare sugli obblighi contrattuali e sulle sanzioni nel caso di un mancato rispetto degli stessi.
Per passare dai programmi alle realizzazioni dobbiamo ripensare il ruolo del soggetto
pubblico, dell’amministrazione comunale, chedeve affermare la sua capacità di governare le trasformazioni.
Cambiamo tutto a partire da:
◊ Certezza delle regole, trasparenza nelle scelte ed efficienza nell’azione amministrativa. Le
regole ci sono e, salvo dei miglioramenti in corso d’opera, il nuovo PRG le detta in maniera chiara, come, ad es., la parte che riguarda il contributo straordinario per le valorizzazioni del patrimonio edilizio esistente (previsione di corresponsione dei 2/3 del plusvalore conseguito dal privato all’amministrazione).
La trasparenza deve essere un modo di agire ordinario di un amministrazione seria e onesta ed è, allo stesso tempo un complemento della partecipazione dei cittadini alle scelte
di trasformazione urbana. L’efficienza è il punto per certi versi più complesso da affrontare, ma è decisivo per garantire un azione amministrativa snella che garantisca il raggiungimento rapido dei bisogni della comunità cittadina. Inoltre, procedure lente e farraginose fanno lievitare i costi dei programmi da approvare (e, dunque, a cascata, provocano maggiori oneri per i cittadini, utenti finali del servizio generato dalla trasformazione) e favoriscono clientelismo e corruzione. Sotto questo punto di vista la Giunta Alemanno ha prodotto dei danni enormi, distruggendo un modello organizzativo che, pur nella sua complessità, funzionava. Da una parte, occorrerà riorganizzare la macrostruttura e i dipartimenti comunali garantendo minoripassaggi formali e maggior decentramento di competenze ordinarie ai Municipi, dall’altra compiere un operazione sociologica di motivazione del personale a lavorare per l’interesse della città in cui si vive con spirito di abnegazione e servizio.
◊ Istituzione dei Laboratori di Città che verranno promossi e attivati su iniziativa del Comune e d’intesa con i municipi per rigenerare parti di città. Ai laboratori partecipano i comitati degli abitanti, le associazioni, le cooperative sociali: sono luoghi in cui le competenze tecniche si integrano con chi lavora nel sociale e con il Piano di zona sociale. L’obiettivo è quello di individuare tutti gli interventi di rigenerazione, da quelli di manutenzione, anche minimi, di sistemazione degli spazi pubblici e di attrezzature pubbliche, a quelli di sostituzione edilizia. Ma si affronteranno anche altre questioni come i rifiuti, i bisogni sociali, la mobilità pubblica e quella alternativa. I Laboratori di città sono luoghi di interazione con i cittadini ma sono anche luoghi di intervento dei privati e delle imprese. Prevediamo di integrare in questi ambiti tutti gli incentivi già previsti dalla normativa, quelli del risparmio energetico, quelli della ristrutturazione edilizia, gli incentivi volumetrici connessi alla demolizione e ricostruzione, a cui si possono aggiungere gli sgravi legati ai tributi locali. Gli incentivi saranno correlati alle dimensioni delle trasformazioni previste e al contributo che il progetto apporta alla costruzione della città pubblica e all’offerta di alloggi in affitto a canone calmierato. All’interno di queste proposte potranno prevedersi degli interventi di ristrutturazione urbanistica
con scambi di aree tra pubblico e privato. I Laboratori di Città saranno anche dei punti di
riferimento, luoghi fisici aperti nel quartiere, spazi nei quali si svolgeranno gli incontri, i
dibattiti, si mostreranno e si discuteranno le proposte, spazi per incontrarsi e dove gli
abitanti avranno accesso alle informazioni necessarie per avere piena consapevolezza della trasformazione.
◊ L’Agenzia comunale di rigenerazione urbana. L’obiettivo della rigenerazione urbana non
è una novità, è da almeno venti anni che le città europee si confrontano con questo tema.
Noi pensiamo che la questione centrale, al di là di definire gli strumenti operativi più
opportuni, è di rafforzare la conduzione e la valutazione tecnica da parte del soggetto
pubblico delle proposte avanzate dai privati, di rendere il processo decisionale del tutto
trasparente e di fare la valutazione dei vantaggi che il pubblico dovrà conseguire ad
esempio, nell’attuare progetti in partnership pubblico–privato. Per questo pensiamo che
sia indispensabile costituire, nell’ambito dell’amministrazione comunale, uno strumento
specifico per accompagnare gli interventi di trasformazione urbanistica e in particolare
quelli di rigenerazione urbana, come pure i programmi di valorizzazione degli immobili
pubblici che devono assumere, innanzitutto, obiettivi forti di coesione sociale oltre che di
sviluppo sostenibile e duraturo. La costituzione dell’Agenzia comunale per la rigenerazione
e la coesione urbana, organismo snello e fortemente professionalizzato, che per la
sua rilevanza strategica e il suo carattere interdisciplinare sarà presieduta dal sindaco,
risponde anche all’esigenza manifestata dal ministero per la coesione territoriale di
costituire l’Agenzia nazionale di supporto all’attuazione delle politiche urbane centrali,
in particolare per l’elaborazione dell’Agenda Urbana. L’Agenzia potrà assistere e
accompagnare i lavori dei Laboratori di Città, assumendone gli esiti del lavoro svolto a livello di municipio, ricomporre una proposta progettuale unitaria e coerente col disegno di sviluppo complessivo della città, condiviso con gli attori sociali ed economici, con particolare attenzione alla forma e alla qualità dello spazio urbano, all’impatto urbanistico e architettonico delle trasformazioni, semplificare l’iter di approvazione degli interventi attraverso la costituzione di una cabina di regia composta dalle diverse istituzioni e soggetti coinvolti nel processo di attuazione, gestire i conflitti tra i soggetti interessati agli interventi prevedendo una apposita istruttoria comparata, promuovendo la costituzione di un Forum aperto e indipendente.
◊ Lotta all’abusivismo. Alemanno si è applicato molto nella demolizione e nella tabula rasa, ma solo dei campi nomadi. Il comune di Roma ha circa 260 mila domande di condono inevaso, attorno a questa “pratica” diventata quasi una missione impossibile si aggirano vicende poco chiare e interessi poco trasparenti.
Sarà un compito particolarmente arduo ma da qui bisognerà ricominciare per riavviare
seriamente la lotta all’abusivismo edilizio e contrastare una pratica che è molto più diffusa
di quanto appare e riguarda il centro storico come le aree più periferiche. Cambieremo e
ristabiliremo un presidio forte e autorevole per il contrasto all’abusivismo, ricorreremo
agli strumenti di rilevamento più aggiornati per monitorare la città. Semplificheremo tutto
quanto è possibile per agevolare l’attività di progettisti e imprese che concorrono alla
trasformazione della città e al miglioramento della qualità urbana. Unificheremo le
procedure per la presentazione delle istanze e dei progetti anche di quelle dei Municipi, innoveremo e introdurremo la digitalizzazione di tutte le pratiche edilizie e urbanistiche e
renderemo certi i tempi e le responsabilità.
Aggiorneremo i regolamenti, le norme e le procedure ormai obsolete e inadeguate a fronte
delle innovazioni nei materiali e nelle tecniche costruttive
◊ La qualità nella progettazione. Negli ultimi venti anni sono state costruite alcune opere
pubbliche a Roma, dallo Stato e dal Comune, la cui qualità e utilità per i cittadini è stata
apprezzata e riconosciuta. Tuttavia la qualità urbana, quella diffusa è quasi del tutto assente.
Nessuna amministrazione pubblica persegue la bruttezza e la qualità scadente come
obiettivo dichiarato, ma raramente si pone il problema della qualità delle trasformazioni
come risultato di una “filiera”. Il primo passo da fare è abolire la inconfessabile gerarchia:
ogni intervento pubblico è degno della stessa attenzione, ovunque si trovi nella città. Si farà ricorso a protocolli di valutazione e di indirizzo dei progetti che dovranno essere assunti sia dal pubblico che dal privato in modo da garantire gli interessi generali con procedure trasparenti e tempi di realizzazione certi, e in grado anche di valutarne gli effetti sulla biodiversità. Già nella fase istruttoria è possibile ascoltare le voci della città, ricordando che ciò non deve avvenire solo prima, ma anche durante il processo di trasformazione. A istruire i programmi possono concorrere non solo le competenze tecniche del Comune, ma anche professionisti esterni, superando la logica di affidare una parte o tutta la “filiera” a società di proprietà del Comune, fatto salvo le attività
inerenti la programmazione dello sviluppo dei servizi pubblici e la pianificazione dello
sviluppo territoriale ed economico urbano, la cui competenza è precipuo interesse e compito pubblico. Il secondo passaggio è la scelta di progettisti attraverso sistemi realmente competitivi che valorizzino la qualità, come i concorsi di progettazione organizzati in forma sistematica e trasparente. Il terzo è quello più difficile – l’approvazione dei progetti – perché bisogna riconoscere che questa dipende soltanto in parte dalla buona volontà dell’amministrazione comunale e
principalmente da un groviglio di norme che sembrano scritte per produrre paralisi e
conflitto tra poteri diversi. Un parziale rimedio a questi problemi e a quelli della fase successiva (l’appalto e la costruzione delle opere), sta nell’invertire una tendenza incoraggiata dalle leggi degli ultimi anni: la rottura dell’unità tra progettazione e realizzazione.
La qualità è anche aprirsi alla partecipazione. I Laboratori di Città e l’Agenzia di rigenerazione urbana serviranno anche a costruire nuovi percorsi di partecipazione informata dei cittadini alle scelte urbanistiche della città. Vanno poi aperti nuovi canali di comunicazione e dibattito pubblico, gestiti dall’amministrazione pubblica, che devono svolgersi sia in maniera decentrata, nei luoghi della città dove le cose avvengono, ma anche in uno spazio da creare al centro, un “forum” dedicato, perché molte di queste trasformazioni interessano l’intera comunità urbana.
(> SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO Programma_MarinoSindaco
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[il grassetto dei testi che seguono è di carteinregola]
IL PROGRAMMA CINQUESTELLE SULL’URBANISTICA
Riqualificazione urbana
L’interdizione delle previsioni di trasformazione urbanistica anche di variante per nuovi insediamenti nell’Agro Romano e la soppressione degli ambiti cosiddetti “di riserva” sono il presupposto per avviare programmi di intervento nella città che escludano l’irresponsabile spreco della risorsa suolo.
Obiettivo principale delle azioni da mettere in campo sarà fronteggiare il degrado fisico e sociale dei “quartieri-ghetto” della periferia romana mediante l’incentivazione di sistematici interventi di rinnovo e sostituzione del patrimonio immobiliare esistente, agendo contemporaneamente sulla riqualificazione degli spazi pubblici improntata sulla organizzazione e allestimento di piazze e altri luoghi pubblici pedonalizzati in tutti i quartieri della città, dotati di accesso libero wifi e attrezzati in modo da favorire il rinsaldamento dei legami di comunità e del sentimento d’identità locale.
Per il centro storico saranno attivate politiche per disincentivare l’attuale concentrazione di immobili destinati ad uffici pubblici al fine di ridurre il sovraccarico urbanistico e di traffico, prevedendo, al tempo stesso, l’ampliamento della aree ad esclusivo transito pedonale e la sistemazione/realizzazione di percorsi ciclopedonali per garantire collegamenti alternativi – anche di tipo turistico – con uso di mezzi non inquinanti, nonché la valorizzazione di spazi archeologici e di rilevanza storico-artistica.
Semplificazioni delle procedure amministrative e incentivi anche di tipo fiscale saranno
gli strumenti per promuovere la riqualificazione diffusa dei tessuti urbani, in termini
di miglioramento strutturale e tecnologico, abbattimento delle barriere architettoniche,
di comportamento antisismico ed energetico e delle più generali caratteristiche di soste-
nibilità ambientale.
Di particolare rilevanza in tal senso sarà la riedizione del “Fascicolo del Fabbricato”,
che verrà reso obbligatorio da subito per le nuove costruzioni e a scaglioni per l’esistente.
Non si tratta, naturalmente, di introdurre una nuova incombenza burocratica, ma solo
di capitalizzare la mole di dati già disponibili e attualmente giacenti nelle banche dati di
vari uffici che non dialogano tra loro.
Tale documento – utile per la sicurezza e il mantenimento di valore economico del
patrimonio edilizio nonché volano occupazionale per giovani tecnici diplomati o
laureati su un’attività di rilevanza sociale – dovrà essere predisposto e messo in rete,
aperto per il controllo e l’aggiornamento da parte degli enti preposti. Ciò darà luogo an-
che ad una sorta di nuova “anagrafe immobiliare”, particolarmente utile per migliorare
il controllo del territorio anche a fini tributari.
Gestione del territorio
Lo stop al consumo di suolo e il definitivo accantonamento degli ambiti “di riserva” previsti dal vigente Piano regolatore generale è condizione necessaria ma non
sufficiente per governare le dirompenti trasformazioni territoriali ed ambientali che si
stanno verificando per effetto dei processi di globalizzazione (dismissione delle attività
agricole, ricolonizzazione spontanea e incontrollata, banalizzazione e degradazione del
paesaggio).
Queste azioni dovranno essere infatti accompagnate da un sistematico potenziamento
delle attività agricole che, alle prese con mercati sempre più aperti e competitivi e con
faticosi processi di riorganizzazione, tendono a capitolare di fronte alle crescenti pres-
sioni insediative e di trasformazione d’uso di scala metropolitana.
Le conseguenze di questa capitolazione possono infatti misurarsi non solo in funzione
della progressiva riduzione delle produzioni locali di beni agro-alimentari, ma anche in
termini di perdita delle qualità del paesaggio agrario storico, di interruzione delle reti di
continuità eco-biologiche, di formazione di aree degradate connotate da disagio e insicurezza sociale, specialmente negli ambiti di frontiera periurbana.
A fronte di questa situazione, occorre affidarsi ad una nuova interpretazione in chiave
multifunzionale dell’agricoltura, ovvero facendo sì che i cicli agricoli e zootecnici possano essere impiegati anche per la fornitura di servizi alla popolazione: agri-asili, agriturismo, social housing, welfare innovativo locale, gruppi di acquisto solidale, mercati
agricoli di vendita diretta, vivai, didattica, cultura, attività sportive e tempo libero, ecc.
In tal senso si procederà all’adeguamento e/o ridefinizione dell’intero apparato normativo e vincolistico inerente gli usi agricoli ed alla riattivazione di programmi sospesi e/o alla definizione di nuovi progetti integrati anche di livello locale, finalizzati
alla sistematica valorizzazione dell’Agro Romano e riqualificazione di ambiti periferici
degradati mediante l’incentivazione della multifunzionalità aziendale e l’integrazione
urbano-rurale.
La tutela del patrimonio agricolo come barriera alla cementificazione dovrà inoltre coniugarsi, specie nelle aree di frontiera periurbana e nell’ambito dei grandi corridoi ecologici come parchi e ambiti di rispetto fluviale, alla nascita di orti urbani autogestititi dai cittadini e allo sviluppo di attività imprenditoriali agricole, per la produzione di servizi alla popolazione e prodotti a km 0, o didattiche, per l’educazione ambientale e la divulgazione/trasmissione dei saperi e tradizioni delle culture agricole tradizionali locali.
Obiettivo sotteso all’implementazione multifunzionale delle pratiche agrarie e alla co-
struzione dei corridoi verdi è il superamento del dualismo tra spazi urbani e rurali
attraverso una compenetrazione ecologica tra natura e città costruita anche mediante una rete di servizi integrati in continuità tra gli spazi aperti dell’Agro, i frammenti di campagna nella sterminata periferia, gli orti urbani, i parchi e i giardini pubblici incuneati fino al centro di Roma.
(> scarica il programma completo Programma_Movimento_Cinque_Stelle_Roma )
scarica le risposte di Marcello De Vito ai 5 punti di NO a Roma Capitale del Cemento Impegni del candidato Marcello De Vito
scarica le richieste di NO a Roma Capitale del Cemento RICHIESTE ai CANDIDATI DA NO a Roma Capitale del cemento
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IL PROGRAMMA DI MARCHINI SULL’ URBANISTICA
Il programma non è stato pubblicato
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IL PROGRAMMA DI SANDRO MEDICI SULL’URBANISTICA
NO ALLA SPECULAZIONE Tuteliamo il territorio e il paesaggio agricolo. Promuoviamo il recupero edilizio e il verde urbano. A differenza delle precedenti amministrazioni, noi bloccheremo le nuove concessioni edilizie espansive e speculative. A Roma c’è un sovraccarico di previsioni edificatorie dettato dalle pressioni immobiliariste e subìto dalla politica: fermiamo il cemento e apriamo una discussione pubblica sul futuro urbanistico della città.
Roma ha già 200.000 case invendute, non servono altri palazzoni a soffocare le periferie. In città serve la manutenzione ordinaria delle strade, delle scuole e degli spazi pubblici, non nuove bretelle autostradali.
Non siamo contro gli operatori immobiliari, ma siamo contro la rendita e contro l’ingordigia edificatoria. Dobbiamo salvare Roma e la sua bellissima campagna. La città è in affanno, è sufficiente una pioggia per mandarla in tilt. Bisogna chiudere la spinta centrifuga ed espansiva e avviare un percorso centripeto e risanatore.
Definanziamo i fondi previsti per le grandi opere: milioni di euro sono destinati ad autostrade, svincoli, raddoppi e finanche per “ritoccare” l’Ara Pacis. Queste risorse usiamole per l’unica grande opera di cui ha bisogno Roma: la sua manutenzione, un generalizzato e amoroso lavoro di cura
(> VAI A TUTTO IL PROGRAMMA)
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IL PROGRAMMA DI ALESSANDRO BIANCHI SULL’URBANISTICA
PER UNA BUONA URBANISTICA
Come sosteneva Cederna, ”senza un’idea di città e senza una buona urbanistica deperisce l’intero organismo urbano”.
E’ un ammonimento di cui si dovrà tenete debito conto nell’avviare un nuovo ciclo dell’amministrazione della città, partendo dal presupposto che l’urbanistica non è, come spesso viene considerata,
una questione che riguarda alcune categorie di specialisti. Al contrario, essendo lo strumento attraverso il quale si determina la forma e l’organizzazione della città, l’urbanistica riguarda la qualità del risiedere come dell’operare e, dunque, non può essere delegata ma va seguita con attenzione e continuità da parte di tutti quanti vivono e operano al suo interno. Solo attraverso questo controllo sociale si può evitare che la città continui ad essere luogo e occasione per massimizzare rendite fondiarie e finanziarie, e diventi “città dei cittadini”.
Ripensare il PRG del 2008
Il nuovo piano regolatore è in vigore a Roma dal marzo del 2008. Era stato avviato nel 2001 e approvato dalla Giunta comunale nel 2002; adottato e pubblicato dal Consiglio comunale nel 2003, adottato nuovamente con le controdeduzioni nel 2006, approvato in via definitiva dal Consiglio comunale nel febbraio del 2008 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione il successivo 14 marzo. Un percorso lungo sette anni, piuttosto frequente nelle vicende dei piani urbanistici nel nostro Paese, ma che rappresenta una delle più cocenti sconfitte dell’urbanistica italiana, perché assicurare al processo di piano un percorso garantista non può voler dire prolungarne a dismisura i tempi. Abbiamo idea di cosa accade alla città durante quel periodo di tempo? E abbiamo idea di cosa può essere accaduto a Roma in quei lunghi sette anni? La cosa minore è che le nuove scelte non sono state attive e la città ha continuato a trasformarsi in base a quelle precedenti. Ma è possibile che sia accaduto molto di più, è possibile che si siano precostituite situazioni fondiarie e si siano organizzati gruppi di pressione per indirizzare le nuove scelte – destinazioni d’uso, volumetrie, indici di fabbricabilità – anche grazie a connivenze e corruttele all’interno dell’amministrazione.
Sta di fatto che oggi la situazione è quella che è, e la strada da percorrere non può essere l’azzeramento del piano e il suo rifacimento, cosa che lascerebbe spazio per altri lunghi anni al cosiddetto “libero mercato”, che divorerebbe definitivamente la città. La strada è quella della rigorosa valutazione degli aspetti positivi e negativi contenuti nel piano, enfatizzando e dando attuazione ai primi e ridiscutendo ed eliminando i secondi. Le scelte strategiche poste alla base del PRG di Roma del 2008 sono state la dimensione metropolitana, il principio della sostenibilità, il sistema della mobilità, la qualificazione delle periferie, il primato della storia nell’azione di trasformazione. Sono queste scelte che vanno attentamente verificate e poi confermate, oppure eliminate, oppure modificate.
Certamente condivisibile è l’idea di far emergere Roma dal suo provincialismo e farne una città di caratura internazionale, così come l’attenzione alla dimensione metropolitana, quella alla quale sempre più bisognerà riferire le politiche urbanistiche nella prospettiva di Roma, al contempo, Capitale e Città Metropolitana.
Così come del tutto condivisibile è la cosiddetta “cura del ferro”, con la quale si è inteso affrontare uno dei problemi più dolenti, quello del traffico, trasferendo quote importanti di mobilità dalla strada e dalle automobili alla ferrovia e ai treni, metro e tram, giocando sulla
grande rete ferroviaria già disponibile che è necessario chiudere e dotare di nodi di scambio intermodali. Altrettanto condivisibile, infine, la scelta della sostenibilità in una città che, come già rilevato, è oggi palesemente insostenibile.
Viceversa occorre verificare con molta attenzione alcuni strumenti e alcune procedure attuative che il piano ha introdotto, come il “Progetto urbano” e il “Programma integrato di intervento”, perché se è vero che un’attuazione aperta con ambiti da definire nel tempo assicura una certa elasticità nella fase attuativa, bisogna evitare che queste scelte portino a travisare ex-post le indicazioni del piano, prassi che si sta visibilmente delineando.
Vi sono poi aspetti negativi che vanno assolutamente eliminati, come la quantità di espansione edilizia prevista. Settanta milioni di metri cubi di nuova edificazione sono una quantità abnorme, che non trova alcun fondamento né nella dinamica demografica, che nell’ultimo decennio ha avuto una sostanziale stagnazione, né nella domanda presente sul mercato che è di gran lunga inferiore all’offerta che si avrebbe con quel tipo di espansione. Peraltro è sicuramente vero che il piano ha drasticamente ridimensionato la previsione precedente, ma questo fatto non può comunque giustificare che rimanga in piedi una espansione che non ha alcun riscontro con le esigenze della città. Vi è poi un altro pericolo grave da tenere presente ed è che quei settanta milioni di metro cubi non sono affatto un limite ultimo. Come è noto tra le molteplici distorsioni delle legislazione urbanistica vigente, vi è quella che consente alle amministrazioni di avviare “accordi di programma” che possono consentire l’edificabilità anche a modifica delle previsioni di piano. E’ quello che a Roma sta già accadendo a seguito di spregiudicate operazioni avviate dall’amministrazione in carica, ed è quello che si capisce accadrà su enormi estensioni di terreni agricoli oltre il Grande Raccordo Anulare, da tempo oggetto di compravendite per formare comprensori unitari da proporre per l’edificazione sia residenziale che commerciale, appoggiate al megaprogetto del GRA bis.
Si tratta di una prospettiva devastante per la città, che vedrebbe aggiungere quantità di costruzioni di cui non ha bisogno, per di più ubicate al di fuori di ogni disegno di piano, anziché avviare un processo di rigenerazione della città esistente basato sul restauro, la
ristrutturazione e la riqualificazione degli spazi urbani.
Infine una riflessione particolare deve riguardare la imponente crescita dell’edilizia commerciale, che negli ultimi quindici anni ha visto la realizzazione lungo i bordi della città e in prossimità dei grandi assi di scorrimento di decine di ipermercati, maxi centri di
vendita, villaggi outlet e simili, vere e proprie cittadelle che esercitano un forte richiamo sull’intera città senza però essere in grado di costituire vere polarità urbane, trattandosi di episodi monofunzionali e autocentrati. Peraltro di questi centri va considerato l’impatto negativo che hanno sulla presenza dei tradizionali esercizi commerciali e artigianali situati all’interno della città.
In sostanza “Ripensare il PRG del 2008” vuol dire metterlo in moto per quanto di positivo contiene, modificarlo per quanto non è accettabile e, soprattutto, porre il più rigoroso freno a tutte le iniziative collaterali che lo possono minare dall’interno, anche valutando l’opportunità di una moratoria limitata nel tempo che consenta di rivedere alcune scelte, ridefinire procedure e stabilire tempi e modalità attuative.
scarica il programma completo proposte-per-un-programma-bianchi
scarica le risposte di Alessandro Bianchi ai 5 punti di NO a Roma Capitale del Cemento Impegni del candidato Marcello De Vito IMPEGNI CON IL COMITATO-da parte del candidato Bianchi
scarica le richieste di NO a Roma Capitale del Cemento RICHIESTE ai CANDIDATI DA NO a Roma Capitale del cemento