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CALMA: un nuovo sito per parlare di mobilità alternativa

logo calmaPubblichiamo l’editoriale di presentazione del sito rinnovato di CALMA,  Comitati e Associazioni Lazio per la Mobilità Alternativa, aperto al confronto, alle osservazioni, critiche e proposte. Le riunioni della redazione saranno  aperte, nel sito promuoveranno  confronti su note specifiche, si procederà alla  produzione di video, a partire  da un’inchiesta  situazione della metro C.

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Invito al dialogo e alla collaborazione

Con il rinnovamento del sito vogliamo aprire una nuova fase nella vita di Calma, cercando di farne un luogo di proposte scritte da più autori: comitati, associazioni, singole persone, studiosi. Calma pubblicò nel 2009     una Agenda della mobilità frutto dell’elaborazione collettiva di Comitati ed esperti durata vari mesi nella sede del WWF Lazio. Una Agenda che a distanza di anni non ha perso lucidità di analisi e concretezza nelle scelte che dovrebbero compiersi per orientare la mobilità nella città e nell’area vasta di riferimento, verso una dimensione non distruttiva di tempo, salute, ambiente. Una Agenda che assegnava priorità al trasporto su ferro e al trasporto pubblico (recupero in termini intermodali delle 100 stazioni regionali e attuazione della ragnatela della mobilità urbana), il cui scopo centrale era la ricostruzione dei legami sociali della collettività. La popolazione urbana e di area vasta è profondamente segnata dalla presenza massiccia di turisti, dal consistente arrivo di immigrati, dai cambiamenti negli stili di vita e nelle forme stesse dell’abitare e del lavorare, ed è logorata da un abnorme uso di automobili, dall’inquinamento, dalla violenza della rendita urbana e della speculazione immobiliare e dal distruttivo consumo di suolo e sottosuolo.

Purtroppo in questi anni abbiamo assistito al proliferare di interventi disorganici, frammentari per non dire estemporanei, oltre all’attestarsi di ampi fenomeni di corruzione. Mafia Capitale rappresenta un sistema criminale assai esteso nella società politica e civile, nelle imprese e nella burocrazia. L’assenza di una riflessione pubblica, collettiva, su quello che stava accadendo, sulla direzione presa dalla città in base alle forze e alle tensioni in essa attive è probabilmente all’origine della casualità di tante azioni, dell’opacità delle scelte, dell’affanno con cui si ricorre a procedure di emergenza, della situazioni disastrose delle aziende, dei servizi e dei conti pubblici. Situazioni nelle quali diventa arduo distinguere lo spreco di denaro pubblico dal suo utilizzo con scopi corruttivi e delittuosi. Una ambiguità di fondo avvolge la trasformazione della città (basti pensare all’assurdo della metro c, dell’autostrada Pontina, del cosiddetto stadio della Roma in realtà un Business Park), e la stessa modificazione istituzionale con la nascita di una città Metropolitana che altro non è che la vecchia Provincia, con non specificati poteri e incerti rapporti con la Regione e l’area vasta.

L’aver appaltato alla economia privata interventi di natura speculativa sul territorio, con l’unico motivo della messa a disposizione di capitali da utilizzare indipendentemente dalla validità e adeguatezza delle scelte, ha di fatto cancellato una visione della città come organismo sociale unitario, come sistema, come ecosistema, con una storia “eterna” molto complessa sia sul piano strutturale che culturale, determinando una sempre maggiore sfasatura tra le decisioni della politica e la vita delle persone, tra i piani comunali e regionali e l’effettiva organizzazione dei servizi e degli spazi pubblici. Lo stato grave della mobilità e del trasporto pubblico ha un valore di paradigma dei misfatti compiuti contro la bellezza della città e la vita degli abitanti, e dell’incapacità di programmare secondo una strategia assunta nel dibattito pubblico. La partecipazione dei cittadini è ridotta a burocratica incombenza da citare nelle deliberazioni comunali ed è ininfluente nelle scelte. A parte l’esiguità delle presenze e l’esclusione di intere categorie sociali che in alcun modo si cerca di coinvolgere.

La crisi della democrazia partecipata, anzi della democrazia sans phrases, è un fenomeno non limitato all’ambito locale, essendo piuttosto il portato della svalutazione della rappresentanza a favore della governabilità e della vera e propria espropriazione della politica effettuata ai danni della popolazione. Fino al punto di affidare la stessa direzione dell’Europa ad organi tecnici e non a un governo democratico. Né preoccupano la diminuzione consistente degli elettori attivi, o i pronunciamenti della maggioranza di essi, come dimostrano ampiamente l’erosione del corpo elettorale che si esprime sul governo della città e il non voler tenere conto che nei referendum del 2011 una netta maggioranza si pronunciò anche contro la privatizzazione dei servizi di trasporto.

Sono aspetti ben noti a tutti coloro che hanno continuato a impegnarsi per evitare decisioni prese sulla loro testa e per migliorare la condizione propria e della città. Sostanzialmente inascoltati. Anche quando è stato possibile un atto politico-amministrativo positivo, proprio la sua singolarità ne ha minato la durata e l’efficacia.

E’ venuto, insomma, il tempo di aprire un dibattito pubblico sullo stato della mobilità, dunque sullo stato dell’abitabilità dell’area vasta romana e del contrasto a ogni forma di esclusione, tenendo conto delle interdipendenze che legano gli aspetti differenti della vita urbana e delle azioni, delle culture e dei saperi che ne sono espressione e manifestazione. E’ venuto il tempo della elaborazione di un quadro strategico di riferimento, frutto di un ampio dialogo nella città, senza tema dei conflitti che potrebbero accentuarsi. Già il campo è stato molto arato da Calma e da altre Associazioni e Coordinamenti ma probabilmente non è emerso sempre quel punto di vista differente dall’opinione corrente che irrobustisce le competenze specifiche e le esperienze migliori e favorisce il cambiamento. Aprendo, nel sito rinnovato, il confronto sulle proposte finora emerse da Calma a da altri, si chiede intanto di approfondirle e di legarle tra di loro per renderle coerenti aspetti di una programmazione organica, di sistema. L’obiettivo tuttavia non è quello di avere a disposizione un numero ben congegnato di interventi, quanto di determinare una tensione con le pratiche attuali, intrise di una modernità priva di efficaci leve di comprensione della mutevole realtà urbana e metropolitana e vuota di effettiva innovazione. Una modernità asfittica, quando non corruttibile, grondante toni moraleggianti da cui dobbiamo liberare il confronto pubblico.

A tal fine Calma propone che insieme a tutti coloro che lo vorranno si organizzi in autunno una manifestazione per il ripristino della volontà popolare contraria alla privatizzazione e alla connessa frantumazione del servizio di trasporto pubblico. Senza esitare di dover prendere posizione contro chiunque vi si opponga. Lo stato è di diritto se le sue leggi non sono applicate per opportunità politica o convenienza partitica. Come purtroppo sembra si stia facendo.

 

C.A.L.M.A         www.calmamobilita.net

 

 

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