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il Sindaco Marino si è dimesso

Campidoglio ottobre 2014IMG_0313

La scalinata di accesso al campidoglio Foto di repertorio (AMBM)

 (e il dibattito di Carteinregola)

Ignazio Marino si è dimesso. Ora brinderanno i suoi tanti nemici, a partire da tutti quelli che non hanno apprezzato l’opera di pulizia e di ripristino della legalità della sua Giunta, cominciata ben prima dell’inizio di Mafia capitale. Se ne va un  Sindaco che ha commesso sicuramente molti  errori, a partire da quello di non saper parlare alla città, ma che ha segnato una forte discontinuità con decenni di mala amministrazione, soprattutto grazie  al lavoro dei suoi assessori.   Un lavoro che  aveva aperto una speranza di cambiamento vero, seppure difficile e forse troppo lento,  in una città  che è stata depredata per tanto tempo  senza che nessuno chiedesse mai le dimissioni di un sindaco, nemmeno quelle di Alemanno.  E questo la dice lunga.

Marino Fb discorso dimissioni> Vai alla pagina Fb di Ignazio marino con il video del annuncio di dimissioni (in calce il testo del discorso*)

Governare è stato difficile come in tutte le situazioni in cui il vecchio non vuole morire e il nuovo stenta a nascere“. Il commento dell’Assessore Giovanni Caudo**

Dopo le polemiche degli ultimi giorni e le dichiarazioni di ieri sera di Ignazio Marino sulla sua intenzione di regalare a Roma i soldi spesi con fondi destinati a  fini istituzionali, molte testate hanno cominciato a diffondere la notizia delle imminenti dimissioni del Sindaco. Nella riunione della Giunta di stamattina però si sono dimessi solo tre assessori, quelli arrivati dopo il rimpasto del luglio scorso, il Vicesindaco e Assessore al Bilancio Marco Causi, l’Assessore alla Mobilità Stefano Esposito e l’Assessore al Turismo Luigina Di Liegro. Nella sala  sono arrivati  molti  consiglieri e militanti del PD a portare  la propria solidarietà, mentre la Piazza del Campidoglio si divideva tra sostenitori del Sindaco e militanti delle opposizioni.  Come riferisce  Repubblica, “nel pomeriggio si è poi tenuta una riunione degli assessori con  il commissario Pd Roma Matteo Orfini. E subito dopo  il vicesindaco, ormai dimissionario, e l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella hanno portato  al Sindaco le valutazioni fatte al Nazareno. Alle 19.30  l’annuncio delle dimissioni di Ignazio Marino, che però ha 20 giorni di tempo per ritirarle.  Se non lo facesse, la prospettiva sarebbe  quella della nomina di un commissario fino alle elezioni anticipate, che potrebbero tenersi a maggio insieme a Napoli  e Milano.

Come Carteinregola ci impegnamo fin d’ora a pubblicare un resoconto di  tutte le cose buone fatte da questa amministrazione. E a vigilare,  come abbiamo sempre fatto, perchè l’uscita di scena di questa Giunta non segni il ritorno di tutte quelle lobbies che in questi due anni hanno dovuto ridimensionare le proprie pretese. E di quel sistema politico che dopo Mafia Capitale non si è mai messo in discussione – al massimo ha  messo all’indice pezzi della propria base – e che ora comincerà a riorganizzarsi (anzi, lo sta già facendo da tempo). Ci impegneremo per non rivedere il solito film,   con le solite candidature decise dall’alto,  le solite campagne elettorali,  i soliti programmi pieni di “mobilità sostenibile” e “housing sociale” destinati a restare nel cassetto,   e soprattutto i soliti finanziamenti elettorali tutt’altro che disinteressati. (AMBM)

> vai al dibattito di Carteinregola, cominciato la mattina dell’8 ottobre, che continueremo aggiungendo i contributi che man mano riceveremo (laboratoriocarteinregola@gmail.com)

* Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione”. Questo l’incipit della lettera con cui Ignazio Marino annuncia le sue dimissioni.

«L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città. Quando, poco più di due anni e mezzo fa mi sono candidato a sindaco di Roma l’ho fatto per cambiare Roma, strappando il Campidoglio alla destra che lo aveva preso e per cinque anni maltrattato, infangato sino a consentire l’ingresso di attività criminali anche di tipo mafioso. Quella sfida l’abbiamo vinta insieme. In questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull’acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali. Non sapevo – nessuno sapeva – quanto fosse grave la situazione, quanto a fondo fosse arrivata la commistione politico-mafiosa. Questa è la sfida vinta: il sistema corruttivo è stato scoperchiato, i tentacoli oggi sono tagliati, le grandi riforme avviate, i bilanci non sono più in rosso, la città ha ripreso ad attrarre investimenti e a investire. I risultati, quindi, cominciano a vedersi. Il 5 novembre su mia iniziativa il Comune di Roma sarà parte civile in un processo storico: siamo davanti al giudizio su una vicenda drammatica che ha coinvolto trasversalmente la politica. La città è stata ferita ma, grazie alla stragrande maggioranza dei romani onesti e al lavoro della mia giunta, ha resistito, ha reagito. Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall’inizio c’è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest’aggressione arriva al suo culmine. Ho tutta l’intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche. Questi i motivi e il quadro in cui si inseriscono le mie dimissioni. Nessuno pensi o dica che lo faccio come segnale di debolezza o addirittura di ammissione di colpa per questa squallida e manipolata polemica sulle spese di rappresentanza e i relativi scontrini successivamente alla mia decisione di pubblicarli sul sito del Comune. Chi volesse leggerle in questo modo è in cattiva fede. Ma con loro non vale la pena di discutere. Mi importa che i cittadini – tutti, chi mi ha votato come chi no, perché il sindaco è eletto da una parte ma è il sindaco di tutti – comprendano e capiscano che – al di là della mia figura – è dal lavoro che ho impostato che passa il futuro della città. Spero e prego che questo lavoro – in un modo o nell’altro – venga portato avanti, perché non nascondo di nutrire un serio timore che immediatamente tornino a governare le logiche del passato, quelle della speculazione, degli illeciti interessi privati, del consociativismo e del meccanismo corruttivo-mafioso che purtroppo ha toccato anche parti del Pd e che senza di me avrebbe travolto non solo l’intero Partito democratico ma tutto il Campidoglio». Ignazio Marino.

Giovanni Caudo da paese sera**Governare è stato difficile come in tutte le situazioni in cui il vecchio non vuole morire e il nuovo stenta a nascereil commento di Giovanni Caudo

È finita una esperienza quella impersonata da Ignazio Marino a cui va il merito di aver rotto con la sua candidatura alle primarie e la sua vittoria il consociativismo partitico che regnava nella capitale. Lì è morta politicamente Mafia Capitale, poi è arrivato il giorno degli arresti.
Governare è stato difficile come in tutte le situazioni in cui il vecchio non vuole morire e il nuovo stenta a nascere. Difficile per le resistenze via via crescenti, difficile per le condizioni di contesto con gli arresti o per gli attacchi strumentali al sindaco, per le difficoltà di gestire l’Aula consiliare. Difficile per le condizioni in cui operano gli uffici. Ma sarebbe ipocrita nascondere gli errori interni, quelli fatti da noi. Non errori politici o programmatici ma di gestione politica e amministrativa. Se vuoi combattere la battaglia ambiziosa del cambiamento e del rinnovamento profondo di una città come Roma, tradizionalmente legata al generone romano anche quando è imbellettata, devi avere intorno persone per bene ma ancora di più persone che conoscono i pericoli e gli umori di una cittá complessa piena di insidie. Se hai l’ambizione del cambiamento non puoi non sentire il vento della burrasca e governarlo prima che arrivi. Tanto più se il principale partito della tua maggioranza ti dà un appoggio debole e non convinto.

Il cambiamento ha riguardato cose importanti ma dovendo trovare una sintesi e una spiegazione direi che il motivo per cui andiamo a casa e perché abbiamo alzato il livello della competizione e ridotto quello dell’Intermediazione, aumentato la competizione e tentato di ridurre il potere di veto dei soliti che da anni, a prescindere dal contesto politico, lo esercitano e condizionano lo sviluppo della città. Roma è una città da liberare. Ora bisogna guardare avanti. Si è interrotta una esperienza ma abbiamo dimostrato che il cambiamento è possibile anche a Roma. Si ,può ripartire da qui.

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