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Piazza Navigatori, riaprire i giochi con negoziati dai contorni incerti?

Torniamo sul tema di Piazza dei Navigatori, uno dei tanti nodi irrisolti della città  con  una storia assai lunga (la convenzione è del 2004, Sindaco Veltroni), finita con il classico “edifici privati fatti e  finiti   e  opere pubbliche mai realizzate”. Dopo l’intervento dell’ex Assessore Caudo, pubblichiamo un contributo di Maurizio Geusa, che il 4 dicembre  ha partecipato alla conferenza stampa del Presidente del Municipio VIII Andrea Catarci (vedi video)

Piazza dei Navigatori, il Presidente Catarci  vuole riaprire i giochi

di Maurizio Geusa*

Lo scorso 19 novembre il Dipartimento programmazione e attuazione urbanistica ha comunicato alle controparti e al Municipio VIII l’avvio del procedimento di risoluzione della convenzione urbanistica relativa all’area di Piazza dei Navigatori e Via Costantino per inadempienza.

La comunicazione di avvio del procedimento è l’ultimo atto di una convenzione urbanistica sottoscritta nel 2004 sulla base di un Accordo di Programma del 2001, in cui sono state realizzate gran parte delle opere private e minima parte delle opere pubbliche previste.

Su questa comunicazione è intervenuto il Presidente del Municipio VIII con una conferenza stampa venerdì 4 dicembre  dopo che era apparsa la notizia che alcuni fabbricati stavano per essere acquisiti al patrimonio comunale.

Il Presidente del Municipio Andrea Catarci, oltre a comunicare la notizia e riepilogare l’annosa vicenda, ha espresso una valutazione positiva per l’atto del Dipartimento, che consente di rinegoziare i termini della convenzione piuttosto che affrontare le i tempi lunghi di un eventuale contenzioso.

A questo proposito, ha sollecitato i consiglieri municipali presenti a prendere contatti con le associazioni in modo da individuare le opere pubbliche da inserire nella prossima convenzione. L’esito delle consultazioni dovrebbe confluire in “un atto di  Consiglio importante” per dettare le modalità di riconversione della convenzione definendola “soluzione transattiva”.

A tale scopo il Presidente ha anticipato la volontà di assumere l’iniziativa nei confronti del Commissario e nei confronti della compagine imprenditoriale anch’essa presente in sede di conferenza stampa.

Da questi fatti emerge come la politica sia sempre pronta al negoziato anche con quella compagine imprenditoriale che in questi dieci anni è stata inadempiente rispetto ai patti sottoscritti.

Infatti, l’atto di avvio del procedimento di risoluzione della convenzione per inadempienza difficilmente sarebbe stato possibile senza il commissariamento del comune. Oggi la scelta del Dipartimento avviene a valle di dieci anni di sollecitazioni risultate improduttive, quindi una scelta naturale per tutelare gli interessi dei cittadini. In prospettiva un procedimento certamente lungo e complesso che potrà portare anche all’acquisizione di tutti gli edifici una volta risultati privi del titolo abilitativo.

Pertanto, la scelta del Dipartimento appare come una strada obbligata per un’amministrazione che applica le leggi con il dovuto rigore e nell’interesse pubblico generale.

A dispetto di questo approccio fattivo e concreto, interviene l’unico livello politico ancora disponibile, quello Municipale, per impaludarsi in nuove trattative e nuovi negoziati con quella compagine imprenditoriale che evidentemente in questi  dieci anni avrebbe  avuto ben modo di manifestare concretamente una volontà positiva di realizzare le opere pubbliche previste in convenzione.

Inoltre, l’importante atto del Consiglio Municipale auspicato dal Presidente rappresenta il modo con cui precludere al Dipartimento la risoluzione della convenzione e mantenere aperto, invece, con la medesima compagine imprenditoriale,  un negoziato senza garanzie.

Sull’argomento è intervenuto di recente anche l’ex Assessore Giovanni Caudo  per ricordare i contorni più recenti della vicenda. In merito occorre precisare che le garanzie di cui parla il l’ex Assessore si costituiranno nel momento in cui la procedura di risoluzione sarà stata effettivamente conclusa. Infatti, la lettera del   Dipartimento è una semplice “comunicazione di avvio del procedimento” quindi non modifica in nulla le attuali condizioni contrattuali. Solo dopo che sarà intervenuta la risoluzione della convenzione l’Amministrazione potrà valutare l’acquisizione dei manufatti e il loro riuso. Quindi, abbiamo di fronte una strada piena di contenziosi, ripetto ai quali sarà bene per  l’Amministrazione non rompere  il fronte. Perchè, in tale contesto,  le  iniziative come quella dell’VIII  Municipio, sia pure animate da buone intenzioni, contraddicono l’azione portata avanti dal Dipartimento e rischiano di essere utilizzate in modo strumentale dalla contrroparte per chiedere al TAR la sospensiva del procedimento di risoluzione della convenzione.

In questa vicenda è chiaro come l’applicazione della legge, sia pure con percorso lungo e tortuoso, assicura un beneficio certo per la collettività, mentre  a fronte di questo approccio pragmatico la politica si dimostra pronta a diluire e stemperare le condizioni in negoziati dai contorni incerti destinati a ripetere spettacoli già visti.

*Maurizio Geusa, architetto, già dirigente della U.O. Riqualificazione di ambito urbano e riuso del patrimonio pubblico (del Laboratorio Carteinregola)

vedi anche:

Caudo: Piazza dei Navigatori, come sanare un emblematico caso di urbanistica “dopata”

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