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Riparliamo del Piano casa Lazio

PIANO CASA(in calce  il  CONFRONTO con testo a fronte tra il PIANO CASA POLVERINI e il PIANO CASA ZINGARETTI*) In molte regioni italiane sono state recentemente prorogate le normative  del cosiddetto “Piano casa”, nato nel 2009 da un’intesa stato- regioni e mai diventato legge  nazionale, che il Lazio di Zingaretti ha rilanciato l’anno scorso estendendo la sua durata  fino al 2017 (1). Contro  quel  Piano casa Carteinregola ha combattuto per mesi, con varie iniziative pubbliche e con un presidio di due mesi in Consiglio regionale (2), senza riuscire  a impedire l’approvazione di un provvedimento che per gli aspetti edilizi ricalca in buona parte quello  precedente, varato dal centrodestra della Polverini. Ma non tutti i Piani Casa regionali sono uguali: in molte regioni le possibilità consentite dal Piano sono sempre rimaste nei limiti previsti dall’Intesa (3), mentre nel Lazio della Polverini – e di Zingaretti –  il Piano Casa è diventato un organismo geneticamente modificato che regala ai privati cubature e cambi di destinazione d’uso in deroga a ogni pianificazione urbanistica comunale. E sulla quella strada  si sono lanciate  altre regioni a guida centro destra, come la Liguria di Toti,  dove il Partito Democratico locale  ha condotto una strenua  e perdente  battaglia contro un Piano casa sicuramente peggiore di quello del Lazio,  ma con alcuni punti in comune, come la deroga agli strumenti urbanistici vigenti e l’esautorazione dei comuni (4). E questo dovrebbe stimolare riflessioni più ampie sulle scelte politiche di partiti e schieramenti, che sempre di più  ci sembrano  condizionate, più che  dal proprio sistema di valori, dalla momentanea collocazione al governo o all’opposizione.

Se il 31 ottobre 2014 il Consiglio Regionale del Lazio non avesse votato e prorogato il  Piano casa Civita/Zingaretti, in questi giorni (31 gennaio 2015) si sarebbe definitivamente archiviato un provvedimento “provvisorio” (doveva durare 18 mesi)   nato nel 2009,  che in Lazio e in molte Regioni a guida centrodestra si è trasformato in una prolungata licenza per bypassare  le pianificazioni pubbliche delle trasformazioni urbanistiche.

Mentre ancora non si spengono le clamorose polemiche sul Piano casa della Liguria, vogliamo ricordare  tre ragioni fondamentali  per le quali ci siamo  battuti contro il Piano casa Polverini/Zingaretti un anno fa, con scarso clamore, dato che, a parte il Movimento Cinque Stelle, il provvedimento poteva contare su un ampio fronte bipartisan (5). Riportiamo l’articolo che abbiamo scritto per Eddyburg qualche giorno prima della votazione finale alla Pisana (6), e proponiamo anche uno schema, frutto di una meticolosa ricostruzione, che mette a confronto gli articoli del Piano casa Polverini e del Piano Casa 2 Zingaretti che riguardano le norme  edilizie, da cui si può constatare che i i famigerati art. 3 ter, 3 quater, etc, ntrodotti dalla Polverini,  sono rimasti in buona parte nel Piano Casa del Presidente Zingaretti ( SCARICA Piano casa – Legge Polverini testo a fronte pl 75 Zingaretti approvata). E se, a onor del vero,   qualcosa è stato cambiato – in particolare  rispetto a una premialità ingiustificata prevista dall’art. 3 ter, contestata dagli stessi costruttori – dall’altro ci sono alcune  modifiche addirittura peggiorative. Come quella che abbassa ulteriormente l’altezza media dei soffitti delle mansarde o quella che aggiunge la possibilità di cambi di destinazione  alle cliniche  – che con la Polverini potevano diventare appartamenti anche senza essere dismesse – ai residences per l’emergenza abitativa.

Il Manuale del giovane speculatore edito da SEL contro il Piano Casa Polverini

Il Manuale del giovane speculatore edito da SEL contro il Piano Casa Polverini

Come simbolo di questo “doppiopesismo”  così frequente rispetto  alle scelte  urbanistiche,  riproponiamo il “Manuale del giovane speculatore” una puntuale e beffarda analisi di Sinistra Ecologia e Libertà del Piano casa della Polverini, che potrebbe essere con poche modifiche riferita  al Piano casa di Zingaretti, che  SEL,  oggi  al governo della Regione Lazio  insieme al PD, ha tranquillamente votato (7). Un  cambiamento di rotta che accomuna lo stesso  PD (il deputato  Morassut annunciò  un referendum abrogativo proprio contestando la deroga agli strumenti urbanistici vigenti):  persino  lo stesso  promotore del Piano casa 2, l’assessore Michele  Civita, quando era  assessore all’urbanistica della Provincia del Presidente Zingaretti,  non esitò a dichiarare: “Il Piano casa scassa le regole, illude i cittadini con la filosofia del tutto è lecito, mentre non si affrontano i veri problemi delle nostre città… Così facendo si favoriscono solamente i conflitti e si danneggia sia chi è impegnato a pianificare uno sviluppo sostenibile del territorio, ma anche chi vuole avviare trasformazioni seguendo le regole. Si tratta di una deregulation del mattone che rischia di compromettere lagro romano e di rendere più brutti e insicuri i centri storici, facendo nascere interi quartieri senza servizi e infrastrutture”…

Visto l’approssimarsi delle elezioni nella Capitale, ci si chiede quale  credibilità possano ancora avere  i programmi e le promesse che i partiti – tutti – si affannano di nuovo a calare sui  cittadini.

Anna Maria Bianchi Missaglia

Per osservazioni e rettifiche scrivere a laboratoriocarteinregola@gmail.com

*SCARICA Piano casa – Legge Polverini testo a fronte pl 75 Zingaretti approvata

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TRE  PUNTI  CONTESTATI DEL PIANO CASA 2 DEL LAZIO:

1) Si può  derogare agli strumenti urbanistici ed edilizi comunali, cancellando ogni possibilità di valutazione da parte delle istituzioni locali sulla base dell’interesse pubblico e delle ricadute degli interventi sui territori. E questo nonostante l’Intesa dicesse chiaramente che le leggi regionali di applicazione del “Piano Casa” dovevano essere scritte «in coerenza con i principi della legislazione urbanistica ed edilizia e della pianificazione comunale»

2) Sono previsti  aumenti di cubature e cambi di destinazione d’uso anche per edifici « di nuova costruzione», cioè case che non esistono. Una possibilità che non era contemplata dall’Intesa, e che non è (era?) prevista in nessun’altra Regione d’Italia. Non sono esclusi gli interventi frutto  di “accordi di programma” la cui contropartita in opere pubbliche, con il “piano casa”, può essere più o meno completamente azzerata

3)  Sono previsti  cambi di destinazione di edifici dismessi, da “uso non residenziale” – ad esempio uffici – ad «altro uso non residenziale» – ad esempio centri commerciali.  E sempre «in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici ed edilizi comunali vigenti o adottati». (l’  articolo, introdotto nel 2012 dall’assessore Ciocchetti , è  rimasto nella nuova versione dell’assessore  Civita)

Infine: nonostante da più parti siano state a suo tempo avanzate richieste affinchè, in caso di proroga del Piano casa, fossero almeno riaperte le possibilità per i Comuni di decidere quali zone della città si  volevevano escludere, l’assessore Civita e la maggioranza di centro sinistra non lo  hanno consentito, così che a Roma è rimasto come “ombrello portettivo”  solo la Delibera della Giunta Alemanno, che pur escludendo l’applicazione del Piano casa dal Centro storico e pochi altri  quartieri , non garantisce  tante altre zone di pregio della città, in cui i residenti si troveranno a fare i conti con una pioggia di trasformazioni urbanistiche che  nè le istituzioni municipali nè quelle comunali potranno  impedire o modificare.

Civita sito provincia contro Piano casa

 >  Vai alla presentazione in slides del Piano casa 2 (settembre 2014)

PRES. PIANO CASA 23 settembre25

da Eddyburg/Carteinregola Nuovo “Piano Casa” del Lazio, ci riguarda

di Anna Maria Bianchi   21 Settembre 2014


La prossima settimana al Consiglio Regionale del Lazio entra nel vivo il dibattito sulle modifiche apportate dalla Giunta Zingaretti al famigerato “Piano casa” della ex maggioranza di centrodestra guidata da Renata Polverini e del suo assessore Luciano Ciocchetti, la Proposta di legge 75, che riguarda prevalentemente gli aspetti urbanistico-edilizi del provvedimento, dato che la parte “a rischio incostituzionalità”, che aveva gravi ricadute sull’ambiente (A1), è già stata riformata all’inizio di agosto.

L’assessore all’Urbanistica Civita e l’attuale maggioranza regionale di centrosinistra hanno già annunciato l’intenzione di prorogare ulteriormente il “Piano casa” ben oltre la sua naturale scadenza, a oggi il 31 gennaio 2015. Sarà quindi ancora vigente a lungo un provvedimento che sembra un vero e proprio “apripista” della filosofia abbracciata dal governo Renzi (PD) con lo “Sblocca Italia” e con la legge urbanistica a cui sta lavorando il ministro Lupi (NCD): quella dello scardinamento delle regole e del ridimensionamento del ruolo del soggetto pubblico nelle trasformazioni del territorio, lasciando le mani sempre più libere all’iniziativa privata.

Una filosofia, nella teoria e nella pratica, in totale continuità con quella del governo regionale di destra, come le modifiche dell’assessore Civita alle modifiche che l’assessore Ciocchetti aveva introdotto sull’originale “Piano Casa” della precedente giunta di centrosinistra Marrazzo, approvato nel 2009 in seguito all’Intesa Stato – Regioni da cui sono scaturite le diverse versioni regionali.

E cominciamo da qui, da quell’Intesa che non è mai diventata una legge nazionale (nonostante lo prevedesse). Un’Intesa che, «con l’obiettivo di rilanciare l’economia, rispondere ai bisogni abitativi delle famiglie, promuovere la semplificazione procedurale dell’attività edilizia», introduceva la possibilità di un limitato ampliamento di «edifici residenziali uni-bi familiari» o nell’ambito di «interventi straordinari di demolizione e ricostruzione». Indicazioni abbastanza precise (sebbene infarcite di «preferibilmente» e «salvo diverse determinazioni regionali»), che stabilivano anche una durata “comunque non superiore a 18 mesi», a riprova che si trattava di un provvedimento straordinario (infatti è già decaduto in molte Regioni).

Il Lazio di Marrazzo e molte altre Regioni a guida centrosinistra emanano leggi che seguono le indicazioni ell’Intesa, mentre nelle Regioni governate dal centro destra, come il Veneto, si cominciano invece a introdurre forzature che raggiungono l’apice con le modifiche apportate in due riprese (2011 e 2012) dalla giunta Polverini, c corrispondenti a una vera e propria “mutazione genetica” delle intenzioni dell’Intesa. Se siamo ancora qui a parlarne, è perché il centrosinistra, oggi di nuovo al governo del Lazio, ha cancellato dal “piano casa” Polverini solo gli aspetti più madornali, tenendosi stretti molti di quegli articoli contro cui, quando era all’opposizione, aveva fatto barricate e addirittura minacciato referendum popolari.

Vediamo i punti essenziali del salvataggio compiuto dal centrosinistra di Zingaretti delle aberrazioni introdotte dal centrodestra della Polverini.

L’aspetto più grave, che aveva sollevato le critiche più aspre anche da parte di quelli che oggi acconsentono o tacciono, è la possibilità di derogare agli strumenti urbanistici ed edilizi comunali, cancellando ogni possibilità di valutazione da parte delle istituzioni locali, sulla base dell’interesse pubblico e delle ricadute degli interventi sui territori. E questo nonostante l’Intesa dicesse chiaramente che le leggi regionali di applicazione del “Piano Casa” dovevano essere scritte «in coerenza con i principi della legislazione urbanistica ed edilizia e della pianificazione comunale» (A2).

Ma la norma non consente solo di scavalcare “in automatico” qualsiasi pianificazione pregressa: se sarà prorogata, permetterà di rimettere in discussione, rendendoli di fatto carta straccia, anche i progetti in corso e addirittura appena approvati, che potranno essere rimodulati nella direzione del maggiore profitto del privato anziché della pianificazione e dell’utilità pubblica. Infatti il “Piano casa“Polverini/Zingaretti (chiamiamo così il testo risultante dalle “correzioni” apportate sul testo precedente) prevede aumenti di cubature e cambi di destinazione d’uso anche per edifici « di nuova costruzione», cioè case che non esistono. Una possibilità che non era contemplata dall’Intesa, e che non è prevista in nessun’altra Regione d’Italia. E rientrano nel “pacchetto” anche gli “accordi di programma” la cui contropartita in opere pubbliche, con il “piano casa”, potrà essere più o meno completamente azzerata (A3). Un altro articolo, introdotto nel 2012 dall’assessore Ciocchetti e rimasto nella nuova versione Civita, permette addirittura i cambi di destinazione di edifici dismessi, da “uso non residenziale” – ad esempio uffici – ad «altro uso non residenziale» – ad esempio centri commerciali. E naturalmente sempre «in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici ed edilizi comunali vigenti o adottati».

Certo, la proposta di legge 75 qualcosa ha migliorato. Soprattutto è stato cancellato un comma che regalava all’ “ultimo arrivato” una premialità del 10% della somma di tutte le cubature di un piano particolareggiato, anche di quelle non sue. (A4)Ma non ci sembra il caso di rendere merito a chi ha cancellato una simile norma, che non ha nessun precedente né giustificazione. Sarebbe stato una follia non cancellarla.

Ci fermiamo qui, anche se l’elenco potrebbe continuare. E concludiamo con due considerazioni generali.

La prima: tira una brutta aria per la tutela del patrimonio collettivo, per il diritto a città vivibili e per un governo democratico e partecipato del territorio. Quando i provvedimenti (e gli slogan) si infarciscono di “deroga”, “semplificazione”, “emergenza”, “urgenza”, “silenzio assenso” e anche “rilancio dell’edilizia” con corredo di “posti di lavoro”, sappiamo mestamente dove si vuole andare a parare.

La seconda: questa vicenda – se mai ce ne fosse stato bisogno – è una efficace cartina di tornasole di quanto possa essere mal riposta la fiducia dei cittadini nella coerenza di chi pretende di rappresentarli. E’ assai lungo l’elenco di quelli che hanno lanciato anatemi contro gli articoli del “Piano casa“Polverini e che oggi non pronunciano verbo contro gli articoli/fotocopia del Piano Zingaretti. A parte il gruppo romano di SEL, che ha preso le distanze in questi ultimi giorni, nessun segnale è giunto da quegli esponenti del Partito Democratico che pure si erano spesi parecchio, a partire dai deputati Meta e Morassut, che nel 2011 annunciavano referendum contro una legge incostituzionale «che stravolge i piani regolatori votati sovranamente dai Comuni» (A5). E destano incredulità le affermazioni dello stesso Michele Civita, quando era assessore all’Urbanistica alla Provincia di Roma, riportati dal sito della Provincia, «Il Piano Casa…danneggia sia chi è impegnato a pianificare uno sviluppo sostenibile del territorio, ma anche chi vuole avviare trasformazioni seguendo le regole. Si tratta di una deregulation del mattone…» . E non si è ancora espresso l’Istituto di Urbanistica del Lazio che pure, sempre nel 2011, in un documento approvato all’unanimità, scriveva a proposito del “piano casa” «questa legge costituisce un grave strappo nell’impianto giuridico italiano, comprime l’autonomia decisionale dei Comuni e compromette le loro politiche ordinarie; induce fenomeni incontrollati ed imprevedibili nei loro effetti sul territorio»…

Finora sono stati inutili tutti gli emendamenti, le proposte e gli appelli che abbiamo inviato da un anno a questa parte a chi ha, e aveva, il potere di intervenire. E il tema, a differenza delle polemiche sul Piano Polverini, non ha raggiunto l’opinione pubblica, dato che la maggioranza dei giornali – che a Roma danno voce ai cittadini sui rifiuti e sulle buche stradali, ma quasi mai sulle questioni che incidono profondamente sulla vita della città – non ha ritenuto interessante l’argomento.

E anche se i nostri comitati non sono del tutto soli – con noi la volenterosa opposizione Cinquestelle, di tanti rappresentanti dei Municipi e anche di militanti dei partiti, SEL e PD – è ancora troppo poco per una battaglia che temiamo persa in partenza. Ma la combattiamo lo stesso. Perché se non resistiamo, la strada verso la deregulation diventerà un’autostrada. E soprattutto perché le battaglie si combattono perché sono giuste: se chi ci ha preceduto avesse combattuto solo le battaglie che era sicuro di vincere, oggi ci sarebbe rimasto ben poco…

Note
(A1) La legge Polverini è stata impugnata davanti alla Corte Costituzionale da ben due ministri, Galan e Ornaghi. il provvedimento di Zingaretti, che avrebbe dovuto “sanare” le parti a rischio incostituzionalità, con implicazioni devastanti per la tutela dell’ambiente, è stato approvato solo il 6 agosto 2014, dopo un anno e mezzo dall’insediamento della nuova maggioranza, e quasi un anno dopo la richiesta di rinviare “a data da definire” l’esame della Consulta, impedendo così a un’eventuale pronuncia sfavorevole di fermare molti sciagurati interventi grazie alla retroattività della sentenza.
(A2) Prendiamo ad esempio la vicenda della cosiddetta “Città del Gusto” nel quartiere Portuense di Roma, un complesso che comprende una multisala cinematografica, la “Città del Gusto” (un centro polifunzionale con scuola di cucina, studi televisivi etc) oltre ad un parcheggio multipiano, un ambulatorio ASL e un supermercato. Grazie al “Piano casa” i proprietari hanno avuto il permesso di demolire e ricostruire la struttura esistente con un cospicuo premio di cubatura, trasformando in appartamenti e negozi le precedenti destinazioni al servizio della collettività. Con la conseguenza che sarà incrementata la densità demografica e saranno ridotti drasticamente gli spazi destinati a pubblica utilità in uno dei quartieri più densamente edificati di Roma, senza che né Comune né Municipio possano eccepire alcunché.
(A3) Ne è un esempio il Mercato Appio in costruzione nella zona dell’Alberone a Roma, un accordo di programma, dove il costruttore privato ha già chiesto di avvalersi del Piano per convertire una parte delle previste strutture commerciali, complementari al mercato rionale, in appartamenti. Si tratta di una superficie non enorme (500 mq) ma è comunque un’operazione che contraddice completamente, annullandola, la logica alla base di interventi di questo tipo. Significativo anche l’esempio sollevato dal Presidente dell’XI Municipio Veloccia mesi fa, che riguarda la fabbrica ex Buffetti alla Magliana, dove era previsto un piano con parti residenziali a cui erano affiancate strutture pubbliche – una piazza e un auditorium – in una zona completamente sprovvista di teatri, e povera di spazi pubblici attrezzati – che rischia di trasformarsi in appartamenti e locali commerciali.
(A4) In sostanza, il proprietario, o l’acquirente, di un’area oggi inedificata compresa all’interno di un piano particolareggiato, magari ormai decaduto, che prevedeva nel suo complesso una cubatura realizzabile di Xmila mc,poteva costruire nell’area un determinato volume incrementato di una sorta di ‘bonus di ammontare pari al 10% dell’intera cubatura realizzata nell’ambito di quel piano.
(A5) Si veda l’articolo di Repubblica del 5 agosto 2011: Morassut: “Il “Piano casa“è una legge-scempio. I cittadini la cancelleranno con un referendum”

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(1)  > VAI A PIANO CASA  CRONOLOGIA MATERIALI

(2) Vai al Diario del Presidio settembre ottobre 2014

(3) L’intesa stato regioni dle 2009, applicata dalle regioni a guida centrosinistra, tra cui il Lazio di Marrazzo, prevedeva,  «con l’obiettivo di rilanciare l’economia, rispondere ai bisogni abitativi delle famiglie, promuovere la semplificazione procedurale dell’attività edilizia», la possibilità di un limitato ampliamento di «edifici residenziali uni-bi familiari» o nell’ambito di «interventi straordinari di demolizione e ricostruzione». Indicazioni abbastanza precise (sebbene infarcite di «preferibilmente» e «salvo diverse determinazioni regionali»), che stabilivano anche una durata “comunque non superiore a 18 mesi», a riprova che si trattava di un provvedimento straordinario (infatti è già decaduto in molte Regioni).

(4) Ci riserviamo di effettuare a breve una approfondita comparazione tra i due provevdimenti.

Scarica il Piano casa approvato dalla Regione Liguria nel dicembre 2015 piano-casa-Liguria Toti Scajola 2015

Vedi anche ; Il Piano casa continua a far danni anche in Liguria con l’intervista di Repubblica a   Salvatore Settis: “Renzi stoppi il piano casa di Toti”

Dal sito #vistaToti del PD ligure

Dal sito #vistaToti del PD ligure

Vai al sito del PD “Vista Toti”

Dal sito #vistaToti del PD ligure

Dal sito #vistaToti del PD ligure

infografica dalla pagina Fb di #vistaToti

infografica dalla pagina Fb di #vistaToti della Liguria

(5) Anche se formalmente l’opposizione di centro destra ha espresso voto contrario, basta leggere i resoconti stenografici delle sedute per constatare le ripetute dichiarazioni di epsonenti di Forza Italia/Popolo delle Libertà che confermano la sostamnziale continuotà tra ilò Piano casa in discussione e quello della precdente amministrazione da loro sostenuto (> vedi il Diario del Presidio con le sedute stenografiche)

(6) da Eddyburg/Carteinregola Nuovo “Piano Casa” del Lazio, ci riguarda di Anna Maria Bianchi   21 Settembre 2014

(7) SCARICA il Manuale del giovane Speculatore manuale giovane speculatore piano.casa_sel_2012

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