Il Teatro di Marcello affidato a privati per 20 anni?
Autore : Redazione
Secondo l’articolo “LeMani dei privati sul Teatro Marcello“di Tomaso Montanari pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 26 luglio 2013, il 31 luglio scade “il bando di gara con la quale la vecchia giunta voleva dare in concessione a un privato nientemeno che il Teatro di Marcello, il Portico d’Ottavia, i Templi di Apollo Sosiano, di Bellona e il relativo portico, l’area di scavo di Monte Savello, l’ex Albergo della Catena [che in realtànon fa parte del bando, come il Portico d’Ottavia, ma che “potrebbero essere oggetto di inserimenti futuri” NDR]gli spazi sottostanti la chiesa di S. Rita, e il portichetto laterale destro della Casina dei Vallati (dove ha sede la Soprintendenza capitolina) [l’edificio prò non rientra nella concessione dell’area NDR] (…) “un inedito intreccio tra project financing” dato che “il concessionario dovrà finanziare i lavori di restauro”, e “concessione dei servizi integrati: a tutto svantaggio del Comune e a tutto vantaggio dei privati. La prima, incredibile, anomalia è che la concessione non durerebbe quattro anni rinnovabili (come quasi sempre), ma ben venti: un’alienazione, più che una concessione. Ma è soprattutto il profilo finanziario a sbalordire. Il concessionario dovrebbe investire 2 milioni per i restauri, per guadagnarne, in vent’anni, ben 16: dei quali solo 4 sarebbero da versare al concedente Comune di Roma.
Sempre secondo l’articolo de Il Fatto, “A una prima richiesta di manifestazione di interesse aveva risposto, tra gli altri, il FAI, che portava in dote anche una sponsorizzazione di 7 milioni e mezzo di euro. Ma quando ha fatto capolino un competitor commercialmente agguerrito come MetaMorfosi (la società dell’ex politico ed ex comunista Pietro Folena), l’allora soprintendente capitolino Umberto Broccoli ha emesso un bando ritagliato su misura non sul profilo di una onlus come il FAI (che, a quel punto, ha fatto ricorso), ma su quello di un’impresa con fini di lucro“(1). Scarica la Delibera di Giunta del 7 marzo 2013 Delib.+GC+N+78+del+07.03.2013 Teatro di marcello_web Scarica il bando Bando_e_Disciplinare scarica l’Addendum ADDENDUM bando Teatro di marcello.
Maria Pia Guermandi, su L’Unità del 19 luglio, fa presente che “Al vincitore della gara spetterà occuparsi, oltre che dell’apertura e dei servizi di accoglienza, anche della progettazione e realizzazione degli immancabili “eventi” e dei servizi didattici, oltre che di book shop, ristorazione, attività di comunicazione ed editoriali e marketing assortito.
L’apertura, fino ad oggi gratuita, sarà a pagamento e questo significa che un altro pezzetto di spazio pubblico della città, ancor più prezioso in quanto di altissimo valore storico e artistico, sarà definitivamente sottratto ai cittadini a vantaggio esclusivo dei turisti.”(2) E sullo stesso gionale, Vittorio Emiliani il 22 luglio si chiede se si tratti di “Un modellino sperimentale municipale per altri più lucrosi e ventennali affidamenti (statali) a privati”, augurandosi che “Ci butti un occhio il neo-assessore comunale alla Cultura…“(3) Carteinregola si unisce all’appello di Italia Nostra al Sindaco Marino e all’assessore alla cultura Flavia Barca per fermare subito il bando di Alemanno e Broccoli e ridare alla città e ai suoi cittadini (mai consultati) il pieno potere sul loro patrimonio archeologico(4).
(1) Le Mani dei privati sul Teatro Marcello
di Tomaso Montanari -Il Fatto Quotidiano- 26 luglio 2013
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/le-mani-dei-privati-sul-teatro-di-marcello-un-affare-da-10-mln-in-60224.htm
Tra poche ore una dura interrogazione urgente del M5S in consiglio comunale obbligherà Ignazio Marino a dire fino a che punto è disposto a rompere con la pessima politica culturale della tramontata gestione Alemanno-Broccoli.
Il 31 luglio scade, infatti, il bando di gara con la quale la vecchia giunta voleva dare in concessione a un privato nientemeno che il Teatro di Marcello, il Portico d’Ottavia, i Templi di Apollo Sosiano, di Bellona e il relativo portico, l’area di scavo di Monte Savello, l’ex Albergo della Catena, gli spazi sottostanti la chiesa di S. Rita, e il portichetto laterale destro della Casina dei Vallati (dove ha sede la Soprintendenza capitolina).
A una prima richiesta di manifestazione di interesse aveva risposto, tra gli altri, il FAI, che portava in dote anche una sponsorizzazione di 7 milioni e mezzo di euro. Ma quando ha fatto capolino un competitor commercialmente agguerrito come MetaMorfosi (la società dell’ex politico ed ex comunista Pietro Folena), l’allora soprintendente capitolino Umberto Broccoli ha emesso un bando ritagliato su misura non sul profilo di una onlus come il FAI (che, a quel punto, ha fatto ricorso), ma su quello di un’impresa con fini di lucro.
Qualunque cosa si pensi del FAI, è indubbio che la soluzione prospettata dal bando è infinitamente peggiore. Vi si configura, infatti, un inedito intreccio tra project financing (il concessionario dovrà infatti finanziare i lavori di restauro) e concessione dei servizi integrati: a tutto svantaggio del Comune e a tutto vantaggio dei privati.
La prima, incredibile, anomalia è che la concessione non durerebbe quattro anni rinnovabili (come quasi sempre), ma ben venti: un’alienazione, più che una concessione.
Ma è soprattutto il profilo finanziario a sbalordire. Il concessionario dovrebbe investire 2 milioni per i restauri, per guadagnarne, in vent’anni, ben 16: dei quali solo 4 sarebbero da versare al concedente Comune di Roma.
Insomma, come una gallina dalle uova d’oro (regalata dai cittadini di Roma ad un privato) il Teatro di Marcello dovrebbe rendere all’impresa vincitrice ben dieci milioni netti in vent’anni: mezzo milione di interessi annui contro un investimento di 2 milioni. Meglio di così, solo il traffico di droga.
Possibile che nessuno si fosse accorto che qualcosa non quadrava? In effetti, il FAI non era il solo ad aver sentito puzza di bruciato. Ma per aver osato esprimere qualche dubbio su questo improbabile marchingegno, la soprintendente statale di Roma Maria Rosaria La Barbera è stata aspramente censurata dal segretario generale del Ministero per i Beni culturali, Antonia Pasqua Recchia, e poi dalla direttrice regionale del Lazio Federica Galloni.
Ora l’interrogazione dei 5 Stelle permette a Marino di chiudere la partita, sospendendo il bando. E soprattutto gli consente di tirar fuori un progetto alternativo: anzi, una visione alternativa del ruolo dell’archeologia nella costruzione del futuro di Roma.
Anche perché quel che si chiede al sindaco è di passare dalla logica di privatizzazione della cultura tipica dell’éra Alemanno-Broccoli ad un vero progetto culturale. Prima di capire chi farà i soldi col Teatro di Marcello, infatti, sarebbe bene chiarire che cosa lo si vuole far diventare: un brano visitabile della storia di Roma, o una location per eventi, con tanto di spazi espositivi posticci e baracche per il merchandising?
Il pessimo articolo 117 del Codice dei Beni culturali mette sullo stesso piano la gestione di una caffetteria e l’organizzazione delle mostre, dell’editoria e della divulgazione: e per questa porta è passata la privatizzazione della funzione culturale del patrimonio artistico italiano. Ma ci sono molti modi di applicarlo.
La posta in gioco va oltre il pur importantissimo destino del Teatro di Marcello: l’esito della vicenda permetterà, infatti, di capire quale sarà il progetto di Marino per i Fori. Il sindaco sarà capace di progettare il parco come un pezzo vivo di città, o si ridurrà a creare un altro redditizio recinto archeologico, da far gestire ai famosi concessionari? Una politica senza progetto ha già gettato il Colosseo tra le braccia di Diego Della Valle.
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(2) Roma: l’archeologia in svendita di Maria Pia Guermandi -L’Unità- 19/07/2013http://nessundorma.com.unita.it/politica/2013/07/19/roma-larcheologia-in-svendita/
Fra pochi giorni, il 31 luglio, scadranno i termini del bando di gara per la concessione di una delle più importanti aree archeologiche della zona centrale di Roma, quella che comprende il Teatro di Marcello, il Portico d’Ottavia e il Tempio d’Apollo Sosiano e di Bellona. L’area, di valenza storico monumentale straordinaria, è di pertinenza della Sovraintendenza capitolina ai Beni culturali, ovvero sia del Comune di Roma.
Da sempre trascurata, ma comunque inserita in uno dei quartieri, quello del ghetto ebraico, fra i più vivaci del centro storico, oltre ai monumenti sopra ricordati la zona comprende anche Monte Savello e tutta l’area archeologica di connessione fra le varie emergenze: secondo il bando emanato dalla moribonda giunta Alemanno (pubblicato il 22 maggio 2013), il Comune vorrebbe concederla in concessione per attività di gestione e valorizzazione per 20 – dicasi 20 – anni.
Al vincitore della gara spetterà occuparsi, oltre che dell’apertura e dei servizi di accoglienza, anche della progettazione e realizzazione degli immancabili “eventi” e dei servizi didattici, oltre che di book shop, ristorazione, attività di comunicazione ed editoriali e marketing assortito.
L’apertura, fino ad oggi gratuita, sarà a pagamento e questo significa che un altro pezzetto di spazio pubblico della città, ancor più prezioso in quanto di altissimo valore storico e artistico, sarà definitivamente sottratto ai cittadini a vantaggio esclusivo dei turisti.
Fra i tanti punti oscuri di questa operazione, decisa da un’amministrazione in dismissione, quello più macroscopicamente pericoloso è la durata della concessione: 20 anni sono un’era geologica per un’area urbana.
Significa che per una generazione l’amministrazione pubblica non si occuperà più di questi spazi, delegati in toto al privato cui si richiedono ben poche garanzie sul piano culturale: nel bando non si parla affatto di meccanismi di verifica e monitoraggio, nonostante si tratti di attività complesse e assai diverse fra di loro per tipologia, per le quali il bando prevede infatti la possibilità di subappalti.
Anzi, l’unica possibilità di rinegoziazione del contratto è esplicitamente prevista solo in ampliamento, con l’inserimento, nell’area in concessione, anche dell’ex Albergo della Catena a fronte di “eventuali finanziamenti derivanti da mecenatismo e/o sponsorizzazioni”. Tradotto: l’unico elemento di riscontro sono i soldi, in cambio dei quali il diritto a “sfruttare economicamente” (sic) l’area è completo e, come sembra dal bando, senza controlli.
Quest’ultimo colpo di coda della giunta Alemanno si inserisce perfettamente in quella politica di privatizzazione progressiva degli spazi pubblici e del patrimonio culturale che caratterizza l’attuale fase di governo a livello nazionale e locale.
Se a Firenze, come denuncia oggi Tomaso Montanari, la Soprintendente (statale) ha approntato il suo tariffario per la “concessione in uso dei beni culturali per eventi”, includendo tali beni gli Uffizi, Palazzo Pitti e giardino di Boboli, di ieri è la notizia, sui giornali siciliani, dell’affitto del Tempio di Segesta per ‘eventi’ di qualsiasi tipo alla modica cifra di 5.000 euro. Prezzo da saldo, considerato che comprende la possibilità di usare il piazzale dell’ex stazione ferroviaria come eliporto per gli ospiti dell’evento, come già accaduto lo scorso 20 giugno, per una cena a lume di candela che ha comportato, quale quisquilia collaterale, la mancata illuminazione notturna del tempio.
È certo che le risorse economiche disponibili per il nostro patrimonio culturale siano poche e mal distribuite, ma è altrettanto certo che con queste svendite di fine stagione non riusciremo a colmare i buchi di bilancio, ma solo a proporci come un paese straccione disponibile a qualsiasi compromesso al ribasso.
Il sindaco Marino ha ora una possibilità fantastica di dimostrare nei fatti l’assoluta discontinuità con la giunta precedente: blocchi quel bando quale primo passo di un’autentica politica culturale che serva di esempio ai colleghi facilmente seducibili dal fascino del rosso Ferrari e alla dirigenza del Mibac che ha ormai smarrito il senso della propria funzione.
(3) Chi ha paura della cultura? Come e perché difendere il patrimonio del Paese
di Vittorio Emiliani. -L’Unità- 22/07/2013
http://per-la-bellezza.com.unita.it/ambiente/2013/07/22/chi-ha-paura-della-cultura-come-e-perche-difendere-il-patrimonio-del-paese/
Dunque, un archeologo vale dai 4,25 ai 7 euro lordi l’ora. La stima è della società che gestisce la rete del gas a Roma e che ha bisogno di archeologi per non combinare altri disastri negli scavi per la posa dei tubi o per la ristrutturazione della rete. La cifra offerta, davvero offensiva, dà la misura della considerazione nella quale sono tenuti gli specialisti dei Beni Culturali (i meno pagati, del resto, fra i dipendenti statali). Ma ora c’è già chi magnifica gli esiti del fresco matrimonio turismo-beni culturali. Venghino siori: per chi non lo sapesse, in giro per il mondo, in jet-cargo, in Tir, in camion, circolano ogni anno 9-10.000 opere d’arte italiane prestate dai nostri musei. Un export turbinoso, a volte per elemosinare i denari (che lo Stato non stanzia più) per i restauri. Se poi i beni culturali saranno sempre più subordinati alle esigenze del turismo e della sua promotion, vedremo ben altri scempi.
Restiamo dentro la notizia. L’attuale governo ha deciso di riprendere il disegno di legge dell’ex ministro Catania contro il consumo, o meglio la dissipazione, di suoli liberi. Solo che non ne sarà titolare il Ministero per i beni e le attività culturali bensì quello delle Politiche agricole. Eppure il consumo di suolo (e di paesaggio) non è meramente agricolo, esso rappresenta un dato globale che dovrebbe rientrare nel quadro della tutela e quindi dei piano paesaggistici (chi li ha visti?) Ministero-Regioni. Di più: il disegno di legge affida ad un Comitato per la difesa dei prodotti agro-alimentari la regìa della lotta allo spreco di suolo. Il che ha fatto dire amaramente all’urbanista Vezio De Lucia: «Le orecchiette prima della valle d’Itria, prima di Alberobello».
Andiamo avanti: nell’ambito del decreto del Fare la scure dei tagli è andata a colpire, tragicomicamente, i Comitati di settore del Consiglio Superiore dei Beni Culturali. Organismi, ovviamente, tecnico-scientifici che svolgono da anni il delicato compito di istruire per i beni architettonici, per quelli storico-artistici e così via le pratiche sui progetti, buoni a volte, demenziali in altre (ricordo per tutti il «piano del colore» che dipingeva Urbino di rosso fragola o verde menta), destinati poi al Consiglio Superiore. Poiché i Comitati di settore costavano la miseria di 10.000 euro l’anno, si è cercato di rimediare con un emendamento alla soppressione. Purtroppo però il ministro Bray non era in aula in quel momento e l’emendamento è stato bocciato nonostante le proteste di Flavia Piccoli Nardelli (Pd). Ci vorrà un qualche rattoppo. Se si potrà.
Quinto episodio. Il 31 luglio scade il bando del Comune di Roma (ultima impresa, si spera, del duo Alemanno-Broccoli) per la concessione a privati per la bellezza di anni 20 dei servizi per la gestione e, ovviamente, la valorizzazione delle aree del Teatro Marcello, Portico d’Ottavia, Tempio di Apollo Sosiano e di Bellona, Albergo della Catena e Monte Savello. Apertura, biglietteria e guardaroba (?), vendita e pre-vendita biglietti, manifestazioni culturali e spettacolari, bookshop, bar-caffetteria (un archeochiosco?), marketing e altro ancora. Un modellino sperimentale municipale per altri più lucrosi e ventennali affidamenti (statali) a privati? Ci butti un occhio il neo-assessore comunale alla Cultura. Invocare il beneficio di inventario è d’obbligo.
Si obietterà: c’è ben altro nel pentolone dei beni culturali accorpati allo spettacolo dal vivo. È vero, ma anche dai piccoli episodi si misura lo stato confuso e confusionale in cui il Mibac è stato precipitato da Bondi-Galan-Ornaghi. Il dato di gran lunga più preoccupante emerge (non è una novità) dal mondo degli ex Enti lirici per i quali Bray denuncia debiti per 330 milioni di euro. Con situazioni molto diverse fra Fondazioni «virtuose» (vedi Santa Cecilia) ed altre invece schienate dai debiti (Maggio Musicale, Carlo Felice di Genova) o gravate da un carico di personale, per lo più burocratico-clientelare, insostenibile. Per non parlare del costo di certe direzioni musicali, o di certe regìe che ambientano regolarmente le opere serie in ospedali psichiatrici e le opere buffe in bordelli sadomaso. In tempi di crisi nera, meglio la rappresentazione in forma di concerto come quella, mirabile, del verdiano Ballo in maschera diretto da Antonio Pappano che ha concluso la stagione di Santa Cecilia. Tutto il contrario, stando a certe critiche furenti, di quello dato alla Scala di Milano con costi, immagino, da stordire.
(4) ITALIA NOSTRA ROMA
COMUNICATO STAMPA
Roma, 29.07.13
APPELLO AL SINDACO IGNAZIO MARINO E ALL’ASSESSORE ALLA CULTURA DI ROMA, FLAVIA BARCA :
FERMATE IL BANDO DI SVENDITA AI PRIVATI DI UNA DELLE PIU’ IMPORTANTI AREE ARCHEOLOGICHE DEL CENTRO STORICO CHE COMPRENDE:
IL TEATRO DI MARCELLO, IL PORTICO D’OTTAVIA, IL TEMPIO D’APOLLO SOSIANO E DI BELLONA E L’AREA DI MONTE SAVELLO.
Mercoledì 31 prossimo scadranno i termini del bando che la precedente Giunta Alemanno ha indetto per concedere in uso ai privati una delle più importanti aree archeologiche del centro storico di Roma che è di pertinenza della Sovaintendenza Capitolina.La concessione ai privati è di ben 20 anni.
Nel bando non risultano garanzie di verifica e monitoraggio della gestione nonostante l’area sia vasta e complessa e i monumenti all’interno diversi per tipologia. Il bando prevede addirittura la possibilità di subappalti.
La concessione o vendita ai privati di edifici e aree di pregio di proprietà pubblica ha numerosi esempi di trasformazioni abusive o addirittura autorizzate che ne hanno compromesso i valori.
Valgano per tutti gli esempi di quanto avvenuto alla Casina Valadier e al piazzale e alla collina delle Muse.
Il Sindaco Ignazio Marino e il suo Assessore alla Cultura e alla Sovrintendenza comunale, Flavia Barca possono intervenire e fermare subito
il bando ridando alla città e ai suoi cittadini (mai consultati) il pieno potere sul loro patrimonio archeologico che non possono perdere per ben venti anni che poi, naturalmente, saranno prorogati per sempre.
Quest’area e questi monumenti dovranno poi essere valorizzati come meritano e come è possibile. Il FAI lo dimostra continuamente.
Fino ad oggi sono stati trascurati colpevolmente da amministrazioni che non hanno saputo studiare gestioni di alto livello culturale che danno poi anche un ritorno economico.
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La lettera di Cittadinanzattiva Lazio Onlus
Sindaco di Roma
On Ignazio Marino
Assessore alla Cultura Roma Capitale
On Flavia Barca
Consiglieri Comunali Roma Capitale
OGGETTO: Appello contro bando per affidamento a privati dell’area archeologica “Teatro di Marcello, il Portico d’Ottavia, il tempio d’Apollo Sosiano e di Bellona e l’area di Monte Savello”
Roma, 29 luglio 2013
Cittadinanzattiva Lazio Onlus si appella al Sindaco Ignazio Marino, all’Assessore alla Cultura Flavia Barca e a tutti i componenti del Consiglio Comunale affinchè venga bloccato e annullato il bando per l’affidamento a privati per vent’anni di queste aree di importanza straordinaria: non solo non esistono nel bando stesso le minime garanzie a tutela delle aree, ma non si capisce perchè un bene così prezioso non possa essere gestito eventualmente anche con profitto dall’Amministrazione Comunale stessa in collaborazione con gli enti di tutela preposti. Condividiamo perciò le parole di Italia Nostra e di altre importanti associazioni in merito a questo bando.
Il rinnovamento culturale e amministrativo sul quale il Sindaco Marino si sta impegnando passa anche attraverso atti come questo che mantengano al centro dell’interersse pubblico aree archeologiche di grande impatto e di grande valore. Una svolta che chiediamo e sosteniamo perchè andrebbe nella direzione giusta: la ricostruzione del rapporto di fiducia tra cittadini e amministrazione.
Rimaniamo in fiduciosa attesa di un intervento immediato visti i termini del bando, il 31 luglio.
Roberto Crea
Segretario Regionale
Cittadinanzattiva Lazio Onlus