Come nella famosa scena di Johnny Stecchino, in cui Roberto Benigni appena arrivato a Palermo viene edotto da Paolo Bonacelli sulle improbabili “piaghe” che soffocherebbero l’isola agli occhi del mondo – l’Etna, la siccità ed il traffico (1) – , anche per la candidata di Fratelli d’Italia e di Noi con Salvini, per “legalità a centosessanta gradi” si intende: “sicurezza, decoro, Roma ai romani, e “allo straniero” braccia aperte sì, ma nei limiti“(2).
Le “regole da rispettare” non sono quindi quelle presumibilmente trasgredite da una serie di esponenti della politica, dell’amministrazione, dell’imprenditoria della Capitale finiti agli arresti, o magari dagli evasori fiscali, bensì degli stranieri: “Questa città è stata fin troppo accogliente, qui ci sono delle regole da rispettare, e non possono valere solo per i residenti”. Il riferimento è ai tifosi vandali del Feyenoord che devastarono la Barcaccia, o alle bombe carta lanciate dai turchi del Galatasaray a piazza del Popolo, ma anche agli occupanti in emergenza abitativa, e agli immigrati, richiedenti asilo, rifugiati politici, poco importa: il discorso vale per “chiunque non rispetti le regole di questa città” (2)
E se “qualche parola sulla rete di corruzione e rapporti clientelari che da anni tiene in scacco la macchina amministrativa capitolina” la dice, è per chiamarsi fuori da quanto accaduto: “Per me non è un tema di campagna elettorale, l’onestà dovrebbe essere una base scontata, chi è corrotto deve stare lontano dalla politica. E non accetto su questo lezioni di onestà da nessuno, nè dai Cinque Stelle che non si sono mai messi alla prova, nè dai democratici“(2). D’altronde, prosegue, “Mafia Capitale è andata avanti grazie al sistema delle cooperative inventato dalla sinistra italiana, parlare con Buzzi era come parlare con il Pd“(2). Come se le indagini non avessero coinvolto anche personaggi di primo piano del centro destra, a partire dall’ex capogruppo PDL in Campidoglio ai tempi di Alemanno, Luca Gramazio, proveniente dalla grande e comune famiglia di Alleanza Nazionale. E se la Meloni ribadisce che “Ci sarà una totale discontinuità con quella esperienza [di Alemanno ndr], rispetto a quella incapacità di rompere gli schemi di potere del passato“, attribuirla al “fatto che Alemanno appoggi un altro candidato mi pare già un elemento di discontinuità“(2) appare un curioso modo di prendere le distanze da un ex compagno di partito: uno svicolare, anzichè mettere in discussione e fare la necessaria autocritica, dalla passata esperienza di governo di Roma, tra l’altro condivisa da molti candidati oggi in Fratelli d’Italia, ieri nelle fila del centrodestra capitolino. (AMBM)