Quello che vogliamo per i rumori e per la cultura partecipata
Autore : Redazione
Pubblichiamo altre due schede a cura del Coordinamento Residenti Città Storica che inoltreremo ai candidati Sindaco, Presidente di Municipio e ai Consiglieri comunali e municipali.
scarica il PDF con tutte le schede delle richieste di Carteinregola Quello che vogliamo richieste carteinregola ai candidati 19 maggio – def
Quello che vogliamo per combattere l’inquinamento acustico
A cura del Coordinamento Residenti Città Storica
in collaborazione con il Laboratorio Carteinregola
- L’inquinamento acustico causa innumerevoli danni alla salute. La legge 447/1995 prevede per i Comuni “l’adozione di regolamenti per l’attuazione della disciplina statale e regionale per la tutela dall’inquinamento acustico”.
- Il comune di Roma ha finora adottato solo la zonizzazione acustica.
- Nel corso del 2010 il Dipartimento Ambiente – UO Tutela dagli Inquinamenti del Comune di Roma, ha predisposto una Proposta di Regolamento Comunale di disciplina della gestione del rumore ambientale sul territorio del Comune di Roma (proposta 94/2010). A seguito delle forti critiche formulate dalle associazioni e dai comitati di cittadini, la Commissione Salute allora presieduta dal prof. Aiuti, elaborò numerosi emendamenti per rendere la proposta più aderente alla primaria necessità di tutelare i cittadini da una delle più formidabili fonti di inquinamento, che minaccia la salute negli ambiti di vita e di lavoro. Tuttavia quella proposta non fu mai portata in discussione in Assemblea Capitolina.
- Nel protrarsi dell’inerzia da parte dell’Amministrazione Capitolina, nel mese di agosto 2014 il Coordinamento Residenti Città Storica ha presentato un “Regolamento di attuazione delle norme sul rumore e di controllo e prevenzione dell’inquinamento acustico” sotto forma di Proposta di deliberazione di iniziativa popolare (Proposta n.159/2014), raccogliendo quasi seimila firme valide. Il testo di questa proposta ricalca volutamente lo schema predisposto dal Dipartimento Ambiente nel 2010, al fine di rispettare il pregresso lavoro degli Uffici, ma al contempo recepisce gli emendamenti a suo tempo predisposti nelle Commissioni consiliari per meglio garantire la primaria necessità di tutelare la salute dei cittadini.
- Nel 2015 Il Dipartimento Ambiente ha presentato una nuova bozza di Regolamento, che non ha tenuto in alcun conto le proposte e le preoccupazioni dei cittadini, recante deroghe ampissime alla normativa generale e in palese contrasto con le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tale proposta di delibera è stata inviata ai Municipi, ricevendo da alcuni osservazioni critiche, ma non è stata portata in Commissione Ambiente.
- La Commissione Europea ha messo in mora l’Italia perché inadempiente sulle norme comunitarie relative ai livelli d’inquinamento acustico.
Vogliamo quindi che la Proposta di delibera di iniziativa popolare del CRCS sia portata al voto e approvata. Nel caso la Commissione Ambiente ritenga di non dover dare parere positivo a tale Proposta e fermo restando che essa deve comunque essere portata in Aula, proponiamo che prima che la Delibera di iniziativa popolare sia votata e bocciata, ne sia predisposta una alternativa in contraddittorio tra il Dipartimento Ambiente e il CRCS, alla luce dei principi della maggior tutela possibile della salute cittadini.
Quello che chiediamo per la cultura partecipata
Una criticità e una proposta per iniziare a risolverla
A cura del Coordinamento Residenti Città Storica
in collaborazione con il Laboratorio Carteinregola
Crisi della cultura partecipata
Non si può negare che a Roma l’offerta culturale sia ampia e diversificata, tuttavia essa è rivolta quasi esclusivamente a strati sociali piuttosto abbienti e con gusti prevalentemente tradizionali.
Una crisi del settore è innegabile, moltissimi cinematografi hanno chiuso per mancanza di spettatori, per incapacità gestionale o per rispondere agli appetiti di un settore commerciale sempre in crescita e sempre più alla ricerca di spazi eccellenti e molto centrali. Si veda ad esempio il destino del cinema Etoile e quello che sta per subire il Metropolitan.
Altri cinema meno interessanti sono diventati Sale bingo, mentre quelli meno centrali si trovano in stato di abbandono.
Non se la passano benissimo neanche i teatri, se è vero che solo per iniziativa di privati si è scongiurata la chiusura dell’Eliseo. C’è stato poi il caso clamoroso del Teatro Valle che, dopo la dismissione dell’Eti e per scongiurarne la chiusura, è stato occupato da un gruppo di operatori dello spettacolo e della conoscenza, che lo hanno tenuto aperto insieme a molti cittadini interessati a partecipare a una esperienza di cultura dal basso. Gli occupanti sono stati mandati via l’11 agosto del 2014 con la scusa che dopo pochi giorni la soprintendenza sarebbe entrata per effettuare un restauro del teatro. Da allora il Teatro Valle è ancora chiuso.
Oltre a quella del Teatro Valle, molte altre esperienze di cultura prodotta dal basso e partecipata anche dai non addetti ai lavori sono state realizzate; molte di esse anzi hanno preceduto quella del Valle, quasi sempre prevedendo occupazione di spazi abbandonati o in via di abbandono, in periferia per sopperire alla mancanza di offerta culturale, nelle zone centrali per fare sperimentazione e innovazione. Bastino gli esempi del Cinema Palazzo, di Scup, del Cinema America. La maggior parte di esse sono state liquidate, allontanando gli occupanti dai locali nei quali, queste esperienze si svolgevano.
Vogliamo un forte potenziamento della cultura partecipata
La conservazione del patrimonio pubblico è essenziale, come pure la destinazione di spazi adatti alla promozione della cultura dal basso, assegnandoli a coloro che li richiederanno rispondendo a bandi proposti dall’amministrazione comunale.
Segni concreti di voler procedere in tale direzione devono essere: la riapertura del Teatro Valle iniziando effettivamente i restauri che sembravano indispensabili; l’apertura degli stessi al Comitato di esperti e al progetto “Cantiere scuola” che si erano costituiti a fianco della Fondazione Bene Comune nell’ottica di un restauro aperto a studenti, esperti e cittadini; il riconoscimento della suddetta Fondazione e la possibilità di una sua gestione del Teatro Valle una volta riaperto.