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Oltre le Olimpiadi. Davvero?

locandinda-vento-olimpiadi-seldi Anna Maria Bianchi Missaglia

L’intervento all’iniziativa di SEL  del  28 settembre 2016, unica partecipante contraria alla candidatura olimpica*. 

DI COSA PARLIAMO  Tutto il dibattito finora è  ruotato sui vantaggi e gli svantaggi economici delle Olimpiadi per la città.   Per i sostenitori, le Olimpiadi sarebbero state la panacea di tutti i mali di Roma, grazie a una pioggia di soldi che avrebbe finalmente sanato carenze e danni pluriennali (trasporto pubblico indegno di una città occidentale, strutture  in abbandono come lo Stadio Flaminio, opere lasciate a meno di metà come le Vele di Calatrava etc) e una pioggia di posti di lavoro che avrebbero rimesso in sesto l’economia della città e reso più ricchi – o meno poveri – i romani. Per i contrari, le Olimpiadi, come sostenuto  da una sfilza di studi,   avrebbero invece dato il colpo di grazia a finanze cittadine già compresse  e compromesse da 14 miliardi di euro di debito consolidato, e a una città fortemente provata da piaghe consolidate e dalle vicende di Mafia Capitale, senza  nessuna garanzia e quantificazione dei presunti benefici sull’occupazione e sullo sviluppo economico.

Per  il merito degli argomenti,  rimando ai tanti materiali inseriti man mano nella nostra cronologia di Roma 2024. Solo due  riflessioni sulle ragioni dei favorevoli.

Sulla pioggia di soldi sulla città:   il corollario delle “Olimpiadi come panacea”  è – brutalmente – quanto dichiarato in questi giorni dal Presidente del Consiglio:  “Mi dicono: i soldi delle Olimpiadi mettiamoli nelle periferie… Ma i soldi vanno nelle periferie se si fanno le Olimpiadi! Se non si fanno le Olimpiadi a Roma, i soldi delle Olimpiadi vanno nelle periferie di Parigi o di Budapest…“. Come se  i soldi che si sarebbero investiti per la città – per le periferie – nel  caso del  proseguimento della candidatura provenissero dalle Olimpiadi stesse. Invece i ricavi che arrivano dal CIO, dagli sponsor, dai diritti TV, dai biglietti e da tutto l’ambaradan olimpico, mi risulta che servano  più o meno a pagare l’ambaradan stesso, cioè le spese per fare l’evento sportivo. Tutto il resto – il grosso – cioè le infrastrutture e l’eredità che le Olimpiadi dovrebbero lasciare  alla città, la cosiddetta “legacy”, sarebbe a carico pubblico, cioè delle tasse dei cittadini italiani e romani. In pratica lo Stato metterebbe i soldi per fare  opere come   la messa in sicurezza delle metropolitane, qualche linea tranviaria,  palestre delle scuole e impianti sportivi pubblici  a norma etc – cose  che in altre città sarebbero  ordinaria amministrazione – solo a condizione che i romani accettino di fare le Olimpiadi.

Quanto ai “posti di lavoro”,  mi chiedo se non sia ora di finirla con questo appellarsi ai fantastici benefici dei  grandi eventi e delle grandi opere per i lavoratori, che poi nessuno valuta  a posteriori,  per verificare  se i  profitti non siano andati invece soprattutto  alle grandi imprese e società private. Vorrei che si pubblicassero finalmente i consuntivi in “posti di lavoro” di tutti i grandi eventi che hanno spolpato la città (e magari anche del “Piano casa Polverini/Zingaretti).

PARLIAMO DI SOLDI (e DI TRASPARENZA )

E per fare una valutazione seria e  circostanziata sarebbe stato utile  che, anzichè  rapporti economici di difficile lettura, in qualche area “trasparenza” del sito di Roma 2024  si fosse chiaramente indicato l’ammontare dei presunti ricavi   da CIO, sponsor e altre fonti esterne, e di quanto invece sarebbe stato a carico dello Stato e per fare quali opere per la città.  E avrebbero dovuto  essere indicati anche i presunti costi e  le fonti di finanziamento per il Comitato promotore e per la campagna promozionale Roma2024,  con gli elenchi aggiornati delle spese già  sostenute. E non dimentichiamo  che si trattava  di investimenti a fondo perduto, dato che le città candidate alle Olimpiadi del 2024 erano 4, e la  candidatura  aveva quindi il 25% di possibilità di essere accolta. Una sorta di “gratta e vinci” di Stato a spese dei contribuenti.** Infine:    il Dossier presentato a febbraio 2016 non è mai stato, non solo discusso con la città*** –  escluso  uno sparuto drappello di rappresentanti delle associazioni ambientaliste –  ma neanche  tradotto  in italiano. Una differenza abissale con  Parigi, che ha messo subito il proprio Dossier a disposizione dei cittadini in francese, e che attraverso piattaforme interattive dava la possibilità di contribuire con proposte o di  fare domande.

PARLIAMO DELLA  CITTA’

Ma soprattutto  bisognerebbe parlare della questione  Olimpiadi diversamente.  Si è  parlato sempre e solo dei vantaggi e  dei rischi,  come se  le scelte che riguardano l’amministrazione della città si potessero  valutare solo in base a criteri economici e/o utilitaristici:  “Faccio le Olimpiadi perchè mi conviene, perchè mi danno i soldi, perchè si sistemano le infrastrutture, perchè vengono i turisti”; “Non faccio le Olimpiadi perchè lievitano i costi, perchè espongono a speculazioni e corruzioni etc”. Ma io penso invece che  la scelta della candidatura, o della non candidatura,  avrebbe dovuto considerare  prima di tutto il significato che un tale evento avrebbe avuto per la città, di come si sarebbe inserito nella “narrazione” collettiva del momento che Roma sta attraversando.   Al di là della generica  narrazione delle Olimpiadi come evento sportivo che promuove la pace tra i popoli, bisognava chiedersi se davvero i Giochi avrebbero potuto contribuire a  costruire, a Roma,  una comunità che si rispecchia in un evento comune. Io credo di no.  I Giochi Olimpici, con il loro corredo di retorica e showbusiness, non possono essere  il racconto di cui ha bisogno questa città, non  in questo momento****. Non possono cancellare la siderale distanza fisica e sociale delle tante periferie, anche se si rimette in sesto qualche impianto sportivo comunale in quartieri che non hanno neanche marciapiedi.

PARLIAMO DI SINISTRA

Ma siccome questo dibattito sulle Olimpiadi è stato organizzato da Sinistra Ecologia e Libertà, un partito che si colloca a  sinistra, devo dire che mi sembra  l’ennesima testimonianza della sua sconfitta, prima ancora che politica, culturale. Sconfitta perchè ci si ritrova a parlare oggi del ritiro della candidatura, e non mi risulta che ci sia stato, all’epoca,  analogo dibattito per la presentazione della candidatura, votata anche dai consiglieri di SEL in Campidoglio. Ma sopratutto perchè  ci si mette a lutto per le mancate  Olimpiadi (o meglio, la mancata candidatura) e  non per lo stato devastante in cui si trova la città. Una città “disfatta”, non   solo  per   l’allucinante situazione della  mobilità, per  il  degrado, per la mala amministrazione, ma per la scadente qualità della  vita, la solitudine, il declino della solidarietà e dell’accoglienza.  Per la mancanza di  un progetto in grado di  ridare dignità alle persone,  prima ancora della  riqualificazione degli spazi in cui vivono. Questo sarebbe il  tema per un dibattito organizzato da un partito di sinistra. Invece si inseguono i temi di un’agenda stabilita da altri,   abbracciando l'”occasione Olimpiadi”  e mettendosi nello stesso solco dei grandi eventi e delle grandi opere scavato da centrodestra e centrosinistra.

Perchè è sempre più evidente che si fronteggaino due idee  di futuro.  La sinistra deve scegliere da che parte sta, in un paese in cui continuano a morire centinaia di persone perchè non si mettono al riparo  dal rischio sismico le case e neanche gli edifici pubblici, dove gli allarmi per la situazione idrogeologica restano ignorati, dove ci sono ancora tratti di ferrovia che funzionano come nel dopoguerra, e dove  contemporanamente si continuano a progettare  Ponti di Messina, autostrade inutili, grandi opere o anche opere normali ma purchè siano il “vantaggio collaterale” di  qualche Grande Evento.  Vogliamo continuare ad avallare qualunque progetto con il mantra dei posti di lavoro o vogliamo tornare a mettere al centro la vita delle persone e delle comunità?  Quale città vogliamo? Quale mondo vogliamo?

Dire ai cittadini romani che chiedono una città vivibile e normale degna di una capitale europea “ve lo sareste meritato  solo se a Roma si fossero fatte le Olimpiadi” non è di sinistra. E non è giusto.

Anna Maria Bianchi Missaglia

Post scriptum: Sono consapevole che esistono nel partito varie anime, e che lo stesso candidato Sindaco dello schieramento di cui fa  parte SEL, Stefano Fassina, in campagna elettorale si è pronunciato contro la candidatura, e ad agosto ha presentato una mozione in Assemblea Capitolina  per chiedere un referendum. Tuttavia il rappresentante di  SEL in Regione Lazio ha votato il 28 settembre  la mozione bipartisan PD/centrodestra ribandendo “il pieno sostegno di Si-Sel, a tutti i livelli istituzionali, rispetto alla sostenibilità della candidatura di Roma e della nazione(dal sito del Consiglio Regione Lazio). Un ulteriore segnale di divisione e di  sconfitta.

*coordina Gianna Delle Donne, intervengono: Gianluca Peciola, ex consigliere capitolino di SEL , Marco Miccoli, deputato PD ed ex segretario romano, Marta Bonafoni, consigliera regionale SEL/SI, , e Edoardo Zanchini, vice presidente  di Legambiente

** Sugli aspetti economici si aggiungono alcune domande avanzate da Umberto Croppi sulla vicenda Roma2020, con molti aspetti ancora chiarire, anche economicamente (vedi http://www.carteinregola.it/index.php/domande-su-roma-2024-e-roma-2020/)

*** E neanche concordato con le istituzioni elette dai cittadini, visto che su alcuni aspetti come la collocazione del Villaggio Olimpico c’erano du eipotesi contrapposte, quelle della Giunta Marino – area tra Salaria e Flaminia – e quella del Comitato promotore – Tor Vergata – che si sono risolte a favore di quest’ultima per la prematura caduta del Sindaco > vedi Assessore Berdini, dica come stanno le cose

**** Qualcuno ha insistito sugli 8 anni che ci separavano dall’evento, come se in così poco tempo si potesse cambiare radicalmente la situazione di Roma, sotto tutti i punti di vista

3 Responses to Oltre le Olimpiadi. Davvero?

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