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Riparte il futuro: per il FOIA italiano l’Anac ha partorito un topolino

immagine riparte il futuroPubblichiamo il commento di Federico Anghelè di Riparteilfuturo a proposito delle Linee guida del Freedom of Information Act (FOIA) , cioè la legge che dovrebbe ampliare la trasparenza  e la libertà di accesso agli atti, elaborate dall’ANAC di Raffaele Cantone.   Riparteilfuturo che insieme a molte associazioni nazionali ha costituito la coalizione Foia4Italy che per due anni ha dialogato e anche   battagliato per ottenere una legge che rendesse l’amministrazione davvero  trasparente,   muove  critiche puntuali al Vademecum dell’Autorità, augurandosi che siano  ancora introdotte della modifiche (AMBM)

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FOIA italiano: l’Anac partorisce il topolino

Foto dell’autore di Federico Anghelè Lettura 6 min 

Non sempre le attese vengono premiate: la bozza di linee guida che l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ha da poco reso pubblica e posto in consultazione, ha deluso le nostre aspettative.

Doveva trattarsi di un aiuto rivolto alle pubbliche amministrazioni per permettergli di dirimere questioni su cui la legge sul Freedom of Information Act (FOIA), in vigore dal prossimo 23 dicembre, risultava incerta. E invece, il rischio è che il vademecum predisposto dall’Anac di Raffaele Cantone sia inefficace e non contribuisca a rendere le Pa più responsabili e tempestive di fronte alle richieste di accesso generalizzato che pioveranno tra meno di un mese da parte dei cittadini.

Il punto più controverso del FOIA, su cui peraltro avevamo già espresso un giudizio molto critico, sono le cosiddette eccezioni, cioè le materie su cui la Pa potrà opporre il diniego alle domande di accesso provenienti da cittadini e giornalisti. Si tratta di materie come la pubblica sicurezza, le relazioni internazionali, la segretezza della corrispondenza, ma anche gli interessi economici e commerciali di una persona fisica o giuridica.

Partendo dal presupposto che il principio guida del decreto è quello di considerare l’accesso come “la norma” e il diniego come “l’eccezione” da apporre solo qualora la richiesta dovesse pregiudicare l’interesse pubblico, le linee guida avrebbero dovuto aiutare le pubbliche amministrazioni a navigare in un mare tanto aperto e vasto, salvaguardando il diritto dei cittadini di svolgere un controllo diffuso sull’azione e l’operato delle Istituzioni.

Una ulteriore criticità si trova nel paragrafo (8.2) che disciplina la segretezza della corrispondenza. Le linee guida, riconoscendo che molte comunicazioni vengono ora scambiate via email, suggeriscono di ritenere confidenziali (e quindi escluse da eventuali richieste FOIA) le conversazioni avvenute su indirizzi di posta elettronica lavorativi. Per fare un esempio, una corrispondenza avvenuta tramite l‘indirizzo istituzionale nome.cognome@governo.it, non potrebbe essere soggetta a richiesta FOIA. Questo è molto grave e sembra un modo per aggirare la norma: la segretezza deve essere decisa in base al contenuto della corrispondenza (ed è l’eccezione, non la norma), e non in base all’indirizzo di posta elettronica oggetto della richiesta.

Per questo, ci saremmo attesi che l’ANAC integrasse le linee guida con esempi positivi, volti a dimostrare ai funzionari pubblici che anche la gran parte dei documenti che rientrano nelle materie off limits, possono comunque essere concessi.

Così non è stato: alle pubbliche amministrazioni viene più volte indicato di fare attenzione, lasciando di fatto un’ampia discrezionalità agli uffici periferici che si troveranno a reagire in modo per nulla uniforme alle richieste avanzate dai cittadini. Di fatto, si rischia che aumenti di molto il numero dei ricorsi alla giustizia amministrativa, con un sensibile incremento dei costi, dei tempi e soprattutto del lavoro per la macchina dello Stato. Le amministrazioni potrebbero presto trovarsi gravate di una mole di dubbi interpretativi e contenziosi.

Lasciano anche perplesse le indicazioni dell’ANAC in merito alle modalità attraverso cui i cittadini potranno avanzare le proprie richieste: mentre oggi l’accesso civico previsto dal decreto 33/2013 prevede che una richiesta possa essere fatta inviando una semplice email all’amministrazione competente, lo schema di linee guida stilate dall’autorità anticorruzione prevede che i cittadini debbano identificarsi tramite SPID, PEC, firma digitale o elettronica. Considerato il digital divide del nostro Paese, si tratta di una consistente barriera all’ingresso che potrebbe dissuadere i cittadini dal formulare richieste di accesso.

Ci auguravamo quindi che le linee guida di Anac rafforzassero nei fatti lo spirito e gli obiettivi del percorso di partecipazione civile condotto dalla coalizione Foia4Italy e durato due anni, che ha accompagnato l’introduzione del Freedom of Information Act nel nostro Paese. Le bozze su cui siamo stati invitati a intervenire confermano invece un trend desolante di sfiducia diffusa nei confronti dell’attività di monitoraggio civico e di chiusura da parte delle Pubbliche amministrazioni.

Riparte il futuro, insieme a tutta la coalizione Foia4Italy, non ha certo perso tempo e ha inviato ad Anac osservazioni puntuali e nel merito delle criticità.
Ora auspichiamo che l’autorità presieduta da Raffaele Cantone decida di rivedere significativamente gli elementi più deboli del testo, facendo così un bel regalo di Natale all’Italia e permettendoci di festeggiare il prossimo 23 dicembre la conquista di un vero diritto.

2 Responses to Riparte il futuro: per il FOIA italiano l’Anac ha partorito un topolino

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