A proposito di disuguaglianze: il reddito di base
Autore : Redazione
Da Valigia blu il Dossier su Reddito di base
di Piero Filotico
La crisi economica che stringe nelle sue spire il nostro Paese e la conseguente crescita della disoccupazione non consentono di osservare il dettato costituzionale sul diritto al lavoro dei cittadini (1).
A parte ogni considerazione sulla possibilità che il lavoro possa oggi (e in futuro) garantire sempre e comunque una vita dignitosa, la conseguenza immediata è rappresentata dall’aumento della disuguaglianza e della povertà, come ampiamente dimostrato da diversi studi e rapporti tra cui va citato il recente “Poveri noi” di Openpolis (2).
Parallelamente cresce il dibattito sulle necessarie misure di assistenza: si parla di ‘reddito minimo garantito’, di ‘reddito di cittadinanza’ di ‘reddito di base’ come concetti più o meno equivalenti, ma non è così. Il primo parte da un concetto di selettività della platea degli aventi diritto, mentre gli altri due hanno come base l’universalità degli interventi (3).
Valigia Blu (4) ha pubblicato un esauriente studio sulla storia dell’idea del ‘reddito di base’ e della sua evoluzione fino ad oggi in funzione dei potenziali sviluppi (tra cui l’automazione e la robotizzazione) che potrebbe subire il lavoro, fino a condurre a un diverso modello di società.
(1) Costituzione Italiana: artt. 1; 3,2; 4,
(2) Minidossier Openpolis “Poveri noi” scarica
(3) Reddito di cittadinanza e reddito minimo garantito (lavoce.info)
(4) Il reddito di base è una cosa seria
Prima di iniziare a seguire la storia del reddito di base, i motivi per cui questa misura è tornata a far parlare di sé nel dibattito pubblico internazionale e quali sono dubbi e critiche al riguardo, è utile definire il significato di “reddito di base/basic income (reddito di cittadinanza)” e perché si differenzia da altre misure come il “reddito minimo garantito” e il “salario minimo”.
Reddito di base: È un reddito erogato in modo incondizionato a tutti, su base individuale, senza alcuna verifica della condizione economica o richiesta di disponibilità a lavorare. Da circa 30 anni convegni europei e mondiali sul tema sono organizzati dalla rete di coordinamento BIEN (Basic Income Earth Network).
Reddito minimo garantito: È un reddito limitato nel tempo che si basa su un programma universale ma selettivo. La concessione del sussidio dipende infatti da regole uguali per tutti. È garantito in base al reddito e al patrimonio di chi ne fa domanda. Nei parametri può anche rientrare il fatto di aver perso un lavoro o di non riuscire a trovarlo. Nel 1992 il Consiglio delle comunità europee ha fatto richiesta per l’introduzione «in tutti gli Stati membri di un reddito minimo garantito, inteso quale fattore d’inserimento nella società dei cittadini più poveri». Tranne che in Italia e in Grecia, negli anni, i paesi europei si sono adeguati e hanno applicato politiche sociali indirizzate a tale scopo con le misure che si differenziano per le condizioni di accesso e i requisiti richiesti, la variazione della cifra concessa e la durata del beneficio, con l’aggiunta o meno di ulteriori diritti correlati — come ad esempio quello sanitario.
In Italia, bisogna specificare, sono state presentate alcune proposte di legge che dicono di voler istituire un “reddito di cittadinanza”, ma in realtà propongono un “reddito minimo garantito”, come spiega l’Istat. Il disegno di legge n.1148 – “Istituzione del reddito di cittadinanza nonché delega al Governo per l’introduzione del salario minimo orario” – proposto dal Movimento 5 Stelle, prevede un intervento a livello familiare che si configura come una misura selettiva e non universale. I beneficiari sarebbero, infatti, le famiglie il cui reddito è inferiore a una soglia minima stabilita. Il Partito Democratico ha presentato una proposta di legge dal titolo “Istituzione del reddito minimo di cittadinanza attiva” che però punta a dare un contributo con limiti temporali che lo Stato eroga nei confronti di “disoccupati, inoccupati o aventi un contratto precario”. Mentre il disegno di legge n. 1670 – “Istituzione del reddito minimo garantito” – del Gruppo misto e di Sinistra Ecologia e Libertà propone l’introduzione di una misura di sostegno dei redditi. Il testo prevede tre deleghe al governo per una riorganizzazione complessiva del sistema di tutele: la spesa assistenziale, il sistema degli ammortizzatori sociali e il compenso orario minimo. Con questa misura, scrive sempre l’istituto di statistica nazionale, “la maggiore percentuale di beneficiari sul totale si osserva fra i monogenitori con figli minori, fra i giovani singoli e fra le coppie con figli minori”.
Salario minimo: È una remunerazione minima che i datori di lavoro devono per legge dare ai propri dipendenti. La misura, che punta a ridare potere d’acquisto ai lavoratori, contro le disuguaglianze sociali, è prevista in 21 dei 28 paesi dell’Unione europea: varia dai 173 euro al mese della Bulgaria, ai 1.921 euro mensili del Lussemburgo. «Come ricorda Eurostat (l’ufficio statistico dell’Unione europea) retribuzioni minime nazionali sono fissate dalla legge o da accordi di categoria. Di norma si applicano a tutti i lavoratori dipendenti, o comunque alla maggioranza dei lavoratori dipendenti di un paese». Mentre «nei paesi che non prevedono un salario minimo nazionale (Danimarca, Italia, Austria, Finlandia e Svezia) le retribuzioni sono fissate per contrattazione tra le parti sociali, a livello aziendale o per singolo contratto».