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Piano Led: chi decide la qualità della città

luce led centro storico via Brunetti (foto ambm)A venti giorni dall’ interrogazione  alla Sindaca Raggi e a tredici giorni dalla lettera al Ministro Franceschini sul Piano Led inviate da Carteinregola e altre associazioni  (1), non ci è pervenuta alcuna risposta. Però qualcosa si è mosso, e adesso si parla di ridiscutere il Piano per i due municipi centrali. Ma restano molte questioni aperte,  a partire  da quella del ruolo del MIBACT rispetto alle modifiche degli spazi pubblici delle città storiche,  evidenziata in una  lettera del 10 aprile scorso riportata dai giornali (2) dell’ ex Soprintendente per l’Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il  Comune di Roma Margherita Eichberg (3) che lamenta che la Soprintendenza non sia mai stata formalmente consultata  sul Piano Led avviato dal Comune e ACEA. E ci si interroga anche su quale visione della città esprima  l’ipotesi di  rivedere  il Piano solo per i due municipi  storici, procedendo  senza ulteriori  riflessioni per i quartieri semicentrali e periferici…

Dopo l’allarme per la trasformazione in atto nell’illuminazione pubblica della Capitale lanciato dal Comitato per la bellezza e dalla Consigliera Nathalie Naim, rilanciato da Carteinregola e altre associazioni, il tema è scoppiato anche sui giornali,  con il risultato di una parziale marcia indietro da parte delle istituzioni (4).  L’assessore all’urbanistica Montuori  ha dichiarato (5) che “è stato avviato un tavolo al quale sono presenti tutti gli attori e le competenze migliori così da realizzare il progetto anche studiando accorgimenti per adottare la variazione di colore della luce che più si adatta ai diversi spazi pubblici”, specificando che “non è prevista alcuna modifica delle lanterne storiche“. Ma da più parti –  a cominciare  da ACEA, l’azienda che gestisce l’illuminazione pubblica,  di cui il Comune detiene solo il 51%  – si  ipotizza (2) una ridiscussione del Piano solo per i due Municipi più centrali – I e II – e solo per le lampade a sospensione (6), mentre nelle altre zone della città si intenderebbe proseguire la sostituzione senza alcun ripensamento.

Ma, come  osserva  la ex Soprintendente Margherita Eichberg nella citata  lettera inviata al collega capitolino Parisi Presicce (7), al Dipartimento Lavori pubblici e alla stessa Acea per ribadire “la necessità di ridiscutere le scelte operate“, “È consuetudine che le modifiche degli spazi pubblici delle città storiche vengano sottoposte all’esame della competente soprintendenza statale, deputata a valutare criticamente ogni scelta, sia essa dettata da ragioni di sicurezza, normative, economiche, estetiche “. Tant’è che “da tempo sono in essere tavoli tecnici e commissioni comunali” per definire insieme “regolamenti dettagliati su tipologie e dimensioni di arredo, fisso e mobile”: dai cartelli alle insegne, fino a tavolini e fioriere. Come pure “oggetto di esame/ consultazione” sono “l’abbattimento o la sostituzione” di “pavimentazioni urbane, marciapiedi, lampioni, panchine, paline, pensiline”. E “non solo a Roma, ovunque”, sottolinea.Invece “nessuna riflessione critica – a quanto risulta – è stata condotta da codesti uffici preventivamente alla decisione di procedere alla revisione delle luci della città. Né la Soprintendenza è mai stata formalmente consultata, o invitata, a trattare il tema in una conferenza dei servizi”(2). E  dovrebbero essere sottoposte al parere della Soprintendenza le modifiche che interessano “le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico” e “le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico”, ma anche altre zone lontane dal centro, sottoposte a  vincoli paesaggistici “Garbatella e Montesacro in testa. Per non parlare delle Ville storiche, dove il vincolo è addirittura “specifico(2).

Ma  la vicenda Piano Led evidenzia ancora una volta  due criticità che attraversano pressochè ogni vicenda cittadina da decenni: la mancanza di una visione di ampio respiro  e lo scarso – in questo caso inesistente – coinvolgimento dei cittadini.   La prima richiederebbe una riflessione sulla città che comporti obiettivi, strategie, programmazione e  non interventi random per tamponare qua e là qualche emergenza o rispondere a qualche esigenza. Una riflessione su come  Roma possa coniugare la sua storia e la sua identità  con la qualità della vita dei cittadini di oggi. E solo a partire da questa  riflessione bisognerebbe promuovere  una serie di iniziative, in questo caso  un  Piano della luce (Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale – PRIC), elaborato attraverso studi  su tecnologie, impatti, compatibilità,  insieme a tutti i soggetti interessati, a partire da quelli preposti alla tutela paesaggistica e ambientale. E subito  dopo mettere a disposizione dei cittadini quegli  studi e  quei progetti e aprire finestre di dibattito collettivo.  Sul web, ma soprattutto in spazi pubblici reali. Nella Casa della città, nei Municipi.

E fare tutto nella  totale trasparenza, senza sottrarsi a nessuna domanda, anzi precedendo qualsiasi domanda con la pubblicazione di tutti gli atti e i documenti che, riguardando progetti finanziati con soldi pubblici, dovrebbero essere pubblici. Nella nostra interrogazione abbiamo chiesto  “totale trasparenza riguardo ai progetti,  ai costi, alle procedure  e  ai soggetti decisori e attuatori” del Piano Led.  Speriamo che prima o poi  qualcuno  ci risponda. Quanto al tavolo annunciato dall’assessore Montuori (5), segnerebbe una significativa  inversione di tendenza che venissero invitate anche le associazioni che insieme a Carteinregola ne avevano fatto ufficialmente richiesta con una lettera alla Sindaca Raggi e all’Assessore stesso il 31 marzo scorso (1).

mappa municipi 1 e 2Infine: non avendo visto il progetto nelle sue articolazioni – tipologie di fonti luminose/lampade a sospensione/lampioni – non siamo in grado di valutare come le luci LED si inseriscano nelle aree urbane dove sono già presenti  impianti di illuminazione  più recenti. Tuttavia, se ci fosse qualcuno che pensa che il modello “piastra-di -plastica” sia inadatto alle vie del centro  ma che invece possa essere tranquillamente assegnato a quartieri di minor pregio,  o in quelle  periferie dove  l’illuminazione da capannone industriale non peggiorerebbe  il degrado già esistente,  ricordiamo una mappa di Roma che ultimamente ha preso il posto di quella tradizionale. La mappa delle due Rome, quella dei due municipi centrali –  quelli più ricchi e con più servizi  – e quella di tutti gli altri 13, a corona intorno.

Ecco, forse sarebbe ora che cominciassimo a riunificare le due Rome, a partire dalla difesa della bellezza del paesaggio urbano. A cui hanno diritto tutti. Anzi, nei quartieri più periferici di più.

Anna Maria Bianchi Missaglia

(1)vedi

Nuova illuminazione di Roma: l’ Interrogazione delle associazioni alla Sindaca

Il MIBACT fermi il Piano LED: appello al Ministro

(2)  Repubblica 11 aprile 2017 Roma, stop della soprintendenza alle nuove luci a led: “Non decide il Comune”Contestata la scelta sul paesaggio della Capitale senza alcuna autorizzazione dell’organo del Mibactdi GIOVANNA VITALE

Roma Today 11 aprile 2017 Luci a led, la Soprintendenza blocca il piano: “Non siamo stati consultati”

 (3) Pochi giorni dopo la lettera inviata dalla Eichberg a causa della riorganizzazione del MIBACT  l’intera area di Roma per quanto riguarda la tutela archeologica, architettonica,  paesaggistica, storica e artistica è passata sotto la direzione di Francesco Prosperetti (vedi nota 7)

(4) Il Piano Led non è stato deciso dall’attuale amministrazione, ma  comincia dalla Consiliatura di Gianni Alemanno – che nell’agosto 2010 lanciava  un nuovo “Piano luce” che prevede  “53 mila punti luce da installare o potenziare in tutta la città,”  di cui “gran parte dei nuovi impianti avranno una tecnologia a led, che garantisce minori costi di gestione, consumi ridotti e migliore qualità dell’illuminazione” . Il Piano Led  è stato poi finalizzato  dal Sindaco  IgnazioMarino,  che   il 7 ottobre 2014 annunciava sul sito del Comune: “Tecnologia led in arrivo per l’illuminazione pubblica di Roma”  con  un  “investimento previsto di 45-50 mln di euro” che consentirà di risparmiare al Comune di Roma fino al 55% della sua attuale bolletta elettrica, cioè oltre 15 mln di euro ogni anno…  e che ha poi approvato nel 2015 la Delibera che ha dato inizio a tutto questo. scarica Del 197:2015 approvazione Piano Led

(5) 11 aprile 2017 (dal sito del Comune) Piano Led, Montuori: tavolo per realizzare progetto nell’interesse cittadini“Riteniamo fondamentale la realizzazione del Piano Led nel pieno rispetto dei principi di sostenibilità ambientale e di risparmio energetico dettati dalla normativa europea e nazionale, ma vogliamo anche rispettare la specificità dei luoghi. Per questo motivo è stato avviato un tavolo al quale sono presenti tutti gli attori e le competenze migliori così da realizzare il progetto anche studiando accorgimenti per adottare la variazione di colore della luce che più si adatta ai diversi spazi pubblici”.Così in una nota l’assessore all’Urbanistica e Infrastrutture, Luca Montuori, a proposito del Piano Led, “un progetto del 2015 che oggi Acea sta attuando”. “Non è prevista alcuna modifica delle lanterne storiche. L’impegno dell’amministrazione è realizzare il progetto al meglio nell’interesse soprattutto della città e dei suoi cittadini”, conclude Montuori.

(6) Sempre secondo la lettera della Eichberg riportata da Repubblica, si vorrebbero mantenere invece  i led inseriti nei lampioni anche nel centro storico, con il solo intervento di reinstallazione dei vetri, asportati dopo l’inserimento delle nuove lampade led

(7) La Sovrintendenza Capitolina gestisce, mantiene, valorizza i beni archeologici, storico-artistici e monumentali di proprietà di Roma Capitale, mentre la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il  Comune di Roma è un organo periferico del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. In seguito a un emendamento inserito nella legge di stabilità 2017 si è avviato un profondo  cambiamento che si è concluso in queste settimane (si veda per apprfondimenti l’articolo di Il Fatto Quotidiano del 21 febbraio 2017) che ha portato a smembramenti e accorpamenti nel MIBACT, e alla creazione a Roma di  8 enti autonomi, con la trasformazione della Soprintenza speciale in Soprintendenza unica, sotto la guida di Francesco Prosperetti, che quindi  eredita anche il ruolo che fino a pochi giorni fa svolgeva Margherita Eichberg

 Vedi anche:

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