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La provocazione dei costruttori romani

copertina rivista acer febbraio 2017L’ultimo numero  della rivista dell’associazione dei  costruttori romani (ACER) con  il  titolo/provocazione “La Capitale a Milano?” propone  una  carrellata di interventi di esponenti dell’ACER, presidenti di Unindustria e di Federalberghi,  di molti architetti e  di altri   soggetti,  che  fanno una diagnosi della situazione di una Capitale sempre più alla deriva.

La proponiamo come approfondimento di punti di vista in certi casi molto diversi da quelli della società civile  di cui facciamo parte e dei comitati cittadini di cui rilanciamo normalmente la voce, perchè ci sembra importante che chi si interroga sul futuro della città conosca le posizioni e le proposte di tutti i protagonisti in campo, compresi quelli che  tradizionalmente incarnano una componente rilevante dell’economia cittadina.

Riportiamo in calce l’intera  rivista in download e gli interventi del Presidente dell’ACER Edoardo Bianchi, di Federico Scarpelli e di Tobia Zevi, uno dei promotori  di “Roma puoi dirlo forte”* che insieme a  Italiadecide ha promosso una ricerca dal titolo “Abitare Roma”,  che alla fine ci sembra riproporre la solita lista di problemi e di soluzioni per la Capitale da tempo conosciuta e da sempre mai praticata. A un anno dalle elezioni tanti dottori continuano a fare diagnosi su una città morente. Sarebbe ora di prognosi. Possibilmente coraggiose. (AMBM)

Milano Capitale d’Italia?

di Edoardo Bianchi Presidente ACER

La domanda è una chiara provocazione intellettuale alla quale potremmo abbinare, sempre in termini di provocazione, lo spostamento della sede del Papato a Viterbo o, perché no, ad Avignone.
È uno dei modi, neanche dei più originali, con i quali si può manifestare il disagio di noi, romani ed

imprenditori, la nostra insoddisfazione per chi ci governa, sia a livello centrale che territoriale, di fronte ai temi del decoro, dello sviluppo di una grande metropoli che assomma in sé le funzioni di Capitale della Repubblica e di sede della città del Vaticano.
Roma, a livello mondiale, gode di un risalto e di un’attenzione che non sembrano turbare i sonni dei nostri amministratori.

Sonni perché le risorse che il Governo riserva alla città sono risibili rispetto alle funzioni che è chiamata a svolgere a livello nazionale ed internazionale.
Sonni perché, a livello territoriale, dopo anni di “niente”, anche oggi sembra prevalere la cultura dell’immo- bilismo, del non fare. Ciò, credo, per evitare di sbagliare, di commettere quelli che si ritengono gli errori del passato.

Ma bocciare ogni proposta, rintanarsi nell’angolo, oltre a privare la città di ogni prospettiva di sviluppo, non risolve alcun problema del territorio, a partire da quello di un degrado sempre più imbarazzante. Noi, invece, abbiamo un “sogno”. Quello di una città che esca dal suo stato catatonico, si doti di una sua “vision” del futuro e su questa lavori e si impegni concretamente.

Per farci sognare è imperativo che i nostri amministratori, ad ogni livello, si rendano conto che con la loro inedia rischiano di condannare una città meravigliosa e ricca di potenzialità al ruolo di villaggio da Terzo Mondo.
Allora altro che confronti con Milano, prototipo della città funzionale ed attrattiva, pr•obabilmente ci si dovrà confrontare con città del Terzo Mondo, senza offesa per loro e per i loro abitanti.

scarica la rivista in PDF CR_1-2_2017_web

Indice del n. 1-2 gennaio-febbraio 2017 Nuova serie – Anno XXXI

Editoriale

2 Milano Capitale d’Italia? di Edoardo Bianchi

Fatti

4 Rane laziali di Angelo Provera

22 Il futuro? Meglio del passato e oltre il presente di Piercarlo Rampini

24 Da costruttori a palazzinari (e ritorno) di Federico Scarpelli

27 Roma e Milano di Andrea Ballarini Il Foglio
28 Ci vorrebbe un miracolo per cambiare

5 L’eredità del futuro (Brevi riflessioni per immaginare Romauna nuova vision)di Giancarlo Goretti

6 Perché non spostare la Capitale ? di Filippo Tortoriello

10 Le quattro grandi urgenze del turismo di Romadi Giuseppe Roscioli

12 Il difficile mestiere dell’architettoIntervista a Lorenzo Busnengo di Fabio Cauli

14 Una città eternamente ferma di Massimo Locci

16 Lavorare all’estero?Sì, con grandi soddisfazioni personali Colloquio con Roberta Colombelli di Fabio Cauli

18 La sindrome dell’highlander di Alessandro Pistolesi

20 Quale migliore opportunità di Roberto Santori Intervista al Professor Paolo Desideri di Matteo Morichini

32 L’unione fa la forza Intervista a Enrico Beomonte a cura della redazione

Testimonianze

36 Da Santa Marinella a Milano una esperienza da ripetere di Emanuele Pepe Gruppo GI Acer

Economia

38 La città del futuro. L’architettura come risorsa a cura di Luca Carrano la voce dell’ance

42 Anche in Puglia la crisi non si ferma Intervista a Giampiero Rizzo di Fabio Cauli

Progetti e ll.pp.

44 BIM, una transizione “soft” mitigherebbe un paventabile blocco degli appalti Intervista all’architetto Francesco Ruperto

Cultura e progetti

46 “La Roma che abbiamo” e “la Roma che vogliamo” di Tobia Zevi

 

A roma si annullano i progetti dei propri predecessori e si ricomincia tutto da capo per ragioni di merito o per semplice propaganda?

di Federico Scarpelli

Arischio di sembrare banali, bisogna ricordare un aspetto semplice ma cruciale dei problemi che affliggono la nostra città. In qualunque dibattito pubblico, che ci si trovi in un consesso di imprenditori o di architetti, a un tavolo per i lavori pubblici, ospiti di un comita- to civico, di un’associazione di commercianti o di assegnatari di case popolari, uno stesso leitmotiv corre in sottofondo alle richieste e alle lamentele specifiche di ogni gruppo: come i tempi assurdamente dilatati delle decisioni amministrative ostacolino qualsiasi velleità di investimento, sia in termini di denaro, che di cura, impegno, partecipazione civica. Al pari della proverbiale lentezza della giustizia civile, a cui spesso si intreccia, questa impossibilità di concludere un iter prima che siano irrimediabilmente invecchiati i proponenti o i mo- tivi della proposta, sembra essere una delle fonti inesauribili dell’apatia, del menefreghismo e del proliferare di scorciatoie che promettono di tagliare le attese, ma in questo modo eli- minano anche le necessarie garanzie.

Non si tratta di una peculiarità romana, ma dalle nostre parti sembra che ci si impegni a rendere ogni percorso più lento e inestricabile, ricominciando tutto da capo a ogni cambia- mento di maggioranza politica. A Milano il sindaco Pisapia ha tenacemente lavorato al buon esito di un EXPO che, fosse stato per lui, non si sarebbe nemmeno dovuto tenere a Mila- no. A Roma, invece, si sono a suo tempo accarezzate ipotesi di demolizione del Museo dell’Ara Pacis, perché la struttura di un grande architetto internazionale come Richard Meier

non incontrava il gusto della nuova giunta di centrodestra. Ma niente sembra paragonabile al modo in cui l’attuale maggioranza ha deciso di riportare l’orologio indietro di anni e anni su di una lunghissima serie di grandi interventi, dalle torri delle finanze all’Eur agli ex mercati generali a Ostiense, dai tracciati della metropolitana allo stadio della Roma a Tor di Valle.

Ricominciare da capo non è mai gratis. Si buttano al ven- to i soldi della progettazione e mesi di lavoro degli uffici. I proponenti spesso finiscono per rinunciare e chi pensava di investire in quel territorio si spaventa. Quindi un elementare buon senso vorrebbe che, per evitare di paralizzare tutto e di sperperare credibilità e denaro, sulle decisioni già prese si ritornasse solo in pochissime circostanze di emergenza. Possibile che in tutti i casi menzionati, e nei molti altri che si potrebbero aggiungere, fossimo davvero di fronte a errori tanto spaventosi? Non sembrerebbe un’ipotesi realistica. Lo diventa, però, in un mondo in cui si immagina ovunque un sottofondo torbido, e si ritiene che esso venga sistematica- mente occultato da organi di stampa prezzolati. Come recita una massima vagamente paranoide, diventata oggi di gran moda, “tutto quello che sappiamo è falso”.

Nel campo dell’amministrazione locale ad essere additati come potere oscuro sono soprattutto gli imprenditori dell’e- dilizia, invariabilmente ribattezzati “palazzinari”. L’epiteto a Roma ha una storia antica e segnala quanto i meccanismi della rendita fondiaria e la commistione fra affari immobiliari

e Amministrazione abbiano inciso, spesso negativamente, sul caotico sviluppo urbanistico della capitale. Ma stavolta ci viene proposta una diffidenza molto più astratta e precon- cetta, in cui l’uso del termine “palazzinaro” diventa la sintesi dello scontro manicheo tra “cittadini onesti” e “poteri forti”, una lotta in stile fantasy tra il bene e il male. Si capisce che chi fa ricorso a una linea propagandistica del genere faccia poi fatica ad accettare e portare avanti interventi pianificati in precedenza. Altrimenti dovrebbe spiegare ai suoi che non tutto quello che è in cantiere si deve considerare il frutto ma- lato di oscuri complotti.

Poteva quindi venir accolta con un briciolo di sollievo la dichiarazione di Beppe Grillo che lo stadio della Roma (nel caso, dopo una consultazione dei cittadini, si fosse deciso di farlo) sarebbe sorto altrove e sarebbe stato edificato da un costruttore, non da un palazzinaro. Una frase del ge-

nere, almeno, lascerebbe intendere che non tutti gli im- prenditori del settore sono necessariamente affaristi senza scrupoli e non ogni costruzione è mera cementificazione. Meno chiari erano i criteri in base ai quali distinguere gli uni dagli altri.

Comunque sia, è di questi giorni l’annuncio che dopo tante tensioni (forse costate il posto all’assessore Berdini) lo stadio della Roma si farà. Ma dire questo è in effetti un po’ prema- turo, visto che l’accordo di massima raggiunto fra i Cinque stelle e gli investitori dovrà tradursi in un nuovo progetto e ripercorrere almeno in parte la trafila già fatta, con rischio di nuovi intoppi e ripartenze. Una volta che si conosceranno meglio i dettagli (probabilmente ancora in via di contratta- zione) si potrà stabilire con esattezza la solidità del nuovo accordo e quanto sia ancora presente quel requisito della pubblica utilità che consentirebbe la realizzazione dell’opera.

“La Roma che abbiamo” e “la Roma che vogliamo”

Per ragioni storiche molteplici, roma tende a non essere riconosciuta come capitale dalla grande maggioranza degli italiani

di Tobia Zevi

Al di là delle polemiche giornalistiche di basso profilo sulla rivalità tra Roma e Milano, esiste un problema di sentire diffuso. Si pensi – tra i molti spunti possi- bili – al successo del film premio Oscar“La grande bellezza”di Paolo Sorrentino, o a quello di “Sacro Gra” di Gianfranco Rosi, vincitore del Leone d’Oro a Venezia, oppure alla fiction televi- siva “Romanzo criminale”: produzioni che accrescono il pre- stigio della cultura italiana ma che per converso ribadiscono il ruolo negativo della capitale d’Italia. Tale percezione si river- bera nella difficoltà a promuovere leggi organiche e sensate sul governo della città e della sua area vasta, ma soprattutto parametri realistici su quali siano le funzioni, i compiti e gli extracosti di una capitale europea. Su questo tema varrebbe la pena di aprire una riflessione alta – non l’unica, del resto, poiché tristemente attuale resta la questione meridionale – che investe tutta la nazione, dal momento che in tutti i Paesi competitivi sulla scena internazionale si segnalano grandi sistemi urbani a traino dello sviluppo del sistema-paese. Infine, una provocazione. Su Roma si parte sempre da un as- sunto difettivo, di mancanza. Alla città, di volta in volta, man- ca la moralità, la borghesia, l’attività produttiva, l’educazione dei cittadini, il sistema dei trasporti, la legalità. E, una volta

individuato il baco su cui si desidera insistere, da quello si fa discendere la crisi (amministrativa, sociale, economica) della città. Forse a essere sbagliato è proprio l’assunto di parten- za: il problema non è la mancanza, bensì l’eccesso. Roma è tutto, vuole essere tutto. È un comune amministrativamente enorme; è città verde e, allo stesso tempo, incredibilmen- te costruita; è estesa e densa; è città di servizi che vuole (e deve) essere produttiva; è città di tutti per ragioni storiche e culturali, ma con una forte inclinazione all’isolamento; è cinica e sognatrice; è classista e, anche a livello urbano, stra- namente interclassista. È antica e, insieme, obbligata a essere moderna. È internazionale per storia e vocazione, sebbene si percepisca come un mondo autosufficiente. Insomma, que- sta ricerca non può fornire soluzioni a chi dovrà assumere il compito gravoso di governare Roma in un’epoca così com- plessa. Può però evidenziare alcuni aspetti fondamentali, metterli a fuoco per poi costruire un progetto ambizioso. La città non può davvero più aspettare.

Alla ricerca (promossa da Italiadecide e Roma puoi dirlo forte si è dato il titolo “Abitare Roma” poiché, delle tante prospetti- ve possibili, si è scelto di privilegiare quella semanticamente più legata alla persona, al singolo essere umano che decide

di abitare uno spazio comune, la propria città. Prendendo a prestito gli strumenti dell’etimologia, alla radice di questo verbo troviamo il concetto di “possedere” un certo luogo, mentre ne derivano termini quali habitus, “habitat” e “abitu- dine”, dimensioni che attraverso la relazione di ogni persona con i propri simili, con l’ambiente circostante e con i costumi sociali, costituiscono l’essenza dello spazio pubblico, essenza che nella modernità rischia di perdere tali caratteristiche a causa della vita contemporanea, del disgregarsi del tessuto comunitario e dell’emergere del fenomeno attualissimo del- la solitudine (anche iperdigitale).

Lo studio è diviso in due sezioni:“La Roma che abbiamo”e“La Roma che vogliamo”. Partendo da alcuni valori condivisi – il rispetto dell’essere umano, il rispetto della legge e l’efficienza dell’azione amministrativa – si è lasciato ampio margine ai singoli autori nella scelta dei temi e nel taglio delle proposte, poi rimescolati per renderli più omogenei. Si possono indica- re alcuni assi fondamentali.

1) Economia – Il futuro economico della città si gioca intor- no a tre grandi sfide: la possibilità di creare lavoro; la crea- zione di un processo virtuoso nell’accesso all’imprendito- ria (anche internazionale) e nella creazione di una nuova

economia digitale; il grado di soddisfazione esistenziale e di benessere diffuso nei municipi. Questi tre elementi incarnano elementi prospettici dai quali non può prescin- dere il rilancio della città.

  1. 2)  Amministrazione – I tre grandi temi che vengono indivi- duati nel capitolo riguardano: la necessità di risolvere l’o- pacità nella divisione dei compiti tra la Città Metropolita- na e il Comune; la necessità di portare definitiva chiarezza tra le funzioni di gestione e quelle di servizio (società par- tecipate); l’attribuzione dei poteri ai municipi.
  2. 3)  Metabolismo urbano – Il rapporto tra la parte naturale della città e quella umana va ripensato. I grandi assi su cui tale rivoluzione avviene sono: il consumo di suolo, il con- sumo di energia e il consumo di risorse ambientali. Un nuovo paradigma di vita cittadina evidenzia l’importanza di una città verde, in un’ottica tanto di vivibilità quanto di produttività agricola; di una città ammodernata nella capacità di vivere senza sprecare; di una città ripensata come un organismo che necessita in prima istanza di equilibrio e stili comportamentali positivi.
  3. 4)  Trasporti – Il tema dolente dello spostamento in città si affronta con una serie di proposte dettagliate che ruotano intorno a tre elementi fondamentali: il recupero delle strutture esistenti (stazioni, in primo luogo); la disincenti- vazione dell’uso dell’autovettura privata (road pricing) e l’introduzione delle nuove tecnologie per la gestione dei flussi e dell’interconnessione.
  1. 5)  Cultura e turismo – Va operata in questo caso un’inver- sione culturale nel rapporto tra cittadino e cultura: fare e recuperare cultura come occasione trainante per l’econo- mia cittadina, con riflessi benefici per ogni romano. Inve- stire nella capacità di attrazione turistica innesca un cir- colo virtuoso di miglioramento complessivo del tessuto urbano, così come costruire un nuovo museo, inaugurare un festival, girare un film per le strade, con ricadute di lun- go termine vantaggiose per la vita quotidiana di chi abita la Città Eterna. A questo proposito preferiamo fare riferi- mento alle “politiche della cultura”, rispetto alle “politiche culturali”, che in una città come Roma dovrebbero essere trasversali e funzionali a tutti i settori dell’amministrazione urbana.
  2. 6)  Welfare – Il tema del welfare cittadino ruota intorno alle due grandi fasi del vivere: la gioventù e la terza età. Daun lato si pone la questione del rafforzamento dei servi- zi all’infanzia, dall’altro la sfida di riuscire a garantire, alla luce del progressivo invecchiamento della popolazione, un livello di assistenza adeguato alle persone più anzia- ne, contemplando l’ipotesi di ricorrere a forme di sussi- diarietà.

7) Accoglienza – Il confronto con persone di etnie differenti, l’arrivo di rifugiati e migranti, la garanzia di una condizione di vita dignitosa, la ricerca del lavoro e l’entrare a far parte della società cittadina: nell’accoglienza c’è uno snodo es- senziale, da cui dipende molto del futuro cittadino. Scuo- la, partecipazione e rispetto dei diritti sono i punti cardini sui quali va costruita la Roma multiculturale.

Queste grandi direttrici tematiche, con le proposte conte- nute nel testo, rispondono solo in parte alla domanda es- senziale per chiunque voglia confrontarsi con il futuro di Roma: quale sarà la vocazione della città nei prossimi due decenni?

Se i settori tradizionali dell’economia urbana – edilizia, pub- blico impiego, commercio, bancario-assicurativo sono in crisi strutturale, dove indirizzare i maggiori sforzi?

* > Vai alla pagina “Team” di Roma puoi dirlo forte”http://www.romapuoidirloforte.it/team-roma-puoi-dirlo-forte/ (molti appartenenti  sono  indirettamente riconducibili alla Galassia PD : il lancio di Roma Puoi dirlo forte fu durante  una  manifestazione alla Galleria  Alberto Sordi nel gennaio 2016 alla presenza del commissario Orfini e di molti esponenti PD )

A questa pagina le idee di Puoi dirlo forte per Roma e le slides con la presentazione dello studio

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