On. le Presidente,
nei prossimi giorni arriverà in aula Giulio Cesare la delibera con la quale si conferma la dichiarazione di pubblico interesse sull’intervento urbanistico nell’area di Tor Di Valle, il cosiddetto “Stadio della Roma”.
La decisione di Giunta in oggetto la cui approvazione fa seguito ad atti di indirizzo, memorie di giunta, traduce ora i termini dell’accordo con i promotori privati in atto deliberativo che sostituisce il precedente, quello votato il 22 dicembre del 2014 dall’Assemblea che ora Lei presiede.
La rivisitazione del progetto, come riportato nella delibera e nei documenti, “è stata formulata dai proponenti sulla base di quali opere fossero ritenute di interesse generale a seguito del nuovo quadro di indirizzi programmatici espressi nella Memoria di Giunta 48/17” e ha ridotto l’ammontare delle opere di interesse generale da 195 milioni a 80,6 milioni di euro. In alcuni casi si è operata la cancellazione, ad esempio il contributo a carico del privato di 50,5 milioni di euro per il trasporto pubblico su ferro, o semplicemente si sono escluse dal computo delle opere, come il ponte sul Tevere e il raccordo con l’A91, la Roma Fiumicino, che però continua ad essere presente nei disegni e considerato essenziale per la sostenibilità trasportistica dell’intervento.
La cancellazione o l’esclusione di queste opere è avvenuta con atto unilaterale da parte della giunta sulla base di specifici obiettivi di indirizzo politico e ora l’Assemblea Capitolina si appresta a confermarli.
Richiamo la sua attenzione sull’esito che il deliberato contenuto nella decisione di giunta può comportare ai fini dell’espressione della pubblica utilità. Infatti mentre si pone all’origine di tale scelta il taglio delle cubature del cosiddetto Business Park nella misura del 50% non si considera:
• che la riduzione reale della cubatura sull’intero intervento è del 40% (Sul, da 354.000 mq a 212.000 mq) mentre la riduzione delle opere di interesse generale è del 60% (da 195 milioni di euro a 80,6 milioni di euro). Disparità che si traduce in un maggior profitto per il proponete (a seguito della minore incidenza del costo degli oneri per opere pubbliche per metro quadro di Sul) che si può stimare nell’ordine di oltre trenta milioni di euro.
• Che, avendo sostituito i grattacieli con tipologie a palazzina, con minor costo di costruzione e riduzione degli oneri finanziari, andava ricalcolato il valore di trasformazione (805,5 €/mq) – sulla base del quale si determina la volumetria ammessa (che ricordo è determinato con un apposito regolamento comunale). Prudenzialmente, si può stimare che la volumetria in eccesso sia almeno pari al 15% (almeno 15.000 mq e per un valore -calcolato solo sulla base del valore equivalente- di almeno 12 milioni di euro). Anche in questo caso, rispetto alla delibera vigente, il nuovo testo determina un vantaggio per il privato.
• Che l’adeguamento del trasporto su ferro nella stazione di Tor di Valle, viene conseguito (peraltro solo con l’acquisto di qualche unità di treno) destinando a questo fine le risorse economiche derivanti dal contributo costo di costruzione che il privato è obbligato a riconoscere al comune e che nella delibera 132/2014 restavano in parte nella disponibilità del Comune; pertanto la patrimonializzazione pubblica risulta ancora ulteriormente ridotta e invece il profitto del privato ancora più accresciuto.
La rivisitazione del progetto così operata configura dei chiari ed evidenti vantaggi al proponente in termini di accresciuti profitti, stimati in diverse decine di milioni di euro. Si consideri poi che questo maggiore vantaggio per il proponente avviene a fronte di una sostanziale riduzione per Roma Capitale della patrimonializzazione in opere che consolidano il pubblico interesse. Si tratta chiaramente di un fatto importante che deve essere oggetto di attenta valutazione e che contraddice ogni affermazione fatta in questi mesi da parte dell’amministrazione comunale. Roma Capitale non ha chiesto al proponente di formulare (o riformulare) un piano economico e finanziario dell’intervento da cui poter desumere e valutare tutte le implicazioni economiche e finanziarie conseguenti alla rimodulazione del progetto.
Si consideri ancora:
• che il livello di servizio dei 20 mila passeggeri/ora nella stazione della Roma Lido di Tor di Valle, 16 treni/ora contenuto nella delibera di giunta n. 48/2017 e ripreso dalla delibera 132/2014 è scomparso dal testo della delibera in esame. Infatti, il miglioramento dell’offerta e del servizio di trasporto pubblico su ferro è ottenuto solo attraverso “il revamping/acquisto di treni o altri interventi sulla ferrovia Roma Lido” senza indicare però né quanti saranno i treni che verranno acquistati o rimodernati né quale sarà il livello di servizio minimo ottimale nella stazione.
• Che pertanto è priva di conseguenze effettive l’affermazione: “che dovrà essere assicurata la contestualità dell’esercizio del trasporto pubblico su ferro nei termini sopra riportati al momento della prima utilizzazione pubblica del nuovo Stadio”. Essendo già oggi assicurato il funzionamento della linea sulla Roma Lido e non essendo citato alcun livello di servizio minimo lo Stadio può essere aperto senza in qualsiasi momento e senza alcun condizionamento reale.
Caro presidente, le scelte politiche ovviamente non sono l’oggetto di questa mia nota, ma lo sono semmai gli esiti di queste soprattutto quando si confrontano con dichiarazioni di pubblico interesse che devono essere comparate con i risvolti della patrimonializzazione pubblica oltre che con i livelli di servizio delle infrastrutture e con le implicazioni sul bilancio pubblico soprattutto se la delibera in oggetto si prefigge di confermare la dichiarazione di pubblico interesse.
In questo caso mi permetto di segnalare che si sta conseguendo come esito una netta ed evidente contrazione dell’interesse pubblico, rispetto alla delibera 132/2014, a fronte di una altrettanta chiara ed evidente affermazione dei profitti del proponete privato, a scapito per altro dei livelli qualitativi e delle contestualità di funzionamento delle infrastrutture pubbliche.
A tutto questo si aggiunge che un’opera pubblica fondamentale per l’intervento, il ponte sul Tevere e lo snodo di collegamento con l’A91, l’autostrada per Fiumicino, è solo indicata nei disegni senza una precisa e chiara fonte di finanziamento, costituendo cosi un debito potenziale a carico del Comune per decine di milioni di euro ove si decidesse di realizzarlo.
Meno patrimonializzazione per il pubblico, più profitti per il privato e potenziali debiti per la collettività!
Ho ritenuto di dover inviare alla sua persona che riveste un ruolo di garanzia e rappresenta tutti gli onorevoli consiglieri dell’Aula Giulio Cesare, sede della massima espressione degli interessi generali della nostra città, queste mie considerazioni che spero possano aiutare a costruire scelte consapevoli e orientate al solo interesse della città.
A volte, soprattutto in materie complesse come l’urbanistica, l’evidenza non sempre rende giustizia dei veri interessi che si stanno perseguendo, ed è esattamente questo quello che sta accadendo in questo caso: la riduzione di cubatura si sta rivelando un vero affare per il proponente e un danno concreto e reale sotto molti aspetti, patrimoniale, qualitativo e di funzionamento, per Roma Capitale oltre che probabile fonte di debito e sicura fonte di disagi e disservizi a carico di tutti i cittadini, tifosi e non.
La ringrazio per l’attenzione che vorrà dedicare a questa mia lettera e Le porgo, e per suo tramite anche a tutti gli onorevoli consiglieri, i migliori saluti, Giovanni Caudo. [in calce la risposta del Presidente De Vito]
La risposta dell’Assessore Montuori**
Ho letto con interesse il contributo che l’ex assessore Giovanni Caudo, oggi privato cittadino, ha voluto dare al lavoro che l’attuale amministrazione sta portando avanti sul progetto di Tor di Valle. Un lavoro che e’ e sara’ sempre solo nell’interesse dei cittadini. Per questo e’ mia premura rispondere alle osservazioni mosse al governo di questa citta’.
Abbiamo scelto di ‘rivisitare’, ovvero di migliorare, un progetto che abbiamo trovato già sul nostro tavolo e che era ben lontano dalla tutela dell’interesse pubblico, non nella forma quanto nella sua reale attuazione. La definizione di ‘riduzione delle opere di interesse generale’ contiene in se’ già una inesattezza. La riduzione reale della cubatura e’, come abbiamo sempre affermato, di oltre il 50% delle superfici del Business Park.
Noi destiniamo, integrando altri investimenti in essere, 40 milioni di euro alla Roma-Lido per il miglioramento del servizio nell’intero percorso mentre nella precedente delibera 132/2014 si destinavano 50,5 milioni ma alla realizzazione del prolungamento della linea metro B fino a Tor di Valle. Per la cui reale realizzazione sarebbero stati necessari circa 200 milioni di euro cosi’ come stimato da Roma Mobilita’ in una relazione datata 26 giugno 2015: ‘per la gestione del doppio bivio sulla metro BB1, come proposto dai progettisti, in considerazione anche dell’esperienza della gestione del ramo Bologna-Jonio, si renderebbe necessaria l’automazione della linea con un costo stimabile di circa 200 milioni di euro’. E ancora ‘i 47,67 milioni di euro destinati dai proponenti alla diramazione della metro B non sarebbero sufficienti per l’acquisto del materiale rotabile aggiuntivo e questo comporterebbe ben piu’ importanti finanziamenti a carico del Comune di Roma per l’integrazione degli investimenti e per i costi gestionali aggiuntivi’.
Per quanto riguarda il ponte sul Tevere, vorrei richiamare le norme che definiscono la nozione di ‘infrastruttura pubblica’, dal momento che stiamo per realizzare il ponte dei Congressi, un’opera di interesse strategico nazionale. Secondo tali norme, infatti, i concetti di opera pubblica e servizio pubblico devono fondersi: ‘per infrastrutture si intendono i beni strumentali dotati della prevalente finalità di fornitura di servizi collettivi, a domanda individuale o aggregata rivolti alle famiglie e alle imprese, indipendentemente dalla natura proprietaria dei soggetti titolari dei diritti reali su tali beni’. Questo vuol dire che un’opera non e’ pubblica solo perchè di proprietà pubblica ma perchè fornisce servizi per la collettività. Rispetto alla proposta infrastrutturale legata alla delibera 132 le nostre scelte sono indirizzate a servire un numero maggiore di cittadini (si pensi solo alle 195mila che abitano lungo la Roma-Lido). Il raccordo con l’A91 invece, dopo aver servito i parcheggi del Business Park, secondo il vecchio progetto, sarebbe arrivato su via Ostiense-Via del Mare riunificate solo nel tratto tra lo stadio e il Gra per cui i flussi di traffico in entrata a Roma alla fine del nuovo raccordo avrebbero trovato via Ostiense-Via del Mare senza alcuna modifica.
La rivisitazione del progetto, quindi, non puo’ che andare verso un investimento di opere che ampliano l’interesse pubblico verso le necessita’ concrete del territorio e non determinando unicamente vantaggi per il privato.
Concludo con una riflessione. Nella delibera 132/2014 si legge che le opere sono realizzate ‘senza onere alcuno per Roma Capitale’. Una definizione che non ci appartiene. Noi crediamo che la concessione dei diritti edificatori sia un atto che non può non essere considerato un costo per la citta’. Un concetto che lo stesso Caudo dovrebbe conoscere bene se si rileggono le linee programmatiche con cui si presento’ al governo della citta’.
Risposta di Giovanni Caudo, 9 giugno 2017, sempre sulla sua pagina Fb
Ecco il bluff di Cinque stelle sullo stadio.
Questo è l’elaborato di progetto consegnato dal proponente il 25 maggio scorso, con indicate le opere di interesse generale: sono le stesse della delibera 132/2014 solo che quelle di colore fucsia non si sa chi li paga (“Altre voci di bilancio”) quelle di colore Ocra le paghiamo noi con i soldi che il privato doveva dare al Comune come oneri di costo di costruzione (nella delibera precedente una parte quantomeno andava a opere dei Municipi e una parte veniva incassata) e poi è sparito il contributo di 50,5 milioni per il trasporto pubblico su ferro.
I Cinque stelle e i loro consiglieri dalla penna facile, alcuni arruolati nella campagna di stampa “disinteressata” condotta fina dall’inizio da un giornale romano, illusi che con la delibera della Giunta Marino avessimo fatto un regalo al privato scoprono che la loro illusione non aveva fondamento e invece di correggersi, nell’interesse della città, bluffano, giocano sulla pelle della città e fanno aumentare i profitti del privato.
Fare l’interesse della città è facile: reinserire tutti i vincoli precedenti a carico del privato e non dare neanche un euro di soldi pubblici, e soprattutto non dire bugie.
La risposta del Presidente De Vito
Ecc.mo Professor Caudo,
Nella mia qualità di Presidente dell’Assemblea capitolina, La ringrazio sentitamente per la nota inviatami.
Le assicuro che ho esaminato con estremo interesse e massima attenzione i profili di merito da Lei dettagliatamente esposti, relativamente alla proposta n. 38/2017.
Mi sono poi soffermato sulla parte in cui Lei ha usato l’espressione “Ho ritenuto di dover inviare alla sua persona che riveste un ruolo di garanzia e rappresenta tutti gli onorevoli consiglieri dell’Aula Giulio Cesare, sede della massima espressione degli interessi generali della nostra città”, richiamandomi correttamente ai miei doveri istituzionali.
La ritengo estremamente corretta.
Per un verso l’Aula Giulio Cesare, Assemblea degli eletti dei cittadini, è proprio il luogo di massima espressione degli interessi generali della nostra città e, pertanto, lo sarà anche per quelli afferenti alla delibera in oggetto.
Per altro verso posso assicurarLe che sarà mia cura, proprio in ottemperanza ed ossequio ai principi di imparzialità da Lei richiamati, garantire un dibattito adeguato e democratico, nel quale -posso presumere con ragionevole certezza- troveranno ingresso ed ampia trattazione anche i profili di merito da Lei esposti.
Nel ringraziarLa nuovamente, porgo i miei migliori saluti.
Marcello De Vito
*https://www.facebook.com/giovanni.caudo/posts/10212627499469697