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Sgombero Via Curtatone: l’indignazione e la riflessione

foto da msf twitter 24 agosto 2017 ore 15.23

Foto da MSF su twitter 24 agosto 2017 ore 15.23

 “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.”

  Costituzione Italiana art.10 comma 3

L’indignazione è l’unico sentimento che dovrebbe suscitare quello che è successo a Piazza Indipendenza nei giorni scorsi.  Sono stati scacciati con la forza dei rifugiati tutelati dall’UNHCR (agenzia ONU per la tutela dei migranti), dei  perseguitati in fuga da quei paesi del Corno d’Africa (Etiopia, Eritrea e Somalia) da  cui gli italiani hanno molte efferatezze coloniali da farsi perdonare, degli uomini, delle donne e dei bambini che avevano trovato in un’occupazione abusiva quella sistemazione che le istituzioni italiane in tanti anni  non hanno saputo dare loro.  Una pagina nera nella storia del Paese e della città, che non si dovrebbe mai scrivere in un paese civile.

Ma l’indignazione non serve a molto se non è  seguita dalla riflessione (e dall’azione).  Per capire, al di là della cortina fumogena dei rimpalli tra le varie istituzioni,  quali siano i ruoli e le responsabilità  di Stato, Regione, Comune, accomunati dalla latitanza, anche  simbolicamente  significativa, dal campo degli scontri. Ma soprattutto per capire quali avrebbero dovuto essere le iniziative da prendere per non arrivare ad aggredire persone che sono  scappate  nel nostro Paese per essere difese.  E quali debbano  essere le soluzioni – urgentissime – da mettere  in campo perchè i rifugiati, i migranti, i transitanti che arrivano nella nostra città vengano trattati con umanità e rispetto. E ancora,  come si possa promuovere l’accoglienza dei più deboli da parte della città e dei suoi cittadini senza che nessuno si permetta mai  più di invocare  “prima gli italiani” e “prima i romani”. Che vuol dire affrontare sul serio l’emergenza abitativa della Capitale, che riguarda tante persone, italiane e straniere, e che è una bomba sociale che rischia di esplodere, non contro la speculazione o contro  le istituzioni colpevolmente inadeguate, ma in una guerra tra poveri che non può che finire molto male. Per tutti.

Per la cronaca di quanto è successo, rimandiamo alla pagina “Rifugiati sgomberati, cosa è successo, cosa sta succedendo” con vari materiali e commenti (1). Per chi vuole andare oltre, proponiamo una circostanziata riflessione di Benedetta Piola Caselli, che è anche una riflessione sulle regole. Spesso sono sbagliate, le regole, ed è necessario cambiarle. Se non fosse stato così, sarebbe ancora in vigore la schiavitù. Ma anche se si cambiano le regole, non può cambiare l’imperativo categorico che devono essere uguali per tutti: questa è la base della democrazia e dello stato di diritto, l’unico baluardo  alla legge del più forte e del più furbo.

Questo è il motivo per cui ci chiamiamo Carteinregola, anche se talvolta difendere le regole è assai scomodo e anche controcorrente.  Ma le regole uguali per tutti sono l’unica vera tutela dei più deboli.

E le politiche abitative devono essere soggette a delle regole chiare e trasparenti. Regole da migliorare e  da applicare. Soprattutto da finanziare. Sul serio. Non con  l’housing sociale che dovrebbe derivare da “Piani Casa” – come quello Polverini/Zingaretti (2)–  e quant’altro, i cui risultati concreti  sull’emergenza abitativa non vengono  mai resi noti. La casa è un diritto di tutti, e la politica deve farsene carico fino in fondo. Nessuno deve essere spinto, per bisogno,  a commettere un reato come  l’occupazione abusiva, che ancora prima di esporlo al trauma dello sgombero – come quello che subisce anche  un poveraccio sfrattato –  lo costringe a vivere in condizioni inaccettabili per promiscuità, igiene, privacy, sicurezza.

Molti hanno rilevato che alcuni  occupanti di Via Curtatone  non hanno voluto accettare la sistemazione delle villette messe a disposizione dalla proprietà del palazzo sgomberato a Rieti . Ma a parte il tema  dell’unità familiare, che basta un po’ di  immedesimazione per  comprendere, il problema, va detto,  riguarda soprattutto la credibilità delle istituzioni. Se è vero quello che scrive Piola Caselli, vuol dire che molte persone trovano più affidabili i movimenti per la casa che lo  Stato, la Regione, il Comune. Il perché è evidente: le soluzioni proposte sono in genere limitate e precarie (ad esempio l’offerta di Rieti è per soli 6 mesi e  il sindaco di Rieti ha subito dichiarato che si opporrà  con tutte le forze); molte promesse non vengono mantenute (vedi il Ferrhotel per transitanti alla stazione Tiburtina, che doveva essere aperto a giugno e di cui non si sa più nulla (3).  E la gente disperata che arriva da un altro mondo dopo calvari inenarrabili  non si fida più delle parole, difende caparbiamente quello che ha conquistato (si può immaginare che la stessa diffidenza faccia stare molti anche aventi diritto alla larga dai censimenti). E’giusto difendere le regole uguali per tutti che difendono i più deboli, ma anche battersi per delle istituzioni che funzionino e trattino le persone rispettando la loro dignità e conquistandosi la loro fiducia con i fatti. Che dire sulla penuria di case popolari – sempre giustificata con la cronica mancanza di fondi pubblici – quando si legge che ( il Fatto quotidiano 29 agosto 2017) le indagini sulle evasioni fiscali negli ultimi anni sono crollate?

Ben vengano quindi le tante idee messe sul piatto in questi giorni, in primis quelle del Ministro Minniti che ha annunciato la riscrittura  delle linee guida per i prefetti, con la direttiva di  non sgomberare mai più se non si hanno pronte soluzioni abitative per gli sgomberati (4) e in seguito ha annunciato  che “si sta studiando un  piano per utilizzare i beni confiscati mafie” (5). Ben vengano  anche buoni  i propositi della Sindaca Raggi immortalati sulla sua pagina Facebook (6) , in cui annuncia una ricognizione di tutti gli immobili del patrimonio di Roma Capitale e dei beni confiscati e sequestrati alla criminalità organizzata, per  destinarli a nuclei familiari in condizioni di fragilità all’interno del nuovo Servizio di assistenza e sostegno socio alloggiativo temporaneo (Sassat). E che entro il 31 ottobre sarà terminato  il censimento e che saranno avviate  le attività di stima economica per gli interventi di manutenzione necessari a renderli abitabili. E che entro il 31 dicembre sarà portato in Assemblea Capitolina un “Piano di azione per superare il disagio abitativo” per  potenziare lo scorrimento delle graduatorie di chi ha diritto a un alloggio di Edilizia residenziale pubblica (Erp). E che  si continuerà a promuovere la chiusura dei famigerati Centri di assistenza alloggiativa temporanea (Caat) [chiusura  avviata dall’Assessora  Francesca Danese della Giunta Marino NDR].Inoltre la Sindaca auspica  che il Governo studi  misure urgenti per disincentivare il fenomeno degli immobili sfitti o invenduti, e per  potenziare l’attuazione del federalismo demaniale,  assegnando  alle amministrazioni locali le caserme e i forti, fornendo ai comuni le  relative risorse per riqualificarli e renderli disponibili. E la denuncia della Sindaca della mancanza di un piano nazionale di inclusione dei migranti successivo all’uscita dal circuito Sprar,  che li abbandona, di fatto,   all’iniziativa dei Comuni. E la sua messa  in discussione dei discutibili criteri della Delibera regionale che stanzia milioni per le case popolari creando corsie perferenziali extragraduatorie per gli occupanti (Vedi sotto). 

Tutto giusto.

La domanda è, per la Sindaca Raggi: come mai, dopo più di un anno di amministrazione pentastellata della Capitale,  ben sapendo che il tema dell’emergenza abitativa   – e soprattutto  delle occupazioni abusive – a Roma (insieme al trasporto pubblico) è una polveriera, non sono state prese iniziative tempestive fin dall’inizio? E – sul piano politico e umano – come mai le autorità capitoline hanno fatto così poco per rifugiati e migranti e sono state così assenti in quelli che sono stati i giorni più difficili che ha vissuto la Capitale da un bel po’ di tempo a questa parte? Come mai  la Sindaca Raggi è corsa personalmente a dare la sua  solidarietà ad ambulanti e tassisti che manifestavano violentemente (7) mentre  nè lei nè la sua Assessora nè alcun consigliere pentastellato si sono presi la briga di andare a dare la solidarietà a tante famiglie di rifugiati con bambini accampati per la strada?

La domanda è, per tutti : come mai  queste proposte vengono avanzate  solo dopo che sono state diffuse le immagini degli idranti diretti contro persone inermi? Non saranno le ennesime buone intenzioni da spargere sui giornali un tanto al chilo, in attesa che tutto finisca, ancora una volta, nel dimenticatoio, fino al  prossimo sgombero?

E  alla Sindaca, che ha pubblicato il 30 agosto,  sempre su Facebook (poi ripresa dai TG e agenzie) un suo intervento in cui afferma che “Dobbiamo dare assolutamente priorità alle persone che sono in graduatoria in attesa di una casa da decenni e a tutte le fragilità, ossia gli anziani, i disabili e i bambini con le loro mamme. Nessuna corsia preferenziale per chi occupa abusivamente” (8), chiediamo di distinguere tra occupanti e rifugiati. E tra emergenza abitativa e accoglienza. E’ giusto non dare corsie preferenziali a chi occupa, italiano o straniero che sia, solo perchè occupa, ed è indispensabile  mettere  in pratica quelle che prima che delle regole sono dei criteri ragionevoli e condivisi. Ma di fronte a chi è arrivato fino a noi sfuggendo a torture e persecuzioni, mettendo a rischio la propria vita e quella dei propri cari,  non è accettabile nessun discorso di priorità. Bisogna dare risposte a tutti quelli che ne hanno bisogno. Subito.  Basta chiacchiere, basta  con i “prima”, basta con “non ci sono fondi”, basta con “tocca a qualcun altro”,  basta con le ipotesi, gli studi e i piani da attuare entro… Basta.

Vogliamo una classe politica che si dimostri efficiente, competente,  tempestiva, e anche umana, soprattutto quando deve occuparsi degli ultimi. E’ questa la prima e più attendibile cartina di tornasole, più delle buche e dell’immondizia agli angoli delle strade.

Anna Maria Bianchi Missaglia

Post scriptum 1: l’episodio ha svelato due anime cinquestelle assai diverse. Quella del vicepresidente della Camera Di Maio, che ha declinato  il noto “prima gli italiani” del centro destra in “prima i romani”(9) . E quella  del deputato Roberto Fico che  ha dichiarato che “Uno Stato che si organizza in questo modo per sgombrare un palazzo abitato da bambini, donne e uomini che hanno oltretutto lo status costituzionale di rifugiati è uno Stato che non mi rappresenta. La mediazione culturale e il dialogo si attuano ad oltranza“. Una distanza siderale, che speriamo veda prevalere  nel MoVimento, una volta per tutte,  insieme a quelli della legalità – peraltro a interimittenza, dopo le uscite, sempre di Di Maio, sui presunti abusi  edilizi “di necessità” –    i valori della solidarietà e della tutela dei più deboli.

Post scriptum 2: “Che fine ha fatto la task force dei vigili urbani dedicati  al dipartimento politiche  abitative  per il recupero degli alloggi  “abitati” da persone con   redditi alti, o oggetto di  strane compravendite ? La task force era stata  istituita dalla precedente Giunta e funzionava così:    si sgomberava i non aventi dirittto e il primo in graduatoria entrava nell’appartamento, abbattendo così anche i costi per la guardiania. Ci risulta che la Giunta Raggi l’abbia smantellata,   eppure ci sono, fra patrimonio del Comune e Ater  oltre 6 mila  alloggi da restituire alle famiglie in graduatoria ,  che attualmente sono diecimila circa.  Già allora  i vigili erano pochi  – parliamo di 15 persone – ora chi si occupa più di questo?

Post scriptum 3: il post di di Benedetta Piola Caselli è piuttosto lungo, ma merita di essere letto tutto. Con attenzione.

31 agosto 2017

Per osservazioni, precisazioni e contributi al dibattito: laboratoriocarteinregola@gmail.com

> Vai alla pagina Immigrazione- normative (rifugiati, migranti, transitanti)

MORTIFICARE GLI ONESTI: LA GRANDE TRUFFA DELLA REGIONE E DEI MOVIMENTI DIETRO LE CASE POPOLARI E LE OCCUPAZIONI

di Benedetta Piola Caselli

(estratto- vai al post integrale su Facebook  del 28 agosto 2017)

Questo post e’ un mattone: leggetelo se siete fortemente motivati. Spiega, da un punto di vista giuridico (analizzando leggi regionali e delibere), quali sono gli interessi in gioco nei vari bracci di forza sgombero/non sgombero.

Vi siete chiesti perche’ le famiglie in stato di bisogno abbiano rifiutato le villette a Rieti? Davvero avete creduto che fosse perche’ i figli non potevano cominciare l’anno scolastico in un istituto diverso, et similia?
Ovviamente no: la posta in gioco e’ ben diversa.
Sono le case popolari.
Ecco il senso delle “Delibere” di cui stavano parlando.
E non e’ un’invenzione loro: le Delibere esistono.

Il discorso su chi ha diritto e chi veramente prende le case popolari e’ parecchio complicato.
Lo riassumo cosi:
la Regione ha promesso agli occupanti una parte consistente (loro dicono il 30 per cento) degli alloggi in barba alle graduatorie delle case popolari.
Cioe’:
1) chi commette un reato ha una via preferenziale nei confronti di chi non lo commette;
2) chi prende la casa con questa via potrebbe non essere “altrettanto povero” che quelli che sorpassa, e che aspettano nelle graduatorie.
IL COMUNE STA CERCANDO DI RESISTERE.
O, almeno, cercava di resistere con Tronca ( ora non so).

Come? Tronca aveva fatto una contro Delibera, che cercava di frenare tutto questo, riducendo al 15% le case attribuite per gli occupanti.
Ed infatti i movimenti la contestavano ferocemente.
Nel casino applicativo, tutto si era impantanato.

Sottolineo che la Delibera Regionale e’ anche in contrasto con fonti superiori: Legge e Regolamenti Regionali, e percio’ e’ illegittima.
Di che stiamo parlando, quindi?
Perche’, allora, i nostri politici favoriscono le occupazioni sulle graduatorie?
Perche’ nessuno prende il toro per le corna?
Per:
1) consenso elettorale (vedete bene cosa si e’ scatenato con lo sgombero di via Curtatone)
2) per problemi di ordine pubblico: perche’ i Movimenti per il Diritto all’ Abitare fanno gli scontri di Piazza e i vecchietti in graduatoria, invece, no.

LA GRANDE TRUFFA AI POVERI DELLE DELIBERE REGIONALI (nota inviata ai candidati alle elezioni Giachetti e Fassina primavera 2016)

Che cos’e’ la delibera Tronca, e perche’ gli occupanti ce l’hanno tanto con lei?
E’ una delibera (la 50/16*1) con cui il Comune attribuisce il 15% delle case popolari disponibili, agli occupanti di immobili pubblici e privati contenuti in una speciale lista, che individua 16 occupazioni considerate fatiscenti e che devono essere sgombrate.
Il resto va alle graduatorie generali ed agli ospiti dei residence. A questo 15% si affianca un numero imprecisato di “altri immobili” che la Regione metterà eventualmente a disposizione.

Agli occupanti la delibera non piace perche’:
1) La ritengono piu’ sfavorevole di quella regionale (la 110/16*2) che attribuiva molti piu’ alloggi (dicono: il 30%, ma di questo numero non c’e’ traccia in delibera);
2) La lista delle occupazioni beneficiarie in quella regionale era molto piu’ ampia;
3) Le occupazioni “premiate” in delibera comunale- pur con significative eccezioni – sono tendenzialmente indipendenti dai movimenti che coordinano la lotta per il diritto ad abitare;
4) La delibera prevede che, attribuiti gli alloggi, si proceda agli sgomberi.

E’ vero che l’emergenza abitativa e’ un problema gravissimo.
Pero’, se si vuole affrontare correttamente il problema delle “case agli occupanti” e’ necessario tenere conto di alcune cose fondamentali, e non cedere alla retorica del sentito dire.
a) Le case agli “occupanti” di immobili pubblici e private sono sottratti alle graduatorie generali di assegnazione. Questo significa che per dare una casa ad un poveraccio, la si sottrae ad un altro poveraccio (che e’ verosimilmente il piu’ poveraccio fra tutti, perche’ sarebbe in cima alla graduatoria generale, e quindi la casa sarebbe attribuita a lui).
b) Non e’ detto che che l’assegnatario occupante sia altrettanto povero del non assegnatario in graduatoria generale.

Infatti agli occupanti le case vengono attribuite con bandi speciali: i requisiti per partecipare a questi bandi sono: essere occupanti al 31 dicembre 2013 ed avere i requisiti di accesso alle graduatorie delle case popolari.

Ma quali sono i requisiti di accesso alle graduatorie delle case popolari? Questi (Legge regionale 12/99 art.11 *3): 1) Un reddito non superiore a circa 32.500 euro lordi a nucleo familiare (non sto scherzando, avete letto bene: da ultimo bando); 2) Non avere immobili di proprieta’ (o altri diritti reali) nel comune di residenza o sopra un certo valore; 3) Non essere gia’ assegnatari di casa popolare (o averla occupata illegalmente) ; 4) Avere la residenza nel comune.
Bene: questo significa che un baldo giovanotto con circa 2.500 euro lordi al mese (compresa la tredicesima), sano, single, con una piccola casa di proprieta’ a Viterbo, puo’ fare domanda a Roma ed essere ammesso nella graduatoria generale in attesa di un alloggio popolare.
Ovviamente non lo otterra’ mai, perche’ la graduatoria generale prevede tutta una serie di ulteriori requisiti che fanno punteggio (invalidita’, reddito, composizione del nucleo familiare, assenza di dimora/sovraffollamento certificato, etc … Regolamento Reg. Lazio n. 2/2000 art. 2*4) per cui in cima alla graduatoria generale ci sono vecchietti disabili, soli, con la pensione minima, che vivono in dormitori pubblici (o situazioni equivalenti).

Nel bando speciale, invece, il nostro giovanottone ha solo la concorrenza degli altri occupanti: anche volendo applicare gli stessi criteri, le sue possibilita’ di assegnazione sono molto piu’ alte.
E’ invece una certezza che persone in effettivo disagio – ma comparativamente in situazione migliore rispetto ai vecchietti invalidi in graduatoria generale – ottengano la casa a scapito di quelli.
Ci si trova con il paradosso, quindi, che chi ha compiuto un atto illegale (pur spinto dalla necessita’) si trova avvantaggiato a scapito di chi ha rispettato la legge, pur essendo in condizioni assai peggiori.
Che dovrebbero esserci piu’ case per tutti, e’ un altro discorso.
Ed e’ corretto: ma qui stiamo parlando delle risorse realmente disponibili.

Ma davvero le norme prevedono questo?
Ovviamente no, se correttamente interpretate.

Lo prevedono pero’ le due Delibere, quella Regionale e quella Comunale (che cerca di mettere una toppa a quella Regionale, riducendola), che cosi’ si pongono in contrasto con fonti precedenti e superiori.
Infatti la Legge Regionale ed il suo Regolamento prevedono che in determinate situazioni di emergenza, una quota di immobili possa essere “sottratta” alle graduatorie generali ed attribuita per tamponarle.
Queste situazioni sono tassative (Reg.reg. 2/2000 art. 13 *4) : calamita’ naturali, rilascio forzoso a seguito di calamita’, donne che hanno subito violenza,presenza di handicap psicofisici, rientro di emigrati, occupazione di immobili PUBBLICI destinati all’uso PUBBLICO (quindi NO occupazioni di proprieta’ privata, o beni abbandonati e che il Comune non utilizzera’ mai).

La quota e’ fino al 25% del totale, con un 20% da attribuire ai profughi.
Quello che rimane, va spartito fra le situazioni di emergenza sopra indicate (e non attribuito ad una soltanto).
Soprattutto, queste situazioni speciali aggiungono punteggio ai requisiti di progressione delle graduatorie, e NON permettono la loro DEROGA (Reg. Reg. 2/2000 art. 1 n.4; art. 2 n.2 ter *4) .

Questo vuol dire, ad esempio, che il vecchino povero e disabile, che sta occupando uno stabile pubblico destinato ad uso pubblico, potra’ partecipare al bando speciale rispetto al vecchino povero e disabile che non sta occupando, perche’ ha ANCHE quel problema in piu’.
MA NON che qualsiasi occupante ha “diritto” alla casa popolare, per il solo fatto di essere occupante ed avere gli ampissimi requisiti d’accesso prima descritti, come invece compare nelle delibere.

C’ E’ UN’ ALTRA QUESTIONE FONDAMENTALE: I CENSIMENTI.

Un problema gravissimo riguarda capire chi e’ dentro le occupazioni.
Questo e’ il vero braccio di ferro col Comune.

Infatti, non tutti gli occupanti sono in stato di bisogno: alcuni occupano per opportunita’, a volte anche con un lavoro regolare ( per mandare piu’ soldi a casa, per essere piu’ vicini al posto di lavoro, perche’ nell’ occupazione hanno amici o business etc…).
Nella confusione di considerare tutti “in emergenza”, viene favorito anche chi non si trova in stato di fragilita’ e potrebbe pagare regolarmente un affitto.

Il caso di piazza Indipendenza e’ indicativo: su 800 persone, solo 107 sono state trovate in reale bisogno.

Inoltre, come spesso accade, NON AVEVANO FATTO DOMANDA PER LE CASE POPOLARI, anche quelli che ne avrebbero avuto diritto (come alcuni dei profughi piu’ anziani).
Perche’? Perche’ i Movimenti spesso sconsigliano di farlo: la casa la si deve prendere con “la lotta” e non con la normale attesa nelle graduatorie.
In altre parole, grazie a loro (e attraverso le graduatorie speciali), e non grazie alle leggi dello Stato (ed alla comparazione del bisogno su regole valide per tutti).

Infine, una nuova delibera regionale, due mesi fa, ha spiegato come vada interpretato il requisito (per le graduatorie speciali) di essere occupanti al 31 dicembre 2013: e cioe’ che chiunque occupa ADESSO immobili che erano occupati al 31 dicembre 2013, avra’ diritto ad entrare nella graduatoria speciale.
Dentro tutti, quindi. Una grande vittoria dei Movimenti, ed una grande sconftta per la giustizia.

****** [fine della nota del 2016]
Vorrei sapere come si puo’ parlare di giustizia sociale difendendo un paradosso giuridico che e’ anche, eticamente, un sopruso.
Una guerra di poveri contro poveri, certamente: ma che ha il senso piu’ ampio della sconfitta delle regole poste a tutela PROPRIO dei piu’ poveri.

(…)Infine, un’ultima nota spinosa.
E’ giusto e sacrosanto che non esista alcuna distinzione nell’attribuzione degli alloggi basata sulla provenienza geografica: un immigrato ha gli stessi diritti di un cittadino, se legalmente soggiornante ed in pari condizioni di disagio (il vantaggio e’ solo per i profughi, come detto).
MA gli occupanti di stabili sono in grandissima parte stranieri.
Le persone in attesa in graduatoria sono per la maggior parte italiane.
Quando la destra dira’ che le case degli italiani sono attribuite agli stranieri, in barba alla giustizia sostanziale, ed in barba alla legge,avra’ ragione.
Sapete che c’e’?
Oltre il danno la beffa.

Benedetta Piola Caselli

*1 Delibera Tronca

50 12/04/2016 DIPARTIMENTO POLITICHE ABITATIVE Piano di attuazione del programma regionale per l’emergenza abitativa per Roma Capitale di cui alle deliberazioni della Giunta Regionale n. 18 del 15 gennaio 2014 e n. 110 del 15 marzo 2016 – Prima calendarizzazione interventi di cui alla deliberazione di Giunta Comunale n. 206 del 16 maggio 2007 e ss.mm.ii.
Cliccando sulla successiva icona di download, si aprirà un’apposita finestra che consentirà di poter aprire o salvare il file o annullare l’operazione di download. Deliberazione Commissario / Straordinario Giunta Capitolina DIPARTIMENTO POLITICHE ABITATIVE numero 50 del 2016 (pdf - 115 Kb)

*2 scarica la Delibera della regione Lazio 110/2016 http://www.regione.lazio.it/binary/rl_main/tbl_delibere/291575.pdf

Regione Lazio delibera 110_2016 graduatorie case popolari 291575

*3 http://www.consiglio.regione.lazio.it/consiglio-regionale/?vw=leggiregionalidettaglio&id=7759&sv=vigente

***REGOLAMENTO REGIONALE 20 settembre 2000, n. 2  Regolamento per l’assegnazione e la gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica destinati all’assistenza abitativa ai sensi dell’art. 17, comma 1, della legge regionale 6 agosto 1999, n. 12. (GU 3a Serie Speciale – Regioni n.15 del 21-04-2001) http://www.gazzettaufficiale.it/atto/regioni/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2001-04-21&atto.codiceRedazionale=001R0139

(1) proponiamo il resoconto pubblicato da Valigiablu.it “Lo sgombero di piazza Indipendenza. I fatti” di Angelo Romano del 25 agosto, il video di Repubblica sull’intervento della polizia nel piazzale della Stazione Termini, e una riflessione sugli avvenimenti di Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale. L’obiettivo è aggiornare man mano la pagina con gli sviluppi della situazione

(2) vedi la nostra scheda “Piano Casa cronologia materiali”

(3) Del Ferrhotel ci siamo ampiamente occupati. Lo stesso Municipio II  – a guida PD – che in questi gironi ha mandato l’assessore al sociale in campidoglio a chiedere accoglienza e soluzioni per i rifugiati ha avuto una posizione assai altalenante a proposito dell’Hotel messo a disposizione da Ferrovie dello Stato per farne un centro di prima acoglienza per i transitanti. E all’iniziativa si è opposto anche il consigliere PD Corsetti, facendosi portavoce delle istanze di alcuni comitati di residenti della zona della stazioen Tiburtina

(4) La Repubblica 26 agosto 2017 Svolta del Viminale: stop agli sgomberi se non ci sono le case Il ministero dell’Interno ha deciso si riscrivere le linee guide per i prefetti impegnati a gestire l’emergenza. “Una sistemazione subito per chi me ha diritto”. Sul caso di via Curtatone al ministero non hanno dubbi: “L’assistenza è compito del Comune” di Fabio Tonacci http://www.repubblica.it/cronaca/2017/08/26/news/svolta_del_viminale_stop_agli_sgomberi_se_non_ci_sono_le_case-173881677/

(5) La Repubblica 27 agosto 2017 Sgomberi, Viminale studia uso beni confiscati a mafie. Domani riunione tecnica con Minniti La direttiva punta a coinvolgere e responsabilizzare prefetti e sindaci ma si valuta anche di coinvolgere il sociale, attraverso gli organi delle amministrazioni comunali deputati a questo settore, e tramite associazione qualificate  http://www.repubblica.it/politica/2017/08/27/news/viminale_sgomberi_edifici_occupati_mafie-173990565/

(da Sole24ore 28 agosto 2017) Viminale studia piano su beni confiscati mafie
Il problema tocca soprattutto le grandi città e non riguarda solo migranti, ma anche cittadini italiani, centri sociali, aree occupate da nomadi. La direttiva ministeriale sarà una costola del pacchetto sulla sicurezza urbana varato ad aprile, che già prevede misure sugli sgomberi per prefetture e sindaci: la circolare vuole responsabilizzare i soggetti coinvolti, in modo che le esigenze di ordine pubblico, quelle delle famiglie più esposte e anche quelle della proprietà degli immobili non entrino in conflitto. Un ruolo in questo processo lo giocherà anche chi si occupa di sociale, negli assessorati come nelle associazioni qualificate. L’obiettivo è evitare sgomberi ‘manu militari’ in assenza di alloggi per sistemare le persone. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-08-28/sgomberi-riunione-viminale-uso-beni-confiscati-mafie-093921.shtml?uuid=AE6PCYIC

(6)* Post Fb Raggi 29 agosto (fino al 31 agosto nell’home page del sito istituzionale del Comune troneggiava il titolo dedicato alla manutenzione delle caditoie, poi il 31 è apparso  come ” In primo piano” anche quello degli sviluppi e degli approfondimenti dopo lo sgombero di Via Curtatone – in calce ) Infine anche nel numero –  curiosamente datato 26 agosto –  della pagina istituzionale  “La Sindaca Informa” è apparsa una approfondita disamina della situazione http://www.comune.roma.it/pcr/it/la_sindaca_informa.page

Duecentomila abitazioni vuote, oltre diecimila persone in lista d’attesa addirittura da decenni per un alloggio popolare e lo scandalo delle occupazioni abusive di centinaia di immobili. Questi sono i numeri di Roma; questo è il vero volto dell’emergenza abitativa e la conseguenza di politiche dell’accoglienza totalmente inadeguate rispetto alla realtà di questi anni.

In questo quadro di desolazione e zone d’ombra, che si traduce in ingiustizia e sofferenze per i più deboli, abbiamo avviato un piano per cambiare il sistema dell’accoglienza e ripristinare la legalità con la dovuta attenzione nei confronti dei soggetti socialmente più fragili: anziani non autosufficienti, madri con bambini, persone disabili. Tuttavia, è sotto gli occhi di tutti come già questa “classificazione” non tenga conto delle nuove povertà e tenda a dividere le famiglie.

La questione di fondo resta l’emergenza casa. Ci stiamo lavorando dallo scorso anno. Nei mesi scorsi, molto prima che il problema esplodesse mediaticamente, abbiamo approvato due delibere per superare il disagio abitativo e tutelare le fragilità. Abbiamo tracciato un percorso: stiamo effettuando la ricognizione di tutti gli immobili del patrimonio di Roma Capitale e dei beni confiscati e sequestrati alla criminalità organizzata. Vogliamo destinarli a nuclei familiari in condizioni di fragilità all’interno del nuovo Servizio di assistenza e sostegno socio alloggiativo temporaneo (Sassat). Entro il 31 ottobre termineremo il censimento e avvieremo le attività di stima economica per gli interventi di manutenzione necessari a renderli abitabili.

Una seconda tappa è quella del 31 dicembre. Entro quella data presenteremo in Assemblea Capitolina un “Piano di azione per superare il disagio abitativo”: l’obiettivo è potenziare lo scorrimento delle graduatorie di chi ha diritto a un alloggio di Edilizia residenziale pubblica (Erp). Abbiamo già iniziato con la chiusura dei famigerati Centri di assistenza alloggiativa temporanea (Caat): sono residence che, pur costando milioni di euro ai cittadini, non risolvevano dell’emergenza abitativa dei più deboli. Mettiamo così fine a uno spreco di risorse pubbliche che riutilizzeremo – meglio – per le famiglie più in difficoltà.

C’è poi la questione dei circa 100 immobili, pubblici e privati, occupati abusivamente in tutta la città. Abbiamo già avviato un’indagine, partendo dagli stabili che risultano più a rischio dal punto di vista della sicurezza, per verificare se al loro interno vi siano persone che hanno diritto ai servizi di assistenza alloggiativa previsti per le fragilità. Ricordiamo, tuttavia, che l’ingresso viene spesso impedito ai nostri operatori sociali proprio da una parte degli occupanti che vogliono nascondere le reali condizioni all’interno degli immobili.

Insomma, il Comune sta facendo la sua parte ma deve essere chiaro che non dovranno essere tollerate nuove occupazioni: su questo, gli interventi per ristabilire la legalità da parte delle forze dell’ordine avranno il pieno sostegno dell’amministrazione capitolina.

Servono azioni di sistema, altrimenti si continuerà a rincorrere le emergenze come nel caso dello sgombero di via Curtatone. Sono necessari strumenti normativi nuovi, perché quelli esistenti non sono più adeguati a gestire un fenomeno profondamente diverso rispetto a quello di pochi anni fa. Bisogna adeguare le norme ai mutamenti della società. Tutte le istituzioni, a partire da Governo e Regione, devono essere consapevoli di questo mutamento in atto.

Il Governo dovrebbe studiare misure urgenti per disincentivare il fenomeno degli immobili sfitti o invenduti. Solo a Roma si trovano circa 200mila case vuote, che in alcuni casi formano veri e propri quartieri fantasma. È uno scandalo a cui bisogna porre rimedio, un’offesa a chi non ha un tetto ed è costretto a vivere da anni in condizioni di disagio. Soprattutto dopo la crisi economica che ha colpito l’Italia.

Il Governo, inoltre, ha a sua disposizione un immenso patrimonio che potrebbe mettere a disposizione dei Comuni per superare l’emergenza abitativa: basterebbe potenziare l’attuazione del federalismo demaniale e assegnare alle amministrazioni locali le caserme e i forti; e, beninteso, le relative risorse per riqualificarli e renderli disponibili. Darli alle famiglie.

Con la Regione Lazio abbiamo già avviato un dialogo per modificare le condizioni per utilizzare i 30 milioni di euro previsti da una recente delibera. Questi stanziamenti vanno resi realmente utilizzabili: il vincolo di destinarne una percentuale agli occupanti abusivi non ci convince.

C’è poi la questione della politica migratoria. Al momento non esiste un piano nazionale di inclusione dei migranti successivamente all’uscita dal circuito Sprar che, di fatto, sono abbandonati a carico dei Comuni. Persone che non possono neanche lasciare l’Italia, come vorrebbero, perché il Trattato di Dublino firmato dal governo glielo impedisce.
Immigrazione, accoglienza e emergenza abitativa sono temi legati tra loro. Serve una visione complessiva, nuova.

(7) vedi nostro post “Sindaca di tutti o esponente 5 stelle?” del 28 febbraio 2017)

(8) Post su Facebook 30 agosto 2017  (anche video)

Virginia Raggi : Dobbiamo dare assolutamente priorità alle persone che sono in graduatoria in attesa di una casa da decenni e a tutte le fragilità, ossia gli anziani, i disabili e i bambini con le loro mamme. Nessuna corsia preferenziale per chi occupa abusivamente.

L’aiuto ai più fragili è stato ripetutamente proposto e continuerà ad essere avanzato a tutte le persone che ne hanno diritto. Ai nostri operatori sociali è stato impedito di entrare negli immobili occupati per fare un censimento e verificare quali fossero le persone con fragilità. Le inchieste della magistratura faranno chiarezza anche su quanto accadeva in questi immobili a danno dei più deboli.

Tutte le Istituzioni sono concordi nel sostenere che non dobbiamo scatenare guerre tra poveri.
Per quanto riguarda l’emergenza abitativa proseguiremo nel solco della legalità: andremo avanti, perché questa è la direzione da prendere.

(9) “…è vero che la Raggi si deve occupare dell’emergenza migranti ma si deve occupare soprattutto dei romani…”.http://www.adnkronos.com/fatti/politica/2017/08/25/maio-rifugiati-non-vogliono-spostarsi-insegnanti-hanno-fatto_bC3oYMbrVGDMfvA2SEd7hM.html

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