Parallelamente alle attività cartografiche si è sviluppato un filone di attività basata su servizi di informatizzazione di reti tecnologiche inizialmente solo per Acea (è stata informatizzata tutta la rete elettrica di dettaglio e schematica di At/Mt e Bt dell’azienda sul terriotorio del Comune di Roma e la rete di alimentazione della Pubblica Illuminazione) in seguito anche per altri Enti extra comunali, per lo più in partnership con altre aziende del settore (A2A di Milano, Acquedotto pugliese, Hera Bologna).
Da luglio 2010 Cartesia è stata trasformata in una S.r.l.
I principali utilizzatori della cartografia Cartesia sono stati il Comune di Roma, Acea Distribuzione SpA, Acea ATO2 SpA, Italgas SpA, Atac SpA, Telecom Italia SpA, Roma Metropolitane srl, Risorse RPR Spa, Autorità di Bacino del fiume Tevere, ISPESL, Università La Sapienza, Università RomaTRE, molti studi di Professionisti e Società di progettazione urbanistica.
La Cartografia del Comune di Roma è uno strumento essenziale per le attività di governo del territorio ed è ormai un patrimonio condiviso da tutti visti anche gli investimenti già effettuati dagli enti locali che attualmente la utilizzano; sarebbe infatti assolutamente antieconomico perdere questo strumento sempre attuale ed insostituibile per la gestione dei tematismi territoriali che ogni Ente ha associato ad essa.
Non esistono altri prodotti sul mercato che possano sostituire la Banca dati territoriale di Cartesia. L’attuale Carta Tecnica Regionale in scala 1:5000 oltre ad avere una precisione cartografica molto inferiore, è aggiornata al 2002 (non sono attualmente previste attività di aggiornamento). Inoltre la cartografia Cartesia memorizza e rappresenta oggetti cartografici non presenti nella cartografia della Regione Lazio. Qualche esempio? Numerazione civica puntuale, muretti di recinzione, cabine elettriche ed edicole, pali di illuminazione pubblica, marciapiedi inferiori al metro, alberi singoli, le volumetrie di tutti gli edifici ed edifici inferiori a 100 mq. La Carta Tecnica Regionale non può quindi costituire un supporto utilizzabile per chi ha già la cartografia Cartesia in scala 1:2000 aggiornata al 2008.
Dopo mesi e mesi di agonia il 6 novembre 2014 Cartesia è costretta a dichiarare fallimento, come fatto in precedenza dalle Società Gemma Spa ed Italeco Spa di cui Cartesia era partecipata.
Questa la storia fino al 2014, per arrivare ai giorni nostri riportiamo qui di seguito questo articolo tratto dal sito landcity.it che spiega alla perfezione la situazione a cui si è giunti.
Il database geografico che copre il Comune di Roma è andato all’asta (25/07/2017) ma nessuno ha deciso di acquistarlo. Il database è stato realizzato da una società denominata Cartesia, creata ad hoc per questo da Acea e Telecom Italia alla fine degli anni novanta.
È stata aggiornata fino al 2008, poi l’azienda, è stata abbandonata al suo destino ed è fallita. La banca dati, unico oggetto di valore dell’azienda, è andata all’asta. Ricordiamo che negli anni d’oro avevano comprato licenze d’uso di questo database, il Comune di Roma, l’ATAC, l’ACEA, Italgas e Telecom Italia. Le licenze però non consentono di variare o aggiornare il database, compito riservato alla sola Cartesia, che ha fornito negli anni fino al 2008 gli aggiornamenti a pagamento.
Il Tribunale di Roma, ha proceduto quindi a commissionare uno studio per la valutazione della banca dati al fine di bandire un’asta pubblica e recuperare soldi per coprire i debiti accumulati, che vedono in prima linea come creditori gli stessi ex-impiegati di Cartesia, non pagati per molti mesi.
La banca dati è costituita da un database geotopografico del Comune di Roma in scala 1:2.000 derivata da rilievo aereo è arricchita di toponomastica stradale e numerazione civica puntuale. Un valore notevole aggiunto, quest’ultimo, che ha richiesto oltre ad una attenta ricognizione a terra, un complicato lavoro di confronto con i dati descrittivi ufficiali su strade e civici del Comune.
Da uno studio effettuato nel 2006 da esperti dell’Università La Sapienza di Roma, la banca dati aveva un valore di produzione pari a quasi 9 milioni di euro. Con le nuove tecnologie digitali oggi disponibili si potrebbe produrre lo stesso database geografico con 2.600.000 euro.
Considerando gli adeguamenti strutturali e gli aggiornamenti da apportare, che riguarderebbero essenzialmente le urbanizzazioni periferiche di Roma realizzate negli ultimi 10 anni, la base d’asta è stata posta dal Tribunale a 460.000 euro. Una cifra questa che assicurerebbe all’acquirente la proprietà del dato, con possibilità di apportare modifiche, correzioni e soprattutto aggiornamenti.
Ma l’asta è andata deserta. Il Comune di Roma Capitale che non detiene la proprietà di alcuna base topografica, ha pensato bene di non proporsi per l’acquisto, ne tanto meno si sono proposte le altre grandi aziende di reti tecnologiche che operano su Roma e che usano da anni, probabilmente in modo improprio questa base dati. Dico in modo improprio, perché non è pensabile che in 10 anni non abbiano apportato modifiche ed aggiornamenti al dato fornito da Cartesia, contro le specifiche di licenza.
Non vi sembra assurdo tutto questo? Il più grande Comune d’Italia, Capitale del nostro Stato, che non possiede una propria cartografia per gestire il territorio, non partecipa all’asta della cartografia che, senza ombra di dubbio, fa al proprio caso? Forse non è un oggetto utile per gestire il territorio? Forse non è un oggetto utile per diminuire il caos che si crea a seguito di ogni scelta, a seguito di ogni scavo, a seguito di ogni lavoro pubblico? Forse non è uno strumento per minimizzare gli errori che continuamente si ripetono?
Il database andrà nuovamente all’asta ad ottobre con una base ovviamente più bassa. Vedremo quali livelli potrà raggiungere l’incoscienza degli amministratori pubblici ma anche degli amministratori di quelle aziende private che gestiscono reti e che spendono milioni di euro per la trasformazione digitale delle proprie strutture ma perdono occasioni d’oro come questa.