Rigenerazione o rispeculazione? A proposito della risposta di Civita all’appello sul Manifesto
Autore : Redazione
Nell’autunno 2014 Carteinregola con altre associazioni fece un presidio di un mese e mezzo alla Pisana chiedendo inutilmente a Zingaretti e Civita di non prorogare – o modificare – il Piano Casa
In seguito all’appello contro La rigenerazione, poco urbana del Piano Casa di Zingaretti firmato da intellettuali e urbanisti a proposito delle demolizioni e ricostruzioni dei villini pubblicato da Il Manifesto lo scorso 28 marzo (1), l’ex assessore all’urbanistica regionale Michele Civita ha inviato al quotidiano un suo intervento (2), pubblicato ieri con il commento di Enzo Scandurra, primo firmatario dell’appello (3). Pubblichiamo entrambi, con le nostre osservazioni alle precisazioni di Civita, che abbiamo inviato alla direttrice Norma Rangeri chiedendole di volerle pubblicare a integrazione di quanto già puntualizzato da Scandurra. Intanto, un’ ulteriore conferma delle gravi conseguenze del Piano Casa di Civita/Zingaretti viene da un comunicato del MIBACT (Ministero dei Beni e delle attività culturali) diramato ieri, che annuncia che “verrà avviata l’istruttoria per l’apposizione di una serie di vincoli paesaggistici a salvaguardia dei valori urbani e storici delle testimonianze urbanistiche post unitarie e dei primi decenni del XX secolo presenti a Roma, riguardanti in particolare i villini del Novecento nei quartieri più esposti al rischio di manomissione” (4)
Rigenerazione o rispeculazione urbana?
“In deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici e dei regolamenti edilizi comunali vigenti o adottati…” è una frase che apriva i 6 articoli del Piano casa Polverini/Ciocchetti che bypassavano i piani regolatori comunali, rimasta uguale negli stessi articoli del Piano casa Zingaretti/Civita approvato il 31 ottobre 2014, consentendo ampliamenti, cambi di destinazione, demolizioni e ricostruzioni, come quelli degli interventi che oggi stanno calando sui quartieri novecenteschi della Capitale.
Il centro storico a cui si riferisce Civita, dove “non si può applicare il Piano casa”, è quello delimitato dalle mura aureliane, che Alemanno escluse dall’applicazione del Piano casa Polverini nel gennaio 2012. Quando Civita prorogò quel Piano Casa – che sarebbe scaduto naturalmente il 31 gennaio 2015 – fino al gennaio 2017, nonostante le nostre richieste, non concesse all’allora Sindaco Marino la possibilità di estendere la tutela a tanti quartieri della città storica rimasti esclusi. Con le conseguenze che sono oggi sotto gli occhi di tutti, cioè di permettere di abbattere e ampliare edifici di pregio nei quartieri dove le cubature hanno maggior valore, come Trieste, Prati, Garbatella, Città Giardino e molti altri . L’ex assessore all’urbanistica Civita afferma che “Per quanto riguarda gli edifici che sono nella Carta della Qualità del Piano Regolatore del Comune di Roma gli interventi devono essere valutati dalla soprintendenza e devono essere conformi alle prescrizioni della Carta della Qualità stessa”, ma questo vale solo per gli edifici elencati per l’apunto nella “Carta per la Qualità”, e non perchè previsto nel “Piano casa”, ma per merito di Alemanno, che nella Delibera 7/2012 ha specificato che, dato il mancato aggiornamento dell Carta, gli edifici sarebbero stati oggetto di valutazione della Sovrintendenza (ma con il silenzio assenso dopo 50 giorni di mancato parere).
Ed è quantomeno sibillina anche l’affermazione che “per quanto riguarda gli interventi in essere e che riguardano progetti che hanno usufruito del vecchio Piano Casa, il Comune di Roma dovrebbe governare queste trasformazioni, in particolare verificando l’inserimento del progetto nel contesto urbanistico e architettonico esistente”. Perché la parola “governare” è, in questo caso, decisamente inappropriata, dato che dovrebbe essere sinonimo di “decidere ” e “scegliere”. Il Comune – e la Soprintendenza, a parte gli edifici vicnolati o inseriti nella Carta per la qualità – invece può solo verificare se le domande rispondano ai requisiti del Piano Casa regionale e non abbiano controindicazioni normative. Nessuna discrezionalità, quindi nessun “governo”.
E il “Coque, il Comitato per la qualità urbanistica ed edilizia, composto da 11 esperti” che secondo Civita “può verificare la qualità dei progetti rispetto ai luoghi dove si inseriscono”, potrà senz’altro dare indicazioni sulla qualità urbanistica dei progetti, ma non ha certo il potere di impedire ampliamenti, abbattimenti e ricostruzioni per progetti che rispondano alle norme stabilite dal Piano casa regionale.
Quanto alla nuova legge sulla Rigenerazione urbana, avrà ragione l’ex assessore quando dice che “il Comune ha più potere e quindi più responsabilità nel trovare ambiti possibili di riqualificazione e recupero edilizio”, ma facciamo presente che all’art. 6 si prevede esplicitamente che per le finalità della Rigenerazione urbana descritte nell’art.1 della legge, “previa acquisizione di idoneo titolo abilitativo” “sono sempre consentiti interventi di ristrutturazione edilizia o interventi di demolizione e ricostruzione con incremento fino a un massimo del 20 per cento della volumetria…”.
Ma soprattutto, la nuova legge non dà alcuna certezza che si spingeranno i privati a “intervenire in particolare nelle zone degradate, già compromesse e riqualificare i tessuti edilizi disomogenei”, dato che, come già il Piano casa, non viene messo alcun paletto per impedire che gli interventi cosiddetti di “rigenerazione” anziché inserirsi nei territori che ne avrebbero bisogno – le stra citate “periferie” – al contrario si moltiplichino dove c’è la possibilità di ricavare più profitto.
Ci auguriamo che il nuovo assessore e il nuovo consiglio regionale, in sinergia con il Comune di Roma, rimettano mano al più presto a questa legge per modificarne le molte distorsioni, a partire dagli abbattimenti di edifici che fanno parte del nostro paesaggio urbano storico.
Carteinregola
(ultima modifica 6 aprile 2018)
Vai al dossier con la cronologia e i materiali con la storia del Piano casa del Lazio e della legge di rigenerazione urbana)
>vai al nostro articolo “Legge di Rigenerazione urbana regionale: cancellate subito l’art.6″ (28 marzo 2018)
> Demolizione villini: >vai alle FAQ del 10 marzo 2018
(1) vedi La rigenerazione, poco urbana, del Piano Casa di Zingaretti 28 marzo 2018 Il manifesto
(2)
Il manifesto 30 marzo 2018
Gentile direttore,
Il vecchio Piano Casa della Giunta Polverini è stato modificato dalla nostra amministrazione per tutelare le aree agricole e i parchi, limitando il consumo di suolo e indirizzandolo solo sui tessuti edilizi già realizzati, quindi senza nessun “regalo ai costruttori”. Inoltre, il nuovo Piano Casa, ormai superato dalla Legge sulla Rigenerazione Urbana, non si può applicare nei centri storici, quindi anche in quello di Roma, e su tanti edifici già vincolati. Per quanto riguarda gli edifici che sono nella Carta della Qualità del Piano Regolatore del Comune di Roma, gli interventi devono essere valutati dalla soprintendenza e devono essere conformi alle prescrizioni della Carta della Qualità stessa. Per quanto riguarda gli interventi in essere e che riguardano progetti che hanno usufruito del vecchio Piano Casa, il Comune di Roma dovrebbe governare queste trasformazioni, in particolare verificando l’inserimento del progetto nel contesto urbanistico e architettonico esistente. Parliamo, nel caso dei “villini”, di progetti vecchi di almeno tre anni su cui già si è accumulato un grave ritardo sulla valutazione e su cui bisogna contribuire a far sì che siano progetti sostenibili e coerenti al contesto in cui ricadono. Ma non è la Regione che può intervenire sul merito di questi progetti. Il Campidoglio, ad esempio, ha istituito il Coque, il Comitato per la qualità urbanistica ed edilizia, composto da 11 esperti. Proprio questa commissione può verificare la qualità dei progetti rispetto ai luoghi dove si inseriscono. Inoltre, per il futuro, con la nuova legge sulla Rigenerazione urbana, il Comune ha più potere e quindi più responsabilità nel trovare ambiti possibili di riqualificazione e recupero edilizio. Voglio inoltre ricordare che la Regione Lazio è l’unica d’Italia che ha superato le deroghe del Piano Casa, con una nuova legge ordinaria che punta a dare più potere ai Comuni e ai cittadini, per intervenire in particolare nelle zone degradate, già compromesse e riqualificare i tessuti edilizi disomogenei. Nei sei mesi che ci sono voluti per approvarla abbiamo sollecitato tutti i Comuni a mandarci osservazioni e proposte e non abbiamo ricevuto alcun commento dal Comune di Roma. Ovviamente siamo sempre disponibili a valutare proposte per migliorarla. Noi siamo sempre pronti a collaborare per aiutare i Comuni e quello di Roma in particolare a trovare le soluzioni migliori per la città.
Michele Civita, ex Assessore regionale all’Urbanistica del Lazio.
(3) Il manifesto 30 marzo 2018
Ringraziamo l’ex Assessore regionale all’urbanistica Michele Civita per la sua pronta replica alla nostra lettera-appello contro lo scempio dei Villini realizzato in base al Piano Casa della Regione Lazio. Lo ringraziamo tanto più perché in passato ci sono stati presidi e manifestazioni sotto la sede della Regione per chiedere almeno di modificare alcuni articoli della cosiddetta legga di “Rigenerazione urbana”. Non ci ha mai risposto. Ora l’ex Assessore regionale all’urbanistica cerca di scaricare le colpe sulla Giunta comunale ma l’ex Assessore Civita conosce sicuramente i contenuti della Memoria di Giunta presentata in proposito dall’Assessore Montuori che confermava che l’Art. 6 ripropone “le pesanti ricadute sull’assetto urbano prodotte dalla precedente legge Piano casa, deregolatoria alla normativa urbanistica comunale”.
E veniamo all’Art. 6 della Legge sulla Rigenerazione; esso recita che per le finalità della Rigenerazione Urbana “previa acquisizione di idoneo titolo abilitativo” “sono sempre consentiti interventi di ristrutturazione edilizia o interventi di demolizione e ricostruzione con incremento fino a un massimo del 20 per cento della volumetria o della superficie lorda esistente ad eccezione degli edifici produttivi per i quali l’incremento massimo consentito non può superare il 10 per cento della superficie coperta”. Siamo di nuovo al Piano Casa Polverini/Zingaretti seppure ammantato di retoriche dichiarazioni d’intenti. Nei fatti con l’obiettivo di “promuovere, incentivare e realizzare, al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini, la rigenerazione urbana….”, si serve ancora una volta ai privati su un piatto d’argento la possibilità di ampliare-demolire-ricostruire cubature dove è più conveniente: nei quartieri novecenteschi della città storica. Quanto al Coque (Comitato per la Qualità Urbanistica ed Edilizia), organismo comunale, esso può forse dare indicazioni sulla qualità urbanistica dei progetti, ma non piò certo impedire ampliamenti, abbattimenti e ricostruzioni, dato che non ha alcun strumento normativo per farlo
(4) 30 marzo 2018 Comunicato del MIBACT: Villini Novecento Roma: al via istruttoria per vincoli paesaggistici In seguito a una riunione con l’Ufficio Legislativo e l’Ufficio Unesco del MiBACT, la Direzione Generale per l’archeologica le belle arti e il paesaggio, la Soprintendenza Speciale archeologia belle arti e paesaggio di Roma e i rappresentanti locali e nazionali dell’associazione Italia Nostra, il MIBACT comunica che verrà avviata l’istruttoria per l’apposizione di una serie di vincoli paesaggistici a salvaguardia dei valori urbani e storici delle testimonianze urbanistiche post unitarie e dei primi decenni del XX secolo presenti a Roma, riguardanti in particolare i villini del Novecento nei quartieri più esposti al rischio di manomissione.