La finanziaria pentaleghista fa due regali ai balneari
Autore : Redazione
“Le concessioni per gli stabilimenti balneari non possono essere rinnovate automaticamente: è richiesta una selezione trasparente attraverso gare d’appalto”. A stabilirlo è la Corte di Giustizia europea in una sentenza che boccia le proroghe automatiche, tanto volute dal Governo italiano per far felici i soliti amici degli amici. Per il Movimento 5 Stelle le spiagge sono di tutti. Si deve fare in modo che parte dell’economia del nostro Paese possa ripartire dal turismo balneare, dando la possibilità a chi ne ha le capacità di lavorare nel settore”
Marco Zullo, parlamentare europeo M5S, in un post pubblicato nell’agosto 2016 sul sito di Beppe Grillo
3 GENNAIO 2018 E’ giusto che il suolo pubblico – in questo caso le spiagge demaniali – un bene comune che dovrebbe essere assegnato con criteri subordinati all’interesse generale, alla trasparenza e all’equità, sia concesso per fini commerciali a privati per anni e anni – con assai scarso ritorno economico, in proporzione al giro di affari, per gli enti locali? E soprattutto, cosa resta del Movimento 5 Stelle, se per assecondare la Lega smantella un pezzo per volta i suoi capisaldi?
Due emendamenti inseriti nella finanziaria, che riportiamo in calce, hanno reso assai soddisfatte le associazioni dei balneari, che da tempo premono sui parlamentari per ottenere proroghe alle concessioni, ormai oltre ogni ragionevole termine di applicazione della cosiddetta “Bolkestein”(1), la direttiva europea che obbliga alla messa a gara periodica dei beni pubblici limitati. Le spiagge demaniali, cioè dello Stato, cioè di tutti, fino ad oggi concesse a privati per lo sfruttamento commerciale e prorogate in contrasto e in infrazione alle normative europee dal centrodestra e dal centrosinistra, continueranno quindi ad essere gestite senza alcuna gara, anche grazie alla maggioranza pentaleghista.
Senza mettere in discussione gli aiuti previsti per i concessionari che hanno subìto ingenti danni per il maltempo dell’autunno scorso, va detto che la manovra finanziaria approvata dal Governo, in questo caso su sollecitazione della Lega, a cui il Movimento Cinque Stelle si è supinamente adeguato, ha fatto due consistenti e allarmanti regali alla categoria. Una proroga – l’ennesima – delle concessioni, e l’autorizzazione a mantenere in loco le strutture provvisorie che finora dovevano essere smontate alla fine della stagione.
Vediamo i commi della finanziaria relativi ai balneari.
Articolo 675 : le spiagge sono definite un “bene demaniale” da “tutelare valorizzare e promuovere” come “elemento strategico per il sistema economico, di attrazione turistica e di immagine del Paese” (nessun accenno, nella premessa, al patrimonio pubblico e all’ambiente)
Nell’articolo si prevede un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri da adottare entro 4 mesi (aprile 2019) per “fissare i termini e le modalità” di una “generale revisione delle concessioni demaniali marittime” (quindi i 4 mesi non sono per la revisione, ma solo preparatorie alla) “nell’ottica di una armonizzazione delle normative europee” (che avrebbero già dovuto essere adottate da anni e anni), con un programma che sembra incredibile che debba essere ancora avviato, visto che se ne parla da un bel pezzo, che prevede la ricognizione e mappatura del litorale, dello stato dei luoghi, delle concessioni, delle imprese concessionarie, degli investimenti da queste effettuati e dei relativi ammortamenti, nonchè l’individuazione “dei metodi, degli indirizzi e dei criteri” “per la programmazione, pianificazione e gestione integrata della difesa delle coste e degli abitati costieri“.
Il successivo articolo 677 specifica quali criteri deve contenere il decreto per “strutturare un nuovo modello di gestione delle imprese turistico ricreative e ricettive secondo schemi e forme di partnernariato pubblico -privato atto a valorizzare la tutela e la più proficua utilizzazione del demanio marittimo” etc etc etc., la revisione delle norme connesse alle concessione demaniali marittime, il riordino delle concessioni ad uso residenziale ed abitativo, la revisione e l’aggiornamento dei canoni.
Tutte attività che il successivo articolo 678 specifica che dovranno essere effettuate dalle competenti amministrazioni entro 2 anni dall’adozione del decreto. E il successivo articolo 679 prevede l’avvio di una consultazione pubblica entro 180 giorni dalla fine dei lavori avviati dal decreto, con modalità stabilite dall’articolo 680. Il 681 prevede dopo la consultazione pubblica di assegnare le aree concedibili non ancora assegnate.
E arriviamo al 682, quello che stabilisce che le concessioni vigenti (2) hanno una durata di anni 15 con decorrenza dalla data della entrata in vigore della legge finanziaria e che al termine dei 15 anni saranno sottoposte alle “migliori procedure” “da adottare per ogni signola gestione di bene demaniale” individuate dalle disposizioni adottate con il decreto. Il successivo articolo 682 ribadisce il concetto, aggiungendo che la proroga di concessioni che possono essere state rilasciate e poi rinnovate da un bel pezzo (3) è motivata da una “grave crisi per i danni subiti dai cambiamenti climatici e dai conseguenti eventi calamitosi straordinari“. E l’articolo 685 aggiunge, come misura straordinaria per i concessionari di Regioni in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza per le calamità dello scorso autunno, la sospensione del canone demaniale fino all’erogazione del risarcimento.
Ma al di là del fatto che la legge di bilancio ha conferito una ulteriore durata delle concessioni di 15 anni a tutti, indipendentemente dall’accertamento degli eventuali danni subìti, va sottolineato che rimanda a un futuro ulteriormente lontano anche il “momento della verità”, quello in cui si dovrebbe stabilire se e come mettere a gara le concessioni balneari prorogate da anni, che nel luglio 2016 la Corte di Giustizia Ue ha stabilito rientrare nella direttiva Bolkestein sui servizi: per questa ragione l’estensione automatica di autorizzazioni esistenti (senza dunque una procedura di selezione) viola la direttiva del 2006, oltre che il Trattato Ue.
Inoltre nulla dicono gli articoli della trasparenza, che dovrebbe essere un valore primario nell’affidamento e nella gestione di beni pubblici e soprtatutto in un settore spesso troppo opaco, su cui aveva cercato inutilmente di portare maggiore chiarezza davanti ai cittadini nella scorsa legislatura l’allora deputato Andrea Mazziotti https://www.andreamazziotti.eu/spiagge-trasparenti/
Anna Maria Bianchi Missaglia
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
(7 gennaio 2019)
scarica lo Studio
Concessioni balneari in Italia e Direttiva 2006/123/EC, nel contesto europeo del 2017 Lo studio, commissionato dall’Unità tematica Diritti dei cittadini e affari costituzionali del Parlamento europeo su richiesta della commissione PETI, analizza la disciplina italiana in materia di concessioni di spiaggia, in una prospettiva europea e comparata, illustrando le diverse questioni aperte e le possibili ripercussioni della sentenza della Corte di Giustizia UE, C-458/14 e C-67/15, che sembra imporre una riforma organica del settore balneare, non più procrastinabile. L’analisi è estesa ai modelli adottati da altri Stati dell’Unione per la gestione dei beni afferenti alla fascia costiera, al fine di verificarne funzionalità ed efficacia rispetto al sistema italiano. Concessioni balneari in Italia e Direttiva 2006:123:EC, nel contesto europeo
scarica il testo della Legge di Bilancio 2019 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale legge-bilancio-2019-testo-definitivo
Art.246
Art. 675 e successivi
NOTE
(1) La direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006. La “direttiva sui servizi”, questo è il suo nome corretto, meglio nota come direttiva Bolkestein, reca disposizioni miranti a regolamentare la libera circolazione dei servizi tra gli Stati membri e la libertà di stabilimento delle attività economiche di servizi e fu approvata nel 2006, quando la Commissione europea era guidata da Romano Prodi. La direttiva, recepita definitivamente dall’ordinamento italiano con il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, si configura come una direttiva quadro che dispone norme di portata generale nonché princìpi operativi, riconoscendo ai singoli Stati membri la facoltà di stabilire le modalità nonché i tempi di applicazione degli stessi. In pratica sancisce la parità di tutte le imprese e i professionisti europei nell’accesso ai mercati dell’Unione: un’impresa tedesca o francese non deve subire svantaggi se vuole operare in Italia soltanto perché ha la sede in un altro paese dell’Unione. In realtà è una questione complicata, e nel tempo ha causato diverse proteste, tra gli ambulanti, i gestori di stabilimenti balneari e altre categorie. Infatti la direttiva stabilisce anche che quasi tutte le concessioni pubbliche, cioè beni di proprietà statale, come le spiagge o gli spazi occupati dagli ambulanti, possono essere concesse ai privati solo per quantità di tempo determinate, al termine delle quali la concessione deve essere messa pubblicamente a gara. Chi per decenni ha goduto di rinnovi quasi automatici è contrario alle gare perché teme di perdere il lavoro o i propri investimenti. Una delle disposizioni della direttiva stabilisce per esempio che le gare per affidare in gestione servizi pubblici debbano avere regole chiare e ricevere pubblicità internazionale.
vedi anche Bolkestein, cosa bisogna sapere Direttiva 2006/123/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 dicembre 2006. –22 dicembre 2017 Continua#
(2) Le concessioni disciplinate dall’art.01 del D.L. 5 ottobre 1993, n. 400.
Disposizioni per la determinazione dei canoni relativi a concessioni demaniali marittime, convertito con modificazioni dalla Legge 4 dicembre 1993, n. 494.Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, recante disposizioni per la determinazione dei canoni […]
“Art. 01. – 1. La concessione dei beni demaniali marittimi può essere rilasciata, oltre che per servizi pubblici e per servizi e attività portuali e produttive, per l’esercizio delle seguenti attività:
a) gestione di stabilimenti balneari;
b) esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, cibi precotti e generi di monopolio;
c) noleggio di imbarcazioni e natanti in genere;
d) gestione di strutture ricettive ed attività ricreative e sportive;
e) esercizi commerciali;
f) servizi di altra natura e conduzione di strutture ad uso abitativo, compatibilmente con le esigenze di utilizzazione di cui alle precedenti categorie di utilizzazione.
(3) nelle scatole cinesi delle leggi e dei decreti citati dall’articolo 683 non è chiaro fino a che epoca si possa risalire per le concessioni attualmente vigenti
I commenti della categoria:
Il governo si è dato quattro mesi di tempo per varare le linee guida di una riforma organica del settore. Ciò significa che entro la fine di aprile sapremo come la maggioranza gialloverde intende mettere mano all’assegnazione delle concessioni demaniali marittime a uso turistico-ricreativo. (Fonte:
MondoBalneare.com)
la Lega che vorrebbe escludere gli attuali stabilimenti balneari da qualsiasi forma di evidenza pubblica e il Movimento 5 Stelle che invece vorrebbe istituire le gare immediate dal 2034, al termine cioè dei quindici anni concessi dalla manovra, che rappresentavano l’unico punto di accordo tra le due forze politiche. Per il momento, la legge di bilancio ha fissato solo dei criteri molto generici, limitandosi a stabilire che entro il 30 aprile 2019 dovrà essere adottato un decreto del Presidente della Repubblica al fine di «fissare i termini e le modalità per la generale revisione del sistema delle concessioni demaniali marittime». Semplificando quanto recita la manovra, il decreto presidenziale dovrà stabilire le modalità per: effettuare la mappatura del demanio marittimo costiero; classificare la tipologia e il numero di concessioni in essere, delle aree libere e concedibili e delle imprese concessionarie e subconcessionarie; calcolare gli investimenti effettuati e le tempistiche di ammortamento connesse; pianificare i necessari interventi di difesa delle coste; redigere «un nuovo modello di gestione delle imprese turistico-ricreative e ricettive che operano sul demanio marittimo secondo schemi e forme di partenariato pubblico-privato, atto a valorizzare la tutela e la più proficua utilizzazione del demanio marittimo, tenendo conto delle singole specificità e caratteristiche territoriali secondo criteri di sostenibilità ambientale; qualità e professionalizzazione dell’accoglienza e dei servizi; accessibilità; qualità e modernizzazione delle infrastrutture; tutela degli ecosistemi marittimi coinvolti; sicurezza e vigilanza delle spiagge»; creare un sistema di rating delle imprese balneari; revisionare e aggiornare i canoni demaniali. Fonte:
MondoBalneare.com
Sulla vicenda concessioni balneari vedi anche:
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