Per Riparte il futuro è giunto il momento che il governo italiano mostri un approccio innovativo al lobbying, che non va criminalizzato e punito ma semmai reso più aperto, democratico e trasparente.
“Pensiamo che l’uso massiccio delle nuove tecnologie dovrebbe stimolare (buone) pratiche di co-creazione delle decisioni pubbliche, permettendo il coinvolgimento di molti più attori. Ciò permetterebbe di controbilanciare le asimmetrie di mercato, garantendo a tutti i soggetti interessati a uno specifico dossier legislativo di esprimere il proprio parere, di portare le proprie competenze e il proprio punto di vista” , ricorda Anghelé.
Grazie a questa buona pratica di “ascolto” si potrebbero avere decisioni migliori perché più informate e più inclusive, coinvolgendo non solo associazioni di categoria, grandi aziende e grandi gruppi economici, ma anche quella pluralità di interessi diffusi (cittadini organizzati, piccole aziende, associazioni) che troppo spesso lamentano di non essere rappresentati.
“Auspichiamo che il Governo introduca una seria prassi di consultazione degli stakeholder in vista della predisposizione di nuove leggi, in modo da poterne valutare l’impatto generale, di acquisire pareri e informazioni e anche di rendere molto più trasparente il processo decisionale”, rimarca A nghelé.
Quello della t rasparenza è un secondo punto cruciale, come confermato anche dall’esempio di Integrity Watch in Europa riportato nel report: grazie alla tecnologia, è possibile verificare chi svolge attività di lobbying e, soprattutto, quali sono i soggetti che il decisore pubblico consulta o invita prima di assumere una decisione.
In tal senso, una regolamentazione efficace del lobbying dovrebbe prevedere un registro dei portatori di interesse a cui i lobbisti dovrebbero iscriversi obbligatoriamente e la pubblicazione delle agende degli incontri dei vertici delle istituzioni con i rappresentanti di aziende, sindacati, associazioni, professionisti. Stabilendo anche codici di comportamento a cui attenersi e prevedendo sanzioni per chi – nelle istituzioni e tra i lobbisti – dovesse violare tali regole.