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Villa Paolina è (quasi) salva

villa Paolina (foto ambm)

villa Paolina (foto ambm)

La battaglia contro la demolizione/ricostruzione dei cosiddetti “villini” della città storica, che vede in prima fila  il Comitato Salviamo Villa Paolina di Mallinckrodt e Italia Nostra Roma, raggiunge  una prima meritatissima  vittoria, che costituisce un importante precedente per la tutela di tanti  altri tessuti storici di pregio dei quartieri novecenteschi romani. Tessuti  che il Piano casa Polverini/Zingaretti prima, e  l’ art. 6 della Legge per la Rigenerazione urbana della Regione Lazio del 2017 poi, hanno consegnato al rischio della speculazione privata.

Il ministero Beni culturali ( Mibac) ha avviato il procedimento di dichiarazione culturale  per l’apposizione del  vincolo su Villa Paolina di Mallinckrodt, l’ex istituto scolastico religioso  degli anni Venti di Largo XXI Aprile, che doveva essere abbattuto per fare posto a  un palazzo moderno con un bel po’ di cubature in più.  Il termine entro il quale il Ministero dovrà prendere una decisione definitiva è di 90 giorni (1),  ma l’avvio del procedimento comporta fino ad allora  la sospensione dei lavori, allontanando per il momento la prospettiva dell‘abbattimento. Una prima e importante battaglia è stata quindi vinta, grazie soprattutto al tenace impegno dei comitati guidati da Cristina Rinaldi, da ItaliaNostra, dalla Presidente del II Municipio Del Bello  – coraggiosamente in contrasto con una normativa di una Regione dello stesso colore politico – e anche del quotidiano La Repubblica  e del suo giornalista Paolo Boccacci.

Relazione storica Villa Paolina Comitato 1Nei giorni precedenti la conferenza stampa del 13 giugno, durante la quale  il  Comitato Salviamo Villa Paolina di Mallinckrodt, Italia Nostra e  Cittadinanzattiva Nomentano hanno dato ufficialmente annuncio dell’iniziativa del Mibac, la società che ha acquisito l’ex istituto religioso ha consegnato alla testata web Romah24 la sua versione,  “Perchè Villa Paolina si può abbattere” (2),  evocando alcune modifiche che sarebbero intervenute nel tempo sul villino originale, che a suo  avviso  avrebbero dovuto invalidare il procedimento di  tutela. Ma  nel documento del Mibac,   il direttore generale del Comitato archeologia, belle arti e paesaggio, Gino Famiglietti –  che ha utilizzato il suo potere di avocazione per sostitursi alla Soprintendenza-   scrive che  Villa Paolina “riveste un importante valore testimoniale in relazione alle trasformazioni della città e alle vicende urbanistiche di Roma nel ‘900” proprio perchè  “nella sua configurazione attuale sono stratificati e riconoscibili tutti i passaggi che, anche per motivi speculativi, hanno portato alle modifiche del piano regolatore e dei regolamenti edilizi e pertanto si può dire che costituisce una testimonianza della storia urbanistica della città“. Per questo, Famiglietti prescrive  “il  mantenimento dello stato planivolumetrico attuale senza alterazione del rapporto tra spazi aperti e chiusi, con riferimento al giardino e alle altezze dell’edificio; , la conservazione dei prospetti nella loro facies [aspetti NDR] formale e materica; la conservaizone della struttura interna mantenendo inalterati i rapporti tra gli elementi della stessa; il mantenimento delle essenze arboree presenti nel giardino“. In pratica un vincolo totale, che però deve ancora passare prima per il parere definitivo del Mibac e, con buona probabilità,  anche per l’esito di eventuali contenziosi amministrativi che la società costruttrice  potrebbe promuovere.

Ma la battaglia delle associazioni e dei comitati va molto al di là del caso di  Villa Paolina, che è diventata un simbolo per la tutela del paesaggio urbano contro trasformazioni edilizie  che, utilizzando le possibilità offerte dalla legge di “rigenerazione urbana”,  anzichè recuperare  le aree che ne hanno bisogno, vanno a cancellare  parti della città che fanno parte della storia e della memoria collettiva.

E Villa Paolina è, in questo senso,  un emblematico  esempio delle politiche  regionali che lasciano mano libera ai privati in deroga agli strumenti urbanistici comunali: prima con il Piano casa Polverini, prorogato quasi identico dalla  Giunta Zingaretti nel 2014, poi con la  legge di rigenerazione urbana Zingaretti/Civita del  luglio 2017.  Ed è  proprio grazie all’art. 6 di  quest’ultima infatti, che  la società ha presentato il secondo progetto di abbattimento della villa.

Art. 6 che Carteinregola – e non solo, visto che quell’articolo ha raccolto anche la bocciatura dell’Istituto Naizonale di Urbanistica  ancora prima di essere approvato in Consiglio – continua a chiedere che venga cancellato o modificato.  E  che da due anni è ancora lì.

E’ quindi necessario continuare la battaglia a tutela dei tessuti storici della città, finchè non saranno cambiate le norme che permettono tutto questo.E dobbiamo purtroppo registrare che finora non ci riuslta che nessun passo concreto  in quetso senso sia stato fatto nè dal Mibac nè dal Comune.

LUNEDI’ 1 LUGLIO dalle 17 alle 20 si parlerà del  PTPR (Piano Territoriale Paesaggistico regionale)  con un focus su tutela del Paesaggio urbano e in particolare del centro storico e della città storica, alla sala della Parrocchia di San Saturnino 7 dalle 17 alle 20 (> vai al programma)

In calce il report di Ylenia Sina su Roma Today. (AMBM)

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

Vedi Piano Casa e legge di rigenerazione urbana- cronologia e materiali 

Relazione storica Villa Paolina a cura del Comitato

Relazione storica Villa Paolina a cura del Comitato

Da Roma Today 13 giugno 2019 Villa Paolina è salva, dal ministero arriva il vincolo. Italia Nostra: “Ora tuteliamoli tutti” di Ylenia Sina  13 giugno 2019

Villa Paolina di Mallinckrodt è salva. Per l’ex istituto scolastico della Congregazione delle suore della Carità Cristiana di largo XXI Aprile, vicino a Villa Mirafiori, progettato e costruito tra il 1920 e il 1922 in stile barocchetto, è arrivato il vincolo del ministero dei Beni e delle Attività culturali. La società Immobiliare XXI Aprile srl, l’ex Cam srl, non potrà demolire il villino e costruire una palazzina di otto piani  (di cui due interrati) dalle linee contemporanee, così come permesso dall’articolo 6 della legge regionale 7 del 2017, la cosiddetta legge sulla Rigenerazione urbana“

“Una vittoria dal grande valore simbolico”, le parole di Vanna Mannucci, di Italia Nostra Roma, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta giovedì 13 giugno  presso la sede di Stampa Romana. “Un segnale forte che speriamo abbia seguito perché i tessuti storici di questa città, per via delle legge regionale vigente, sono ancora a rischio. Se vogliamo che la nostra città mantenga la sua integrità, dobbiamo lavorare per combattere l’inerzia della pubblica amministrazione e fare in modo che chi ha il potere di esercitare la tutela lo faccia”.

La lettera del direttore generale, Gino Famiglietti, indirizzata alla proprietà e alla Soprintendenza capitolina, è datata 7 giugno 2019 e ribalta un precedente parere di verifica dell’interesse culturale risalente al 2015, che aveva avuto esito negativo. “Villa Paolina riveste un importante valore testimoniale in relazione alle trasformazioni della città e alle vicende urbanistiche di Roma nel ‘900”, scrive Famiglietti. Per questo va mantenuto “l’assetto planivolumetrico attuale”, senza “alterazioni dei rapporti tra spazi aperti e chiusi”, conservati i prospetti delle facciate, la struttura interna, e gli alberi del giardino. L’iter per la demolizione e ricostruzione del villino si ferma. Entro 90 giorni il ministero dovrà formalizzare la dichiarazione di interesse. La società privata, entro 60 giorni, potrà avanzare le proprie controdeduzioni.

“Siamo grati al ministro Alberto Bonisoli e al direttore generale Gino Famiglietti per aver riconosciuto il valore culturale della nostra amata Villa Paolina”, commenta Cristina Rinaldi, del Comitato Salviamo Villa Paolina. Ma non manca una denuncia. Questo risultato “arriva dopo un anno e mezzo durante il quale abbiamo coinvolto tutti gli enti e gli uffici preposti alla tutela, da quelli della Soprintendenza a quelli di Comune e Regione, inviando una cinquantina di esposti”, spiega ancora Rinaldi. “Ma fino a ieri non abbiamo concluso nulla. Gli uffici istituzionali, che avrebbero dovuto da tempo provvedere a tutte le richieste avanzate dai comitati, hanno opposto un muro di gomma”. Da qui la richiesta: “Le altre azioni che avevamo richiesto per tutelare la villa non devono interrompersi: la dichiarazione di un vincolo sulla piazza e sulle vie storiche circostanti, e l’inserimento definitivo della villa nel vincolo paesaggistico, nella Carta della Qualità e nel Piano territoriale paesistico regionale (Ptpr)”.

Una ‘battaglia’ è stata vinta, quindi, ma la ‘guerra’ è ancora tutta da combattere. “La demolizione del villino di via Ticino, nel quartiere Coppedè, ha risvegliato l’attenzione della cittadinanza”, ha spiegato in apertura di conferenza stampa Viviana D’Isa, di Cittadinanzattiva. “Ma altri edifici sono stati abbattuti e molti altri rischiano di fare la stessa fine”.

Il motivo? La legge permette deroghe e ampie zone della città non esenti. “I villini, così come tanti altri edifici di pregio, non trovano attualmente nessun riparo dall’applicazione del cosiddetto Piano Casa e della legge sulla rigenerazione urbana della Regione Lazio”, ha spiegato Cristina Lattanzi, di Italia Nostra Roma. “Il campo di applicazione della legge”, aggiunge Emilio Giacomi, altro consigliere della storica associazione, “esclude solo le aree interessate dai beni paesistici costituiti dagli ‘insediamenti urbani storici’, che nel caso di Roma Capitale il Ptpr individua solo nel centro storico all’interno delle mura aureliane”. Da qui le richieste: “È necessario rivedere il campo di applicazione della legge” e “rimediare all’assurdo meccanismo per cui non si applica la tutela paesaggistica al Centro Storico coincidente con il Sito Unesco”.

Presenti alla conferenza stampa anche Vittorio Emiliani, giornalista e scrittore, Enzo Scandurra, urbanista dell’Università La Sapienza di Roma, Giovanni Carbonara, della scuola di specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio della Sapienza e Lazzaro Pappagallo, segretario di Stampa romana. A parlare anche il presidente della commissione Urbanistica della Regione Lazio, Marco Cacciatore. Proprio in queste settimane, ha ricordato il consigliere di minoranza del M5S, il Ptpr approvato dalla Giunta Zingaretti nel dicembre del 2018 arriverà in commissione con 23 mila osservazioni. “Per questo motivo presenterò degli emendamenti, pochi e sostanziali, per introdurre un vincolo paesaggistico relativo alle aree da tutelare. Ricordo che non sono un consigliere di maggioranza, non posso quindi garantire l’esito della votazione”.

https://www.romatoday.it/politica/villa-paolina-viale-xxi-aprile.html

 

RASSEGNA STAMPA

La Repubblica Roma 13 giugno 2019  Roma, “quell’edificio fu testimone della Storia”: vincolo salva Villa Paolina dalle ruspe di Paolo Boccacci https://roma.repubblica.it/cronaca/2019/06/13/news/roma_quell_edificio_fu_testimone_della_storia_vincolo_salva_villa_paolina_dalle_ruspe-228660590/amp/?fbclid=IwAR0An3nyEK4IkQs7tCYn7u4k7tV4zD1aRMVzKjkPnJVFUl1ropdfNE-TzJ8

NOTE (1) 42/2004 http://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/2004_0042.htm#P.02.01.01

Art. 10. Beni culturali

1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.(comma così modificato dall’art. 2 del d.lgs. n. 62 del 2008)

(…)

COMMA 3 Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall’articolo 13:

(…)
b) gli archivi e i singoli documenti, appartenenti a privati, che rivestono interesse storico particolarmente importante;

(2) Romah24 “Perchè Villa Paolina si può abbattere” (2)  http://romah24.com/trieste-salario/speciali/villa-paolina-la-cam-spiega-perche-si-puo-abbattere/ 

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