Non so se siamo in pochi o in molti a ravvisare la barbarie della malamovida. Questa invasione barbarica del sabato sera non ha nulla di umano, di allegro, di conviviale. È solo pura sopraffazione di chi si sente forte e impunito nei confronti di cittadini inermi che debbono solo subire in silenzio. Si può far tutto: bisogni corporali per strada, sui cassonetti, dentro i portoni. Si può urlare, rompere bottiglie, vomitare, scatenare risse, pisciare sui monumenti antichi, rompere le panchine, ballare sopra i cofani delle macchine in sosta, lasciare lattine di birra vuote e cocci di bottiglie sui selciati delle antiche strade, sui sagrati delle chiese, davanti ai portoni e alle saracinesche chiuse dei negozi. Chi se ne frega se c’è gente che ci abita, se ci sono vecchi, bambini, malati. Se ne andassero a vivere in campagna! I padroni sono loro, quelli che usano i rioni del centro storico e i quartieri della prima fascia della città novecentesca per le loro impunite scorribande. Quasi nessuno porta la mascherina e non riescono a capire che il Covid non è solo affar loro ma anche di quelli che potrebbero contagiare se gli invasori del sabato sera contraessero il virus. E non sono solo i coatti. La malamovida è “democratica” e raggruppa borgatari e figli della borghesia, pariolini e periferici. Anche l’età è varia. La chiusura anticipata dei locali ha abbassato l’età degli alcolizzati. Sono minorenni che debbono tornare a casa da mamma e papà dopo aver colonizzato strade e piazze, ma gli ubriachi urlatori sciamano per le strade fino a tardi e sono giovani dai 14 ai 30 anni di ogni ceto sociale. Sono maschi e femmine incuranti del prossimo, senza nessun rispetto per niente e per nessuno. La loro misera libertà non finisce di certo laddove comincia la libertà dell’altro, perché l’altro semplicemente non esiste. Chissà quante giustificazioni si troveranno per questi barbarici comportamenti contro la Civitas. Ben vengano sociologi, psicologi, antropologi, fini osservatori della realtà urbana e dei comportamenti sociali. Io so soltanto che nell’ignavia più assoluta di chi dovrebbe governare i processi della Città e non solo amministrarli, LA CITTÀ STA MORENDO….”
Paolo Gelsomini
8 febbraio 2021
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
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