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PVQ Punti Verdi Qualità

Dei Punti Verdi Qualità ormai non parla più nessuno. Su quella lodevole iniziativa lanciata da Rutelli che intendeva affidare aree dismesse e degradate all’associazionismo per farne centri sportivi e di intrattenimento sociale,  è calato il velo. Eppure appena due anni fa la Procura aveva individuato presunti illeciti di costruttori e concessionari nella realizzazione degli stessi. Fatture gonfiate, lavori sospesi e tanto altro ancora sino all’abbandono di strutture mai completate quali il Parco Feronia oppure completate e successivamente semiabbandonate dell’Olgiata..Uno scandalo di cui questa testata ha scritto e documentato sino alla nausea meritandosi intimidazioni e pesanti minacce. (1) Così comincia un articolo di qualche settimana fa di Cinquequotidiano, che, quando era ancora una testata freepress, Cinquegiorni, cominciò per prima a denunciare  su questo inquietante pantano ancora molto lontano dalla soluzione...(2)

titolo cinque giorni PvQ

L’articolo di Cinquegiorni del 4 novembre 2011

A leggere  i toni entusiasti della presentazione del progetto a metà degli anni ’90 (2), si può vedere nella vicenda “Punti Verde Qualità” la parabola delle tante buone intenzioni che in questa città trasformano un cartone di Walt Disney in  un film di Quentin Tarantino. Di questo lungo esperimento pubblico-privato, a parte i sedici progetti (su 76 varati)  portati alla fine, nove cantieri restano aperti, venti progetti sono rimasti un disegno urbanistico (spesso già finanziato), ventuno sono da delocalizzare, dieci sono stati abbandonati. Negli ultimi cinque anni sui singoli “Punti verdi” ci sono stati finanziamenti bancari garantiti dal Comune di Roma per 265,6 milioni di euro. Altri 360 milioni erano stati  garantiti dalle giunte di centrosinistra (Rutelli e Veltroni). L’indebitato Comune di Roma oggi scopre un buco nei conti largo (625,6 milioni) e difficile da sanare: la tesoreria del Campidoglio, fin qui, è dovuta intervenire per 11,5 milioni di rate di mutuo bancario non versate dai privati (il Comune è garante del 90% degli importi finanziati sotto forma di prestito), ma un dossier interno segnala scoperti da parte degli imprenditori-assegnatari per 80 milioni.

PVQ FATTO QUOTIDIANO

La storia

[Ricavata dall’ Ordinanza di Istituzione dell’Ufficio di scopo “Indirizzo e coordinamento del programma Punti Verde di Roma Capitale”. Conferimento dell’incarico di Direzione al Dirigente  Amministrativo dott. Giovanni Serra. scarica Ordinanza N 43 del 19.03.2014]
 

La storia comincia il primo agosto 1995, quando l’Assemblea Capitolina – Sindaco Rutelli  al primo mandato – approva la deliberazione n.169, con cui approva l’affidamento  attraverso una procedura di gara ad evidenza pubblica di alcune aree verdi non (sufficientemente)  attrezzate e relativo schema di convenzione (scarica delibera Cons Comun 169-1995. Dopo numerose altre delibere di Giunta e di Consiglio (Delibera per risultanze della graduatoria: DGDelib.N 4480 del 17.12.1996, Procedure criteri e caratteri di intervento sulle aree per i PVQ:DCDelib. N 84 del 07.05.1998, Regolamento per la Concessione di aree pubbliche per attività di spettacolo viaggiante e parchi divertimento: DCDelib. N 197 del 08.10.1998 Delibera del Comissario starordinario -si era in periodo preelettorale –  Indirizzi per la dotazione di servizi, riqualificazione e manutenzione del verde nelle aree denominate Punti Verdi Ristoro 21 marzo 2008-50), cominciano a “evidenziarsi criticità di carattere sia  amministrativo che contabile” e con Ordinanza del 2/11/2010 viene istituita una “commissione tecnico-amministrativa per il monitoraggio del programma PVQ“. “Preso atto delle risultanze” di tale monitoraggio, con l’Ordinanza n.91 del 30 marzo 2012, viene istituito un primo “ufficio temporaneo  di scopo“, “Gestione Sviluppo PVQ” per assolvere alle funzioni prima affidate al  Dip. Tutela Ambientale. Pochi mesi dopo però, con  l’Ordinanza n.270 del 6 dicembre 2012 , si ripassa la palla al Dip. Tutela Ambientale. Ma poi – di nuovo dopo pochi mesi – con la  Deliberazione 75 del 1 marzo 2013, si  dispone l’istituzione di un nuovo ufficio “speciale” – questa volta nell’ambito del Dip. Ambiente – a cui si attribuiscono  “funzioni relative alla gestione del Programma Punti Verdi Qualità, Infanzia, Ristoro e Polifunzionali“, suddividendole tra due uffici.

E si arriva alla nuova Giunta Marino, che con Deliberazione 384 del 25-26 ottobre 2013,  approva un nuovo ordinamento degli uffici e separa, nell’ambito del Dipartimento Tutela Ambientale, la gestione del verde pubblico da quella dei “Punti Verde”.  Ma intanto attraverso un “nuovo impulso” “nella attività di monitoraggio delle criticità“, “si evidenziano  criticità ulteriori, rispetto a quelle già note di carattere sia amministrativo che contabile, a prevalente contenuto tecnico – urbanistico e patrimoniale, che investono le procedure relative alla individuazione e destinazione delle aree, alla progettazione, realizzazione, collaudo, acquisizione e concessione”. Cioè, praticamente, le criticità investono  tutto (1).

C’è da chiedersi con tutto questo monitorare e individuare come sia possibile che le criticità abbiano continuano a crescere, mentre continuava  il turn over dei soggetti a cui era affidata  la “patata bollente”. L’ulltimo degli “invetsiti” è  l’ex direttore del Dipartimento Mobilità, Giovanni Serra, a cui va tutta la nostra solidarietà (sperando che almeno lui riesca a resistere per un po’ più di qualche mese). Serra è stato  nominato responsabile dell’ennesimo “ufficio di scopo”, “nell’ambito della direzione esecutiva” con la Delibera citata, il 19 marzo scorso, poichè “risulta necessario assicurare un’azione coordinata ed efficace delle strutture preposte..nonchè un adeguato ambito di presidio delle attività finalizzate alla gestione diretta dei processi”(perchè prima, gli altri che cosa dovevano fare?).

Il suo Ufficio “dovrà relazionare mensilmente all’assessore competente” – cioè l’Assessore all’Ambiente Estella Marino – “tramite il Direttore Esecutivo, sulle attività svolte“. “Il termine del conseguimento degli obiettivi è fissato in due anni dalla data di adozione del presente provvedimento“.  Speriamo che tra due anni non venga istituito un nuovo ufficio, dopo aver constatato che “si sono evidenziate criticità ulteriori” e che “risulta necessario assicurare un’azione coordinata ed efficace“. Questo  mentre si rischia di vendere il patrimonio pubblico – cioè di tutti – per coprire neanche  i debiti, ma gli interessi sui debiti, che continueranno inesorabili, anno dopo anno.

Per mettere fine a questa vicenda, non servono più  giri di parole – che spesso sfiorano l’ironia involontaria –  serve un’amministrazione che dimostri di voler fare sul serio, pubblicando tutto, e soprattutto mettendo on line le ripetute “verifiche” e monitoraggi” che non hanno risolto un bel niente, dato che le “criticità” (altro eufemismo) hanno continuato ad aumentare. E mettendo on line, se non i nomi dei funzonari, almeno quelli degli uffici che dovevano vigilare e intervenire e non l’hanno fatto. E di tutti quelli che sono stati al governo e all’opposizione, scambiandosi i ruoli, e non si sono accorti di nulla….

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(1) Leggi tutto l’articolo di Giuliano Longo Punti verde qualità: una mina finanziaria sotto il Comune di Roma La vicenda si trascina da anni e oggi sembra essere a un punto morto, anche per le istituzioni comunali (marzo 2014)

(2)  Si veda anche l’inchiesta sui Punti Verde Qualità di Corrado Zunino del luglio 201311 luglio 2013 La Repubblica Inchieste PUBBLICO/PRIVATO di CORRADO ZUNINO E i “Punti verdi di qualità” diventano l’ultimo affare della destra romana

Sono gli spazi ludico-sportivi con le piscine clorate e i chioschetti per il caffè che da diciotto anni cinque amministrazioni della città (e ora sono sei) tentano di portare nelle periferie più profonde. Solo 16 progetti su 76 varati sono stati portati a termine. Negli ultimi cinque anni ci sono stati finanziamenti bancari garantiti dal Comune per 265,6 milioni di euro, di gran lunga superiori alle effettive necessità.  Il business puntava ad acquisire con pochi soldi aree comunali le cui concessioni erano in mano ad assegnatari spompati dalla crisi e dalle lungaggini inflitte da una burocrazia corrotta. Oggi quelle poche opere di verde iniziate giacciono in totale abbandono

ROMA – I “Punti verdi qualità” sono stati l’ultimo contratto in nero della destra romana politico-affaristica, un blocco di potere reale affossato dalla sconfitta rovinosa dell’ex sindaco Gianni Alemanno alle ultime amministrative. E rappresentano la prima eredità spinosa della giunta Marino. I “Punti verdi qualità” sono gli spazi ludico-sportivi con le piscine clorate e i chioschetti per il caffè che da diciotto anni cinque amministrazioni della città (e ora sono sei) tentano di portare nelle periferie più profonde.

Grande incompiuta. Di questo lungo esperimento pubblico-privato, solo sedici progetti (su 76 varati) sono stati portati alla fine: 423 ettari di verde attrezzato a disposizione del pubblico. Nove cantieri restano aperti, venti progetti sono rimasti un disegno urbanistico (spesso già finanziato), ventuno sono da delocalizzare, dieci sono stati abbandonati. Negli ultimi cinque anni sui singoli “Punti verdi” ci sono stati finanziamenti bancari garantiti dal Comune di Roma per 265,6 milioni di euro, importo di gran lunga superiore alle effettive necessità. Altri 360 milioni furono garantiti dalle giunte di centrosinistra (Rutelli e Veltroni). L’indebitato Comune di Roma oggi scopre un buco nei conti largo (625,6 milioni) e difficile da sanare: la tesoreria del Campidoglio, fin qui, è dovuta intervenire per 11,5 milioni di rate di mutuo bancario non versate dai privati (il Comune è garante del 90% degli importi finanziati sotto forma di prestito), ma un dossier interno segnala scoperti da parte degli imprenditori-assegnatari per 80 milioni.

L’affare Pvq
. I “Punti verdi” hanno prodotto fino ad oggi quattro arresti nel marzo 2012: gli imprenditori e soci Massimo Dolce e Marco Bernardini, il funzionario comunale Stefano Volpe e la sua compagna, anche lei al Dipartimento Ambiente, Anna Maria Parisi. Quattordici gli indagati per corruzione, truffa aggravata, falso ideologico e falsa fatturazione: dieci sono stati rinviati a giudizio di recente: cinque imprenditori della mala-destra e cinque tra funzionari comunali e architetti pubblici, secondo l’accusa, nutriti a tangenti, riforniti con Bmw e Land Rover direttamente in concessionaria, gommoni all’Argentario, smartphone e televisori consegnati a domicilio. Per chi indaga quattordici aziende romane, tutte perquisite dalla Guardia di Finanza, hanno certificato finti lavori per consentire agli assegnatari di aree pubbliche di prendere finanziamenti comunali, girati poi su conti privati. Diversi filoni giudiziari, ancora, stanno per produrre nuovi risultati. Due richieste di rinvio a giudizio sono arrivate anche per otto Punti verdi infanzia.

La quarta inchiesta. La quarta inchiesta della procura di Roma sui Pvq  –  la prima risale addirittura al 2004 – ha acceso un faro su quattro aree: Spinaceto, Tor Sapienza, Parco Feronia e Parco Kolbe, individuando successivamente anomalie in almeno diciassette strutture. Come hanno raccontato imprenditori ricattati, inchieste giornalistiche e almeno due denunce (subito archiviate), l’intero sistema negli anni è cresciuto nella corruzione e si è consolidato, nel periodo alemanniano, sotto la giurisdizione di alcuni uomini (e donne) decisivi per l’ex sindaco del Pdl. Sull’argomento nell’ottobre 2010 il consigliere regionale Enzo Foschi presentò una denuncia in cui sosteneva che dodici “Punti verdi” erano riconducibili a parenti e amici d’area politica di Antonio Lucarelli, già leader romano di Forza nuova, quindi capo segreteria della giunta Alemanno, per un periodo delegato dal sindaco a gestire la complicata questione amministrativa. Nel 1995 Lucarelli, imprenditore e contemporaneamente consigliere nell’ex V Municipio, fondò con i cugini Emiliano e Giampaolo la Mondo Verde sas e nel dicembre 1996 – quando la giunta Rutelli approvò definitivamente la delibera 4480 sui “Punti verdi” – la società di famiglia ottenne due terreni: la Torraccia e il Nomentano-San Basilio. Alla fine degli anni Novanta, con i progetti avviati, Antonio Lucarelli lasciò la Mondo Verde, i cugini si sfilarono tra il ’99 e il 2000 e amministratore della società diventò Silvio Fanella, l’uomo che l’inchiesta Telecom-Sparkle considera il cassiere di Gennaro Mokbel, destrissimo imprenditore romano finito in carcere accusato di riciclaggio. Nella primavera del 2006 la Mondo verde, che nel frattempo aveva acquisito altre due aree (Ponte di Nona e il Parco di Villa Veschi), diventò proprietà dell’ingegner Fabrizio Moro, amico della prima ora dell’ex capo di gabinetto.

La destra d’impresa. Il giro Pvq, si è capito presto, sembrava in mano alla destra d’impresa. In tre aree gestite da Fabrizio Moro – Torraccia, Nomentano-San Basilio e Ponte di Nona – il direttore dei lavori era stato Giancarlo Scarozza. Bene, lo stesso Scarozza, uomo considerato vicino sia all’ex capo di gabinetto che all’ingegner Moro, con due società diverse aveva ottenuto l’assegnazione dei “Punti verdi” di Castel Giubileo e Forte Ardeatino. L’architetto Scarozza è, tra l’altro, cognato di Gennaro Mokbel (è il marito della sorella). In un’inchiesta del pm Capaldo si può rintracciare una telefonata tra Mokbel e lo stesso Scarozza in cui l’imprenditore nero vuole aiutare il boss di Ostia, Carmine Fasciani, su un punto verde: “Ma è possibile acciuffà quello sulla Colombo?”, chiede. Il cognato risponde: “No, quello è di Salabè, un operatore dei servizi segreti”.
Dicevamo la sorella di Mokbel, Lucia. Lei, con Gianfranco Ziccaro, gestisce ancora oggi l’area di Parco Feronia: via dei Monti Tiburtini. Vicina ai servizi, nel 1978 Lucia Mokbel abitò all’interno 9 di via Gradoli 96: era l’appartamento  a fianco di quello preso in affitto dalle Brigate Rosse per tenere sotto sequestro Aldo Moro.
La donna raccontò alla polizia di aver sentito il ticchettio di un apparecchio Morse all’interno della casa a fianco.

Finanziamenti al nulla. Per il Pvq di Parco Feronia  –  acquisito per soli 200mila euro da una storica società di ex detenuti – nel novembre 2011 due funzionari del Dipartimento ambiente del Comune di Roma hanno segnalato alla magistratura come i finanziamenti pubblici continuassero ad arrivare per una struttura di fatto chiusa. Fu in quell’occasione che si iniziò a scoprire la rete degli imprenditori di destra: Massimo Dolce e Patrizia Allegri, per esempio. Loro avevano ottenuto vantaggi grazie alle “aree dislocate”, spostate dopo una prima scelta: Torrevecchia 2, Parco Casa Calda, Parco di Spinaceto, gli Emicicli di Valadier di via Principessa Clotilde e viale Portuense. Da alcuni terreni dell’Alitalia, per comprendere il peso politico del gruppo, era stata allontanata la Fonopoli di Renato Zero: si doveva recuperare lì, a tutti i costi, un prezioso punto verde.
Il giro alemanniano si ritrova anche a Parco Kolbe, area in via Tiburtina.

Andrea Munno. La Procura qui ha indagato Andrea Munno, titolare della società Edil House ’80 srl, un passato nell’estrema destra e una solida amicizia con l’ex sindaco di Roma. Nella contabilità della sua azienda  –  dove lavorava come consulente Stefano Mastrangelo, ex dirigente del X Dipartimento del Comune sotto la giunta Veltroni, il padre dei “Punti verdi” romani – sono state trovate diverse fatture gonfiate. Munno, un certificato penale siglato da bancarotta fraudolenta e detenzione d’armi, una Porsche Cayenne in garage e un 14 metri in rada, secondo il racconto della sua ex compagna ha avuto un ruolo anche in un’area verde riconducibile proprio ad Antonio Lucarelli. “Voglio chiarire  –  ha detto a verbale la testimone – che Munno ha seguito dal punto di vista amministrativo e contabile anche i lavori presso il punto verde San Basilio, gestito dall’ingegnere Fabrizio Moro, da Carlo Di Cesare e Giancarlo Scarrozza, nonché Antonio Lucarelli, le cui quote credo siano state fittiziamente cedute a una delle figlie di Di Cesare”.

Cene elettorali. La prima denuncia del genere (archiviata) fu firmata da un ex missino, Massimo Boni, detto Cico: richiamò per la prima volta l’attenzione sull’esorbitante aumento dei costi dell’area di via Cortina d’Ampezzo, “l’Area”, appunto, che poi sarebbe diventata luogo di cene elettorali e riunione politiche di Gianni Alemanno, residente in zona. Allora si iniziò ad appalesare la figura di Massimo Dolce, anche lui già bancarottiere, una Rolls Royce da 700mila euro. In quegli anni Marco Bernardini avrebbe lasciato la divisa da capitano della Finanza  –  già macchiata dalle condanne per uso illegittimo di notizie d’ufficio  –  per lanciarsi con Dolce nell’impresa dei “Punti verdi” romani. Il Nucleo di polizia tributaria di Roma, dopo aver ascoltato un’intercettazione, ha scritto: “L’imprenditore Bernardini, concessionario di Spinaceto, ha raccontato all’architetto Volpe come Stefano Salsa, dello staff dell’assessorato all’Ambiente, avrebbe contattato il Banco di credito cooperativo presentandosi come segretario dell’assessore Visconti per procedere con il Punto verde Spinaceto”. I finanzieri parlano di pressioni sull’assessore della giunta Alemanno per sbloccare un finanziamento da 8,7 milioni. In un appunto sul suo libro mastro (sequestrato) l’imprenditore Dolce scrive di aver consegnato “11mila euro a seg. Ass. (Salsa/Visconti)”. Stefano Salsa, appunto, segretario di Visconti già accusato – nella Parentopoli Atac – di aver pilotato l’assunzione della moglie nell’azienda municipalizzata romana.

L’ultima truffa. Fra i protettori di Dolce l’inchiesta romana annovera l’ex vicesindaco Sveva Belviso, il cui marito è un imprenditore amico del bancarottiere dei “Punti verdi”. L’area elettorale Belviso è proprio l’ex V Municipio su cui è cresciuto lo scandalo del Parco Spinaceto e in diverse intercettazioni i protagonisti vantano questa entratura e i vantaggi che ne possono derivare: “Ora mi informo”, risponde a Dolce, al telefono, la Belviso di fronte a una richiesta di aiuto per sbloccare un finanziamento. L’ultima truffa da annoverare è contenuta nella denuncia dell’ex calciatore Gigi Di Biagio, convinto a investire 400mila euro nell’Olgiata fitness club, centro sportivo fondato da Luigi Barelli, fratello del presidente della Federazione italiana nuoto e iperattivo imprenditore delle piscine romane. Con Di Biagio erano entrati nel club dell’Olgiata (un “Punto verde qualità”) l’ex capitano della Lazio Paolo Negro, l’ex talento della Lazio Francesco Dell’Anno e il pilota romano di Formula Uno Giancarlo Fisichella. Anche qui, a un certo punto di una vicenda di assegni finiti altrove e fallimenti societari, è comparso Massimo Dolce.

Fatture false.
Ecco, gli “imprenditori banditi”  –  definizione dell’architetto Volpe – Dolce e Bernardini, dal 2006 evasori totali, capaci di produrre fatture false con un software dedicato, ospitati nel dipartimento Ambiente in un ufficio abusivo, acquisivano con pochi soldi aree comunali le cui concessioni erano in mano ad assegnatari spompati dalla crisi e dalle lungaggini inflitte da una burocrazia corrotta. Oggi il laghetto del Torrino  –  altro “Punto verde” – è pieno di schiuma, il campo nella Città del rugby di Spinaceto (33 milioni finanziati) è corto di 13 metri, i Parchi della Colombo sono diventati un McDonald’s e a Cinecittà Est i costruttori Di Veroli stanno progettando supermercati su rovine romane.

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(2) Ecco com’è descritto sul sito ai suoi esordi il progetto  PUNTI VERDE QUALITA’ DEL COMUNE DI ROMA sul sito Romapertutti (tratto da un sito –  oggi inesistente-  del Comune di Roma Romaonline.net) :

I Punti verdi qualità sono aree pubbliche in cui verranno realizzate strutture sportive di base (campi di calcio, basket, pallavolo, ecc.) grazie ad un’intesa tra Comune di Roma, concessionario delle aree, CONI e Credito Sportivo Italiano, che concederà mutui a tassi particolarmente agevolati ai soggetti privati che si occuperanno della costruzione e della gestione delle strutture stesse.

Già individuate le 59 aree interessate: sono di proprietà del comune o in via di esproprio, sono collocate generalmente in periferia e versano in stato di abbandono, oppure, pur essendo destinate a verde, rimangono però non attrezzate o lo sono in modo ancora insufficiente.

Il progetto consentirà di recuperarle e renderle pienamente operative con un intervento parte pubblico e parte privato. Le strutture realizzate saranno polivalenti, nel senso di affiancare ad una presenza di verde o sportiva, comunque pubblica e di servizio, una presenza commerciale. L’operatore privato, realizzatore e gestore, assume con la convenzione anche l’obbligo della manutenzione dell’intero complesso.

Quello che segue è l’elenco in ordine alfabetico delle 59 aree in cui sorgeranno i Punti verdi qualità. Per ciascuna è indicato il soggetto privato (singoli, comitati, associazioni, società sportive e non) vincitore del bando che opererà in essa. Sarà possibile conoscere anche le tipologie delle realizzazioni non appena verranno depositati i progetti esecutivi (> vai alla pagina con gli interventi)

Rassegna stampa

LINK

da Cinquequotidiano, quotidiano free press ora on line,  che per primo si è occupato dei Punti Verde Qualità