Pineta di Villa Massimo: un’attesa infinita e molte incognite
Autore : Redazione
Abusi di Villa Massimo, nessuna nuova cattiva nuova? Alcune domande di Carteinregola alle istituzioni per rompere l’ormai lungo silenzio sul destino dei manifatti abusivi ancora presenti nell’area, che non vorremmo veder resuscitare ancora una volta. (nel cerchietto della foto il chiosco originale)
A gennaio 2020 abbiamo chiesto la demolizione dei manufatti abusivi e il ripristino dello stato dei luoghi nel rispetto del vincolo paesaggistico esistente sulla pineta a seguito dell’avvenuta pubblicazione della Sentenza del Consiglio di Stato (1).
Negli stessi giorni la Presidente del Municipio II, in un’intervista a Repubblica (2), dichiarava: “Così come abbiamo fatto per il parco”, spiega la presidente dem del Municipio Francesca Del Bello “occorrerà ora redigere un progetto per rendere compatibile il riutilizzo della Casina dei pini con il vincolo che tutela la villa. Questo vale sia per l’aspetto architettonico che per quello legato alle diverse funzioni da destinare alla struttura. Il piano dovrà essere sottoposto e approvato dalla Soprintendenza e poi si potrà metterà a bando per la futura gestione, che dovrà prevedere la manutenzione dell’area verde e la sua apertura e chiusura“.
Carteinregola e il Comitato per la difesa della pineta di Villa Massimo avevano quindi immediatamente segnalato in un’apposita nota all’Assessorato all’Ambiente di Roma Capitale che la Casina dei Pini sarebbe dovuta ritornare necessariamente alla sua dimensione originale, così come si era già stabilito per il giardino pubblico, e che non si poteva immaginare un “riuso” della Casina dei Pini alle dimensioni attuali che non rispettavano assolutamente i vincoli posti sulla pineta. Una volta ripristinato lo status quo ante, era poi fondamentale procedere ad un eventuale affidamento sulla base delle normative vigenti concordandone le modalità con la cittadinanza in totale trasparenza e nel rispetto delle esigenze dei cittadini in termini di servizio, come già avviene in altre Ville Storiche vincolate.
A seguito della Commissione Ambiente del Comune di Roma del 13 luglio 2020 (3), nel corso della quale erano stati dati precisi indirizzi politici sulla questione, in assenza di notizie e a causa del perdurante stato di abbandono e degrado dell’area occupata dai manufatti, a ottobre 2020 ci siamo rivolti, insieme a Italia Nostra Sezione di Roma e al Comitato per la difesa della pineta di Villa Massimo, alla Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per sollecitare il ripristino dello stato dei luoghi (4).
Dopo più di un anno, nel corso del quale nessun tipo di notizia, informazione, aggiornamento è mai pervenuto, apprendiamo solo oggi – dopo l’ennesimo sollecito –da una comunicazione della Soprintendenza che sarebbero in corso già da qualche mese delle riunioni tecniche con la Presidente del II Municipio per un progetto di demolizione e ricostruzione dei manufatti abusivi all’interno di Villa Massimo (la cosidetta Casina dei Pini) e che sarebbero stati effettuati anche dei sopralluoghi congiunti tra la Soprintendenza di Stato e il Municipio II a Villa Massimo per esaminare sul posto le varie problematiche esistenti. E, a quanto pare, il Municipio II avrebbe provveduto ad elaborare delle ipotesi progettuali riguardanti la demolizione e la ricostruzione, e che tali ipotesi sarebbero attualmente al vaglio della stessa Soprintendenza.
Se tali informazioni fossero confermate, chiediamo formalmente alle istituzioni coinvolte:
Come mai, anzichè procedere alla demolizione delle parti abusive, con la sola conservazione del chiosco originale, si intenda ricostruire delle cubature in un’area vincolata, e con quale destinazione;
Come mai tale iniziativa sia gestita dal Municipio II, che avrebbe elaborato addirittura un progetto di ricostruzione, in un’area verde vincolata e di competenza del Comune di Roma (5);
Quale sia la volumetria da abbattere nel progetto di demolizione e quella da ricostruire nel rispetto dei vincoli esistenti;
Se l’eventuale conservazione di cubature derivanti da manufatti abusivi per motivi di pubblico interesse sia stata sottoposta al voto del Consiglio municipale e dell’Assemblea capitolina e se abbia ottenuto i pareri, oltre che delle Soprintendenze, anche dell’Assessorato all’Urbanistica e all’Ambiente di Roma Capitale;
Per quale motivo tale progetto non sia stato portato a conoscenza (e non abbia coinvolto) la cittadinanza che da anni seguono tutta la vicenda nell’interesse della collettività.
Gruppo di lavoro Carteinregola II Municipio
24 marzo 2021
Per osservazioni e precisazioni : laboratoriocarteinregola@gmail.com
(1) Il CdS ha respinto l’impugnazione, da parte dell’ex gestore, della delibera comunale con la quale era stato disposto l’annullamento d’ufficio degli atti di approvazione del progetto per la sistemazione del punto verde per l’Infanzia “Viale di Villa Massimo” e la concessione del 2001 con la quale l’Amministrazione capitolina aveva affidato alla società ricorrente la conduzione del punto ristoro denominato “Casina dei Pini” (e ad altro operatore quella delle aree destinate a giochi per l’infanzia, poi acquisite dal gestore del chiosco bar). La sentenza attesta definitivamente che l’ex gestore non ha alcun titolo da esercitare sui manufatti e sugli spazi del giardino pubblico, riaperto alla cittadinanza qualche mese fa dopo anni di battaglie dei cittadini del Comitato per la Difesa della Pineta di Villa Massimo.
(5) Il Regolamento sul decentramento amministrativo attribuisce alla competenza dei Municipi la realizzazione di interventi di progettazione e di manutenzione su aree verdi di quartiere, di vicinato e di arredo urbano, di superficie non superiore a 20.000 mq, ad esclusione delle aree sottoposte a vincolo.