LEGENDA DEFINIZIONI CORRENTI NELLE TRATTAZIONI SUL CICLO DEI RIFIUTI
RSU: Rifiuti solidi urbani
RD: Raccolta differenziata
PAP: Raccolta rifiuti porta a porta
ISOLE ECOLOGICHE E CENTRI DEL RIUSO: Postazioni per la raccolta di prossimità nei Municipi per il conferimento ed il riuso degli oggetti scartati
PCP: Postazioni di conferimento presidiate dei rifiuti domestici
COMPOSTAGGIO AEROBICO: Il compostaggio industriale è l’attività di trasformazione della frazione umida dei rifiuti solidi urbani e gli scarti di produzione agricola e industriale biodegradabili in terriccio (compost) e concime.
Le sostanze che decomponendosi formano il compost sono i materiali organici biodegradabili che si suddividono in: umidi (scarti di frutta e verdura, fondi di caffè e filtri di tè, pane ammuffito, gusci d’uova e ossa, sfalci d’erba) e secchi(Foglie secche, segatura, paglia, rametti, trucioli e cortecce, carta comune e carta da cucina, cartone).
Il trattamento avviene per mezzo di un processo biologico aerobico, che si svolge cioè in presenza di ossigeno, durante il quale le componenti organiche maggiormente biodegradabili subiscono una mineralizzazione.
BIODIGESTORE ANAEROBICO: L’assenza di ossigeno è la caratteristica che differenzia questo processo di decomposizione biologica dei liquami organici di origine animale (noto anche come “digestione anaerobica”) rispetto al compostaggio aerobico.
I batteri presenti naturalmente nei liquami, nei rifiuti solidi e, più in generale, in qualunque rifiuto di origine organica, si sviluppano e si moltiplicano, nutrendosi delle sostanze organiche presenti.
Come conseguenza, si assiste a una riduzione della massa dei rifiuti, in conseguenza della produzione di composti chimici gassosi: il biogas, miscela formata principalmente da metano e anidride carbonica.
NOTA SULLE DIFFERENZE TRA LE DUE TIPOLOGIE DI COMPOSTAGGIO: La sostanza organica (SO) o biomassa contenuta nei rifiuti urbani e/o negli scarti vegetali delle attività agricole, può essere degradata, stabilizzata ed eventualmente trasformata in fertilizzante in due modi: aerobico (all’aria) e anaerobico (in assenza d’aria).
I due sistemi sono diametralmente opposti: L’aerobico demolisce la sostanza organica in modo “naturale” e non produce gas combustibili. Se utilizza SO selezionata (da raccolta differenziata spinta, sfalci e potature verdi) produce un fertilizzante ottimo per impieghi in agricoltura e florovivaismo nella forma di compost di qualità.
L’anaerobico agisce per lo più a caldo, con produzione di metano e altri gas (bruciati per ottenere energia termica e/o elettrica) e di percolato liquido inquinante. Il rifiuto esausto (digestato) viene poi “stabilizzato” in presenza d’aria e, a seconda della tipologia, dà origine a un prodotto che ha una composizione chimica e una qualità nettamente inferiore a quella del compost aerobico, oppure genera un nuovo rifiuto da portare ancora in discarica.
FORSU: Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano è il materiale ottenuto dalla raccolta differenziata RD dell’organico (altrimenti detto umido). Si tratta di residui di cibo o preparazioni alimentari e frazioni assimilabili, come carta per alimenti sporca di residui alimentari. La FORSU costituisce dal 30 al 40% in peso dei rifiuti solidi urbani. Il materiale viene mescolato con altre frazioni (come gli sfalci delle potature) e digerito grazie all’azione di batteri. Esistono due possibilità:
digestione aerobica: il compostaggio avviene a circa 70 °C, in modo da evitare la formazione di batteri patogeni, e permette la produzione di ammendante per uso agricolo
digestione anaerobica: è la stessa che avviene in discarica: i batteri che agiscono in assenza di ossigeno generano biogas. Il residuo viene ulteriormente trattato e usato come ammendante; tale pratica è tuttavia oggetto di forti critiche poiché il processo anaerobico non garantisce la scomparsa di microrganismi patogeni e soprattutto l’ammendante risulta fortemente impoverito di azoto (nutriente per gli organismi viventi) e dunque non in grado di essere utilizzato efficacemente in agricoltura.
FOS:Frazione organica stabilizzata
Possiamo definire due differenti categorie di prodotti finali derivanti dal processo di stabilizzazione biologica aerobica delle biomasse umide, di composizione prevalentemente organica. Quelli derivanti da un sistema di raccolta differenziata spinta secco-umido come compost, quelli derivanti dalla selezione meccanica post raccolta del rifiuto tal quale come frazione organica stabilizzata (FOS).
La frazione organica stabilizzata (compost fuori specifica, secondo l’individuazione data dal codice CER) è il risultato di un processo d’igienizzazione e stabilizzazione (maturazione-ossidazione) della componente organica dei rifiuti solidi urbani (RSU).
Fino a qualche anno fa era chiamato compost, oggi non è più possibile vendere questo materiale ricavato dai RSU. Viene chiamato FOS per differenziarlo dal compost vero e proprio.
La FOS è normalmente utilizzata per la copertura delle discariche, da sola o miscelata con il terreno. Il prodotto che si può commercializzare come compost è solo quello derivato da scarti agricoli, zootecnici o da raccolta differenziata e solo se certificato da enti riconosciuti.
CDR:Combustibile da rifiuto
RUR: Rifiuto non riciclabile
RIND: Rifiuti indifferenziati
TMB: impianto di Trattamento Meccanico Biologico (Trattamento di biostabilizzazione)
Nella gestione dei rifiuti il trattamento meccanico-biologico (TMB) è una tecnologia di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati (e/o residuali dopo la raccolta differenziata) che sfrutta l’abbinamento di processi meccanici a processi biologici quali la digestione anaerobica e il compostaggio. Appositi macchinari separano la frazione umida (l’organico da bioessicare) dalla frazione secca (carta, plastica, vetro, inerti, ecc.) quest’ultima frazione può essere in parte riciclata oppure usata per produrre combustibile derivato dai rifiuti (CDR) rimuovendo i materiali incombustibili.
Un TMB è la separazione tramite vagliatura di materiale organico e l’estrazione di metalli e plastiche residuali, per avere in uscita sostanzialmente 3 flussi di materia:
1. metalli e plastiche da avviare al riciclo
2. materiale organico sporco, adatto solo ad essere utilizzato come copertura di discariche e non adatto ad agricoltura e florovivaistica;
3. materiale con potere calorifico sufficiente ad essere destinato ad incenerimento.
SOVVALLI: Sono il risultato della cernita di rifiuti misti che poi saranno stoccati in apposite aree a seconda della collocazione attribuita.
INCENERITORE: L’inceneritore è un impianto industriale di incenerimento che smaltisce i rifiuti tramite la combustione: la temperatura raggiunta sono molto alte, tra gli 850°C e i 1050°C.
Questi impianti hanno come obiettivo la distruzione dei materiali inerti. Grazie alle normative vigenti queste strutture sono costantemente sotto controllo nelle loro emissioni: i fumi prodotti dalla distruzione degli inerti sono monitorati e rimessi nell’ambiente dopo un processo di filtraggio.
TERMOVALORIZZATORE: Un termovalorizzatore permette la produzione di energia attraverso la distruzione di un certo tipo di rifiuti. Stiamo parlando dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti speciali. I rifiuti che non si possono trattare in un termovalorizzatore sono gli inerti (prodotti dalle demolizioni delle strutture o dalla loro costruzione) e quelli che possono essere recuperati e che, quotidianamente, differenziamo come il vetro, la plastica, l’umido-organico, la carta. Il termovalorizzatore, bruciando i rifiuti, genera vapore: è grazie a questo processo che avviene la produzione di energia elettrica. Grazie agli impianti di termovalorizzatore si alimenta il teleriscaldamento, sistema che porta l’acqua calda nelle abitazioni dei cittadini. Il trattamento termico genera diossine che possono essere sensibilmente ridotte dall’uso di filtri e da un efficace programma di manutenzione degli impianti. Essendo un processo termico occorre combustibile per avviarlo. Il giudizio si affida ad una valutazione del rapporto costi/benefici e ad una corretta determinazione dei rischi di inquinamento.
IMPIANTI DI OSSI-COMBUSTIONE (flameless):
La tecnologia flameless permette la produzione di energia a basso costo (vapore ed energia elettrica) utilizzando combustibili poveri quali: rifiuti urbani, rifiuti industriali, oli pesanti, gas acidi.
Il rifiuto non riciclabile (RUR) viene introdotto nel reattore dopo essere stato finemente triturato in un trituratore di nuova generazione. Il reattore contiene una atmosfera satura di ossigeno (88-90%) ottenuto dall’aria esterna, sottraendone l’azoto per mezzo di un filtro a zeolite; ciò consente di avere un materiale omogeneo ed una temperatura omogenea in tutto il volume del reattore. Dal processo ne risulta una ossidazione completa dei rifiuti introdotti che produce un materiale inerte e anidride carbonica che può essere stoccata e venduta per uso industriale. I fumi emessi non presentano concentrazioni di inquinanti significative, che nella sperimentazione sono risultate fino a 100 volte inferiori ai limiti di legge. Il vapore acqueo ad alta temperatura prodotto può essere utilizzato per produrre elettricità.
Il materiale solido inerte si è pensato di destinarlo alla produzione di piastrelle per la pavimentazione stradale, magari riattivando impianti di ceramica chiusi nel sud del Lazio. La sperimentazione in tal senso ha dato ottimi risultati.
DISCARICA:Con le recenti disposizioni legislative emanate sia a livello nazionale che a livello regionale non sarà più possibile creare nuove discariche che accoglieranno il rifiuto solido urbano tal quale.