Pubblichiamo una sequenza di mappe messa a disposizione da Filippo Celata che permette di visualizzare le trasformazioni del voto alle elezioni politiche in Italia.
Elezioni politiche, le mappe
di Filippo Celata*
Di cosa si tratta? Le mappe rappresentano il partito prevalente (di maggioranza relativa) per Comune alle elezioni politiche (ed europee) durante la cosiddetta seconda Repubblica (dal 1994). Per il 2022 il dato più dettagliato ad oggi disponibile è il risultato all’uninominale, alla Camera, per collegio. E nel caso di centro-destra e centro-sinistra per coalizione (non per partito). La mappa del 2022 non è quindi del tutto comparabile con quelle precedenti. I partiti principali avranno sicuramente la maggioranza relativa in diversi Comuni inclusi in collegi uninominali dove hanno perso, e viceversa. Difficile tuttavia che l’immagine complessiva cambi radicalmente.
Che cosa si vede? Si vedono abbastanza chiaramente diverse tendenze interessanti. In primo luogo il voto ai partiti ha progressivamente perso la più chiara connotazione e il forte radicamento territoriale che aveva durante la prima Repubblica, ma anche nei primi anni della seconda. A cominciare dal voto a quello che è oggi il PD, al netto di alcuni territori all’intero di quelle che un tempo chiamavamo “regioni rosse”, secondo la nota definizione proposta dall’Istituto Cattaneo nel 1968, e che all’epoca includevano l’intera Emilia-Romagna e la Toscana ma anche parte dell’Umbria, le Marche e perfino il Veneto. Si tratta di un voto ormai estremamente ‘liquido’. Riprova ne sia la facilità con la quale intere parti del paese passino facilmente, elezione per elezione, da un partito all’altro, e perfino da uno schieramento all’altro. Le uniche parziali eccezioni – oltre a ciò che rimane delle ‘regioni rosse’ – sono in primo luogo la relativa forza che il PD e il centro-sinistra (in Italia come d’altronde in molti altri paesi) ha nelle grandi città e in particolare nei loro quartieri più centrali e benestanti (sebbene in questo caso non sia stata sufficiente a prevalere in molti collegi metropolitani, in particolare quelli più ampi e che includevano diverse zone periferiche e suburbane). In secondo luogo si nota un tentativo di radicamento del movimento 5S al Sud, e perfino – a parziale smentita di quanto detto sopra – nelle sue città più grandi, a cominciare da Napoli. Per il PD e la sua coalizione si tratta quindi di un risultato disastroso non solo per motivi contingenti legati, ad esempio, alle mancate alleanze, ma anche per ragioni strutturali e di lungo periodo sui quali dovrà seriamente riflettere. Per la destra e soprattutto per Fratelli d’Italia si tratta di un successo storico, ma che – per quanto detto – potrebbe rilevarsi temporaneo. Quanto ci metteranno, in altre parole, le zone che oggi vediamo colorate di blu, a cambiare colore?
In particolare si tratta di:
1994: Elezioni politiche italiane del 1994
1996: Elezioni politiche italiane del 1996
2001: Elezioni politiche italiane del 2001
2006: Elezioni politiche italiane del 2006
2008: Elezioni politiche italiane del 2008
2009: Elezioni europee
2013: Elezioni politiche italiane del 2013
2014: Elezioni europee
2018: Elezioni politiche italiane del 2018
2019: Elezioni europee
2022: Elezioni politiche italiane del 2022
(*) elaborazione di Filippo Celata, docente di geografia economico-politica all’Università di Roma La Sapienza, da fonti varie (Ministero dell’Interno, Wikipedia, YouTrend)
26 settembre 2022
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