Raggi X: Commercio nel centro storico
A cura del gruppo Commercio di Carteinregola in collaborazione con il CRCS (Coordinamento Residenti Città Storica)
La presenza di tutte le forme possibili di commercio su strada (banchi e bancarelle, apette, chioschi, urtisti, caldarrostari, banchetti di merce taroccata ecc ecc) è sempre più estesa ed aggressiva, con innumerevoli postazioni a ridosso delle aree monumentali e dei tessuti più delicati e frequentati del centro storico. Eclatante la situazione dei camion bar, appostati nei pressi di tutti i principali monumenti. Per la gran parte si tratta di forme sfacciate di abusivismo totale, oppure di banchi e camioncini che pur essendo “autorizzati” occupano due/tre volte lo spazio consentito ed espongono la merce in maniera non regolare. Un’analisi non superficiale di tale fenomeno dimostra che si è in presenza non di attività “di libero commercio” in un libero mercato contraddistinto da regole bensì del risultato di strategie pianificate tese al completo controllo del territorio più pregiato della città ai fini dell’occupazione, di sempre maggiore estensione, del suolo pubblico più pregiato da parte delle relative organizzazioni, siano esse “regolari” o siano esse sommerse o addirittura criminali. Si tratta ormai di migliaia e migliaia di postazioni in tutta Roma, che si riproducono sempre più numerose come cellule di un organismo impazzito, con decine di migliaia di addetti extracomunitari perfettamente organizzati e addestrati. Siamo in presenza di un fenomeno di cui non esiste lontanamente l’eguale in qualsiasi altra città europea e che a Roma sta distruggendo l’intero settore del commercio di numerose categorie di prodotti e insieme sta causando il degrado dei luoghi più belli e preziosi della città, dei quali nessuno è risparmiato. Gran parte di questo tipo di commercio, comunemente definito a “effetto suk”, prospera in violazione delle normative fiscali e costituisce una concorrenza sleale per il resto delle attività commerciali.
Tale situazione del commercio su strada è accompagnata dall’aumento esponenziale e incontrollato delle OSP (Occupazioni suolo pubblico) di bar e ristoranti, spesso abusive, che hanno conquistato la maggior parte delle vie e delle piazze, anche nei luoghi più tutelati e vincolati della città (c.d. “tavolino selvaggio”). E’ un dato di fatto che, malgrado i ricorrenti tentativi di regolamentazione, tavolini e dehors continuino ad occupare grandi parti delle piazze di Roma, ostacolando la fruibilità delle stesse, la visione dei monumenti e delle prospettive architettoniche con arredi che hanno trasformato siti tra i più belli al mondo in sgargianti mense a cielo aperto. Non c’è piazza, strada o stradina del centro storico al riparo da ombrelloni e arredi di pessimo gusto. Riguardo a questo fenomeno, timida e nel complesso inadeguata è risultata essere l’azione di tutela della Soprintendenza e faticosa ed inefficace la collaborazione tra Stato, Regione e Comune; mentre la congerie di norme regolatorie di livello statale, regionale e comunale (certamente da rivedere) da un lato appesantisce le incombenze delle imprese, dall’altro favorisce le scappatoie dei “furbi” e le possibilità di abuso e irregolarità varie, che non trovano in pratica sanzioni efficaci.
A sua volta la crescita esponenziale del commercio su strada e la concentrazione delle attività di ristorazione legate al turismo di massa, allo svago e al divertimento (pub, discobar ecc), che hanno sostituito le attività tradizionali, ha trasformato il centro storico in una sorta di sterminato lunapark, favorendo il fenomeno della degenerazione della movida[i] nei rioni del Centro e in molte altre zone della Città Storica. A causa della mancata regolamentazione degli orari di apertura dei locali e dell’assenza di misure efficaci di contenimento dell’abuso di alcol, a sua volta la movida interferisce pesantemente con le funzioni di residenzialità e con la fruizione dei beni culturali.
QUELLO CHE VOLEVAMO
- Bancarelle e camion bar sono troppi: più che offrire servizi, creano problemi alla città
Secondo un censimento delle concessioni e autorizzazioni di commercio su area pubblica rilasciate dal Comune e dai Municipi, ci sono oltre 11 mila licenze su tutta Roma, di cui quasi 9.200 per banchi e mercati e 2.448 tra camion bar, urtisti, bancarelle e caldarrostai. Una cifra enorme e una situazione difficilmente controllabile.
In queste condizioni, il confine tra “regolare” e “abusivo” è molto labile: il rischio va dalla cattiva qualità dei prodotti, agli “attentati” al decoro urbano, ai traffici illegali.
Abbiamo sempre chiesto un nuovo piano del commercio su area pubblica capace di coniugare le ragioni dei commercianti con le esigenze di tutta la cittadinanza.
Occorre predeterminare un numero di postazioni, che sia, non solo economicamente sostenibile per la città, ma anche compatibile con la fruibilità degli spazi a disposizione, con i servizi essenziali, con il decoro, con la legalità.
Esiste una Delibera comunale (n.35 del 2010) che limita la concessione di nuove licenze di apertura di bar e ristoranti in zone considerate sature, in pratica tutto il centro storico. Ma, con l’applicazione della Legge Regionale n.3 del 17 febbraio 2015 sulle “Disposizioni per la tutela, la valorizzazione e lo sviluppo dell’artigianato nel Lazio” anche i laboratori alimentari, considerati “artigianato alimentare”, potranno funzionare come veri e propri piccoli ristoranti con tanto di sedie e tavoli. Fino ad ora pizzerie, friggitorie, kebaberie ed affini avevano solo piani di appoggio contro il muro e qualche sgabello. Norme che restano molto confuse, spesso rimpallate tra Comune,
Regione e Ministero dello Sviluppo Economico, la cui applicazione, tra l’altro, ha suscitato dubbi persino nella Polizia di Roma Capitale. Se si dovesse continuare su questa strada, il già consistente peso delle attività di ristorazione nel centro storico aumenterebbe a dismisura, contribuendo allo snaturamento del tessuto sociale, culturale ed economico dei Rioni già messi a durissima prova da fenomeni legati al traffico, alla movida, al rumore.
- La delibera n.35 del 2010, tuttora in vigore per la regolamentazione delle attività di somministrazione in città, divide la Città in Ambiti che nel centro storico coincidono di fatto con i Rioni. Non è consentito il rilascio di licenze per nuove attività di somministrazione di alimenti e bevande a meno che non siano trasferimenti di licenze all’interno dello stesso Ambito.
In alcune vie o piazze, però, non è possibile nessun nuovo trasferimento all’interno dello stesso Ambito di appartenenza ma solo all’interno della stessa via o piazza.
Abbiamo chiesto di ampliare il numero di vie e piazze che permettono il trasferimento di licenze di attività di somministrazione solo al loro interno rendendolo impossibile invece all’interno dell’intero Ambito.
- La Delibera 36/2006 e la successiva delibera di modifica 86/2009 considerano i minimarket come negozi di vicinato ed alcuni negozi di vendita di alimenti al banco come negozi di artigianato alimentare tutelati.
- La delibera n.35 del 2010, tuttora in vigore per la regolamentazione delle attività di somministrazione in città, divide la Città in Ambiti che nel centro storico coincidono di fatto con i Rioni.Non è consentito il rilascio di licenze per nuove attività di somministrazione di alimenti e bevande a meno che non siano trasferimenti di licenze all’interno dello stesso Ambito.
In alcune vie o piazze, però, non è possibile nessun nuovo trasferimento all’interno dello stesso Ambito di appartenenza ma solo all’interno della stessa via o piazza. Abbiamo chiesto di ampliare il numero di vie e piazze che permettono il trasferimento di licenze di attività di somministrazione solo al loro interno rendendolo impossibile invece all’interno dell’intero Ambito.
- La Delibera 36/2006 e la successiva delibera di modifica 86/2009 considerano i minimarket come negozi di vicinato ed alcuni negozi di vendita di alimenti al banco come negozi di artigianato alimentare tutelati.
Artigiani e botteghe storiche chiudono i battenti, lasciando il posto a piccoli negozi di alimentari, gestiti per lo più da stranieri, titolari di licenza ma non effettivi proprietari, fruitori di sgravi fiscali, ma spesso difficilmente rintracciabili in caso di sanzioni ed ordinanze sindacali a loro carico. Questi negozi aperti fino a tarda notte stravolgono il tessuto commerciale tradizionale, oltre ad alimentare la movida nei suoi aspetti esasperati, quando diventano fonte primaria di alcol per i giovani (e non ) nottambuli.
Dunque i minimarket, considerati “negozi di vicinato” e pertanto inseriti nella lista delle attività consentite e tutelate anche nelle aree di pregio – come precisato nella delibera 36 del 2006 – possono sostituire le autentiche attività da tutelare che sempre più spesso chiudono i battenti. Così accade che il mini market che vende alcolici e consente il consumo sul posto, possa stare aperto anche h24.
Lo stesso succede per i citati “laboratori alimentari”, una categoria in cui c’è un po’ di tutto anche se pizzerie a taglio, friggitorie, gelaterie artigianali e paninerie non sono considerate attività tutelate.
Abbiamo sempre voluto e chiesto la modifica della delibera 36/2006 e la successiva delibera 86/2009 per proteggere le autentiche attività da tutelare.
La delibera 36 del 2006 ha come oggetto “la disciplina di tutela e riqualificazione delle attività commerciali ed artigianali nel territorio della città storica”.
Su iniziativa del consigliere comunale Orlando Corsetti e della consigliera del primo Municipio Nathalie Naim è stata presentata, insieme ad un gruppo esteso di associazioni della Città Storica, una proposta di delibera per modificare la del.36 sostanzialmente in due punti:
- le attività di “artigianato alimentare” non devono essere incluse tra le attività tutelate, perché, come già detto, consistono per lo più in attività di vendita al dettaglio di prodotti alimentari cucinati e lavorati sul posto che già invadono i rioni del centro storico;
- i “negozi di vicinato” devono essere individuati nei tradizionali negozi di panetteria, salumeria, macelleria ed affini e non nei citati minimarket, che sembrano non aver freni alla loro espansione.
In particolare la Delibera 36 individua varie categorie di attività tutelate (artigianato, antiquariato, librerie, gallerie d’arte, cartolerie, fiori, gioiellerie, arredamenti, articoli religiosi, erboristerie, strumenti musicali, profumerie), al cessare delle quali il locale può essere occupato da un’altra attività tutelata e non da altre tipologie di esercizio, con decadenza del vincolo solo se i locali restano sfitti per cinque anni.
Molte associazioni di cittadini – residenti e non nel centro storico – ritengono che i punti programmatici approntati per arrestare lo snaturamento e il degrado del territorio Unesco e della Città storica siano imprescindibili, e che si debba intervenire con forza per arrestare la scomparsa delle attività più fragili e preziose come artigiani, botteghe storiche, negozi e servizi di qualità.
Insieme ai residenti costituiscono i veri custodi dei rioni in cui abitano, l’unica presenza che ne assicura l’anima.
QUELLO CHE CI HANNO DETTO
Dal programma di Virginia Raggi
Commercio e attività produttive
L’impegno del Movimento 5 stelle per Roma Capitale in materia di tutela, crescita e sviluppo delle attività artigianali e commerciali parte da un principio semplice, ma trascurato da troppo tempo, ovvero che per fare impresa l’amministrazione debba essere il primo partner dell’imprenditore romano. Occorre predisporre una regolamentazione uniforme delle attività produttive che faciliti la nascita delle nuove imprese e che al tempo stesso tuteli la concorrenza e la sostenibilità. Dare nuova linfa ai mercati rionali, oggi in condizioni fatiscenti, promuovendo le economie locali e incentivando la rapida riassegnazione dei numerosi banchi inutilizzati. Agevolare la riapertura delle numerose botteghe e degli esercizi commerciali chiusi in modo tale da far rinascere un tessuto produttivo a Roma e creare, al contempo, un vero e proprio presidio del territorio.
Roma Capitale deve favorire e supportare le nuove iniziative, in un’ottica di crescita e sviluppo per la città. Il commercio come chiave di successo per turismo e lavoro richiede una piena integrazione dei sistemi e servizi di trasporto all’interno della città, orari, biglietti, frequenze dei mezzi pubblici diventano essenziali per massimizzare gli spostamenti dei cittadini che desiderano curiosare tra negozi, mercati e mercatini. Occorre, quindi, combattere l’odioso fenomeno dell’abusivismo che mortifica tutti quegli imprenditori e artigiani che, nonostante le difficoltà, continuano faticosamente a difendere la propria attività ed il proprio lavoro. Bisogna favorire forme di partecipazione dei cittadini promuovendo i gruppi di acquisto solidale e agevolando l’incontro tra produttori e consumatori o gruppi di consumatori. Inoltre, al fine di sostenere il commercio locale intendiamo promuovere l’utilizzo di monete complementari per sviluppare un sistema di sconti che consenta ai cittadini un aumento del potere di acquisto.
Allo stesso tempo, occorre procedere a una seria revisione e semplificazione burocratica che sia uniforme per tutti i municipi e preveda tempi certi per l’evasione delle richieste: a tal fine, appare necessario procedere ad una seria digitalizzazione dei processi e dei documenti, aprendo ove possibile, sportelli telematici che agevolino il rapporto tra imprese e amministrazione. Saranno creati, quindi, degli Uffici dedicati alle imprese al duplice scopo di fornire attività di consulenza e raccogliere suggerimenti utili per tutte le imprese, coinvolgendo maggiormente le imprese nei processi decisionali che riguardano il settore.
Linee di azione
● Contrasto all’abusivismo commerciale, alla contraffazione e alla concorrenza sleale a sostegno delle realtà imprenditoriali e artigianali in regola;
- Apertura tavolo permanente di confronto con le imprese, i piccoli imprenditori, gli artigiani e tutti gli operatori del settore, al fine di riorganizzare e rilanciare le attività produttive e di verificare, costantemente, l’andamento del settore;
- Agevolazione di creazione di reti di impresa;
- Agevolazione e incentivazione di nuove attività produttive e startup innovative;
- Rilancio dei mercati rionali, valutando la possibilità di somministrazione nelle ore pomeridiane e serali, ristrutturando gli immobili anche attraverso coperture fotovoltaiche e agevolando la riassegnazione dei banchi chiusi;
- Promozione dei Gruppi di Acquisto Solidale (GAS);
- Promozione di monete complementari che favoriscano una rete locale di scambio aumentando il potere di acquisto dei cittadini;
- Pianificazione efficiente della “turnazione” di licenze con l’obiettivo di creare lavoro e aumentare l’offerta, armonizzando anche il sistema di assegnazioni;
- Riorganizzazione delle le modalità e degli orari di consegna e carico/scarico merci;
- Rilancio imprese e botteghe storiche;
- Riorganizzazione e semplificazione burocratica, implemento della digitalizzazione: rendendo le procedure trasparenti, uniformi in tutti i municipi e prevedendo tempi certi per l’evasione delle richieste;
- Costituzione di un Ufficio per le Imprese che coinvolga gli operatori del settore nelle scelte decisionali e fornisca attività di consulenza;
Le tre priorità
● Lotta all’abusivismo commerciale, alla contraffazione e alla concorrenza sleale;
- Semplificazione amminisitrativa e burocratica con procedure trasparenti, uniformi e con tempi certi;
- Riorganizzazione dei mercati rionali, promozione e rilancio delle attività artigianali e del commercio di vicinato;
Da “Linee programmatiche 2016-2021 per il Governo di Roma Capitale”
- Sviluppo economico e lavoro
11.1. Rilancio dell’economia romana e lotta all’abusivismo
Roma Capitale deve favorire e supportare le nuove iniziative, in un’ottica di crescita e sviluppo per la città. Il primo obiettivo, tra gli altri, che ci si propone è quello di contrastare l’odioso fenomeno dell’abusivismo che mortifica tutti gli imprenditori e gli artigiani i quali, nonostante le difficoltà, continuano faticosamente a difendere la propria attività ed il proprio lavoro: a tal fine, la Polizia locale garantirà il massimo supporto alle attività di repressione delle iniziative commerciali non autorizzate o poste in violazione delle ordinanze e dei regolamenti. In tale ambito, si migliorerà la gestione della cartellonistica pubblicitaria, contrastando il fenomeno degli impianti abusivi.
Nel contempo, si effettuerà un consistente riassetto dei cartelloni già autorizzati, dimezzandone il numero con lo scopo di rendere Roma più decorosa, vivibile, sicura e bella.
Contemporaneamente alla lotta all’abusivismo commerciale si ridefinirà la gestione degli spazi commerciali attraverso la costituzione del Tavolo del Decoro presieduto dall’Assessorato allo Sviluppo Economico.
In questo modo, sia i romani che i turisti in visita a Roma godranno di spazi più decorosi e vivibili con un visibile miglioramento della qualità della vita. E’ intenzione di questa Amministrazione adottare una regolamentazione uniforme delle attività produttive che faciliti la nascita delle nuove imprese e che, al tempo stesso, tuteli la concorrenza leale e la sostenibilità.
Si riorganizzeranno le modalità e gli orari di consegna e di carico/scarico merci in modo da rendere più efficiente la catena logistica e migliorare la vivibilità della città.
Si darà, inoltre, nuova linfa ai mercati rionali, oggi in gran parte abbandonati e fatiscenti, secondo le seguenti modalità: i) incentivando la rapida riassegnazione dei numerosi banchi inutilizzati; ii) riordinando gli orari di apertura; iii) estendendo le attività ivi praticate anche alla somministrazione di cibi e bevande nel rispetto della normativa esistente; iv) implementando i prodotti a Km 0, così valorizzando l’economia locale.
Tale impegno avrà, tra gli altri, lo scopo di valorizzare e favorire le attività agricole curate nell’ambito del contesto urbano. Si renderanno le strutture più efficienti ed ecosostenibili attraverso coperture fotovoltaiche. Si agevolerà la riapertura delle numerose botteghe e degli esercizi commerciali chiusi in modo tale da far rinascere il tessuto produttivo di Roma e creare, al contempo, un vero e proprio presidio del territorio. A tal fine, verranno predisposte adeguate misure per aiutare le botteghe storiche ed artigiane non solo a sopravvivere, ma a svilupparsi, attraverso nuovi strumenti di promozione e valorizzazione.
Altra priorità sarà favorire forme di partecipazione dei cittadini promuovendo i gruppi di acquisto solidale e agevolando l’incontro tra produttori e consumatori o gruppi di consumatori. Inoltre, al fine di sostenere il commercio locale, s’intende promuovere anche l’utilizzo di monete complementari. Allo stesso tempo, si procederà ad una revisione e semplificazione burocratica delle procedure per assicurare l’evasione delle richieste di competenza dei Municipi in materia di attività produttive nei tempi previsti dalla normativa: a tal fine, si realizzerà un progetto di digitalizzazione dei processi e dei documenti, aprendo, ove possibile, sportelli telematici che agevolino il rapporto tra imprese e Amministrazione. Saranno creati, quindi, degli Uffici dedicati alle imprese al duplice scopo di fornire attività di consulenza e raccogliere suggerimenti utili, aumentando il loro coinvolgimento nei processi decisionali che riguardano il settore.
QUELLO CHE E’ STATO FATTO
Il nuovo regolamento del Commercio su area pubblica che varia la delibera 35/2006 (23a Proposta di iniziativa consiliare a firma del Consigliere Coia presidente della Commissione Commercio) è stato approvato dall’Assemblea capitolina il 1° giugno 2017, tra molte polemiche. Il testo licenziato dalla commissione è stato integrato con alcuni emendamenti approvati dalla maggioranza.
Con lettera ai Municipi, prima ancora dell’entrata in vigore del nuovo provvedimento, si chiede di censire nei rispettivi territori le cosiddette bancarelle anomale, in contrasto con le norme nazionali e trasmettere alla commissione commercio un censimento delle autorizzazioni anomale presenti sul proprio territorio al fine di valutare l’accoglimento o il rigetto della domanda di conversione in posteggi fissi da individuare a seguito di Conferenza dei servizi.
Sembra però che il censimento sia già in possesso del Comune e che il lavoro vada fatto centralmente perché queste autorizzazioni hanno la caratteristica di non essere rilasciate dal municipio in cui esercitano e molte di queste prevedono di esercitare in diversi luoghi in diversi municipi o addirittura in tutta la città. In secondo luogo tutto il settore andrebbe riordinato con l’applicazione della direttiva Bolkestein. Per ora basterebbe applicare le direttive del Tavolo del decoro fatto qualche anno fa con la Soprintendenza ed il Comune, per allontanare le bancarelle da luoghi come il Pantheon, Fontana di Tevi, Castel Sant’Angelo e tanti altri luoghi di pregio.
Nello stesso regolamento si estende la possibilità al 10% dei posteggi dei mercati rionali di ampliare la propria offerta gastronomica di banco con la vendita di prodotti del banco stesso cucinati sul posto ed offerti senza servizio ai tavoli.
Per quanto riguarda invece la modifica della delibera 36/2006 e successiva del. 86/2009 sul regolamento delle attività commerciali nel perimetro della Città Storica, dopo due mesi di incontri con le associazioni dei cittadini l’assessore alle Attività Produttive del Comune Adriano Meloni ha accettato la proposta di estendere all’intera zona Unesco (Centro Storico più aree intorno al Vaticano e alla Basilica di San Paolo) la fascia di protezione contro l’apertura di ogni attività di genere alimentare al dettaglio per un periodo di tre anni e con un primo monitoraggio di verifica delle condizioni parametriche che sarà effettuato ogni due anni.
Sono per il momento rimaste fuori zone come San Lorenzo, Ponte Milvio, Pigneto, Cittagiardino ed altre aree appartenenti alla Città Storica secondo la definizione di PRG che sono ugualmente interessate dal fenomeno dell’invasione di negozi e negozietti di vendita di ogni prodotto alimentare cucinato o lavorato.
La proposta dell’assessore Meloni dovrà ora passare in Commissione ed all’attenzione dei Municipi prima di approdare all’Assemblea capitolina per il voto finale.
QUELLO CHE VOGLIAMO UN ANNO DOPO
- Testo Unico sul commercio che, relativamente al Centro Storico, contenga regolamenti e norme per:
- attività di somministrazione
- orari degli esercizi
- vendita alcolici
- occupazione suolo pubblico
- tutela delle attività tradizionali (botteghe storiche, ecc)
- tutela del decoro
- difesa e incremento dei PMO (Piani di massima occupabilitò); OSP (Occupazione Suolo Pubblico) e canoni concessori;
- trasparenza e open data sul commercio a livello municipale;
- regolamentazione del commercio su strada, in particolare per le bancarelle e per il rilancio dei mercati rionali con limiti di orario serale alle ore 20 senza deroghe per i mercati del primo municipio;
- blocco delle licenze di attività alimentari in tutta la zona Unesco;
- provvedimenti per la movida ed azioni di decentramento;
- controllo ed applicazione delle Norme di Piano Regolatore Generale per le medie e grandi strutture di vendita nel centro e trasformazioni urbanistiche collegate;
- attuazione piena del piano Regolatore degli Impianti pubblicitari e tariffe affissioni.
Tutte le nostre proposte sono sempre andate nella direzione di recuperare la vivibilità (intesa come complesso di funzioni, servizi, infrastrutture e tutele che migliorano la qualità della vita sia dei residenti sia di chi lavora e frequenta il centro storico) del contesto cittadino.
Abbiamo sempre ribadito che al centro della questione Centro Storico c’è l’obbligo di tutelare i beni culturali, avendo anche presente che tutte le vie e le piazze sono beni culturali ope legis.