dell’underground, 2 su 3 venivano soppresse per mancanza di personale, nel biennio 2016/17 è stata la mancanza di ricambi il motivo per cui i treni rimanevano fermi.
Costi e i ricavi. Roma e Milano due modelli a confronto
Il confronto tra Atac e Atm (Azienda trasporti milanesi), e quindi tra Roma e la sua più virtuosa sorella lombarda, mette in evidenza alcune criticità della Societá controllata romana, soprattutto per quel che concerne i costi operativi, i costi del personale e la produttività.
I costi operativi per vettura/Km non sono molto differenti tra le due aziende, tuttavia Atm ha chiuso i propri conti in utile per tutti gli esercizi considerati, mentre Atac ha accumulato perdite superiori al proprio patrimonio netto e non è in grado di far fronte ai propri impegni debitori (figura 12).
I costi del personale, che in entrambe le società costituiscono oltre la metà dei costi operativi, hanno un’incidenza più elevata in Atac rispetto ad Atm: il 63% contro il 60% nel 2016. Per altro in Atac, questa incidenza è andata crescendo negli ultimi anni poiché l’azienda capitolina ha risparmiato sui costi comprimibili, ovvero sulle spese per i servizi, i materiali e la manutenzione. Con ricadute negative sulla qualità del servizio (figura 14).
Se si analizza, infine, la produttività dei dipendenti, la differenza è notevole: 18mila vetture/Km per ogni dipendente di Atm, a fronte di 12mila vetture/Km di Atac. A questo dato corrisponde, poi, una ripartizione dei dipendenti che spiega, almeno in parte, la maggiore produttività della società lombarda: in Atm c’è un dipendente amministrativo ogni 25 operativi, in Atac c’è un dipendente amministrativo ogni 5 operativi (figura 16).
Dal 2012 al 2016 (figura 19), i ricavi di Atac sono diminuiti, tuttavia la società non ha messo in atto misure di dissuasione di tipo strutturale (tornelli in entrata e in uscita, bigliettaio a bordo) né programmi di controllo adeguati ad arginare il fenomeno dei free rider, anglismo usato per indicare chi non paga il biglietto.
I free rider. Ovvero quanto ci costa l’evasione
Stando a fonti Atac, su 2,4 milioni di passeggeri controllati, l’evasione accertata (numero delle multe effettuate su passeggeri controllati), sarebbe stata del 3 % per i biglietti metro, e di poco superiore al 6% per i biglietti di bus, bus elettrici e tram. Questi dati, tuttavia, non appaiono sufficienti a rappresentare il fenomeno nella sua realtà. Il campione preso in esame (2,4 milioni di controllati su circa 1.100 milioni utenti totali) risulta troppo esiguo, oltre che statisticamente non definito e scarsamente rappresentativo. Da un confronto con l’Atm di Milano, emerge poi che (a parità del costo del biglietto), la società milanese ha ricavi molto maggiori con un numero di passeggeri che è quasi la metà di quelli di Roma: nel 2016, infatti, i ricavi dei biglietti Atac sono stati 265 milioni di euro a fronte di 1.100 milioni di passeggeri, mentre nel capoluogo lombardo, i ricavi sono stati di 412 milioni di euro a fronte di 600 milioni di utenti.
Stando a questi dati, poi, la percentuale dell’evasione stimabile nei trasporti milanesi oscilla tra il 10% e il 15%, un dato che porta inevitabilmente ad ipotizzare che l’evasione reale a Roma possa essere ben più alta, tanto da stimarla intorno al 35%. Con un danno economico di circa 90 milioni di euro ogni anno.
Conclusioni
A Roma manca una visione e una organizzazione globale della mobilità e la città non sconta soltanto un defict nelle infrastrutture ma anche la mancanza di una pianificazione e di un coordinamento dei trasporti, che comprenda ad esempio la manutenzione delle strade, la gestione delle corsie, il controllo del traffico.
“Il sistema della mobilità, del resto, non dipende solo dai vettori del trasporto (autobus, tram e metropolitane), -ha dichiarato il presidente dell’Agenzia Carlo Sgandurra- e non dipende quindi solo