Autonomia differenziata nei programmi elettorali delle politiche 2022
Autore : Redazione
Pubblichiamo alcuni estratti dai programmi elettorali dei principali partiti e coalizioni per quanto riguarda l’autonomia regionale differenziata e i temi collegati. Considerando che la richiesta di dare seguito a quanto introdotto con la riforma del Titolo V della Costituzione è stata avanzata da Regioni principalmente a guida centro destra del nord, ma anche dall’Emilia Romagna governata dal Partito Democratico, e che il tema, bandiera identitaria della Lega per Salvini Presidente è stato portato avanti da più partiti e maggioranze, a partire dal Governo Gentiloni, che siglò delle pre intese 4 giorni prima delle elezioni del 2018, dal Movimento Cinque Stelle, che sottoscrisse il punto nel contratto di governo con la Lega del Conte 1 e successivamente con il Partito Democratico, LEU* e altri nel Conte 2, ed è stato inserito nel DEF (Documento di Economia e Finanza) anche dal Presidente Draghi, riteniamo fondamentale che i partiti e i candidati si esprimano chiaramente e diffusamente su un tema che mette a rischio l’unità nazionale e l’uguaglianza dei cittadini.–
ALLA PARTE DELLA SALUTE: PER IL DIRITTO UNIVERSALE ALLE CURE, PER UNA SANITÀ TERRITORIALE E NAZIONALE
(…) RIFORMA TITOLO V DELLA COSTITUZIONE PER RIPORTARE LA SALUTE ALLA GESTIONE DIRETTA DELLO STATO ed evitare le attuali disfunzioni dei 20 sistemi regionali, a maggior ragione emerse con la pandemia (…)
In merito all’autonomia differenziata, la posizione del M5S è chiara: nessuna nuova funzione potrà essere delegata alle Regioni se prima non si siano definiti, con le adeguate coperture, i Livelli Essenziali delle Prestazioni. Dovrà comunque essere il Parlamento a definire le regole d’ingaggio con una legge quadro che tenga in massima considerazione le varie commissioni parlamentari coinvolte.
Pag. 201 4.12.4 Enti locali
Il Paese ha bisogno di ripartire anche attraverso la spinta dei territori ed in particolare dei comuni, dove quotidianamente migliaia di sindaci ed amministratori si confrontano con le difficoltà e le opportunità delle proprie comunità.(…) È nelle comunità locali che i comportamenti dei singoli si confrontano e si incontrano con le strategie elaborate a livello locale, regionale e nazionale rendendole più o meno efficaci. L’intraprendenza, lo spirito solidaristico e di collaborazione istituzionale, la capacità di programmare e di innovare mostrati soprattutto durante gli anni più difficili della pandemia rappresentano un patrimonio da mettere al centro di una rinnovata visione della Repubblica delle autonomie, in cui gli enti locali ed in particolare i comuni, giocano un ruolo decisivo ai fini del rilancio del sistema economico e della tenuta sociale delle comunità di riferimento.
Pag. 67 (…) I poteri pubblici devono assicurare a tutti, indipendentemente dall’età, dal reddito, dal sesso, dall’orientamento sessuale, dalla condizione personale e sociale, dall’origine o dal luogo di residenza, l’accesso universale a un’assistenza sanitaria di qualità.
Per garantire il raggiungimento di questo fondamentale obiettivo, occorre perseguire alcuni decisivi indirizzi di riforma. Innanzitutto, la revisione del Titolo V della Parte Seconda della Costituzione, con riguardo al riparto delle competenze tra Stato e Regioni, appare non più rinviabile, quantomeno allo scopo di riassegnare la salute alla competenza esclusiva dello Stato.
Pag. 181 (…) Occorre superare i divari territoriali nell’accesso a un’assistenza sanitaria e sociosanitaria di qualità per tutte le persone in condizioni di bisogno. Inoltre, miriamo a potenziare e riqualificare il sistema di presa in carico globale e continua delle persone vulnerabili, non autosufficienti, anziane, con disturbi mentali e con disabilità.
Intendiamo restituire centralità e unitarietà al Sistema sanitario nazionale e superare l’attuale frammentazione in cui versano i servizi sanitari regionali, intervenendo con una revisione costituzionale che riporti allo Stato, in via esclusiva, la competenza in materia di tutela della salute, con inserimento della clausola di supremazia (per le regioni con indici di esito globale dei servizi non in linea con la media nazionale), al fine di garantire la sostenibilità del sistema e una migliore equità nell’erogazione delle prestazioni e rispondere, così, ai principi di universalità, di uguaglianza e di globalità degli interventi, in osservanza e ottemperanza all’articolo 32 della Costituzione.
Centrosinistra – Insieme per un’Italia Democratica e Progressista
(pag.25) La salute pubblica dopo il Covid: cura delle persone e medicina di prossimità (…) Per realizzare questi obiettivi, è necessario adeguare il finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale, allineandolo progressivamente ai grandi Paesi europei, e rafforzare la sua capacità di garantire il diritto alla salute in maniera più omogenea in tutte le Regioni.(…)
(pag.29) L’Italia dei Sindaci e delle Sindache: buona amministrazione e valorizzazione dei territori e degli enti locali
Guardando agli Enti Locali, proponiamo di approvare la nuova “Carta delle Autonomie Locali”, riformando il Testo Unico per gli Enti Locali e rivedendo la legge 56 del 2014, con l’obiettivo di valorizzare pienamente i Comuni, le Province e le Città metropolitane come istituzioni costitutive della Repubblica, che curano gli interessi delle loro comunità e contribuiscono allo sviluppo inclusivo e sostenibile del Paese. Al tempo stesso riteniamo non sia più rinviabile una stabilizzazione dei bilanci dei Comuni, delle Province e delle Città metropolitane.
Riteniamo che ciò vada fatto attuando la riforma per il completamento del federalismo fiscale. Riteniamo inoltre che vada rafforzata la capacità amministrativa delle autonomie locali facilitando l’immissione di personale qualificato, necessario per garantire l’esercizio delle funzioni fondamentali attribuite a ciascun ente e la realizzazione degli investimenti pubblici. (…)
Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni potranno essere concesse nell’ambito di una legge quadro nazionale, solo previa definizione dei Livelli Essenziali di Prestazioni concernenti i diritti civili e sociali da garantire su tutto il territorio nazionale, il superamento della spesa storica come criterio esclusivo di allocazione delle risorse, il potenziamento dei fondi di perequazione infrastrutturale. Sono comunque esclusi dalla differenziazione delle competenze regionali i grandi pilastri della cittadinanza, a partire dall’istruzione.(…)
Approvare la nuova“Carta delle AutonomieLocali”, riformando il Testo Unico per gli enti locali e rivedendo la legge 56 del 2014, con l’obiettivo di valorizzare pienamente i Comuni, le Province e le Città metropolitane come istituzioni costitutive della Repubblica che curano gli interessi delle loro comunità e contribuiscono allo sviluppo inclusivo e sostenibile del Paese.
(…)
Il completamento di un federalismo fiscale intelligente e al servizio del Paese migliorerà la trasparenza delle relazioni fiscali tra i diversi livelli di governo, asse- gnando le risorse alle amministrazioni decentrate sulla base di criteri oggettivi e incentivando un uso efficiente delle risorse stesse. La riforma per ridurre i tempi di pagamento della PA migliorerà nettamente le tempistiche delle pubbliche amministrazioni anche a livello regionale e locale. La riforma del Codice degli appalti ridurrà nettamente i tempi di realizzazione delle opere pubbliche.
Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni… (idem c.s.)
(…) Le diseguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari – fra Nord e Sud del Paese, fra re- gione e regione, fra aree urbane, periferie e aree interne – sono sempre più inac-cettabili, soprattutto nell’attuale contesto di grave crisi sociale. La prossima legislatura dovrà essere impegnata a ridurre questi divari e a dare a tutti il diritto alla cura, rendendo disponibili tutte le prestazioni previste dai LEA comprese quelle inserite nell’aggiornamento del 2017. È una prospettiva ambiziosa ma non può non far parte di un programma di Governo, anche attraverso un’efficace attuazione dei progetti inseriti nel PNRR e nel programma “Equità e salute” (fondi PON). Per questo è necessario evitare che problemi comuni a tutto il Paese siano risolti solo nelle regioni più strutturate anche rafforzando la capacità del SSN di affrontarli a beneficio di tutte le regioni. È necessario riflettere sull’esperienza dei Piani di rientro, fino ad oggi finalizzati principalmente al superamento dei disavanzi di bilancio e non anche dei deficit nelle garanzie dei servizi, assegnando specifica attenzione al rientro nella buona amministrazione e nella legalità. È necessario intervenire per contenere la mobilità sanitaria, causa di profondi disagi e segno di difficoltà di accesso alle cure (nella sola oncologia riguarda ben il 41% dei casi del Mezzogiorno). Il processo regionalista, nel rispetto dei principi fondamentali della Costituzione e la salvaguardia della unitarietà ed equità nell’accesso alle cure, necessita comunque di un forte e autorevole ruolo dello Stato, nell’esercizio delle funzioni di indirizzo, monitoraggio, valutazione, affiancamento, fino alle funzioni sostitutive in caso di gravi carenze
(…) Definire i livelli essenziali delle prestazioni per il sistema di istruzione, per assicurare l’esigibilità del diritto in modo uniforme su tutto il territorio nazionale (…)
(pag.5) Valorizzare le autonomie locali, garantire l’unità della Repubblica
Contrastare ogni ipotesi di attuazione dell’autonomia differenziata che non assicuri preventivamente l’individuazione e il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) su tutto il territorio nazionale, che non escluda il riferimento alla spesa storica come criterio esclusivo per la definizione dei fabbisogni regionali, che non preveda l’istituzione di un fondo perequativo a vantaggio delle aree territoriali caratterizzate da un minor gettito fiscale, che non delimiti rigorosamente e sulla base delle effettive esigenze di ciascuna Regione l’ambito delle competenze trasferibili, che non garantisca in maniera assoluta l’unitarietà del sistema di istruzione pubblica su base nazionale.
Messa a regime di un sistema di perequazione tra enti territoriali con la finalità del raggiungimento dei LEP. La perequazione deve riguardare anche l’ambito delle infrastrutture sociali, con particolare attenzione al tema degli asili nido.
Ripensare l’architettura delle autonomie locali, a partire dalla valorizzazione del ruolo dei Comuni. Superare ogni ipotesi di abolizione delle Province, riconoscendo la loro indispensabile funzione di enti di area vasta e superando l’attuale farraginoso sistema di elezione indiretta.
Garantire a Comuni e Province risorse adeguate allo svolgimento delle loro funzioni, in un’ottica di vero decentramento e di superamento del rischio di neo-centralismo regionale. (…)
Impegno a garantire stabilmente la clausola del 40% per gli investimenti nel Mezzogiorno, facendo in modo che essa sia considerata anche dalle grandi imprese a partecipazione pubblica.
(…) Sembrava che vi fosse durante la pandemia un generale consenso sulla necessità di rafforzare il SSN e di superare le diseguaglianze territoriali nell’accesso e nella qualità dei servizi…Purtroppo superata la prima fase della pandemia, la sanità per il presidente Draghi è ben presto tornata a occupare la parte bassa della classifica delle priorità̀ del nostro Paese…Poi si è inserita addirittura la previsione di un DDL per l’attuazione della autonomia differenziata. E ancora poi il feroce Ddl Concorrenza. La sostanza del provvedimento è concentrata nell’art. 6: la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Un provvedimento che accantona definitivamente quanto la pandemia ha evidenziato: il mercato non funziona, non protegge, separa persone e comunità…Questa pandemia ha invece messo in evidenza la necessità di una solida cornice unitaria dei servizi sanitari regionali e di un potenziamento della capacità – politica e tecnica – di indirizzo programmatorio nazionale; è pertanto indispensabile espellere il tema Sanità dalla eventuale attuazione dell’autonomia regionale differenziata. (…)
Scuola (…) Opporsi all’autonomia differenziata non solo perché tocca i diritti e la loro universalità, ma anche perché, nel contesto scolastico, essa, in preoccupante sinergia con l’interpretazione dominante dell’autonomia scolastica, determina una inaccettabile frantumazione del sistema formativo nazionale sul piano delle diseguaglianze materiali, dei contenuti e delle metodologie formative.(…)
18. L’ITALIA DEL MANGIARE SANO (…) Serve un ministero delle politiche alimentari.(…)
Proponiamo un nuovo modello istituzionale di governance per l’agricoltura italiana. La riforma del Titolo V° della Costituzione ha assegnato alle Regioni il governo dell’agricoltura in Italia. Questa condizione pone il ministro dell’agricoltura in una condizione di debolezza istituzionale con una oggettiva difficoltà a sviluppare una qualsiasi politica che si voglia chiamare agricola. Per questo motivo AVS propone di riformare completamente il modello di governance sfruttando le indicazioni della Commissione che richiede una centralizzazione della gestione dei Piani di sviluppo rurale anche in quei Paesi (tra cui l’Italia) dove la gestione dell’agricoltura ha una struttura federale. In particolare, occorre riformare il funzionamento del “Tavolo Stato Regioni” dando poteri di intervento nuovi al ministro dell’agricoltura per poter svolgere una vera politica agricola, ambientale e alimentare per il Paese. (…)
1. di attribuire una vera autonomia in materia a Città metropolitane e Comuni, modificando l’articolo 119 della Costituzione; 2. di rafforzare il federalismo locale fondato sulla responsabilità delle amministrazioni nei confronti dei residenti che versano tributi e ne valutano l’utilizzo, chiudendo la stagione degli sprechi pagati da tutti i contribuenti attraverso le coperture statali.
in merito all’AUTONOMIA REGIONALE DIFFERENZIATA
3. di adottare per le materie a cui si applica l’autonomia differenziata il modello adottato per la sanità per cui le risorse per la spesa fornite dallo Stato sono distribuite alle regioni sulla base di un criterio oggettivo di ripartizione, ma sono gestite dalle regioni sotto il vincolo di livelli essenziali di qualità dei servizi prestati. Di pari passo,
in attuazione dell’art. 119 Cost., +Europa si impegna alla costituzione del fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale. Questo approccio consente di mantenere un adeguato grado di solidarietà tra regioni consentendo però a quelle più efficienti nel gestire le risorse di beneficiare interamente della loro stessa maggiore efficienza.
Più Europa, dunque, ma anche più autonomia ai territori alle comunità locali nelle quali si custodiscono tradizioni e identità preziose.
Pag. 18 VI. SUD
(…) Quindi sostiene il falso chi dice che nel Mezzogiorno non ci siano competenze e capacità imprenditoriali rispetto al Centro-Nord. La differenza non è nella qualità, ma nella quantità (…)nell’impiego non omogeneo e diffuso, per qualità, delle risorse finanziarie Europee; nella troppa disparità tra governi pubblici del territorio; nei limiti dell’Italia – sia nella componente pubblica che privata – di pensare allo sviluppo del Sud come una questione meridionale, anziché una questione strategica di profilo nazionale, nell’interesse di tutto il Paese.
Pag. 3 (…) La materia [sanità] è delegata alle Regioni, obbedendo ad un principio di regionalizzazione dei servizi di prossimità. Durante le situazioni di crisi questa regionalizzazione comporta evidenti discrasie nell’erogazione dei servizi essenziali e problemi di raccolta, elaborazione e classificazione dei dati. Pur mantenendo il principio della sanità regionale occorre implementare un maggior coordinamento a livello centrale che punti all’uniformità su tutto il territorio nazionale delle prestazioni erogate. Allo scopo proponiamo l’istituzione temporanea di un gruppo di studi che sull’esempio della gestione commissariale pandemica, elabori un piano delle attribuzioni delle competenze che superi il dualismo della legislazione concorrente.
Centrodestra PER L’ITALIA Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra
Punto 3Riforme istituzionali, della giustizia e della Pubblica Amministrazione secondo Costituzione
(…)
Elezione diretta del Presidente della Repubblica
• Attuare il percorso già avviato per il riconoscimento delle Autonomie ai sensi dell’art. 116, comma 3 della Costituzione, garantendo tutti i meccanismi di perequazione previsti dall’art. 119 della Costituzione
• Piena attuazione della legge sul federalismo fiscale e Roma Capitale
Presidenzialismo, stabilità di governo e Stato efficiente.
Riforma presidenziale dello Stato, al fine di assicurare la stabilità governativa e un rapporto diretto tra cittadini e chi guida il governo. Attuazione virtuosa di federalismo fiscale e autonomie, con completa definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e corretto funzionamento del fondo di perequazione, per assicurare coesione e unità nazionale.Trasferimento dei poteri a Roma Capitale, con risorse, competenze e status giuridico in linea con le principali capitali europee. Valorizzazione del ruolo degli enti locali e tutela delle specificità montane e insulari.
(pag.5) …Vogliamo dunque ripartire da qui, dalle nostre proposte di legge depositate in Parlamento, dalle battaglie storiche della Lega come quella sul contrasto all’immigrazione irregolare, l’attuazione della riforma sull’autonomia differenziata, la tutela della sicurezza, il diritto alla pensione, la dife-sa dei lavoratori autonomi, dei “piccoli” e di tutti coloro che non hanno alcuna tutela e rischiano ogni giorno del proprio per garantire sviluppo e lavoro.(…)
(pag.6) Quattro sono le “questioni” sulle quali fondiamo la nostra proposta programmatica:
• la questione federalista: bisogna incrementare ulteriormente l’autonomia amministrativa dei territori, mantenendo l’unità dello Stato e garantendo dei “livelli essenziali di prestazione” uniformi su tutto il territorio nazionale; in questo senso, occorre ridare centralità al tema dell’autonomia differenziata (…)
(pag. 63) AUTONOMIA
I sindaci sono il motore dell’autonomia e del processo federalista; i processi di autonomia differenziata non debbono snaturare il ruolo delle Regioni come enti di legislazione, programmazione e indirizzo ma esaltare i principi costituzionali di autonomia e sussidiarietà attraverso il riconoscimento delle funzioni amministrative a Comuni, Province e Città metropolitane con i Comuni che possono svolgere un ruolo da protagonisti. Questo processo deve avvenire in un quadro coordinato e coerente di scelte del legislatore statale e dei legislatori regionali che portino ad una chiara definizione di compiti e responsabilità di ciascun livello di governo. Chiarezza di competenze, semplificazione delle procedure, eliminazione di strutture intermedie e di adempimenti consentono di dare risposte certe e tempestive a cittadini e imprese che richiedono alle Amministrazioni autorizzazioni e abilitazioni per svolgere la loro attività.
Il tema delle risorse finanziarie è essenziale per assicurare il buon governo dei territori; occorre prevedere la necessaria correlazione tra le funzioni e le risorse di ogni livello di governo. Ai sindaci va garantito un meccanismo in grado di creare equità tra funzioni di cui sono responsabili e risorse finanziarie a disposizione e che contenga delle premialità per le amministrazioni virtuose. Garantire risorse certe agli Enti locali, oltre che consentire di investire in sicurezza su strade, ambiente e scuole, offre l’opportunità di creare posti di lavoro reali e mettere le ditte che lavorano per il pubblico nelle condizioni di assumere. È prioritaria la concreta attuazione dei “costi e fabbisogni standard”, misura di giustizia amministrativa che contempera il dovere della solidarietà con quello dell’equità. Deve essere consentito il ricorso all’indebitamento per interventi di investimento finalizzati a superare l’emergenza della messa in sicurezza del proprio patrimonio, in particolare edifici scolastici e infrastrutture viarie, superando il meccanismo perverso per il quale i Comuni con standard di debito sotto la media si vedono fortemente limitata la possibilità di ricorso ai mutui.
Il tema delle risorse finanziarie è essenziale per assicurare il buon governo dei territori; occorre prevedere la necessaria correlazione tra le funzioni e le risorse di ogni livello di governo. Ai sindaci va garantito un meccanismo in grado di creare equità tra funzioni di cui sono responsabili e risorse finanziarie a disposizione e che contenga delle premialità per le amministrazioni virtuose. Garantire risorse certe agli Enti locali, oltre che consentire di investire in sicurezza su strade, ambiente e scuole, offre l’opportunità di creare posti di lavoro reali e mettere le ditte che lavorano per il pubblico nelle condizioni di assumere. È prioritaria la concreta attuazione dei “costi e fabbisogni standard”, misura di giustizia amministrativa che contempera il dovere della solidarietà con quello dell’equità. Deve essere consentito il ricorso all’indebitamento per interventi di inve- stimento finalizzati a superare l’emergenza della messa in sicurezza del proprio patrimonio, in particolare edifici scolastici e infrastrutture viarie, superando il meccanismo perverso per il quale i Comuni con standard di debito sotto la media si vedono fortemente limitata la possibilità di ricorso ai mutui.[ripetizione nel testo originale]
FORZA ITALIA PER UN’ITALIA DOVE DECIDONO I CITTADINI
Elezione diretta del Presidente della Repubblica. Introduzione del vincolo di mandato. Rafforzamento delle autonomie locali.
Attuazione di un modello di federalismo responsabile che armonizzi la maggiore autonomia prevista dal titolo V della Costituzione e già richiesta da alcune regioni in attuazione dell’articolo 116, portando a conclusione le trattative attualmente aperte tra Stato e Regioni.
(…)
Realizzazione di una riforma compiuta delle Province per riportarle a Enti di primo livello, con elezione diretta del Presidente, funzioni chiare e risorse definite.
Riforma del TUEL, con prioritario riferimento alla revisione del tema della responsabilità.
(…)
Riconoscimento dei poteri di Roma come Capitale d’Italia al fine di valorizzarne l’autonomia normativa, amministrativa e finanziaria.
Noi Moderati (Noi con l’Italia Maurizio Lupi, Italia Centro con Toti, Coraggio Italia Brugnaro)
Realizzare le riforme istituzionali verso il semi-presidenzialismo e l’autonomia differenziata: l’Italia ha bisogno di una democrazia in grado di decidere e di incidere, con una efficiente ripartizione delle competenze fra livelli di governo. Gli ultimi anni hanno confermato le criticità del nostro sistema istituzionale e la sua inattitudine a garantire stabilità e decisioni tanto ponderate quanto tempestive. Noi vogliamo promuovere un programma di riforme sul modello semi- presidenziale francese, ma anche un rapporto fra Stato e amministrazioni territoriali rivisto sulla base del principio di sussidiarietà, attraverso un percorso di autonomia differenziata che moduli l’intervento statale a seconda delle specifiche esigenze di ciascun territorio.
(…)Punto 2 Lottare per la sicurezza economica e contro la povertà
Perseguire politiche orientate a riequilibrare le disparità tra Nord e Sud del Paese, a partire dalla spesa pubblica, al contrario di quanto successo con il PNRR, che ha sacrificato le regioni meridionali. Superare il sistema scellerato della spesa storica del chi più ha più avrà e chi meno ha meno ottiene. Faremo esattamente il contrario.. (…)
Punto 4 Migliorare la sanità e la pubblica amministrazione
1. Ricostruzione del Servizio Sanitario Nazionale unico per tutte le regioni, superando la controriforma del 2001, eliminando l’aziendalizzazione e tornando alle USL con controllo democratico del territorio. Ripristinare l’intera filiera della medicina territoriale. (…)
Punto 6. Fermare l’autonomia differenziata e salvaguardare i beni comuni e i servizi locali –
1. Stop al progetto di Autonomia differenziata che divide ulteriormente il paese tra regioni ricche e regioni povere, in particolare penalizzando il Sud. Mettere in campo politiche di autonomie territoriali e di prossimità. Non più potere alle regioni, ma più potere ai territori e al popolo. Basta colonizzazione del sud e sfruttamento del suo territorio da parte delle multinazionali.(…)
(…) 2. Per un vero federalismo: Autonomia e Responsabilità
Da esattamente trent’anni l’Italia discute di federalismo, ritenendo anche di averlo parzialmente attuato. In realtà, il bilancio di questa stagione è del tutto fallimentare. Il vero federalismo, quello che in ultima analisi privilegia controllo democratico, trasparenza e corretto utilizzo delle risorse pubbliche, si realizza con l’inscindibile accoppiata di Autonomia e Responsabilità: senza uno di questi due elementi, non vi è vero federalismo. Su questo punto siamo molto radicali: proponiamo la rivisitazione completa del modo in cui stanno insieme i livelli di governo di questa Repubblica.
Innanzitutto va stabilito quali sono: Comuni, regioni e Stato. Le Provincie devono completare la transizione e divenire il “centro servizi” dei Comuni: centrale unica di committenza, ambito ottimale per la gestione dei servizi pubblici locali, assistenza amministrativa e tecnica. Vanno inoltre raddoppiati gli incentivi economici alla fusione dei Comuni, salvaguardando i territori montani. I tre livelli di governo devono avere competenze esclusive e chiaramente ripartite (superando le tremende inefficienze del Titolo V della Costituzione ma anchel’ambiguo rapporto tra Regioni e Comuni): deve essere chiaro “chi fa cosa”. Devono inoltre avere strumenti fiscali esclusivi, del cui gettito sono titolari i responsabili: il cittadino deve avere perfettamente chiaro quale tassa paga al Sindaco, quale al Presidente di Regione e quale al Presidente del consiglio: oggi siamo lontanissimi da questa situazione, con commistioni di gettito e sovrapposizioni largamente inefficienti. Infine, ogni livello di governo territoriale deve essere messo nella stessa condizione di partenza, indipendentemente dalla sua situazione specifica. Serve quindi dare attuazione al dettato costituzionale sui Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) e portare a regime l’integrale allocazione dei finanziamenti statali in chiave perequativa, sulla base della differenza fra fabbisogni standard e capacità fiscale.
Autonomia e Responsabilità non devono ispirare un intervento estemporaneo e sloganistico, ma una vera e proprio riforma complessiva e strutturale, che deve tener conto anche del dettato costituzionale relativo al regionalismo differenziato; gli amministratori locali devono poter esercitare le funzioni loro attribuite in maniera libera e autonoma, nel rispetto dell’unità nazionale; i cittadini, nel rispetto di accountability e trasparenza, devono poter pagare, vedere e votare; lo Stato deve essere garante dei diritti costituzionali in tutto il territorio nazionale ma anche dell’efficienza della spesa pubblica, prevedendo un potere sostitutivo in caso di inerzia locale.
3. Sindaco d’Italia
Infine è sotto gli occhi di tutti che l’instabilità dei governi italiani è uno degli elementi di debolezza del nostro paese sia sul lato interno, sia nello scenario internazionale ed europeo. L’attuale sistema ha contribuito a generare un senso di sfiducia dei cittadini verso le istituzioni democratiche. Per cercare di ristabilire questo rapporto di fiducia e al contempo garantire maggiore stabilità ai Governi proponiamo di prendere come modello l’istituzione più prossima ai cittadini per una riforma della costituzione. Per questo proponiamo l’elezione diretta da parte dei cittadini del Presidente del Consiglio sul modello dei sindaci delle città più grandi. La riforma del cosiddetto sindaco di Italia si accompagna, peraltro, ad una necessaria riforma del sistema elettorale.
-Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
21 agosto 2022 (ultima modifica 13 settembre 2022)
NOTA: Alcuni programmi in PDF potebbero non evidenziare i testi con le parole chiave. In caso di errori o omissioni scrivere a: laboratoriocarteinegola@gmail.com
(*) Articolo Uno il 29 giugno 2022 con una conferenza stampa di Pier Luigi Bersani e Vasco Errani, parlamentari di Articolo Uno ed ex presidenti dell’Emilia-Romagna, e di Federico Conte, hanno presentato la letteraAutonomia differenziata, così non va, in cui i parlamentari si chiedono : “si tratta di un testo condiviso dal Governo nel suo complesso o di un impegno elettorale di una parte di esso? Qui sono in gioco l’unità sostanziale dell’ordinamento democratico e i diritti fondamentali dei cittadini: come può il Parlamento non esser preoccupato rispetto ad un confronto che sembra chiudersi prima ancora di esser stato aperto?” (> leggi la lettera) (> guarda la conferenza stampa)