Roma, 2 luglio – “Le prime indiscrezioni sulla bozza del decreto Semplificazioni, che il Presidente Conte considera una fondamentale pietra miliare del suo mandato, non ci tranquillizzano. E ci fanno interrogare sul perché in Italia semplificare sia sinonimo di deregolamentare” , dichiara Federico Anghelé Direttore di The Good Lobby.
Nessuno è ostile allo snellimento dei tempi e alla semplificazione delle procedure burocratiche che rallenta la realizzazione delle opere pubbliche, considerate indispensabili in questo drammatico frangente di crisi economica. Ma, prima di conoscere i dettagli del provvedimento così caro al Presidente del Consiglio, pensiamo valgano almeno tre considerazioni generali:
- cambiare di continuo il quadro normativo sul sistema degli appalti e delle opere pubbliche è quanto di più contrario al concetto di semplificazione che si vorrebbe invece far passare con questo decreto. Rendere le regole sempre diverse, costringere gli interlocutori a essere costantemente aggiornati sulle giravolte normative e amministrative di ogni governo è un gravissimo problema. Perché condanna le imprese a essere in balia dei funzionari pubblici, veri depositari dell’interpretazione delle “norme in mutamento”. Prospettare continue deroghe al quadro regolamentare accresce enormemente il rischio di corruzione perché garantisce agli amministratori pubblici uno straordinario potere.
- Il Paese patirà una crisi economica senza precedenti, che potrebbe minarne il tessuto produttivo e commerciale. Le risorse pubbliche messe in campo dal governo e – ci auguriamo presto – anche dall’Europa, non dovranno in alcun modo essere dissipate. Per questo l’allentamento dei controlli è di per sé inaccettabile. Possiamo forse correre il rischio che i fondi a disposizione per il piano di rilancio finiscano nelle mani di imprenditori corrotti o legati alla criminalità organizzata? Il presidente dell’ANAC Merloni nella sua relazione annuale alla Camera ha segnalato che nel 2019 le interdittive antimafia nei lavori pubblici sono aumentate del 10% rispetto all’anno precedente (633 provvedimenti complessivi). Ciò significa che le imprese legate alla mafia tentano sempre più spesso di insinuarsi nel tessuto economico del Paese, non utilizzando più il metodo della violenza, ma quello della corruzione.
Di fronte a questo scenario, riteniamo scellerata ogni semplificazione che preveda un alleggerimento dei controlli e che corra il rischio di facilitare cartelli tra imprese che partecipano alle chiamate dirette sostitutive delle gara d’appalto.
- Ogni “piano shock” per far ripartire le opere pubbliche nel Paese dovrebbe prevedere un’eguale “dose shock” di trasparenza, che dovrebbe permettere a tutti di monitorare come vengono spese le risorse pubbliche, chi ne beneficia, lo stato di avanzamento dei lavori in tempo reale
La vera svolta amministrativa per l’Italia non dovrebbe passare da una deregolamentazione e da procedure derogatorie bensì da una piena trasparenza, che contribuisca a legittimare le scelte compiute dai decisori pubblici, da attuarsi anche attraverso la digitalizzazione dell’intero sistema appalti, un passo necessario per consentire non solo un controllo più efficace sulla regolarità delle procedure ma anche la velocizzazione delle stesse, come tra l’altro indicato da ANAC e da Bankitalia.
Come la relazione annuale dell’ANAC ha certificato, la corruzione rimane un’emergenza per questo Paese e sempre più spesso i funzionari pubblici “si vendono” per somme modeste (anche poche centinaia di euro sono sufficienti a rivelare informazioni riservate) e per vantaggi di altro tipo, dalle ristrutturazioni di casa ai doni di varia natura (pasti, trasporti, traslochi, mobili).
Per interrompere questi patti corruttivi è sempre più necessario promuovere la figura del whistleblower: le segnalazioni da parte di chi assiste a un illecito sono in forte crescita (ben 873 nel 2019 quelle registrate da ANAC) a riprova che la legge ha aiutato moltissimi a uscire allo scoperto.
“Ora ci aspetta una grande sfida: quella di migliorare la normativa italiana alla luce della nuova direttiva europea che dovrà essere recepita entro la fine del 2021. Occorre che anche il nostro Paese prenda in considerazione la possibilità di fare segnalazioni anonime, che garantiscano in toto la sicurezza di chi decide di evidenziare un potenziale illecito; e che venga estesa la legge anche al settore privato”, dichiara Anghelé