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Autorizzazione a procedere per il Ministro Salvini: facciamo un po’ di chiarezza

(31 gennaio 2019) La scelta del Ministro dell’interno di bloccare i naufraghi della Diciotti “per contrastare l’immigrazione clandestina” corrisponde a un “preminente interesse pubblico” in base al quale si possono trasgredire leggi nazionali e internazionali, e la stessa Costituzione italiana? Se passasse questa interpretazione, avallata dal voto parlamentare che nega l’autorizzazione a procedere per il Ministro Salvini, si aprirebbe la strada all’idea che le regole fondamentali della nostra democrazia possono essere derogate da un ministro o da un Governo, magari in nome della linea politica promessa agli elettori.

Facciamo un po’ di chiarezza sui vari aspetti della vicenda, ricostruendo i fatti salienti e attingendo a un’intervista (1) a Domenico Gallo, Giudice della Corte di Cassazione e giurista del Coordinamento nazionale per la democrazia costituzionale, con in passato una legislatura come senatore con Rifondazione Comunista. Gallo spiega con semplicità e rigore cosa dice la legge, o meglio, le leggi, e su che base dovranno decidere i parlamentari che entro fine marzo dovranno esprimersi sulla richiesta dell’autorizzazione a procedere nei confronti del Ministro dell’Interno.

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

Dopo la plateale lettura dell’ avviso di garanzia in diretta Facebook (2), e la sfida ai magistrati – mi faccio processare – (3) è arrivata una subitanea retromarcia del Ministro Salvini. Fermi tutti, non devo essere processato (4). E, in parallelo, anche la ostentata   “diversità” pentastellata  – che comprende l’intransigenza sul concedere scappatoie ai colleghi inquisiti – sta scivolando in una imbarazzante ricerca di pretesti per salvare faccia e Governo. L’ultimo è quello di invocare una sorta di “collegialità” delle decisioni sulla nave Diciotti, spalmando la responsabilità anche sul Presidente del Consiglio e qualche ministro cinquestelle (5), così da rendere più credibile la tesi della motivazione politica dell’agire salviniano in nome di una superiore difesa della Patria. Ma anche, più concretamente, per smuovere i più riottosi pentastellati che vedono nel salvataggio dell’alleato/avversario leghista un clamoroso voltafaccia sul tema più identitario del MoVimento: il rispetto della legge, che deve fare il suo corso, senza se e senza ma e soprattutto senza scudi per nessuno.

In tutto questo, è importante capire come stanno e come funzionano le cose, sgombrando il campo da quella confusione tra reati e scelte politiche, condite dal solito refrain bipartisan della magistratura “targata” che usa la legge per punire i politici.

Ecco i punti che cerchiamo di chiarire:

L’ANTEFATTO: IL CALVARIO DEI MIGRANTI DELLA DICIOTTI E L’INTERVENTO DELLA MAGISTRATURA
La notte tra il 14 e il 15 agosto un barcone proveniente dalla Libia carico di migranti arriva vicino alla costa di Malta. Dopo una serie di peripezie (6) la nave Diciotti della Guardia Costiera italiana soccorre i naufraghi. La nave arriva nel porto di Catania alle 23.30 di lunedì 20 agosto 2018 con a bordo 177 migranti, tra cui donne e bambini. Il ministro dell’Interno Salvini ordina però che – con l’eccezione di 13 migranti sofferenti già portati all’ospedale di Lampedusa-  le persone soccorse non lascino la nave italiana, in attesa della loro ripartizione tra i paesi del’Unione europea. Per 5 giorni la Diciotti rimane ormeggiata in porto, senza che i suoi passeggeri possano scendere. Il 22 agosto il Viminale dà il via libera per un primo sbarco di 27 minori non accompagnati. Solo nella notte tra il 25 e il 26 agosto tutti i migranti vengono sbarcati.

Il 25 agosto 2018 il ministro dell’Interno è formalmente indagato dai procuratori di Agrigento, con le ipotesi di reato di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio. Il 7 settembre 2018 Carabinieri notificano a Matteo Salvini l’atto della Procura di Palermo, il Ministro lo legge in diretta Facebook, rivolgendosi ai suoi followers: “…Questo ministro è stato eletto da voi, cioè a questo ministro voi avete chiesto di controllare i confini, di controllare i porti, di limitare gli sbarchi, di espellere i clandestini: me lo avete chiesto voi, quindi vi ritengo amici e complici, altri non sono eletti da nessuno e non devono rispondere a nessuno»(2).Il 1 novembre la procura di Catania chiede di archiviare l’indagine sul ministro dell’Interno in quanto “il ritardo nello sbarco dalla Diciotti è “giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per la separazione dei poteri, di chiedere in sede Europea la distribuzione dei migranti (…) in un caso in cui secondo la convenzione Sar sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro” (7). II 24 gennaio 2019 il tribunale dei ministri di Catania, contraddicendo la richiesta motivata di archiviazione della Procura, chiede l’autorizzazione a procedere in giudizio nei confronti del ministro dell’Interno Salvini per il caso Diciotti. Il 28 il vicepremier si mostra tranquillo: “Io dovrei essere processato perché ho difeso i confini del mio Paese? Sono pronto, non ho alcun problema lo dico per rispetto alla stragrande maggioranza dei magistrati…Non ho alcuna intenzione di mollare”(3).Ma il giorno dopo ci ripensa, e scrive una lettera al Corriere della Sera in cui difende il suo operato e chiede che “il processo non sia fatto” (4). Il 30 gennaio si riunisce la Giunta per le immunità del Senato, composta da 23 membri,per avviare l’esame della richiesta del tribunale dei ministri (8). Alla vigilia Il premier Conte dichiara che nelle decisioni sulla Diciotti “è stata seguita la linea politica del governo“: “mi assumo la piena responsabilità politica di quello che è stato fatto. Non sarò certo io a suggerire ai senatori cosa votare, saranno i senatori che giudicheranno la linea politica del governo(5), aprendo di fatto alla possibilità che i pentastellati si schierino a favore di Salvini.

QUALE REATO ?

Il Tribunale dei Ministri di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio del ministro degli Interni per una omissione: non avere indicato il posto dove sbarcare e non aver consentito lo sbarco delle persone recuperate in mare dai militari italiani che si trovavano a bordo della nave Diciotti. (…) quando si fa un soccorso in mare c’è la priorità di indicare il posto dove sbarcareperché bisogna organizzare una serie di servizi sanitari, d’accoglienza, ecc. L’autorità che deve decidere è il ministro dell’Interno, con il Dipartimento delle libertà civili e immigrazione. Se quella autorità non indica il posto dove sbarcare, la nave non può sbarcare le persone che sono a bordo, ma questa è una violazione dei doveri d’ufficio.(1)

IN BASE A QUALE LEGGE?

L’obbligo di soccorso in mare è fissato da convenzioni internazionali a cui l’Italia ha aderito e che sono una fonte normativa sovraordinata alle leggi ordinarie, che certamente non può essere derogata da atti amministrativi o dalla contraria volontà politica.(…) il soccorso in mare è un obbligo internazionale e che deriva anche dalle leggi nazionali. Il soccorso in mare ha due facce: da un lato, la nave, che si trova in condizione di farlo, deve recuperare le persone in difficoltà in mare, dall’altro lato occorre provvedere allo sbarco dei naufraghi” (1)

(…) le leggi sull’immigrazione prevedono l’accesso per il soccorso e perché chi ha diritto di presentare la domanda di asilo deve essere messo in condizioni di farlo, i minori non possono essere respinti in nessun caso – questo lo prevedono la legge e le convenzioni internazionali. Queste persone sbarcano e la legge prevede che debbano essere accolte e in un secondo momento si deciderà sul loro destino: restare o no in Italia, essere o no rimpatriate. Non c’è dubbio che chi arriva dal mare, profugo, deve essere accolto. Se si pongono ostacoli all’accoglienza, se l’ostacolo viene da un Ministro, è un reato ministeriale.(1)

Vedi anche: Normative su rifugiati e immigrazione- cronologia e materiali

CHI DEVE GIUDICARE?

Il Tribunale dei Ministri di Catania – che è un organo straordinario e svolge una funzione, come se fosse un procuratore della Repubblica – ha valutato, giustamente, che si tratta di reato ministeriale perchè commesso nell’esercizio o a causa delle funzioni ministeriali, osservando che i giudici non possono svolgere delle considerazioni di natura politica. Ossia, non possono valutare se quel tipo di comportamento che astrattamente viola la legge si possa giustificare o meno con ragioni politiche. Questo perché la legge costituzionale che ha introdotto la nuova disciplina del reato ministeriale, prevede che questa valutazione politica debba essere fatta dal Parlamento. Il Senato o la Camera, investiti della richiesta di procedere per un reato ministeriale, possono stabilire che non si proceda laddove valutino che il Ministro ha agito per un superiore interesse pubblico e che questo consenta di sacrificare gli altri beni giuridici. Questa considerazione squisitamente politica è assegnata dalla Costituzione al Parlamento. (..) Questa valutazione politica non spetta all’autorità giudiziaria che non deve fare politica, ma ha il compito di tutelare i beni giuridici protetti dalle norme civili e penali senza guardare in faccia a nessuno. Per Costituzione spetterà alle Camere valutare se c’è una causa di giustificazione a comportamenti astrattamente e concretamente illegali.(1)

CHI DECIDE E IN CHE TEMPI?

Dopo il dibattito interno alla Giunta, fino al voto (palese e con la maggioranza dei presenti) sulla relazione finale, la palla passerà al Senato, che dovrà votare sull’autorizzazione a procedere (con voto palese e a maggioranza assoluta) il tutto entro 60 giorni da quando la relazione dei giudici catanesi è arrivata al Senato, quindi fine marzo, o prima, se la Conferenza dei capigruppo decidesse una accelerazione. (9).

Vedremo, se anche su questo il M5S cederanno alle sirene della realpolitik di cui sono lastricate le strade dell’inferno

Anna Maria Bianchi Missaglia

(1) PER NON CONSIDERARE NORMALE L’ARBITRIO

Intervista di Cinzia Nachira per la testata on line r-project a Domenico Gallo

Magistrato della corte di Cassazione e giurista del Coordinamento nazionale per la democrazia costituzionale è stato Senatore nella XII Legislatura.

R/Project: I porti italiani sono aperti o chiusi?

D.Gallo I porti italiani sono sempre aperti e non possono essere chiusi. L’ha spiegato anche l’ex procuratore di Torino, Armando Spataro, in un articolo pubblicato da La Repubblica sabato scorso. Il problema qual è? È che quando si fa un soccorso in mare c’è la priorità di indicare il posto dove sbarcareperché bisogna organizzare una serie di servizi sanitari, d’accoglienza, ecc. L’autorità che deve decidere è il ministro dell’Interno, con il Dipartimento delle libertà civili e immigrazione. Se quella autorità non indica il posto dove sbarcare, la nave non può sbarcare le persone che sono a bordo, ma questa è una violazione dei doveri d’ufficio.

Infatti, il Tribunale dei Ministri di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio del ministro degli Interni esattamente per questa omissione: non avere indicato il posto dove sbarcare e non aver consentito lo sbarco delle persone recuperate in mare dai militari italiani che si trovavano a bordo della nave Diciotti.

R/P Questo vale anche per ciò che sta avvenendo in queste ore?

D.G. Certo, perché ci troviamo di fronte allo stesso comportamento, con l’unica differenza che queste persone non si trovano a bordo di una nave della Guardia Costiera italiana ma su una nave privata che incrocia nel Mediterraneo per conto di una ONG. Però nulla cambia: l’obbligo di soccorso in mare è fissato da convenzioni internazionali a cui l’Italia ha aderito e che sono una fonte normativa sovraordinata alle leggi ordinarie, che certamente non può essere derogata da atti amministrativi o dalla contraria volontà politica. Questo è assolutamente inconcepibile.

R/P Quindi, secondo quanto lei dice, Matteo Salvini impedendo lo sbarco sta omettendo un atto amministrativo?

D.G. Certo, siamo in presenza di un atto amministrativo non scritto, anzi più che un atto è un omissione: non indicando dove deve avvenire lo sbarco, non autorizzandolo, il Ministro omette un atto del suo ufficio; cosa che non può fare perché il soccorso in mare è un obbligo internazionale e che deriva anche dalle leggi nazionali. Il soccorso in mare ha due facce: da un lato, la nave, che si trova in condizione di farlo, deve recuperare le persone in difficoltà in mare, dall’altro lato occorre provvedere allo sbarco dei naufraghi. Non ci può essere salvataggio in mare se poi non c’è lo sbarco. Non si può salvare un naufrago e farlo sbarcare su Marte.

Quindi, il salvataggio e lo sbarco sono due facce della stessa medaglia: se si impedisce lo sbarco si impedisce il salvataggio e si diventa responsabili di quello che succede. Dell’incremento delle morti che ci sono nel Mediterraneo, come viene segnalato dalle organizzazioni internazionali – in particolare, dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) dell’ONU, che recentemente ha detto che dall’inizio dell’anno ci sono stati oltre duecento morti annegati.

I salvati dalla Sea Watch 3 sono quarantasette, ma il salvataggio non può essere lasciato a metà. Dal salvataggio deriva l’obbligo di accogliere queste persone in un posto sicuro, dove i loro diritti non sono messi in pericolo. Questo posto sicuro non è la Libia. Per cui quando il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è vantato di aver salvato un centinaio di migranti che stavano affondando su un barcone alla deriva, convincendo la Libia a intervenire per riportarli indietro, non ha salvato nessuno. Anzi, a questo punto volente o nolente, diventerà concorrente dei reati che verranno commessi a danno di queste persone una volte riportate nei lager libici.

R/P Ma quindi visto che non si può negare l’approdo e lo sbarco, siamo di fronte ad una guerra contro le ONG? Cinquanta profughi sono arrivati sulle coste calabresi, qualche settimana fa, e sono stati soccorsi e accolti dalla popolazione di Melissa, Sindaco in testa. Per cui se a salvare sono le ONG apriti cielo, altrimenti se i profughi arrivano con mezzi diversi sulle nostre coste, le autorità italiane non li possono bloccare. Secondo lei perché il Governo italiano ha dichiarato guerra alle ONG?

D.G. Perché le ONG intervengono laddove fallisce la traversata dei migranti che cercano di attraversare il Mediterraneo, mentre se questa non fallisce e quindi l’imbarcazione di fortuna riesce ad arrivare in Italia non la si può respingere in alto mare e quindi non si può far altro che farli sbarcare. Nessuno glielo può impedire e d’altro canto le leggi sull’immigrazione prevedono l’accesso per il soccorso e perché chi ha diritto di presentare la domanda di asilo deve essere messo in condizioni di farlo, i minori non possono essere respinti in nessun caso – questo lo prevedono la legge e le convenzioni internazionali. Queste persone sbarcano e la legge prevede che debbano essere accolte e in un secondo momento si deciderà sul loro destino: restare o no in Italia, essere o no rimpatriate. Non c’è dubbio che chi arriva dal mare, profugo, deve essere accolto. Se si pongono ostacoli all’accoglienza, se l’ostacolo viene da un Ministro, è un reato ministeriale.

R/P La richiesta del Tribunale dei Ministri di Catania di rinvio a giudizio per Matteo Salvini che contraddice la richiesta di archiviazione della procura della stessa città, secondo lei, è una decisione che coglie l’arbitrio che fin qui lei ha descritto?

D.G. Il Tribunale dei Ministri di Catania – che è un organo straordinario e svolge una funzione, come se fosse un procuratore della Repubblica – ha valutato, giustamente, che si tratta di reato ministeriale perchè commesso nell’esercizio o a causa delle funzioni ministeriali, osservando che i giudici non possono svolgere delle considerazioni di natura politica. Ossia, non possono valutare se quel tipo di comportamento che astrattamente viola la legge si possa giustificare o meno con ragioni politiche. Questo perché la legge costituzionale che ha introdotto la nuova disciplina del reato ministeriale, prevede che questa valutazione politica debba essere fatta dal Parlamento. Il Senato o la Camera, investiti della richiesta di procedere per un reato ministeriale, possono stabilire che non si proceda laddove valutino che il Ministro ha agito per un superiore interesse pubblico e che questo consenta di sacrificare gli altri beni giuridici. Questa considerazione squisitamente politica è assegnata dalla Costituzione al Parlamento.

Credo che l’errore della procura di Catania che ha chiesto l’archiviazione del procedimento, consista nel fatto che questa valutazione politica è stata anticipata dal procuratore della Repubblica perché sostiene che si tratti di un atto che rientra nell’ambito delle funzioni politiche, ecc., per cui i giudici non dovrebbero sindacarlo. Invece no, questa valutazione politica non spetta all’autorità giudiziaria che non deve fare politica, ma ha il compito di tutelare i beni giuridici protetti dalle norme civili e penali senza guardare in faccia a nessuno. Per Costituzione spetterà alle Camere valutare se c’è una causa di giustificazione a comportamenti astrattamente e concretamente illegali.

R/P Secondo lei, quando Matteo Salvini sostiene di aver applicato l’articolo 52 della Costituzione (la difesa della patria), dice una cosa sensata oppure no?

D.G. Dice una cosa abnorme, come se, in altre epoche qualcuno avesse detto che gli ebrei si internavano per difendere la patria… Questo è il livello di abnormità!

Non si tratta in questi casi di una banda armata che cerca di penetrare nel territorio italiano, ma di profughi salvati dall’annegamento in mare, quindi persone debolissime che hanno bisogno di soccorso e questo signore impedendolo favorisce l’annegamento.

R/P Questi atti di Matteo Salvini, finora hanno visto una opposizione sociale, a volte importante, ma non determinante. Per ora è molto in uso la denuncia legale e giuridica. Secondo lei, questo è sufficiente ad arginare, almeno, la deriva italiana?

D.G. È chiaro che ci vorrebbe dell’altro, però è importante che laddove si commettono degli atti di abuso e violazioni di diritti intervenga l’organo che deve tutelare questi stessi diritti. Quindi l’intervento giudiziario è insuperabile e anzi c’è il rischio che lo spirito dei tempi cerchi di addomesticare la funzione giudiziaria, piegandola alle esigenze della politica. A questo noi dobbiamo opporci in modo assoluto, perché tutti i giudici giurano fedeltà alla Costituzione e quindi dobbiamo aspettarci che questa funzione di controllo di legalità venga svolta in assoluta indipendenza e fedeltà ai valori costituzionali.

Altro è il problema politico, è che chiaro che ci vuole una politica che denunci gli effetti perversi di queste scelte, diciamo così, populistiche.

Perché qui ci troviamo di fronte a una politica già sperimentata in altre epoche storiche che costruisce dei capri espiatori proponendo le persone appartenenti a determinati gruppi sociali come dei nemici pubblici sui quali scaricare le insoddisfazioni e il senso di insicurezza della gente, indicandoli come la causa di tutti i mali del popolo. Bisogna reagire con un altra politica che metta in evidenza gli effetti concreti di queste misure. In Italia ci sono cinque milioni di persone che non sono originarie del nostro Paese, di stranieri, e le politiche che si attuano fanno crescere la quota di popolazione straniera in condizioni di irregolarità; questo mette in discussione la convivenza pacifica perché ci troveremo a convivere con una popolazione di persone del tutto prive di diritti, perché non possono lavorare, non possono procurarsi i mezzi di sostentamento, non possono avere una casa, non possono avere la residenza. In queste condizioni, la convivenza con gli “italiani” diventa difficile, né è possibile eliminare il problema attraverso i rimpatri, visto che non è assolutamente possibile allontanarecinquecentomila, settecentomila o un milione di persone riportandole nei luoghi di origine.

R/P Sulla grande stampa, alcuni sostengono che la richiesta di rinvio a giudizio sarebbe, seppure involontariamente, un regalo a Matteo Salvini. Cosa ne pensa?

D.G. Indubbiamente loro la useranno anche a fini propagandistici, ma sarebbe molto più grave se, invece, i comportamenti arbitrari di coloro che esercitano i poteri pubblici fossero lasciati incensurati, perché questo creerebbe anche una sorta di diseducazione pubblica, saremmo indotti a considerare normale l’arbitrio.

R/P In queste settimane c’è anche la questione del “decreto sulla legittima difesa”. Visto l’aumento in questi tempi recenti degli atti di violenza razzista e non solo – basti pensare agli omicidi in ambito famigliare di cui sono vittime tante donne – e l’ampliamento della possibilità di procurarsi armi a uso privato, dove andremo a finire? In una situazione sempre più simile a quella degli Stati Uniti?

D.G. Mi sembra che esista un’indagine statistica che dimostra che siamo diventati un Paese fortemente rancoroso, in cui i legami sociali sono molto sfaldati, con un clima dilotta di tutti contro tutti. In effetti questa normativa sulla legittima difesa è in un certo senso una cosa irrilevante perché non può nemmeno avere l’effetto che vuole raggiungere. Basti pensare ai Vopos, quelli che sparavano a chi cercava di saltare il Muro di Berlino. Alla fine, i capi politici sono stati processati per omicidio o per istigazione all’omicidio. La Corte Europea dei Diritti dell’uomo ha detto che i processi erano legittimi perché comunque non può essere autorizzato mai l’omicidio, checché ne dicano le norme amministrative, regolamentari, ecc.

L’omicidio era previsto nel codice penale della DDR (l’Ex Germania dell’Est, NdC), come è previsto in quello italiano, per cui uno ci può ricamare sopra, ma l’autorità giudiziaria dovrà fare sempre delle indagini e quindi l’effetto di impunità promesso da questa riforma è molto relativo. Però è da censurare l’effetto, diciamo così, psicologico e culturale che produce tutta questa campagna pubblicitaria che si fa su questa legge inutile, perché induce la gente ad armarsi. Questo è la conseguenza veramente negativa perché in un certo senso indica un modo di essere, incide sulla cultura e sul costume. L’indirizzo che dà questa legge è: armatevi. Ora, armarsi provoca l’aumento della violenza, parliamoci chiaro, non la sua diminuzione.

Ossia, tutto il contrario di quello che uno Stato dovrebbe fare per assicurare la sicurezza dei propri cittadini.

R/P Tornando alla Sea Watch 3, come finirà secondo lei?

D.G. Credo che la vicenda della Sea Watch, visto l’atteggiamento delle autorità politiche, si potrà risolvere solo con l’intervento della autorità giudiziaria, tanto in sede civile quanto in quella penale. Quindi, prima o poi ci sarà un giudice che ordinerà lo sbarco. Oppure, le autorità politiche autorizzeranno lo sbarco un secondo prima che intervenga il giudice.

La procura dei Minori di Catania ha già ordinato lo sbarco dei minori e prima o poi lo imporrà, se non viene eseguito.

Mi pare che nella vicenda Diciotti, qualcuno alla fine ordinò lo sbarco dei minori, nel pomeriggio del 25 agosto 2018 e qualche ora dopo il ministero dell’interno dispose che dovevano sbarcare tutti. Ossia, colse l’occasione e fece scendere tutti.

Lo stesso accordo con la CEI, era un alibi delle autorità politiche, perché c’è l’obbligo di far sbarcaree di soccorrere. Poi, si sviluppa il soccorso è un passaggio successivo e ci si può appoggiare alla CEI, alla Caritas o ad altri, insomma, però c’è l’obbligo di sbarco, soccorso e assistenza.

Intervista condotta da Cinzia Nachira

NOTE

(2)Il Messaggero Diciotti, Salvini indagato attacca i giudici in diretta Fb: «Io eletto, loro no». M5S si smarca https://www.ilmessaggero.it/primopiano/politica/salvini_reato_sequestro_persona_aggravato-3958942.html

(3) Diciotti, Salvini: “Mi vogliono processare perché faccio quello che ho promesso? Sono pronto, io non mollo”https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/01/28/diciotti-salvini-mi-vogliono-processare-perche-faccio-quello-che-ho-promesso-sono-pronto-io-non-mollo/4929205/

(4) 29 gennaio 2019 (…) “Dopo aver riflettuto a lungo su tutta la vicenda, ritengo che l’autorizzazione a procedere debba essere negata”: lo afferma il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in una lettera al Corriere della Sera sulla richiesta inviata dal tribunale dei ministri di Catania a Palazzo Madama in merito al caso Diciotti. “In questo non c’entra la mia persona”, ha precisato il vicepremier. “Innanzitutto il contrasto all’immigrazione clandestina corrisponde a un preminente interesse pubblico, posto a fondamento di precise disposizioni e riconosciuto dal diritto dell’Unione europea”, ha spiegato Salvini. “In secondo luogo, ma non per questo meno importante”, ha aggiunto il ministro, “ci sono precise considerazioni politiche. Il governo italiano, quindi non Matteo Salvini personalmente, ha agito al fine di verificare la possibilità di un’equa ripartizione tra i Paesi dell’Ue degli immigrati a bordo della nave Diciotti. Questo obiettivo emerge con chiarezza dalle conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno del 2018 (precedente ai fatti a me contestati), in cui si legge che “per smantellare definitivamente il modello di attività dei trafficanti e impedire in tal modo la tragica perdita di vite umane, è necessario eliminare ogni incentivo a intraprendere viaggi pericolosi”. “Non rinnego nulla e non fuggo dalle mie responsabilità di ministro”, ha concluso Salvini, “sono convinto di aver agito sempre nell’interesse superiore del Paese e nel pieno rispetto del mio mandato. Rifarei tutto. E non mollo”. – See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/salvini-lettera-corriere-diciotti-processo-non-va-fatto-rifarei-tutto-non-mollo-1fdaacf8-29f6-4940-8ddb-5e0501dbd446.html

(5)repubblica 29 gennaio Diciotti, Salvini ci ripensa: “No al mio processo”. Conte: “Me ne assumo la responsabilità”. Di Battista: “Voteremo sì” https://www.repubblica.it/politica/2019/01/29/news/caso_diciotti_salvini_autorizzazione-217737072/

(6)vedi TPI.it https://www.tpi.it/2018/08/26/nave-diciotti-ultime-notizie/ Caso Diciotti: tutto quello che c’è da sapere La vicenda della nave militare italiana bloccata dalla tarda serata del 20 agosto nel porto di Catania con 150 migranti a bord

(7)Il Fatto quotidiano Diciotti, procura di Catania chiede l’archiviazione per Salvini: “Stop a sbarco scelta politica insindacabile dal giudice”https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/11/01/diciotti-procura-di-catania-chiede-larchiviazione-per-salvini-stop-a-sbarco-scelta-politica-insindacabile-dal-giudice/4736115/
(8) https://www.repubblica.it/politica/2019/01/29/news/caso_diciotti_salvini_autorizzazione-217737072/ La Giunta per le immunità del Senato si riunirà mercoledì prossimo per avviare l’esame della richiesta del tribunale dei ministri di autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno per il reato di sequestro di persona. Al momento su 23 membri della commissione, compreso il presidente, i voti contro l’autorizzazione sarebbero 9 (Lega, Fi e Fdi), mentre a favore dovrebbero essere 12 senatori (i grillini appunto e quasi certamente il Pd e l’ex presidente del Senato Pietro Grasso, di Leu). Incerti due voti, quelli dell’ex M5S Gregorio De Falco e Meinhard Durnwalder (Svp- autonomie). In Giunta il voto sarà palese, mentre in aula potrebbe anche essere segreto.

(9) https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-01-30/caso-salvini-tutte-tappe-voto-giunta-senato-123255.shtml?uuid=AFlp45C

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