Carteinregola: Roma, quello che serve davvero (da noi cittadini)
Autore : Redazione
Relazione Anna Maria Bianchi all’Assemblea di Carteinregola del 18 giugno 2019
Roma: la situazione
1) L’illusione del “candidato giusto”. Mentre in città continuano ad aggiungersi, aggravarsi o ristagnare criticità – molte presenti ormai da anni – si moltiplicano le iniziative civiche volte a organizzare proposte e/o soggetti politici nuovi che dovrebbero contare su un ampio sostegno della società civile – soprattutto comitati di quartiere e associazioni – con una filosofia di fondo, che pur nelle (probabili) profonde differenze tra loro, hanno in comune tre convinzioni:
- serve un programma “giusto”- servono soluzioni immediate e una visione strategica per le principali criticità di Roma: trasporti, rifiuti, emergenza abitativa, etc etc
- Serve un candidato/a “giusto/a” – serve un soggetto politico in gamba – persona, partito, lista civica – che riesca a raggiungere la stanza dei bottoni, per mettere in atto un governo volto all’interesse pubblico, impermeabile alle pressioni dei vari poteri forti e mollicci e delle loro istanze particolari
- Serve un partito/movimento/lista “giusto/a” – bisogna compattare un fronte civico che sostenga il programma giusto e il soggetto giusto, convogliando le forze sul prescelto e battersi per la sua elezione.
Con il corollario quindi che, portato al governo l’uomo/donna giusto – e i “cittadini giusti” che l’hanno appoggiato – si potrà realizzare il programma giusto, invertendo la sciagurata tendenza che ci ha portato alla situazione di oggi, e riuscendo a risolvere tutti gli annosi problemi nei quali la città si dibatte.
2) La maggior parte dei “cavalli di battaglia” di queste iniziative riguardano le emergenze più visibili – e anche più impattanti sulla vita quotidiana dei cittadini – che riguardano essenzialmente un “livello zero”, cioè il minimo che deve garantire un’Amministrazione, e che restano quindi nel perimetro dello “status quo”: fondamentalmente una buona organizzazione dei servizi (raccolta dei rifiuti, trasporti, servizi sociali), una solerte manutenzione dello spazio pubblico (strade, verde pubblico, decoro etc), una maggiore sicurezza (e controllo dei comportamenti impattanti, rumori, occupazione suolo pubblico, sosta selvaggia etc).
Tasti dolenti legati a un malessere che riguarda trasversalmente tutti i luoghi di Roma e tutte le classi sociali, con un bacino di sostenitori, quindi, assai esteso.
Bacino potenziale che però rischia di restringersi notevolmente se solo si va oltre l’aspirazione a una “buona amministrazione dell’esistente” e ci si pone il problema della direzione che deve imboccare la città. Se cioè dalla “sopravvivenza” del cittadino medio si entra nel merito delle scelte politiche, che comportano conseguenze diverse per le diverse classi sociali o i diversi territori, scelte che riguardano le disuguaglianze, i rapporti sociali, le trasformazioni urbane e (il diritto alla città e all’abitare, lo sviluppo economico, il rapporto pubblico/privato, l’uso e la distribuzione dei beni comuni/pubblici). E un’ulteriore frammentazione si produrrebbe se si provasse a costruire un progetto di città proiettato in un futuro a lungo termine: “Roma città resiliente” è un bello slogan che prospetta diversi scenari sociali, aprendo, inevitabilmente e anche costruttivamente, a punti di vista anche molto distanti e conflittuali.
3) La “società civile”, a cui ormai tutti guardano speranzosi dopo il crollo dei partiti tradizionali (a cui guardano soprattutto i partiti, tradizionali e non), è un concetto assai vago e eterogeneo, che contiene realtà anche molto lontane tra loro. Nella società civile (naturalmente si parla di quella “impegnata”) ci sono volontari che si occupano di sociale. Ci sono cittadini attivi che si impegnano sul proprio territorio, che però possono impegnarsi per il proprio quartiere o solo per il giardinetto sotto casa, o unirsi incidentalmente per un obiettivo comune assai immediato e poi dissolversi raggiunto lo scopo. E la battaglia per il giardinetto sotto casa può anche comprendere l’allontanamento coatto di un senza fissa dimora. I cittadini attivi possono essere gli animatori di una comunità che lavora con gli abitanti della zona oppure un gruppetto autoreferenziale che fa iniziative per pochi. Senza contare che i “cittadini attivi” sono solo una parte di quella cittadinanza che si fa carico di problemi più o meno collettivi. Ci sono molti altri mondi, come i centri sociali e la moltitudine di realtà informali che si impegnano nei propri ambiti e con i propri obiettivi, in molti casi più di interesse pubblico di quelli delle associazioni “certificate”. Quello che è certo è che ognuna di queste realtà vive in una sua “bolla”, con pochi legami sullo stesso territorio e quasi nessuno con il resto delle realtà della città.
4) Una città ingovernabile Quindi i tanti – singoli, partiti, movimenti – che pensano di potersi lanciare alla conquista del Campidoglio unendo quei cittadini di buona volontà della città, rischiano di fare uno sforzo sovrumano per creare un fronte assai fittizio e provvisorio, che può sbriciolarsi strada facendo, per le differenze interne anche consistenti o per il corredo di personalismi e competizioni che spesso alberga nelle realtà civiche spontanee. E i numeri necessari per riuscire ad avere una rappresentanza in Campidoglio rischiano di penalizzare brutalmente uno schieramento che non si appoggi a formazioni politiche già affermate, con organizzazioni sul territorio e negli snodi cittadini
Ma chiunque si troverà al vertice capitolino alle prossime elezioni, si dovrà misurare con una montagna impossibile da scalare, perché Roma è ormai, a tutti gli effetti, una città ingovernabile. E’ fin troppo facile attribuire il pantano in cui ci troviamo solo all’ incapacità, o alla complicità con i “poteri forti”, o alle scarse risorse finanziarie, e via discorrendo. I mali di Roma sono ascrivibili a tante cause, ma vi sono aspetti strutturali, come l’estensione territoriale, la scarsa densità delle periferie, un personale amministrativo insufficiente – sembra strano ma è proprio così e sarà sempre peggio con i progressivi pensionamenti – un apparato burocratico vecchio e inefficiente ecc ecc ecc che sono ormai una zavorra destinata a boicottare ogni possibile cambiamento.
E poiché la fiducia dei cittadini verso le istituzioni è sotto zero, ormai chiunque dovesse prendere le redini della città sarebbe presto bersaglio di una doppia gragnuola di colpi: quelli scagliati da chi vuole continuare A spolpare la città indisturbato e quelli scagliati dagli stessi cittadini che si aspettano cambiamenti immediati e anche “miracoli” che permettano di modificare decisioni o omissioni accadute da tempo e difficilmente reversibili.
Che fare (come Carteinregola)
Non credo che noi, anche se forse più consapevoli di altri, possiamo fare qualcosa di utile lasciandoci catturare da questa tendenza, accodandoci alle continue iniziative che nascono e muoiono, talvolta anche con appartenenze e/o obiettivi poco trasparenti. Soprattutto Carteinregola non dovrebbe accontentarsi della ricerca di ricette “per la sopravvivenza” ma dovrebbe aprire un dibattito di più ampio respiro, non su una astratta “idea di città” ma su un concreto percorso possibile per uscire dall’impasse.
Anche per non cadere nella trappola delle “armi di distrazione di massa” che imperversano sui social ma anche sulla stampa: noi romani, come i cani che fanno correre dietro una lepre finta, siamo spinti ogni giorno a indignarci per le stesse cose, ad attivarci sugli slogan che rimbalzano sui giornali, sempre gli stessi, così che, tutti presi a sottolineare tignosamente l’ennesimo flop o l’ennesima omissione dell’Amministrazione capitolina, o a presentare illusoriamente l’ennesima proposta, non ci poniamo più le domande fondamentali.
Che sono: che cosa si sta veramente decidendo per Roma? Chi sta facendo o non facendo quello che serve davvero alla Capitale? Cosa non viene raccontato? Quali sono i temi cruciali che nessuno (e nessun partito) ha il coraggio di affrontare?
Dovremo tornare a chiederci quali sono le “patate bollenti” che avevamo sollevato nella campagna elettorale del 2016, oggi. Tanti sono i temi da decenni sul tavolo, che da decenni nessuno ha intenzione di risolvere, spesso evitando persino di prendere una posizione al riguardo.
Lasciando agli esperti, soprattutto di economia, le riflessioni più complesse, penso che come Carteinregola possiamo fare la nostra parte concentrandoci proprio sui tanti aspetti sistematicamente “rimossi” dall’agenda politica della maggioranza e dell’opposizione, attivandoci su tre aspetti che possono fare la differenza:
– LA RIFORMA PER UN DECENTRAMENTO PARTECIPATO Molti municipi di Roma sono grandi come città, eppure non hanno la possibilità di governare i propri territori che hanno invece comuni infinitamente più piccoli. Vogliamo impegnarci per riportare nell’agenda politica e alla conoscenza dell’opinione pubblica una riforma dell’amministrazione di Roma Capitale e di Roma città metropolitana, con la redistribuzione delle competenze tra Regione, Comune e Muncipi. E, in attesa dei necessari passaggi legisltivi a livello nazionale, vogliamo promuovere la realizzazione del decentramento, per quanto è già possibile con le attuali normative. Una riforma per rendere più gestibili le tante città che compongono la Capitale e le relative amministrazioni più vicine ai cittadini. Nella prospettiva del passaggio di Roma alla “Grande Roma”, come Parigi Londra Berlino e altre città metropolitane, per permettere finalmente una pianificazione della città che si allarghi all’area vasta che da anni ormi insiste su Roma.
– NUOVE REGOLE PER LA CITTÀ PUBBLICA Occorre una riflessione condivisa sulla città pubblica, intesa come spazi pubblici – piazze parchi giardini – ma anche e soprattutto edifici pubblici. Il dibattito non può continuare ad essere circoscritto al tema dei fondi mancanti e dei baratti più o meno equi con i privati, a al sempiterno ricatto degrado/privatizzazione. Né la legalità può diventare uno strumento per cancellare esperienze virtuose nate spontaneamente che forniscono un valore aggiunto alla collettività. Deve essere avviato un confronto con la città che rimetta al centro il patrimonio pubblico come perno per la rinascita di Roma, rinascita culturale, ma anche sociale, patrimonio per sanare le disuguaglianze sociali e territoriali, restituire il diritto all’abitare e al lavoro. Per farlo, è necessario innanzitutto promuovere la conoscenza e la trasparenza sulle proprietà pubbliche, su a chi sono assegnate e con quali criteri, e anche sui beni abbandonati riportati a nuova vita da gruppi spontanei che ne hanno fatto un uso sociale.
Vanno quindi ridiscusse le regole, perchè valorizzare il lavoro sociale non vuol dire abbandonare il principio dell’uguaglianza dei diritti. Problemi che comportano un grandissimo lavoro di analisi, di ascolto, di confronto. E che possono creare conflitti con quei mondi che dall’assenza di regole hanno tratto vantaggi (e con chi da quei mondi ha tratto consenso). Ma lo status quo, perpetuato da chi non ha avuto il coraggio o la volontà di affrontare davvero la situazione, né la fantasia di cercare nuove soluzioni, con una politica del “tollerare senza decidere”, è una zavorra che porta la città sempre più a fondo e inasprisce i conflitti sociali..
– NUOVI SPAZI PER UNA NUOVA CULTURA DELLA CITTADINANZA la frammentazione sociale, il venir meno delle comunità sui territori, l’individualismo e la solitudine, sono il vero virus che sta uccidendo la città. Le tante realtà impegnate nei quartieri e nel sociale non sono valorizzate, e spesso i loro sforzi non hanno il seguito che meriterebbero perchè devono lavorare tra mille difficoltà. Non ci sono quasi spazi pubblici e gratuiti di incontro, luoghi dove discutere, svolgere attività condivise, occuparsi degli altri, stare insieme. Spesso i pochi spazi esistenti hanno orari che non permettono l’accesso ai cittadini che lavorano. E nelle periferie i palazzi pubblici hanno intere sequenze di serrande abbassate, locali sulla strada che potrebbero diventare spazi aperti ai giovani, a chi non ha lavoro e vuole inventarsene uno, a chi vuole organizzare iniziative per il quartiere. Su questo tasto è necessario battere, così come procedere al censimento e alla mappatura di tutti gli spazi pubblici, in uso e in disuso, che potrebbero diventare case dei quartieri o essere date in uso temporaneo alle associazioni e ai comitati, o che possono essere utilizzate per riunioni e iniziative di solidarietà.
– LA TRASPARENZA CONTINUA A ESSERE LA NOSTRA PRIMA BATTAGLIA – TRASPARENZA DELLE ISTITUZIONI E ANCHE DELLE ASSOCIAZIONI E DEI COMITATI .
Da anni le varie amministrazioni parlano di partecipazione della cittadinanza, ma nonostante alcune iniziative sporadiche e presto abbandonate o mai portate a termine in alcuni Municipi o in Comune, a oggi non ci risulta che esistano criteri trasparenti per l’interlocuzione tra istituzioni e realtà civiche, che è spesso affidata anche alle conoscenze personali, trasformando i cittadini che chiedono un confronto con le figure istituzionali in sudditi che chiedono udienze e favori.
E’ urgente che vengano stabilite regole e trasparenza, perché di fronte alle istituzioni tutti i cittadini devono essere uguali, senza figli e figliastri, indipendentemente dalle appartenenze politiche. E deve essere chiara la linea di demarcazione tra soggetti politici e realtà civiche apartitiche. Deve essere istituito in ogni Municipio un albo delle associazioni, che adotti dei criteri di adesione uguali per tutte le realtà del territorio, che siano formalmente o informalmente costituite, quali l’avere uno statuto, dei rappresentanti democraticamente eletti, il riconoscersi nella Costituzione italiana. E’ ora di smascherare le finte associazioni a sostegno della politica, e le consuetudini che inducono i cittadini ad elemosinare ascolto e diritti in cambio di consenso elettorale. Condizione che uccide la dignità e i cittadini e anche la partecipazione attiva alla vita e alle scelte della città.
La vera partecipazione e il confronto con i cittadini dovrebbero essere valori irrinunciabili per ogni Amministrazione che intenda mettersi davvero al servizio dell’interesse pubblico con trasparenza e condivisione.
Invitiamo i cittadini attivi, le ssociazioni e i comitati di quartiere a unirsi a noi nella battaglia per un vero cambiamento di Roma, che passi da una cittadinanza partecipe e consapevole, che non cerca scorciatoie ma “si fa carico” fino in fondo.
Anna Maria Bianchi Missaglia
Roma, 18 giugno 2019
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com